Risultati da 1 a 5 di 5
  1. #1
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    Le balle itagliane su Cefalonia

    http://www.cefalonia.it/index.html


    CEFALONIA : FAVOLE E VERITA'
    ___________

    Come è ampiamente provato nel mio ultimo libro
    "I CADUTI DI CEFALONIA: FINE DI UN MITO"
    a Cefalonia non vi fu il 'ciclopico' eccidio di 9-10.000 militari di cui tanti ciarlatani si sono serviti per creare un Mito inesistente.
    Il ristretto numero dei Caduti e Fucilati durante i combattimenti (circa 1290) e dei Fucilati per rappresaglia dopo la resa (circa 350)
    -questi ultimi i veri Martiri di Cefalonia-
    pur essendo motivo di incancellabile dolore per i loro Congiunti, tra cui chi scrive,
    non consente però che si continui a parlare di eccidio dalle catastrofiche e smisurate proporzioni come fino ad oggi si è fatto.
    I Miti si costruiscono sulla realtà dei fatti e non sui racconti travisati di persone interessate a mostrare
    -per fini ideologici o politici-
    una realtà ben diversa da quella che si verificò.
    Quanto sopra è ancor più rimarchevole se si tiene presente che i Caduti tedeschi furono in tutto meno di 80 (ottanta), cifra che a confronto dei 9-10.000 "presunti" morti italiani, deporrebbe assai negativamente sulle capacità combattive dei nostri militari.
    E' ora di sostituire le Favole su Cefalonia con la Verità.
    Massimo Filippini

  2. #2
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    In effetti questo aiuta a conoscere meglio gli itagliani

  3. #3
    Non sono d'esempio in nulla
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    Sapevo che il generale Gandin non sapeva cosa fare perché non arrivavano ordini da Roma...nel frattempo i comunisti dentro la Divisione Acqui fomentavano l'idea di fare guerra contro gli alleati tedeschi e di riunirsi poi ai compagni greci. Il soldato medio, come i graduati in genere tuttavia attendevano...ma arrivarono prima i tedeschi, che francamente furono anche efferati, non penso sia una leggenda. Cmq il fatto è che all'interno della Divisione, come detto, i comunisti volevano la guerra con i tedeschi e cercavano di fomentare la ribellione verso il generale Gandin che aspettva. Mi pare che pure lo stesso Gandin disse qualcosa di simile ai tedeschi, che in un certo senso, potevano anche rimettere ordine nella Divisione che si stava sfaldando. Se non vi fossero stati i comunisti forse la Divisione non sarebbe stata "ribelle" e avrebbe fatto quello che ordinava il generale Gandin, ovvero di radunarsi tutti ed aspettare gli eventi senza astio verso il fedele alleato tedesco. Questa storia è infatti stata un cavallo di battaglia dei compagni post bellici, che hanno subito detto che la Divisione era ribelle verso il tedesco. Questo non è storicamente vero. La Divisione lacerata ha subito nell'incertezza dei fatti l'aggressione dell'alleato tedesco tradito...cosa avrebbero potuto fare Gandin nei confronti dei sobillatori dell'ordine all'interno della sua Divisione? cosa avrebbe potuto fare l'alleato tedesco?

    Sui tristi numeri, però, non ci sono mai stati dubbi, non dice niente di nuovo il breve articolo.

  4. #4
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    Citazione Originariamente Scritto da Sùrsum corda!
    Sapevo che il generale Gandin non sapeva cosa fare perché non arrivavano ordini da Roma...nel frattempo i comunisti dentro la Divisione Acqui fomentavano l'idea di fare guerra contro gli alleati tedeschi e di riunirsi poi ai compagni greci. Il soldato medio, come i graduati in genere tuttavia attendevano...ma arrivarono prima i tedeschi, che francamente furono anche efferati, non penso sia una leggenda. Cmq il fatto è che all'interno della Divisione, come detto, i comunisti volevano la guerra con i tedeschi e cercavano di fomentare la ribellione verso il generale Gandin che aspettva. Mi pare che pure lo stesso Gandin disse qualcosa di simile ai tedeschi, che in un certo senso, potevano anche rimettere ordine nella Divisione che si stava sfaldando. Se non vi fossero stati i comunisti forse la Divisione non sarebbe stata "ribelle" e avrebbe fatto quello che ordinava il generale Gandin, ovvero di radunarsi tutti ed aspettare gli eventi senza astio verso il fedele alleato tedesco. Questa storia è infatti stata un cavallo di battaglia dei compagni post bellici, che hanno subito detto che la Divisione era ribelle verso il tedesco. Questo non è storicamente vero. La Divisione lacerata ha subito nell'incertezza dei fatti l'aggressione dell'alleato tedesco tradito...cosa avrebbero potuto fare Gandin nei confronti dei sobillatori dell'ordine all'interno della sua Divisione? cosa avrebbe potuto fare l'alleato tedesco?

    Sui tristi numeri, però, non ci sono mai stati dubbi, non dice niente di nuovo il breve articolo.
    http://www.cefalonia.it/index.html


    Bhe intanto dice che non vi furono 9-10.000 morti ma 1200 in battglia e 350 fucilati....
    ...e non limitarti a leggere solo quanto ho postato ma visita il sito che ho indicato...



    CEFALONIA : FAVOLE E VERITA'
    ___________

    Come è ampiamente provato nel mio ultimo libro
    "I CADUTI DI CEFALONIA: FINE DI UN MITO"
    a Cefalonia non vi fu il 'ciclopico' eccidio di 9-10.000 militari di cui tanti ciarlatani si sono serviti per creare un Mito inesistente.
    Il ristretto numero dei Caduti e Fucilati durante i combattimenti (circa 1290) e dei Fucilati per rappresaglia dopo la resa (circa 350)
    -questi ultimi i veri Martiri di Cefalonia-
    pur essendo motivo di incancellabile dolore per i loro Congiunti, tra cui chi scrive,
    non consente però che si continui a parlare di eccidio dalle catastrofiche e smisurate proporzioni come fino ad oggi si è fatto.
    I Miti si costruiscono sulla realtà dei fatti e non sui racconti travisati di persone interessate a mostrare
    -per fini ideologici o politici-
    una realtà ben diversa da quella che si verificò.
    Quanto sopra è ancor più rimarchevole se si tiene presente che i Caduti tedeschi furono in tutto meno di 80 (ottanta), cifra che a confronto dei 9-10.000 "presunti" morti italiani, deporrebbe assai negativamente sulle capacità combattive dei nostri militari.
    E' ora di sostituire le Favole su Cefalonia con la Verità.
    Massimo Filippini
    ______________
    * * *
    LA 'RETROMARCIA' DEL PROF. ROCHAT
    SUI DATI NUMERICI DEI CADUTI
    IN UN RECENTE SAGGIO DI GIUGNO 2006:
    "Quindi le cifre assai più alte che avevo dato nel 1993 sono errate"
    Ma che combinazione! anche noi l'abbiamo scritto e documentato nel nostro ultimo libro edito a MAGGIO 2006.

    Massimo Filippini
    _________________
    Non ci risulta che qualche 'esperto' di Cefalonia si sia chiesto perchè nella fiction rai "CEFALONIA" il sergente Blasco - Zingaretti anzichè essere fucilato nello
    'sterminio ciclopico' di 9.600 soldati
    abbia assistito come spettatore alla fucilazione degli Ufficiali.
    Noi ce lo siamo chiesto ed abbiamo accertato
    -documenti e non chiacchiere alla mano-
    che detto sterminio non ci fu.
    Il tutto è riportato nel nostro ultimo libro
    "I CADUTI DI CEFALONIA: FINE DI UN MITO"
    ___________
    * * *
    Domenica 2 aprile 2006:
    Superati 100.000 contatti al sito.
    Grazie a tutti.
    Avanti con la Verità su Cefalonia !!!
    Massimo Filippini
    ____________

    * * *

    E' USCITO
    IL LIBRO

    " I CADUTI DI CEFALONIA: FINE DI UN MITO "

    di

    MASSIMO FILIPPINI

    Per informazioni scrivere all' Autore:
    massimo.filippini@cefalonia.it
    oppure
    all'editore:
    Istituto Bibliografico Napoleone (IBN)
    via dei Marsi 53/57 - 00185 ROMA
    tel. 064452275

    Due parole merita anche il “referendum” che sarebbe stato alla base della resistenza antitedesca come si ostinano a sostenere ancora, in perfetta malafede, gli squallidi epigoni di una certa interpretazione populistica dei fatti, ai quali non va giù che la realtà virtuale da essi confezionata e sapientemente distribuita, secondo il classico stile marxista, sia stata smascherata per quello che è sempre stata, cioè una grande impostura.
    In proposito, tali inveterati fabbricanti di menzogne troveranno su questo sito un’ampia smentita delle loro elaborate elucubrazioni che, tra l’altro, hanno cominciato a mostrare la corda, anche in recenti dibattiti, costituendo un assioma inverosimile e ridicolo l’asserzione della unanime volontà dei componenti la Acqui di combattere contro i tedeschi.
    In questa sede ci limitiamo ad anticipare che tale consultazione non fu affatto plebiscitaria, come si è sostenuto sapendo di mentire, in primo luogo perché ad essa non parteciparono tutti i soldati, in particolare quelli dei due reggimenti di fanteria decentrati rispetto al capoluogo Argostoli – sede del Comando di Divisione - e, addirittura quasi tutti gli ufficiali
    – in primis il Generale Gandin - palesarono in più occasioni la loro contrarietà ad uno scontro armato, cui si videro costretti soltanto da un ordine infame di una congrega di cialtroni, Badoglio ed il Comando Supremo che, dal comodo rifugio di Brindisi, non esitarono a mandare al macello dodicimila uomini.
    Da ultimo non si può non accennare – con riserva di ampia trattazione - all’aspetto più sconvolgente che caratterizzò i fatti di Cefalonia, cioè alla vera e propria rivolta sviluppatasi in seno alla divisione ad opera di alcuni ufficiali inferiori – tenenti o capitani di complemento - che, infrangendo la disciplina ed i regolamenti militari, si resero autori di incredibili atti di sedizione meritevoli se non di fucilazione sul posto, per lo meno di deferimento ad una corte marziale.
    Dimentichi di indossare una divisa e degli obblighi da ciò derivanti, costoro si arrogarono il diritto di sostituirsi ai loro superiori nelle decisioni da prendere, ed aizzarono i soldati da essi dipendenti
    - quasi tutti appartenenti all’artiglieria - contro il comando di divisione, accusato addirittura di connivenza con i tedeschi per il solo fatto di condurre trattative con essi per addivenire ad una resa onorevole – che Gandin stava per concludere! - a seguito di ordini ricevuti dal Comando dell’XI^ Armata, che, tra l’altro, salvarono da una fine analoga a quella della “Acqui” la quasi totalità degli appartenenti alle divisioni stanziate in Grecia, adeguatesi prontamente ad essi.
    Ciò che avvenne, invece, a Cefalonia nei giorni dall’8 al 14 settembre ebbe connotazioni incredibili culminate nell’assassinio di un capitano e, addirittura nel tentato omicidio dello stesso Gandin, oltre a fatti di inaudita gravità, quali il proditorio cannoneggiamento di due motozattere tedesche attuato per determinare una sorta di "fatto compiuto" che rendesse impossibile la continuazione delle trattative con i tedeschi il cui unico risultato fu di ritardare le stesse permettendo al criminale ordine di Brindisi di trovare un destinatario da mandare al macello, cioè la disgraziata divisione “Acqui”, in preda al caos provocato da militari indegni.
    I Congiunti dei Caduti debbono ringraziare in primo luogo costoro per l’immane perdita che subirono.
    Su tale aspetto della tragedia si è taciuto per oltre mezzo secolo aggiungendo alle nefandezze che avvennero all’epoca anche quella di nascondere la verità, dietro una cortina di bugie e di menzogne, alle Vittime di tali fatti.
    Nemmeno un processo tenutosi davanti al Tribunale Militare, negli anni ’50, contro i principali responsabili, usciti indenni dalla tragedia da essi provocata, rese giustizia ai familiari dei Martiri, nonostante le numerose prove a loro carico, emergenti dagli atti.
    Anche di ciò si parlerà ampiamente in questo sito attraverso il quale, finalmente, i Martiri di Cefalonia otterranno la Giustizia che più conta, quella della Storia.

    Massimo Filippini

  5. #5
    Ridendo castigo mores
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    la pagina vergognosa di cefalonia fu prima di tutto la scarsa capacita' di difesa della divisione .
    La ragione poi per cui poi furono anche esercitate delle inutili rappresaglie tedesche rimane ancora oscura . I tedeschi catturarono e disarmarono diverse divisioni italiane nei balcani senza ripetere il massacro di cefalonia e non hanno certo fucilato tutti i granatieri che si opposero a porta san paolo , mentre e sicuro che fucilarono poi sempre tutti gli sbandati catturati che si erano uniti ai partigiani trattandoli appunto cme " banditen"

    Probabilmente l' acqui e' rimasta per quache motivo oscuro in una terra di nessuno tra l' essere una unita militare del regio esercito e una banda partigiana . Nell' un caso e nell' altro resta evidente la sua scarsa resistenza al nemico che dimostra che il grosso dei soldati rimase inerte nel mezzo tra l' ignavia del comando e l' azione partigiana di qualcuno .
    "dammi i soldi, e al diavolo tutto il resto "
    Marx


    (graucho..:-))

 

 

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