da Avvenire
LO SCONTRO IN MEDIORIENTE
Si aggrava la situazione nei territori: dopo i bombardamenti dell’altra notte, 700mila persone sono senza elettricità, necessaria anche a fare funzionare le pompe dell’acqua
Truppe israeliane a Gaza
«Rapito un terzo colono»
I blindati rioccupano una parte della Striscia. Hamas: pronti a uno scambio di prigionieriCaccia con la stella di David sulla casa del presidente siriano Assad: spari della contraerea. Nel mirino Meshaal, in esilio a Damasco e ritenuto l’ideatore dei sequestri
Di Barbara Uglietti
L'operazione è iniziata nella notte con il bombardamento di una centrale elettrica. Buio pressoché totale a Gaza. Poi altri raid aerei hanno colpito tre ponti nella Striscia. Poi i tank si sono messi in marcia sul confine Sud, nella zona di Rafah e Khan Yunis. Si sono fatti strada per circa due chilometri dentro il territorio palestinese, sono arrivati all'aeroporto in disuso di Dahaniyeh. E si sono fermati. «Non abbiamo nessuna intenzione di rioccupare Gaza», ha detto il premier israeliano Ehud Olmert. L'obiettivo dell'operazione "Pioggia d'estate", la prima dal ritiro da Gaza dell'agosto 2005, è solo uno: liberare il soldato Ghilad Shalit, 19 anni, rapito domenica dai miliziani e tenuto in ostaggio da qualche parte nella Striscia. A sud, pensano gli israeliani, che per questo hanno preso il controllo di tutta l'area di Rafah: per evitare che il giovane venga portato fuori da Gaza. Ma una vasta incursione è imminente anche a Nord, nelle cittadine di Beit Lahya e di Beit Hanun: l'esercito ha invitato la popolazione a lasciare le proprie case. L'operazione durerà a lungo, ha avvertito Olmert: «È molto vasta, rivogliamo il soldato vivo, sano e integro. E non esiteremo a compiere mosse estreme pur di raggiungere questo obiettivo». La Casa Bianca ha dato il suo appoggio: «Israele ha il diritto di difendersi», ha detto il portavoce Tony Snow. «Ma non devono colpire i civili», ha aggiunto. In realtà, il governo israeliano sembra intenzionato a lasciare ancora qualche margine di trattativa. La Francia (il soldato ha anche cittadinanza francese), gli Stati Uniti e l'Egitto stanno lavorando in questo senso. «Il soldato è vivo e sta bene», ha detto il rappresentante della Palestina in Francia Hind Khury. E i carri armati, per ora, non hanno provocato vittime a Gaza. I raid nemmeno: diversi missili sono stati lanciati dagli F16 israeliani contro postazioni di addestramento dei miliziani di Hamas nel Sud della Striscia, ma non ci sarebbero né morti né feriti. Mentre è stato su bito precisato che sono state causate da un incidente le due vittime registrate a Khan Yunis: un giovane di 23 anni e una bimba di un anno uccisi dall'esplosione accidentale di un ordigno. Il presidente palestinese Abu Mazen ha severamente criticato l'«aggressione israeliana», definendola «un crimine contro l'umanità e una punizione collettiva» per tutta la popolazione. Bloccata nella Striscia, ha sottolineato, senza elettricità proprio in questi giorni di grande caldo. La gente è esasperata: 700mila persone sono senza luce, e quindi senza acqua, perché l'interruzione della corrente ha bloccato le pompe con le quali a Gaza sono soliti riempire i serbatoi sopra i tetti delle case. Il governo di Hamas ha parlato di «follia militare ingiustificata» e avvertito che l'offensiva potrebbe avere «conseguenze pesanti». Ma i dirigenti palestinesi sanno di doversi muovere con grande cautela. Ogni passo falso potrebbe costare loro moltissimo. Nasser Addin el-Shaer, vice-premier del governo dell'Anp, ed esponente di Hamas, ha rivolto un appello al Vaticano perché intervenga «per fermare l'aggressione israeliana contro civili palestinesi». Il governo di Hamas è tornato a negare ogni coinvolgimento con il rapimento del soldato. Ma per la prima volta si è inserito nella trattativa, proponendo uno scambio di prigionieri. Forse con Marwan Barghouti, il leader di al-Fatah in carcere in Israele, dicono nella Striscia. «È naturale e logico fare uno scambio: è già stato fatto dal governo israeliano con gli Hezbollah e con l'Olp», si legge in un comunicato del ministero dell'Informazione. Ma intanto si complicano le cose su altri due "fronti". La Cisgiordania innanzitutto. I Comitati di resistenza popolare (Crp), uno dei tre gruppi che hanno rivendicato il sequestro del militare, hanno confermato l'altro rapimento, quello di un giovane colono preso tre giorni fa vicino a Ramallah. Si chiama Eliahu Pinchas Asheri, ha 18 anni. A Gaza, un miliziano del Crp ha mostrato la fotocopia della sua carta di identità, minacciando di uccidere il ragazzo se non verrà fermata l'offensiva nella Striscia. I militari israeliani sono entrati a Ramallah e in alcuni villaggi vicini per cercare il giovane. Mentre si diffondeva la notizia di un terzo sequestro, rivendicato dalle Brigate dei martiri di al-Aqsa (Fatah): quello di un uomo di 60 anni, di Rishon le Zion, a Sud di Tel Aviv. Infine la questione Siria. La più sensibile. Per gli israeliani Khaled Meshaal, il leader di Hamas in esilio a Damasco, è il primo responsabile dell'agguato di domenica al valico di Kerem Shalom, dove i miliziani hanno rapito il soldato. «È nel nostro mirino. È un bersaglio», ha ripetuto ieri il ministro della Giustizia Haim Ramon. Mentre il ministro della Sicurezza pubblica Avi Dichter lanciava un "messaggio" alle autorità siriane: «Conoscono molto bene i luoghi a Damasco dove si trovano i leader e i quartieri generali i Hamas e Jihad», ha detto. Per "precisare" meglio il concetto, quattro aerei da combattimento dell'aviazione israeliana hanno sorvolato la residenza del presidente siriano Bashar el-Assad, infrangendo la barriera del suono. La contraerea siriana ha risposto aprendo il fuoco contro i caccia. Uno scambio di avvertimenti piuttosto chiaro. E anche molto pericoloso.