D'Alema: «Afghanistan? C'è l'accordo»

Ma 8 senatori dell'Unione annunciano il no Il vicepremier: «Il rifinanziamento sarà approvato con i voti della maggioranza». Dissenso di esponenti di Pdci, Verdi e Rc

BERLINO - Per D'Alema l'accordo è stato raggiunto: «Ho partecipato ad una riunione che si è conclusa con un'intesa. Poi ho letto sui giornali che non era vero, anche se mi fido più dei miei sensi e degli appunti che ho preso». Ma a smentire il ministro degli Esteri, volato a Berlino per incontrare il collega tedesco Frank-Walter Steinmeier, arriva l'annuncio di 8 senatori dell'Unione, pronti a votare no alla proroga della missione italiana in Afghanistan.

VOTI - Eppure D'Alema aveva affermato che il provvedimento «sarà approvato con i voti della maggioranza. Questo è fuori discussione». A proposito del dissenso del Pdci (il partito di Diliberto non aveva ancora sciolto la sua riserva, chiedendo maggiore discontinuità rispetto al passato), il ministro aveva spiegato: «Naturalmente ci sono delle forze politiche nelle quali c'è una riserva di fondo, hanno votato contro, nel corso di questi anni, è una posizione comprensibile ma nessuno si dispone a votare contro il provvedimento o a mettere in difficoltà il governo». Un ritiro dall'Afghanistan «non è nei programmi - ha aggiunto il ministro al termine del colloquio con Frank-Walter Steinmeier - e neppure nelle possibilità di Italia e Germania».

CONTRARI - Ma ad agitare le acque nell'Unione è arrivato nel frattempo l'annuncio da parte di 8 senatori della maggioranza: «Voteremo no alla proroga della missione italiana in Afghanisthan». Ne danno notizia in una nota nella quale si spiega che «la proroga della missione militare italiana in Afghanistan, che il Consiglio dei ministri si prepara a varare venerdì, non contiene elementi di discontinuità con le politiche attuate dal governo Berlusconi». I senatori Mauro Bulgarelli (Verdi), Loredana De Petris (Verdi), Fosco Giannini (Prc), Claudio Grassi (Prc), Gigi Malabarba (Prc), Fernando Rossi (Pdci), Giampaolo Silvestri (Verdi), Franco Turigliatto (Prc), ritengono che «non basta la riduzione di qualche centinaio di militari a cambiare la natura di un impegno, che anzi oggi supera di gran lunga quanto previsto nel 2002. Il comitato parlamentare di monitoraggio , senza neppure definire un tempo di verifica per la missione, non è sufficiente a cambiare la natura di una scelta che abbiamo sempre avversato».
PARISI: «RIDUZIONE NON SCELTA POLITICA» - Ci sarà una riduzione del numero dei militari italiani impegnati nella missione in Afghanistan, «ma questa riduzione è il risultato oggettivo della normale variabilità del personale ritenuto necessario per lo svolgimento delle attività previste nel semestre considerato e non di una scelta politica finalizzata ad un processo di riduzione intenzionale della nostra partecipazione alla missione». È quanto ha spiegato il ministro della Difesa Arturo Parisi, avvicinato oggi a Roma da una giornalista dell'Ansa. A Parisi è stato chiesto se è vero che nel vertice di ieri della maggioranza è stato raggiunto un accordo sul numero dei soldati che, secondo quanto dichiarato da Russo Spena, dovrebbe essere di 300/400 unità.
28 giugno 2006


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