Si e' cominciato a votare alle 7 ora italiana e gli analisti prevedono un'ampia vittoria dell'opposizione, formata da liberali e islamisti, dopo la piu' aspra battaglia politica che il Kuwait abbia mai visto e che, il 21 maggio, ha portato alle dimissioni del governo accusato di corruzione.
Lo scontro e' stato accompagnato da critiche durissime alla famiglia reale al Sabah, che regna da 250 anni, anche se nessuno ha osato metterne in dubbio la legittimita'. Gli stessi esperti di politica kuwaitiana sono certi che, nonostante il diritto di voto attivo e passivo ottenuto un anno fa, ben poca fortuna avranno le 28 candidate che dovranno vedersela con quasi 220 aspiranti deputati uomini. Eppure nelle liste compaiono nomi di peso come quelli delle attiviste Rula Dashti, Nabila al Anjari e Fatima al Abdali, che hanno preparato corposi programmi elettorali. "Ci serve un miracolo", ha ammesso Lulwa al Mulla, segretaria generale della Societa' culturale e sociale delle donne, la piu' grande organizzazione femminile del Paese.
Teoricamente i numeri sono dalla parte delle donne. Le elettrici sono in maggioranza: 195mila, 50mila in piu' degli elettori, anche per via della norma che impedisce ai militari di votare. La legge elettorale prevede che in ciascuno dei 25 collegi siano eletti due deputati e nonostante in 21 le elettrici siano piu' degli elettori, e' difficile scommettere che voteranno per una donna. Dei 15 collegi in cui si presentano candidate, otto sono in aree tribali molto tradizionaliste, in cui le donne sono ancora coperte dalla testa ai piedi, volto compreso. Per questo alla fine saranno probabilmente i liberali - uomini - ad avere la meglio. In lista vi sono tra 60 e 70 deputati riformisti, tra cui 28 dei 29 che hanno dato battaglia al governo.
"Credo che la maggior parte dei deputati uscenti, se non tutti, saranno rieletti", ha commentato Ibrahim al Hadban, docente di scienze politiche all'universita' di Kuwait City. Se cosi' sara', e' probabile che lo sceiccato, che detiene il 10 per cento delle riserve di greggio mondiali, cambi la sua politica petrolifera.
Il governo in carica lancio' l'anno scorso un piano da 66 miliardi di dollari per aumentare in 15 anni la produzione dagli attuali 2,5 milioni di barili al giorno a 4 milioni di barili. Il progetto prevede la modernizzazione delle infrastrutture petrolifere e la costruzione di una raffineria da 630mila barili al giorno. L'attuale opposizione ha molti dubbi sulle reali dimensioni delle riserve che secondo esperti indipendenti sono la meta' dei 99 miliardi di barili delle stime ufficiali.
Addirittura le riserve certe sarebbero solo 24,2 miliardi di barili. In questo quadro i liberali ritengono inopportuno investire tanto denaro e alimentare aspettative.