Olanda: governo Balkenende cade su caso Hirsi Ali
L'AJA - Il caso dell'ex deputata somala Ayaan Hirsi Ali ha fatto cadere il governo olandese di centrodestra del primo ministro Jan Peter Balkenende. Il D66, partito centrista, il più piccolo dei tre che compongono la maggioranza, ha ritirato stasera il sostegno alla coalizione dopo che la controversa ministra dell'immigrazione e integrazione, Rita Verdonk, non si è dimessa dall'incarico.
La donna, soprannominata 'Rita d'acciaio' per le sue posizioni sugli immigrati, due giorni fa aveva fatto marcia indietro sul passaporto ritirato all'ex parlamentare del suo stesso partito, accusata dalla ministra di aver mentito al momento della richiesta di asilo in Olanda.
"Non ci fidiamo più della ministra e sarebbe naturale che si dimettesse", ha detto oggi durante un duro dibattito in Parlamento Lousewies van der Laan, deputato del D66, il partito che poi ha scelto di uscire dalla maggioranza di governo, mettendo in crisi l'esecutivo di Balkenende. Sceneggiatrice del film-denuncia sulla situazione delle donne nell'Islam costato la vita al regista Theo van Gogh, Ayaan Hirsi Ali, per molto tempo sotto scorta perché più volte minacciata anch'essa di morte, quando giunse in Olanda nel 1992, mentì sulle sue generalità per paura di essere rispedita in Africa e, secondo la ministra, questo sarebbe bastato a considerare nulla la sua acquisita cittadinanza olandese.
Ma la Verdonk, per quella posizione, si è trovata al centro della bufera dopo che era stata oggetto di contestazioni anche per la mancata concessione della cittadinanza ad un calciatore africano del Feyenoord e ad una diciottenne kosovara. Per lo spinoso caso della parlamentare somala, ora negli Stati Uniti, il ministro, due giorni fa, aveva fatto marcia indietro e in una lettera al parlamento aveva sottolineato: "Tutto considerato sono giunta alla conclusione che la decisione di naturalizzare la signora Ayaan Hirsi Ali è avvenuta dopo sufficienti verifiche circa la sua identita".
Oggi Balkenende ha inviato, a sua volta, una lettera al Parlamento per informare che la mozione di sfiducia presentata contro Verdonk non avrebbe avuto conseguenze sulla stabilità del governo. Il premier ha poi avuto una riunione d'urgenza con i suoi ministri, al termine della quale ha cercato di gettare acqua sul fuoco facendo presente che la richiesta arrivata dal D66 "non avrebbe inciso sul funzionamento del governo", ma senza precisare se Verdonk avesse intenzione di dimettersi e se il D66 fosse disposto a ritirare la sua richiesta. Alla fine, però, il braccio di ferro si è risolto con la crisi di governo
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