CRASH, lo scontro con la realtà è essenziale


«Qui a Los Angeles non c’è contatto fisico con nessuno, stiamo tutti dietro vetro e metallo. Il contatto ci manca talmente che ci schiantiamo contro gli altri solo per sentirne la presenza.»


Con questa frase inizia il film, recente capolavoro di Paul Haggis, con la partecipazione di Sandra Bullock, Don Cheadle, Matt Dillon, Brendan Fraser, Thandie Newon e Ryan Phillippe

È il contatto fisico. In una città vera si cammina: sfiori gli altri passanti, sbatti contro la gente. Ci affanniamo a cercare risposte, ci complichiamo la vita, abbiamo un disperato bisogno di contatto, ma riusciamo solo a farci del male.

Quando ti muovi alla velocità della vita scontrarsi è inevitabile. Se non stai a questa naturalezza, se non ribalti il tuo “io” nell’altro, crolli su te stesso. E’ proprio questa delusione, questa tristezza infinita, mascherata da un illusorio potere, che i protagonisti sperimentano. Il film è da suggerire perché, al contrario di tanti altri, rispecchia la realtà, riflette quella verità nella quale siamo immersi, e che pensandoci bene è assurda, disumana.

Pretendiamo di vivere felicemente, senza problemi, privandoci di quel naturale immischiamento nelle cose, nella vita, con persone, uomini, rapporti, affetti, amicizie, amore. Pensandoci lealmente il nostro atteggiamento è assurdo. Precipitiamo nel dolore, nel “non-senso”, nella pura solitudine, ci annulliamo completamente, annulliamo la nostra natura che è rapporto con la realtà. E restiamo insoddisfatti.
Al massimo ci imbattiamo con l’altro per assaporarne la diversità, ma non per un confronto, per un di più, per un arricchimento, per trovare le risposte alle domande della vita. Semplicemente per istinto, infelice istinto!
Il film vuole portare all'attenzione dell'opinione pubblica l'urgenza di abbattere la diversità di razza, delle classi sociali, di provenienza per relazionarci con il cuore, con tutto il nostro io, con i nostri pregi e i nostri difetti, con le nostre esigenze originali. Sì, perché questo è proprio il grido del cuore, che nella solitudine, nella tristezza è richiamato a qualcos’altro, a qualcosa che gli corrisponde veramente, alla autentica felicità.
È Altro che compie l’uomo, che lo fa crescere e che lo sviluppa, senza Altro non siamo niente