I portafogli dei fedeli
di Daniele Garrone
Su Civiltà Cattolica del 1° aprile, padre Gabriele De Rosa S.J. ha presentato e commentato le somme ricevute nel 2004 dalla Chiesa cattolica in base alla legge 222/1985. Ciò che più mi ha colpito, è il dato relativo alla defiscalizzazione: nel 2004, l’Istituto centrale per il sostentamento del clero ha ricevuto offerte deducibili per euro 18.326.246. Nello stesso periodo, le chiese valdesi e metodiste (19.600 membri) hanno ricevuto – per la vita delle chiese, pastori compresi, assistenza e cultura escluse – 4.410 offerte deducibili, per un totale di euro 1.851.753,89. Non so quanti hanno dato i 18.326.246 euro della Cei: tuttavia l’ammontare – solo 10 volte superiore a quello che abbiamo raccolto noi in poche migliaia – stride con la propaganda che ci martella in questi mesi, secondo cui il cattolicesimo romano sarebbe l’anima del popolo e della storia italiani, non l’opzione confessionale di una parte dei cittadini.
Un totale così basso riflette il fatto che nel nostro paese non si pensa che sostenere il culto e il clero sia un impegno personale dei credenti, pagato di tasca propria, e che c’è un abisso tra l’ideologia del cattolicesimo come identità degli italiani, con la quale si motivano ogni sorta di privilegi e di ingerenze, e l’impegno che volontariamente e liberamente uomini e donne si assumono perché la loro chiesa viva grazie a loro, senza tutele. I dati mostrano due modi diversi di intendere la libertà della chiesa e nella chiesa. Da un lato dei fedeli il cui portafoglio può non essere sollecitato, ma la cui coscienza è vincolata all’obbedienza filiale; una chiesa che costa poco, ma è impositiva su altri piani. Dall’altro, dei membri di chiesa che si accollano, con libertà e responsabilità, i destini di una chiesa che anche gestiscono e controllano, sapendo che le loro scelte sono esposte al giudizio del Signore. Il primo è il modello che vince in Italia, il secondo quello che abbiamo consapevolmente scelto, e mantenuto anche con l’otto per mille.
La somma complessiva devoluta alla Cei con l’otto per mille è stata di 936.527.892,91 euro, così impiegati: 756.527.892,91 per il sostentamento di 38.817 sacerdoti e per le «esigenze del culto», 180.000.000 per interventi caritativi in Italia e all’estero. Alle critiche «di chi pensa che l’otto per mille sia un ingiusto favore alla chiesa», provenienti secondo lui «in maggior parte da persone contrarie, per principio, alla Chiesa cattolica», padre De Rosa obietta, tra l’altro, che «la presenza e il lavoro apostolico della Chiesa cattolica in Italia sono a beneficio spirituale e materiale non solo dei cattolici, ma di tutti gli italiani, anche di persone non credenti …» e che «… in un tempo in cui nel nostro Paese è tanto forte la crisi dei valori umani essenziali, quali quelli della vita, della famiglia, della moralità pubblica, della fraternità e del dialogo tra le religioni, non va sottovalutato il contributo che la Chiesa cattolica dà al mantenimento e alla crescita di questi valori».
La filosofia è chiara: l’80 per cento dell’otto per mille usato per il clero e il culto, è la giusta gratitudine di un paese in profonda crisi a chi solo lo può orientare e risollevare. E se è così, perché mai si dovrebbe dare di tasca propria per il clero e il culto?
Tratto da Riforma del 23 giugno 2006