di RENATO FARINA
Improvvisamente ci si è accorti: il Lombardo-Veneto esiste, esiste ancora. Nonostante lo abbia identificato come soggetto geopolitico l'Umberto Bossi, però è una realtà. Il "nonostante" e il "però" - ovvio - non sono nostre valutazioni da gente superiore, ma è il modo sussiegoso con cui alcuni intellettuali, per una volta, almeno una, hanno preso sul serio l'osservazione del Senatùr. Il quale sarà malato, avrà un braccio menomato, faticherà ad articolare i concetti, ma ci vede. È l'unico che abbia l'occhio della politica. In Lombardia, ma credo anche in Veneto, l'occhio del legnamee (falegna- me), del magùtt (muratore), sono pienamente cultura. Così Bossi ha cultura politica. Per far vedere che siamo colti lo diciamo anche in tedesco: Bildung (che è differente dalla Kultur, ma qui lasciamo perdere). C'è stato domenica un bellissimo articolo sul Corriere della Sera di Ernesto Galli della Loggia, il quale alla fine si è sentito in dovere di prendere le distanze dalla «brutale trivialità» (...) dei leghisti. Ma - ci permetta il Professore - la mela di Newton chissà perché ha scelto di cadere sulla testa dell'Umberto. Per cui: rispetto, ragazzi. E insieme si può lavorare. Perché davvero dal Lombardo- Veneto può venire qualcosa di importante e decisivo per l'intera Italia. Questo è il luogo della vera resistenza. Non tanto a Prodi (non è così importante), quanto all'ideologia statalista e progressista che punta alla disgregazione di questa identità, in tal modo dissolvendo la famiglia e l'economia. Qui ragionerò così. 1) Sintesi rapida del Galli. 2) Caratteristiche del Lombardo-Veneto. 3) Storia di una invasione (il caso di Seveso). 4) La necessità di una forza politica adeguata e di una guida (io vedo in Formigoni il leader politico che può sintetizzare Bossi-Berlusconi e tradizione cattolica).