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    Predefinito LA GRANDE GUERRA DEI CONTINENTI di A. Dugin

    LA GRANDE GUERRA DEI CONTINENTI di A. Dugin

    prima parte - seconda parte

    Questo testo è stato originariamente pubblicato come III parte di "Konspirologya" (L'analisi delle Cospirazioni), Arktogeja, Mosca 1992

    Prima del 1945

    INDICE

    Geopolitica e forze segrete della storia

    Le basi della geopolitica

    "La Cospirazione degli Atlantisti"

    La Cospirazione degli "eurasisti

    " "Sangue e Suolo" - "Sangue o Suolo?"

    Panslavismo contro eurasismo

    Gli atlantisti e il razzismo

    Chi è spia di chi?

    Ha detto GRU, mister Parvulesco?

    GRU contro KGB Il patto Ribbentropp-Molotov e la susseguente rivincita degli atlantisti

    Profilo della lobby atlantica

    Il KGB al servizio della "Morte Danzante"

    Convergenza dei servizi speciali e la "missione polare del GRU"

    Ascesa ed eclissi del Sole eurasiano

    Geopolitica e forze segrete della storia

    I modelli di "cospirazione" sono estremamente diversificati. In questa sfera la maggiore popolarità va senza dubbio al concetto di cospirazione "giudaico-massonica", oggi così diffuso nei più diversi ambienti. Sostanzialmente, questa teoria merita lo studio più severo, e noi dobbiamo riconoscere che non abbiamo nessuna analisi completa e seriamente scientifico su questo tema, nonostante le centinaia e centinaia di lavori che "espongono" questa cospirazione, o ne "comprovano" l'inesistenza. Ma nel lavoro presente noi proveremo un modello cospirologico completamente diverso, basato su un sistema di coordinate distinto dalle versioni "giudaico-massoniche". Proveremo a descrivere in generale la "cospirazione" planetaria di due opposte forze "occulte", la cui segreta opposizione e la cui invisibile battaglia predeterminano le logiche della storia mondiale. Queste forze, a nostro avviso, sono prima di tutto caratterizzate dalla non appartenenza a una specifica nazionalità né dall'appartenenza ad una organizzazione segreta di tipo massonico o paramassonico, ma da una radicale divergenza nei loro atteggiamenti geopolitici. Siamo inclinati a vedere come spiegazione del "segreto" finale di queste opposte forze, la differenza tra due progetti geopolitici alternativi ed escludentisi l'un l'altro, che pongono dei popoli dalle più contraddittorie opinioni e credenze al di là delle differenze nazionali, politiche, ideologiche e religiose, unendoli in un singolo gruppo. Il nostro modello cospirologico è il modello della "cospirazione geopolitica".

    Le basi della geopolitica

    Richiamiamo i postulati basilari della geopolitica - una scienza che fu dapprima anche chiamata "geografia politica" e la cui elaborazione va fondamentalmente attribuita allo scienziato inglese ed esperto di politica Halford Mackinder (1861-1947). Il termine "geopolitica" fu introdotto per la prima volta dallo svedese Rudolf Kjellen (1864-1922) e poi fu adottato in Germania da Karl Haushofer (1869-1946). Ma in ogni modo, il padre della geopolitica rimane Mackinder, il cui fondamentale modello sta alla base di ogni seguente studio geopolitico. Un merito di Mackinder è che egli riuscì ad abbozzare e comprendere le precise leggi oggettive della storia politica, geografica ed economica dell'umanità. Se il termine "geopolitica" appare piuttosto recentemente, le realtà delineate da questi termini hanno una storia plurimillenaria. La sostanza della dottrina geopolitica può essere riassunta nei seguenti principi. Nella storia planetaria vi sono due approcci all'assimilazione dello spazio terrestre opposti e in costante competizione - l'approccio "tellurico" e l'approccio "marittimo. In base a quale atteggiamento ("tellurico" o "marittimo") aderisce la coscienza storica dei diversi stati, popoli, nazioni, la loro politica estera e interna, la loro psicologia, la loro visione del mondo sono formate secondo regole completamente definite. Data tale caratteristica, è del tutto possibile parlare di una visione del mondo "tellurica", "continentale" o anche "della steppa" (la "steppa" è "terra" nel suo puro, ideale significato) e di visione del mondo "marittima", "insulare", "oceanica" o "acquatica". (Rendiamo noto per inciso, che i primi accenni di un similare approccio possono essere scovati nei lavori degli slavofili russi - come Khomyakov e Kiryevsky). Nella storia antica i poteri "marittimi" che divennero un tuttuno simbolico con "civiltà marittima" furono la Fenicia e Cartagine. L'impero terrestre opposto a Cartagine fu Roma. La Guerra Punica fu la più pura immagine dell'opposizione di "civiltà del mare" e "civiltà della terra". Nell'Età modera e nella storia recente il polo "insulare" e "marittimo" divenne l'Inghilterra, "Dominatrice dei mari" e, in seguito, la gigantesca isola-continente dell'America. L'Inghilterra, come l'antica Fenicia, usò come strumento di base per il suo dominio in primo luogo il commercio marittimo e la colonizzazione delle aree costiere. Il tipo geopolitico fenicio-anglosassone generò uno speciale modello di civiltà "mercantile-capitalistico-di mercato" fondato prima di tutto sugli interessi economici e materiali e sui principi del liberalismo economico. Perciò, nonostante ogni possibile variazione storica, il tipo generale di civiltà "marittima" è sempre collegato con il "primato dell'economia sulla politica". Come contro il modello fenicio, Roma rappresentò un campione di struttura guerriero-autoritaria basata sul controllo amministrativo e sulla religiosità civile, sul primato della "politica sull'economia". Roma è l'esempio di un tipo di colonizzazione non marittimo ma terrestre, puramente continentale, con la sua profonda penetrazione nel continente e l'assimilazione dei popoli sottomessi, automaticamente "romanizzati" dopo la conquista. Nella Storia Moderna le incarnazioni del potere "tellurico" furono l'Impero Russo e anche l'Impero centroeuropeo Austro-ungarico e la Germania. "Russia - Germania - Austria-Ungheria" sono i simboli essenziali della "terra geopolitica" durante la Storia Moderna. Mackinder mostrò chiaramente che nei ultimi secoli recenti "atteggiamento marittimo" significa "atlantismo", come oggi "poteri sui mari" prima di tutto sono l'Inghilterra e l'America, cioè i paesi anglosassoni. Contro l' "atlantismo" che personifica il primato dell'individualismo, del "liberalismo economico" e della "democrazia di tipo protestante", si erge l' "eurasismo", che necessariamente presuppone autoritarismo, gerarchia e classe dirigente dai princìpi "comunitari" e nazional-statali al di sopra delle questioni semplicemente umane, individualistiche ed economiche. L'atteggiamento eurasiano chiaramente manifestato è tipico innanzi tutto di Russia e Germania, le due maggiori potenze continentali, le cui attenzioni geopolitiche, economiche e - importantissimo - esistenziali sono completamente opposte a quelle di Inghilterra e USA, che sono gli "atlantisti".

    "La cospirazione degli atlantisti"

    Mackinder, in quanto inglese e "atlantista", vide il pericolo di un consolidamento eurasiano e, fin dalla fine del XIX secolo, raccomandò al governo inglese di fare tutto il possibile per prevenire un'alleanza eurasiana, e specialmente un'alleanza Russia-Germania-Giappone (egli considerò il Giappone come una potenza dalla visione del mondo essenzialmente continentale ed eurasiana). In Mackinder si può trovare l'ideologia, chiaramente formulata minutamente descritta, dell' "atlantismo" compiuto e assolutizzato, la cui dottrina si trova alla base della strategia politica anglosassone del XX secolo. Procedendo da questo, possiamo definire l'essenza del lavoro di intelligence, spionaggio militare, lobbysmo politico, orientato verso Inghilterra e USA, come l' "ideologia atlantica", l'ideologia della "Nuova Carthago" - cosa che è comune a tutti gli "agenti di influenza", a tutte le organizzazioni segrete e occultistiche, a tutte le logge e ai club semi-ristretti che hanno servito e servono l'idea anglosassone nel XX secolo, penetrando la rete di tutte le potenze continentali eurasiane. E naturalmente, in primo luogo questo riguarda immediatamente i servizi di sicurezza inglesi e americani (specialmente la CIA), che non sono semplicemente le "sentinelle del capitalismo" o "dell'americanismo", ma le sentinelle dell' "atlantismo", unite da una super ideologia profondamente radicata e plurimillenaria di tipo "oceanico". E' possibile chiamare l'aggregato di tutti i "networks" di influenza anglosassone come i "partecipanti della cospirazione atlantica", i quali lavorano non solo nell'interesse di ogni singolo paese, ma nell'interesse di una speciale dottrina geopolitica e, alla fine, metafisica che rappresenta una visione del mondo estremamente multi-organizzata, varia ed estesa, ma tuttavia essenzialmente uniforme. Così, generalizzando le idee di Mackinder, è possibile dire che c'è una storica "cospirazione degli atlantisti", che persegue attraverso i secoli gli stessi scopi geopolitici orientati verso l'interesse della "civiltà marittima" di tipo neofenicio. Ed è importante sottolineare che gli "atlantisti", possono essere sia di "sinistra" che di "destra", sia "atei" che "credenti", sia "patrioti" che "cosmopoliti", in quanto la comune visione geopolitica del mondo sta al di là di tutte le particolari differenze nazionali e politiche. Perciò noi ci occupiamo della più reale "cospirazione occulta", il cui significato e la cui intrinseca causa metafisica spesso rimangono completamente oscuri ai suoi immediati partecipanti, e anche alle sue maggiori figure chiave.

    La cospirazione degli "eurasisti"

    Le idee di Mackinder, rivelando questa definita regolarità storica e politica che molti prima avevano indovinato o previsto, aprì la strada all'esplicita formulazione ideologica dell'opposizione all'atlantismo nella pura "dottrina eurasiana". I primi principi della geopolitica eurasiana furono formulati da alcuni russi bianchi emigrati conosciuti sotto l'appellativo di "eurasisti" (il principe N.Trubetskoy, Savitsky, Florovsky etc.) e dal famoso geopolitico germanico Karl Haushofer. Inoltre, il fatto dei frequenti incontri degli "eurasisti" russi con Karl Haushofer a Praga ci porta a credere che i geopolitici tedeschi e russi svilupparono gli argomenti connessi simultaneamente e in modo parallelo. In più, nelle analisi successive essi seguirono proprio gli stessi principi, basandosi sulla necessità dell'alleanza geopolitica eurasiana di Russia-Germania-Giappone come contrappeso alle politiche "atlantiste" che puntavano ad ogni costo ad opporre la Russia a Germania e Giappone. Gli eurasisti russi e il gruppo di Haushofer formularono gli esatti principi di una visione del mondo continentale, eurasiana, alternativa alle idee atlantiste. E' possibile dire che essi espressero per la prima volta ciò che stava dietro l'intera storia politica europea dell'ultimo millennio, avendo tracciato il percorso dell' "idea imperiale romana", che dall'Antica Roma attraverso Bisanzio fu passata alla Russia, e attraverso il medievale Sacro Romano Impero delle nazioni tedesche, all'Austria-Ungheria e alla Germania. Così gli eurasisti russi analizzarono attentamente e in profondità l'imperiale e massimamente estesa missione "tellurica" di Gengis Khan e dei Mongoli che avevano sottolineato il significato continentale dei Turchi. Il gruppo di Haushofer, da parte sua, studiò il Giappone e la missione continentale degli stati dell'Estremo Oriente nella prospettiva di una futura alleanza geopolitica. Così, in risposta alla franca confessione di Mackinder, che chiariva la segreta strategia planetaria "atlantista", che si basava sulle proprie radici profonde nei secoli, gli eurasisti russi e tedeschi scoprirono negli anni '20 le logiche di una strategia alternativa continentale, la segreta "idea imperiale" della terra, erede di Roma, che ispirò invisibilmente delle politiche di potenza con una visione del mondo autoritario-idealistica, eroico-comunitaria - dall'Impero di Carlo Magno alla Sacra Unione proposta dal grande zar russo Alessandro I, invisibilmente un profondo mistico eurasiano. L'idea Eurasiana è globale come quella Atlantica, e anch'essa ha collocato i suoi "agenti segreti" in tutti gli stati e le nazioni storiche. Tutti quelli che hanno lavorato incessantemente per l'unione eurasiana, quelli che hanno ostacolato per secoli la diffusione nel continente dei concetti individualisti, egualitari e liberal-democratici (che riproducono interamente il tipico spirito fenicio del "primato dell'economico sul politico"), quelli che hanno aspirato a unire i grandi popoli eurasiani in un'atmosfera orientale, invece che in una occidentale - sia l'Oriente di Gengis Khan, della Russia o della Germania - tutti costoro sono stati "agenti eurasiani", portatori di una speciale dottrina geopolitica, i "soldati del continente", i "soldati della terra". La società segreta eurasiana, l'Ordine degli eurasisti, non comincia per nulla con gli autori del manifesto "Esodo in Oriente" o col "Giornale Geopolitico" di Haushofer. Questa è, in breve, solo la rivelazione, la manifestazione di una precisa conoscenza che esiste dall'inizio dei tempi, insieme con le sue relative società segrete e le sue reti di "agenti di influenza". Non meno che nel caso di Mackinder, la sua appartenenza alle enigmatiche "società segrete" è storicamente stabilita.

    Ordine di Eurasia contro Ordine di Atlantico (Atlantidi). Roma Eterna contro Carthago Eterna. La guerra punica occulta continua invisibilmente durante i millenni. Cospirazione planetaria della Terra contro il Mare, Terra contro Acqua, Autorità e Idea contro Democrazia e Materia.

    I paradossi senza fine, le contraddizioni, le omissioni e i capricci della nostra storia non diventano più chiari, più logici e più razionali se noi li guardiamo nella prospettiva di un occulto dualismo geopolitico? Non riceveranno una profonda giustificazione metafisica le innumerevoli vittime, attraverso le quali l'umanità paga nel nostro secolo il prezzo di incerti progetti politici? Non è un'azione nobile e riconoscente dichiarare soldati-eroi della Grande Guerra dei Continenti tutti coloro che sono caduti sui campi di battaglia del XX secolo, invece di considerarli dei servili burattini di regimi politici perennemente mutevoli, transitori e instabili, effimeri e casuali, insignificanti per dimensione, così che la morte per essi appare futile e stupida? Cosa diversa, se gli eroi caduti servirono la Grande Terra o il Grande Oceano, se a parte la demagogia politica e la martellante propaganda di effimere ideologie essi servirono il grande obiettivo geopolitico anteriore alla plurimillenaria storia planetaria.

    "Sangue e Suolo" - "Sangue o Suolo?"

    Il famoso filosofo russo, pensatore religioso e pubblicista Konstantin Leontyev pronunciò questa formula estremamente rilevante: "Esiste la Slavità [Slavyanstvo], non lo slavismo". Una delle conclusioni fondamentali geopolitiche di questo notevole autore fu l'opposizione tra l'idea di "panslavismo" e quella di "Asia" [asyatskoy]. Se noi analizziamo attentamente questa opposizione, scopriremo un criterio generale tipologico, che ci condurrà ad una migliore struttura inerpretativa e logica della guerra geopolitica occulta dell'Ordine Eurasiano contro l'Ordine Atlantico. Contrariamente all'eclettica combinazione di termini nel concetto di "Sangue e Suolo" dell'ideologo tedesco del mondo agricolo nazionalsocialista Wahlter Darré, a livello di guerra occulta delle forze geopolitiche nel mondo moderno, questo problema è formulato diversamente come "sangue o suolo". In altre parole, i progetti tradizionalisti di preservare l'identità del popolo, dello stato o delle nazioni stanno sempre di fronte ad un'alternativa - che uno può assumere come criterio dominante, se "unità di nazione, razza, ethnos, unità di sangue" oppure " "unità di spazio geografico, unità di confini, unità di suolo". Così l'intero dramma consiste nella necessità della scelta: "o - altro", ed ogni ipotetico "anche" rimane solo uno slogan utopico che non è decisivo, ma confonde solo la sottigliezza del problema. Il geniale Konstantin Leontyev, convinto traditionalista e radicale russofilo, rivolse precisamente questa domanda: "I Russi devono o basarsi sull'unità degli slavi, sullo slavismo (il "sangue"), o rivolgersi ad Est e realizzare l'affinità geografica e culturale russa ad oriente, ai popoli collegati ai territori russi (il "suolo"). Questa domanda può essere formulata in termini differenti come una scelta tra la fede della supremazia della legge della "razza" (nazionalismo) o della "geopolitica" ("statalità", "cultura"). Leontyev stesso scelse "suolo", "territorio", la specificità della cultura religiosa e statale imperiale della Grande Russia. Egli scelse l' "orientalismo" [vostochnost'], l' "asiatismo" [azyatsnost'], il "bizantinismo". Tale scelta implicò la priorità dei valori continentali, eurasiani sui valori strettamente nazionali e razziali. La logica di Leontyev ebbe ovviamente come risultato l'inevitabilità dell'unione russo-tedesca e specialmente russo-austriaca, e della pace con la Turchia e il Giappone. La negazione categorica di Leontyev di "slavismo" o "panslavismo" provocò indignazione tra molti slavofili retrogradi, che si mantenevano sulla posizione di "il sangue è più importante del suolo", oppure di "sangue e suolo". Leontyev non fu né capito né ascoltato. La storia del XX secolo ha dimostrato ripetutamente la straordinaria rilevanza dei problemi da lui posti.

    Panslavismo contro eurasismo

    La tesi che il "sangue è più importante del suolo (nel contesto russo, questo significa "slavismo", "panslavismo") per la prima volta rivelò tutta la sua equivocità durante la Prima Guerra Mondiale, in cui la Russia entrata in alleanza coi paesi dell'Intesa (inglesi, francesi e amaricani), al fine di liberare i "fratelli slavi" dalla dominazione turca, non solo cominciò a combattere contro i suoi naturali alleati geopolitici - Germania e Austria - ma spinse anche se stessa nella catastrofe della rivoluzione e della guerra civile. In pratica, lo "slavismo" russo ha lavorato a fianco degli "atlantisti", dell'Intesa e di un tipo di "civiltà neo-cartaginese", incarnato nel modello anglosassone mercantile-coloniale e individualistico. Non è sorprendente che fra i "patrioti panslavisti" della cerchia dell'imperatore Nicola II, la maggioranza fosse al soldo dell'intelligence inglese o semplicemente "agenti di inflenza atlantista". E' curioso citare un episodio dal romanzo del patriota russo e ataman (capo di milizie cosacche) Peter Krasnov "Dall'aquila bicefala alla bandiera rossa", dove nel fuoco della I Guerra Mondiale il più grande eroe del colonnello Sablin chiede:" Dica francamente, colonnello, chi considera il nostro autentico nemico?", e questi risponde inequivocabilmente: "L'Inghilterra!", sebbene questa convinzione non gli impedisca di combattere onestamente e coraggiosamente per gli interessi inglesi contro la Germania, eseguendo il suo dovere di assoluta lealtà verso l'Imperatore eurasiano. L'eroe del romanzo di Krasnov è l'esempio ideale di patriota eurasista russo, esempio della logica del "suolo al di sopra del sangue", che fu la caratteristica del conte Witte, del barone Ungern-Sternberg, della misteriosa organizzazione "Baltikum", formata da aristocratici baltici, rimasti devoti fino all'ultimo alla famiglia imperiale (proprio come fedele allo zar nel caos del tradimento universale rimane il principe turkmeno con la sua divisione, descritto nello stesso romanzo di Krasnov). E' da sottolineare quanto, durante il 1917, abbiano agito coraggiosamente e nobilmente, Asiatici, Turchi, Tedeschi e altri "provenienti da altre terre", servendo per fede e verità lo Zar e l'Impero, servendo l'Eurasia, il "suolo", il "continente" - in contrasto con molti "slavi", "panslavisti", che di dimenticarono rapidamente di "Costantinopoli" e dei "fratelli dei Balcani" e fuggirono dalla Russia, lasciano Zar e Patria, verso i paesi a influenza "atlantica", verso l'Oceano occidentale, verso l'Acqua, tradendo non solo la terra natale, ma la grande Idea di Eterna Roma, Russia come Terza Roma, Mosca.

    Gli atlantisti e il razzismo

    In Germania l'affermazione dell'idea che "il sangue è superiore del suolo" produsse conseguenze non meno terribili. Invece che ai patrioti tedeschi russofili ed eurasisti - Arthur Moeller van den Bruck, Karl Haushofer etc.- che insistevano sulla "supremazia della legge dello spazio vitale" (1) nell'interesse del continente come totalità, sull'idea di "blocco continentale", al governo del Terzo Reich alla fine la vittoria andò alla lobby "atlantista", che mantenne le tesi razziste e - con il pretesto delle "correlate etniche anglo-ariana e germanica" - puntò a distrarre verso Est le attenzioni di Hitler e a sospendere (o alla fine indebolire) le azioni di guerra contro l'Inghilterra. Il "pangermanismo" in questo caso (come il "panslavismo" russo nella Prima Guerra Mondiale) lavorò solo dalla parte degli "atlantisti". Ed è perfettamente logico che il maggior nemico della Russia, che mirò costantemente a impegnare la Germania di Hitler nel conflitto contro la Russia, contro gli slavi (nelle logiche "razziali", "il sangue è più importante del suolo"), sia stato l'ammiraglio Canaris, spia inglese e traditore del Reich. Il problema "sangue o suolo" è estremamente rilevante anche perché la scelta di un di questi due termini a detrimento dell'altro permette di identificare - forse in modo indiretto e mediato - gli "agenti influenti" di questa o di quella visione del mondo geopolitica, specialmente quando si tratta di "destre" o "nazionalisti". La caratteristica essenziale della "cospirazione geopolitica" degli atlantisti (come, in ogni caso, anche degli eurasisti) è che essa copre l'intero spettro delle ideologie politiche, dall'estrema destra all'estrema sinistra, ma in ogni modo gli "agenti di influenza geopolitica" lasciano sempre le loro tracce particolari. Nel caso della "destra", tale segno di potenziale atlantismo è il principio del "sangue più del suolo", che oltre a tutto il resto, consente di astrarre dalla fondamentalità dei problemi geopolitici, distogliendo l'attenzione dei leader e degli uomini di stato verso le questioni meno rilevanti.

    Chi è la spia di chi?

    Come esempio dell'effetto dell'occulta ideologia geopolitica di "sinistra" è possibile menzionare gli eurasisti nazional-bolscevichi dalla Germania - per esempio, il tedesco nazional-comunista eurasista Ernst Niekisch, l'esponente della rivoluzione conservatrice Ernst Junger, i comunisti Lauffenberg, Petel, Schultzen-Boysen, Winnig etc. Eurasisti nazional-bolscevichi ve ne furono indubbiamente anche fra i Russi, ed è circostanza curiosa che Lenin stesso, durante l'emigrazione aspirasse ad essere inserito tra politici e finanzieri tedeschi; in più, molte delle sue tesi furono assai francamente germanofile. Non vogliamo in questo caso affermare che Lenin fu coinvolto nell'Ordine Eurasiano, ma che in qualche misura egli si trovò sotto l'influenza di quest'Ordine. In ogni modo, l'opposizione "Lenin=spia tedesca" - "Trotsky=spia americana" corrisponde realmente a uno schema tipologico definito. In alcuni casi, al puro livello geopolitico, l'operato del governo di Lenin ebbe un carattere eurasiano, solo perché, contrariamente all'autentica dottrina marxista, egli preservò il grande spazio eurasiano unito dell'Impero Russo. (Trotsky, da parte sua, insisteva sull'esportazione della Rivoluzione, sulla sua "mondializzazione", e considerava l'Unione Sovietica come qualcosa di transitorio ed effimero, come una testa di ponte per l'espansione ideologica, qualcosa che avrebbe dovuto scomparire prima della vittoria planetaria del "comunismo messianico"; come interamente la missione di Trotsky nacque nello stesso marchio di "atlantismo" in quanto si oppose al comunista "eurasista" Lenin). Lo stesso "internazionalismo" leninista bolscevico ha un definito, imperiale, eurasiano principio di "suolo prima del sangue" - benché certamente questo principio venisse distorto e frainteso in seguito all'influenza di altri aspetti dell'ideologia bolscevica e, più importante, in seguito alle attività degli "agenti influenti" dell'atlantismo all'interno dello stesso governo comunista. Riassumendo tutte queste ragioni, è possibile dire che un carattere distintivo dei rappresentanti dell'Ordine Eurasiano in Russia è la quasi "forzata" germanofilia (o, minimo, l' "anglofobia"), e di converso, in Germania gli eurasisti erano "spinti" a essere russofili. Moeller van der Bruck fece una volta un'osservazione molto corretta: "I conservatori francesi furono sempre stimolati dall'esempio della Germania, i conservatori tedeschi dall'esempio della Russia". Ecco rivelata l'intera logica del retroterra geopolitico, continentale, dell'invisibile occulto combattimento che passa attraverso i secoli - la Guerra occulta dei Continenti.

    Ha detto GRU, signor Parvulesco?

    Il solo tra i cospirologi occidentali, a sottoleare costantemente il carattere geopolitico della "cospirazione mondiale" o, più esattamente, delle due alternative di "cospirazione mondiale" ("Eurasiana" e "Atlantica"), è il geniale scrittore, poeta e metafisico francese Jean Parvulesco, autore di molti lavori letterari e filosofici. Nella sua vita lunga e ricca di eventi egli ebbe personalmente familiarità con molte figure rilevanti della storia europea e mondiale, inclusi i rappresentanti di una "storia parallela occulta" - mistici, importanti massoni, kabbalisti, esoteristi, agenti segreti di vari servizi speciali, ideologi, politici e artisti. (In particolare, fu amico di Ezra Pound, Julius Evola, Arno Breker, Otto Skorzely, Pierre de Villemarest, Raymond Abellio etc .) Sentita la specificità dei nostri studi cospirologici, Parvulesco ci ha trasmesso dei documenti classificati come strettamente confidenziali, che ci hanno permesso di scoprire molti dettagli importanti della cospirazione geopolitica planetaria. Specialmente interessanti sono i materiali riguardanti l'attività delle segrete organizzazioni occulte in Russia. Nell'ulteriore descrizione noi cercheremo di esporre gli aspetti più interessanti della concezione di Parvulesco. Il 24 febbraio 1989 a Losanna, davanti ai membri del consiglio amministrativo del misterioso Istituto per Speciali Studi Metastrategici "Atlantis", Jean Parvulesco ha presentato un rapporto sotto l'intrigante titolo La Galassia GRU, con sottotitolo La missione confidenziale di Mikahil Gorbachev, l'URSS e il futuro del grande Continente Eurasiano. In questo rapporto - una cui copia ci è stata trasmessa da Parvulesco - egli ha analizzato il ruolo occulto del servizio di intelligence militare sovietico altrimenti detto GRU (Glavnoe Razvedatelnoe Upravlenie, Major Intelligence Service), e la connessione del GRU con l'Ordine segreto di Eurasia. Come riferimento, Parvulesco ha scelto il libro di un ben noto specialista nel campo dei servizi speciali sovietici, il famoso agente del controspionaggio francese e direttore dell' "European Data Centre" Pierre de Villemarest, che nel 1988 pubblicò in Francia il best seller "GRU, il più segreto dei servizi speciali sovietici, 1918-1988".

    Il GRU contro il KGB

    Il modello cospirologico dello stesso Villemarest può essere così riassunto: " Il KGB è un prolungamento del partito, il GRU è un prolungamento dell'esercito. Già da questa definizione, l'esercito difende lo stato, il KGB difende il partito… Il KGB è guidato dal principio "patriottismo al servizio del comunismo", mentre l'esercito è per il principio opposto "comunismo al servizio del patriottismo". Procedendo da questa logica di opposizione tra GRU e KGB come i centri più segreti del potere bipolare nell'URSS (l'esercito e il partito), Villemarest costruisce l'affascinante e argomentata narrazione della storia del GRU. Il senso segreto della storia invisibile dell'URSS dalla Rivoluzione di Ottobre alla Perestroyka è di essere fondato sulla rivalità dei "vicini" - il GRU, l' "Aquarium" o la "sezione militare 44388" a Khodynka, e il KGB, l' "ufficio", alla Lubyanka. Ma qual è la connessione tra questi servizi speciali rivali e i due Ordini planetari geopolitici, anche più segreti e nascosti dei più segreti servizi di intelligence? Secondo Parvulesco, l'Ordine Eurasiano era specialmente attivo in Russia all'inizio del XX secolo. Fra i suoi rappresentanti esso contava il dottor Badmaev di S. Pietroburgo, il barone von Ungern-Sternberg, i segretari segreti svedesi di Rasputin (che firmavano i loro cifrogrammi con lo pseudonimo "Verde") e molti altri personagi meno conosciuti. E' anche da sottolineare necessariamente il ruolo speciale del futuro maresciallo Mikhail Tukhachevsky, che, secondo Parvulesco, fu iniziato al misterioso Ordine Polare durante la sua permanenza nel campo di prigionia di Ingolstadt - dove singolarmente, proprio nello stesso periodo 1916-1918, noi incontriamo altre figure di primo piano della storia moderna: il generale De Gaulle, il generale von Ludendorff e il futuro Papa Pio XII, monsignor Eugenio Pacelli. Proprio da questo gruppo di mistici geopolitici russi, il testimone fu poi trasmesso al regime bolscevico, ma fondamentalmente agli esoteristi dell'inclinazione continentale raggruppati nell'esercito, nelle strutture dell'esercito dove c'era un numero significativo di ufficiali di formazione imperiale che erano entrati nei ranghi dei rossi allo scopo di cambiare, in tempi lunghi, la predisposizione nichilistica dei bolscevichi e creare la Grande Potenza Continentale usando i comunisti, pragmaticamente posseduti dall'idea messianica. Quel che importa è che tra i rossi c'erano degli agenti dell'Ordine Eurasiano che svolgevano la segreta missione continentale. (E' curioso che il famoso rapinatore rosso Kotovskiy era un anarchico di sinistra, occultista e mistico, e alcune parti specifiche della sua biografia portano a credere che nel suo caso ci siano stati contatti con l'Ordine Eurasiano). Così, tra russi eurasisti pre-rivoluzionari e post-rivoluzionari esiste una continuità di membri. La creazione dell'Armata Rossa fu affare degli agenti dell'Eurasia; e riguardo a questo è curioso ricordare un evento storico, cioè che 27 giorni dopo la creazione del quartier generale dell'Armata Rossa sul Fronte orientale (10 luglio 1918) una squadra di Ceckisti lo attaccò e liquidò tutti i suoi membri, incluso il comandante in capo. L'aspra guerra tra gli "eurasisti rossi" dell'Esercito e gli "atlantisti rossi" della Cheka di Djerdjinsky non ebbe un minuto di sosta fin dai primi giorni della storia sovietica. Ma nonostante le vittime, gli agenti dell'Ordine Eurasiano tra i rossi non abbandonarono la loro missione. Un trionfo degli eurasisti fu nel 1918 la creazione all'interno dell'Armata Rossa del GRU (principale servizio di intelligence) sotto la direzione di Semyon Ivanovich Aralov, ufficiale di formazione imperiale e fino al 1917 collegato all'intelligence militare. Più precisamente, Aralov era alla testa del Dipartimento Operativo di Vseroglavshtab [Staff principale tutto russo], dove il servizio di ricognizione entrò come una delle sue parti costitutive. La peculiarità della sua attività, e una misteriosa, quasi mistica immunità, di cui quest'uomo godette per tutta la sua vita durante le più accurate "purghe" (egli morì di morte naturale il 22 maggio 1969), e anche alcuni altri dettagli della sua biografia portano a vedere in Aralov l'uomo dell'Ordine Continentale.

    Eurasisti bianchi - eurasisti rossi

    Secondo Parvulesco, dopo la Rivoluzione, l'affiliato russo dell'Ordine eurasista fu inserito nell'Armata Rossa, e più esattamente nel suo dipartimento più segreto, il GRU. Ma questo riguarda, naturalmente, solo gli eurasisti "rossi". Gli eurasisti "bianchi" in Europa generalmente si univano ai nazionalisti tedeschi, e noi troviamo dei rappresentanti di questo Ordine nell'Abwehr (controspionaggio), e più tardi nelle sezioni esteri delle SS e dell'SD [Sicherheit Dienst] (specialmente nell'SD, il cui capo Heydrik era egli stesso un convinto eurasista, ragione per cui egli cadde vittima degli intrighi dell'atlantista Canaris). La rivoluzione divise i Russi tra "rossi" e "bianchi", ma al di là di questa divisione politica e condizionata vi fu una diversa, misteriosa partizione geopolitica nelle aree di influenza dei due Ordini segreti - Atlantico ed Eurasiano. Nella Russia rossa gli atlantisti furono raggruppati intorno alla Cheka e al Politburo, mentre mai prima della nomina di Kruschev nessun aperto "atlantista" salì alla carica di Segretario Generale (Lenin e Stalin furono "eurasisti" o, almeno, soggetti ad una forte forma di influenza dagli agenti dell'Ordine Eurasiano). Tra i russi bianchi dell'emigrazione, vi furono degli atlantisti non meno che nella stessa Russia, e a parte ovviamente le spie inglesi - liberali come Kerensky e altri democratici e socialdemocratici - anche nel campo degli estremisti di destra, monarchici, la lobby atlantista fu estremamente forte - appartennero ad essa anche un filosofo di "destra" come Berdyaev, e molti altri. (La schiacciante maggioranza degli emigranti russi che si presentò negli USA era correlata a questo atteggiamento geopolitico.) In un definito momento, all'inizio degli anni 30, la rete degli agenti del GRU in Europa e specialmente in Germania penetra profondamente nelle strutture di intelligence tedesche e francesi, e si duplica nella rete degli agenti del NKVD e in seguito del KGB. Gli agenti del GRU penetrarono innanzi tutto nelle strutture dell'esercito e a volte la comune piattaforma eurasiana rese il personale del GRU e degli altri servizi segreti europei non così nemici, come molti alleati, collaboratori, in quanto preparavano segretamente (anche per i loro stessi governi) un nuovo progetto continentale. Qui non stiamo ancora parlando di agenti doppiogiochisti, come non parliamo di unità dei più alti interessi geopolitici. Così in Germania il GRU tenne contatti con tale Walter Nikolay, capo dell' "Ufficio per la questione ebraica". Grazie a lui il GRU ebbe accesso ai più alti vertici dell'Abwehr, delle SS e dell'SD. La figura centrale di questa rete fu lo stesso Martin Bormann. (Questo fatto fu ben noto agli alleati dopo le inchieste collegate al processo di Norimberga, e molti di essi erano certi che Bormann dopo il 1945 fosse nascosto proprio in URSS. E' accertato che Walter Nikolay stesso passò realmente ai Russi nel maggio 1945).

    Il patto Ribbentropp-Molotov e la seguente vendetta degli atlantisti

    In relazione a Martin Bormann, amico di Ribbentropp e di Walter Nikolay, Jan Parvulesco stesso racconta una storia estremamente rivelatrice, che fa luce sui segreti della guerra occulta fra i due Ordini geopolitici. Arno Breker, il famoso scultore tedesco, che conobbe benissimo Bormann, parlò a Parvulesco di una strana visita che ricevette da questi a Jackelsburg. "Il 22 giugno 1941, immediatamente dopo l'attacco della Germania di Hitler contro l'URSS, Bormann andò da lui senza precauzioni, in stato di shock, avendo lasciato il suo ufficio al Reichskanzlerei. Egli ripeteva continuamente la stesso misterioso giudizio: "Il Non Essere, in questo giorno di giugno, ha vinto sull'Essere…Tutto è finito…Tutto è perduto…" Quando lo scultore chiese che cosa volesse dire, Bormanno tacque; poi, ormai alla porta, si volse per aggiungere qualcosa, poi decise di non farlo e se ne andò sbattendo la porta". Quello fu il grande collasso di un lungo periodo di impegno per gli agenti eurasiani. Per gli Atlantisti, la data del 22 giugno 1941 fu una data di gran festa: la guerra intra-continentale delle due maggiori potenze eurasiane, una contro l'altra, era la garanzia del trionfo per l'Ordine Atlantico, indipendentemente a quale parte fosse arrisa la vittoria. Il 22 giugno 1941 per l'Ordine degli eurasisti fu un evento perfino più tragico della Rivoluzione di Ottobre. E' importante sottolineare che gli agenti dell'Ordine Eurasiano spesero i loro sforzi migliori per allontanare il conflitto. Preparativi per la conclusione alla massima estensione possibile del simbolico patto "Ribbentropp-Molotov" (entrambi, a proposito, furono perfetti eurasisti) furono attivamente condotti da entrambe le parti per lunghi anni. Nel 1936 Stalin, essendosi spostato definitivamente all'inizio degli anni '30 dalla parte dell'Ordine degli Eurasisti, aveva dato a Berzin, capo del GRU (Berzin fu l'eccezione alla regola: agente dell'atlantismo a capo dell'organizzazione eurasiana e al lavoro al suo interno per conto dell'NKVD) questo ordine: "Sospenda immediatamente ogni attività contro la Germania". (Va detto che Berzin ignorò quest'ordine). Nel 1937 Heydrik e Himmler in un dispaccio segreto assicurarono al Fuehrer, che "la Germania non è più un obiettivo dell'attività del Komintern e delle altre attività sovversive sovietiche." Il patto Ribbentropp-Molotov fu il culmine del successo strategico per gli eurasisti. Ma all'ultimo momento, le forze oceaniche ebbero il sopravvento. Gli eurasisti nel GRU e, più generalmente, nell'esercito - Voroshilov, Timoshenko, Zhukov, Golikov etc.- fino alla fine rifiutarono di credere nella possibilità della guerra, in quanto la notevole influenza della lobby eurasiana (russofila) nel Terzo Reich era da loro perfettamente conosciuta. (essi giudicavano la propaganda antislava nazionalsocialista insignificante e superficiale quanto la retorica demagica internazionalista del marxismo nell'URSS). Il Generale Golikov (che nascondeva le sue nobili origini, la sua autentica data di nascita e anche la sua autentica biografia, per motivi puramente collegati alla cospirazione all'interno dell'Ordine eurasiano) rimproverò i suoi subordinati, dopo aver ricevuto la bozza di informazione sull'attraversamento del confine sovietico da parte dei Tedeschi: "Provocazione inglese! Indagate!" Egli non sapeva in quel momento quello che Martin Bormann già conosceva: "Il Non Essere ha acquisito la vittoria sull'Essere".

    Profilo della lobby Atlantica

    L'Ordine Atlantico segreto ha una storia antichissima. Alcuni autori tradizionalisti lo fanno risalire alle società iniziatiche dell'antico Egitto e specialmente alla setta adoratrice del dio Seth, i cui simboli erano il Coccodrillo e Behemoth (cioè animali acquatici), e anche dell'Asino Rosso (vedi J. Robin Società segrete al rendez-vous apocalittico, J.M. Allemand Réné Guénon e le Sette torri del diavolo, etc.). In seguito la setta di Seth si manifestò con i vari culti fenici, specialmente con il culto sanguinario di Moloch. Secondo il cospirologo francese del XIX secolo Claude Grace d'Ors, questa organizzazione segreta esisteva ancora molti secoli dopo il crollo della civiltà fenicia. Nell'Europa medievale esistette sotto il nome di "Menestrelli di Morgana", il cui emblema era la "Morte Danzante" o Danza Macabra. Grace d'Ors affermò che la Riforma di Lutero fu condotta su istruzione di questa setta e che i Protestanti (specialmente anglosassoni e francesi) rimangono ancora sotto la sua influenza. Jan Parvulesco ritiene che Giuseppe Balsamo, il famoso Cagliostro, fosse uno dei principali agenti di questo Ordine segreto che emerse alla fine del XVIII secolo sotto la maschera dell'irregolare Massoneria "Egizia" del rito di Memphis, in seguito di Memphis-Mitra. Tale preistoria simbolica degli atlantisti caratterizza la sostanza della loro strategia geopolitica e culturale-economica. Il suo senso si riduce nell'enfatizzazione di valori "orizzontali", per portare in primo piano gli aspetti inferiori dell'essere umano e della società nel suo complesso. Questo non significa che l'atlantismo è identico al volgare materialismo, ma comunque, l'aspetto "materiale", puramente economico, commerciale dell'attività umana tiene in esso un ruolo centrale. La concezione di un sistema di valori a un livello puramente umano presuppone l'individualismo e un radicale antropocentrismo, peculiari all'atlantismo in tutte le sue manifestazioni, e parallelamente a questa concezione emergono necessariamente il tipico scetticismo "atlantico" e un'ironia deprimente in relazione all'ideale, sopraumana misura della vita. Infatti, le immagini dell'Asino Rosso e della Morte Danzante rispecchiano perfettamente la sostanza dello scetticismo "atlantico". E secondo le strane logiche della storia, le più radicali forme di coscienza critica protestante, individualista, sociale e religiosa dopo la riforma di Lutero, in pratica, furono "attratte" come un magnete verso le regioni atlantiche - dall'Inghilterra e ancora più a Ovest, fino al più profondo Atlantico - in America, dove trovarono un terreno favorevole le più estreme forme di protestantesimo radicale, incarnate da Battisti, Quaccheri e Mormoni. (J.M. Allemand segnalò una concorrenza simbolica: da Cadice, un porto che fu storicamente il maggior centro tra le colonie fenicie nella penisola iberica - Cristoforo Colombo salpò per la sua spedizione atlantica, conclusasi con la scoperta dell'America). Ma il consolidamento dell'Ordine Atlantico nell'Estremo Occidente e la creazione di un'esclusiva civiltà atlantica negli USA, secondo il progetto di quest'Ordine, furono solo uno stadio intermedio nei piani "neocartaginesi" degli atlantisti. Il successivo passo strategico consistette nell'esportazione del modello atlantico verso gli altri continenti, nella colonizzazione geopolitica dell'intero pianeta, nel traferimente dell'Occidente, in senso mistico e geopolitico, in tutto il mondo, incluso, naturalmente, anche l'Oriente. Perciò la rete degli agenti atlantisti negli stati dell'Eurasia non persegue solo uno scopo difensivo (indebolendo la forza geopolitica alternativa), ma presuppone anche operazioni offensive. L'avanguardia dell' "atlantismo" in Eurasia furono i movimenti sovversivi "di sinistra", "anarchici", sebbene anche nel loro ambiente esistesse sempre un'opposizione interna eurasiana. Comunque, è necessario individuare il "socialismo economico" e il "comunismo", nel loro tipo puro e teoretico, come la forma di propaganda "atlantica", la maschera socio-politica per l'Ordine segreto dell'Asino Rosso. Se noi teniamo conto delle specifiche dottrine geopolitiche ed occulte del polo atlantico, diviene completamente chiaro perché i movimenti sovversivi "di sinistra" furono così sostenuti dalle potenze anglosassoni nei paesi continentali europei ed eurasiani, mentre in Inghilterra e specialmente in America, i "comunisti" costituiscono una percentuale insignificante. Per la lobby atlantista, le "sinistre" sono sempre state la quinta colonna in Eurasia. Da qui deriva anche quella naturale armonia tra atlantisti russi di inclinazione comunista e capitalisti anglosassoni, che così spesso porta in un vicolo cieco gli studiosi e gli storici stranieri, sorpresi da una così completa comprensione reciproca tra "classi nemiche" - tra bolscevichi "messianici" con la loro dittatura del proletariato e i banchieri di Wall street con il loro culto del Vitello d'Oro. La società segreta della Morte Danzante, dell'Asino Rosso, dei "Menestrelli di Morgana", la Fratellanza dell'Oceano - queste immagini ci aiuteranno a capire le logiche della lobby mondiale atlantista, che aspira non solo a difendere le proprie "isole", ma anche a trasformare l'intero pianeta in "Carthago", nell'unito "mercato umano" universale.

    Il KGB al servizio della "Morte Danzante"

    Pierre de Villemarest definisce giustamente la Cheka (OGPU, NKVD, KGB) come la "continuazione del partito". Potrebbe anche essere più preciso dire che è il centro segreto del partito, la sua mente e la sua anima. Jan Parvulesco ha completato questa definizione attraverso una valutazione geopolitica. Secondo Parvulesco, il KGB è il centro della più forte influenza dell'Ordine Atlantico, l'Ordine della Morte Danzante. Il KGB è una copertura per quest'Ordine. Molti avevano supposto un retroterra occulto di questa organizzazione. Alcuni parlarono anche della presenza nel KGB di un'organizzazione segreta di studi parapsicologici, della cosiddetta "Compagnia di Viy" praticante la magia nera, in cui tutte le figura di punta dell'URSS ricevevano, così per dire, la loro consacrazione. Comunque, le dicerie sulla misteriosa "compagnia di Viy", più verosimilmente, sono la descrizione assai semplificata e grottesca di una più sottile e profonda realtà, da momento che la missione occulta del KGB non è per niente ridotta alle sperimentazioni magiche o parapsicologiche, per le quali, osserveremo, questa organizzazione mostrò sempre realmente dell'interesse abnorme e crescente. Il KGB fu inizialmente progettato come una struttura solamente ideologico-repressiva chiamata a supervisionare i soggetti dello spazio sociale e culturale comunista. I comunisti nella loro dimensione ideologica, messianica marxista, in rapporto alla popolazione eurasiana delle regioni loro soggette, si eressero sempre come colonizzatori, come nuovi arrivati, tenendo sempre una distanza ideologica dai bisogni, dalle richieste e dagli interessi della popolazioni indigena. A livello puramente "ideale", essi miravano ad imporre ai popoli eurasiani un modello accentrato di economia innaturale per essi - che costringeva all'uso di un apparato repressivo. La Cheka (NKVD, OGPU, KGB) fu inizialmente la parodia dell'ordine "cavalleresco-ideologico" chiamato a punire gli autoctoni e a soffocare la loro naturale inclinazione per il "suolo". La Cheka (e il KGB) professarono anche le tesi del "sangue più importante del suolo", ma già nella sua variante completamente fraintesa, sadico-sanguinaria, come una memoria scomoda del culto sanguinario fenicio di Moloch, al quale gli agenti atlantisti furono tipologicamente e generalmente collegati. La Cheka-KGB servì sempre la "Morte Danzante", e molte storie paradossali e inattendibili (per la loro inumanità) collegate a questa oscura organizzazione divengono più chiare, se noi prendiamo in considerazione la connessione non solo metaforica, ma occultistico-esoterica di questo Ordine ai più antichi culti medio-orientali, i cui aderenti non hanno mai cessato di esistere attualmente, continuando la catena segreta attraverso le organizzazioni segrete europee e medio-orientali di tipo atlantista.

    Convergenza dei servizi speciali e la "missione polare del GRU"

    La CIA, in quanto strumento dell'Atlantismo americano, dipende tipologicamente dalla stessa categoria cospirologica. Inoltre, alle origini di questa organizzazione troviamo figure notevoli della massoneria americana - che, a proposito, i massoni europei considerano come irregolare - che è eretica e settaria (Comunque, una domanda qui segue di necessità: esiste negli USA in quanto tutto unico, qualcosa nella sfera della religione o della metafisica che non sia eretico e settario?). La CIA, come il KGB, non è mai stata indifferente al magico e al parapsicologico, e nel complesso il suo ruolo nella civiltà moderna è abbastanza paragonabile a quello del KGB, benché il sottofondo sadico-sanguinario in questo caso non sia così ovvio. La CIA (e i suoi precursori) assieme ai servizi segreti inglesi, fin dagli inizi del secolo ha riempito l'Eurasia con una rete di agenti, che hanno costantemente influenzato il corso degli eventi storici in chiave atlantista. In un certo modo, è quasi possibile parlare di "convergenze dei servizi speciali", di "fusione" di KGB e CIA, di loro unità lobbistica a livello geopolitico. Questo spiega una tale abbondanza di cosiddette "spie sovietiche" nelle regioni di maggiore influenza americana, da Hiss a Reseford che, secondo alcuni autori, trasmise i progetti della bomba all'idrogeno ai nuclearisti sovietici. (E' possibile, a proposito, che proprio all'interno della lobby atlantista degli scienziati nucleari sovietico-americani, l'accademico Sakharov sia venuto a conoscenza dei progetti mondialisti di orientamento antieurasiano, su cui egli in seguito basò le sue visioni sociali, politiche e futurologiche.) E' necessario far notare che il raddoppio della rete degli agenti del KGB negli USA e negli altri paesi anglosassoni da parte degli agenti della rete del GRU era sottoposto a un costante segreto conflitto con i "vicini" agenti della Lubyanka; e data la radicale contraddizione di orientamento geopolitico e anche metafisico di queste due strutture segrete sovietiche, sarebbe logico sospettare che gli autentici e i soli oppositori alla CIA fossero gli agenti del GRU e non il KGB. Queste convergenze di servizi segreti, come il convergente riallineamento dei comunisti sovietici ai massimi livelli con i mondialisti americani, sono sfociati nell'unità del fondamentale orientamento geopolitico, nell'unità di una struttura segreta che fa uso sia degli atlantisti occidentali che degli agenti atlantisti dell'Est, occupando a volte le posizioni più importanti nella nomenclatura dello stato e della politica. Ma la completa e aperta fusione di queste due affiliazioni dell'Ordine della Morte Danzante, da un certo momento fu ostacolata dagli sforzi di una lobby alternativa eurasiana, geneticamente collegata al GRU ed allo staff del Soviet Generale, ma che includeva nella sua rete molte strutture di intelligence europee ed asiatiche (specialmente della Germania, della Francia - legate ai segreti progetti geopolitici di De Gaulle - di Paesi arabi e così via), unite al servizio dell'Ordine alternativo, l'Ordine dell'Eurasia - altrimenti detto la società dei "Menestrelli di Mursya" o anche il polare "Ordine di Heliopolis", Ordine di Apollo, il vincitore solare del Serpente-Pitone, il Serpente che la tradizione greca identificò con il dio egizio Seth, con l'Asino Rosso.

    Ascesa ed eclissi del Sole Eurasiano

    Sottolineiamo ora le peripezie della guerra occulta dell'Ordine Eurasiano contro l'Ordine Atlantico all'interno del sistema sovietico. Come abbiamo detto nel capitolo precedente, Lenin aderì interamente all'atteggiamento eurasiano. E' caratteristico che durante la sua leadership il GRU sia stato creato e diretto dal sincero eurasista Semyon Ivanovich Aralov. Lo stesso Aralov permeò la struttura della sua organizzazione segreta nell'esercito con i principi continentali eurasiani, radunando attorno a sé i più validi ed efficienti "fratelli di Eurasia", che come lui furono inviati tra i ranghi rossi per compiere la loro speciale missione metapolitica. E' curioso che all'inizio degli anni '60 Aralov abbia diffuso un libro dal titolo significativo "Lenin ci condusse alla vittoria". E' qui necessariamente da sottolineare un dettaglio rilevante: le cosiddette "guardie leniniste", nonostante l'affinità politica con Lenin, a livello geopolitico propendevano in schiacciante maggioranza per l'alternativo orientamento geopolitico atlantico. "I collaboratori più vicini a Lenin", e non l' "ambizioso tiranno Stalin" (come ancor oggi molti erroneamente pensano), continuarono al di là della sua scomparsa dal governo del paese. La fine della leadership leninista segnò in se stessa il passaggio di poteri nelle mani degli atlantisti e, in pratica, durante la seconda metà degli anni '20 e la prima metà degli anni '30 siamo testimoni di un significativo miglioramento delle realazioni tra l'URSS e i paesi anglosassoni, e innanzi tutto gli USA. In parallelo con ciò noi vediamo anche dei cambiamenti sintomatici dei quadri all'interno del GRU. L'atlantista e chekista Berzin, creando una struttura di intelligence con il supporto del Komintern e dei comunisti più fanatici, cioè degli elementi atlantisti, è nominato a sostituire l'eurasista Aralov. Ma anche Berzin non riuscì a cambiare la linea del GRU. La struttura creata da Aralov era solida e nello stesso tempo flessibile abbastanza da cedere senza combattere. Nonostante tutti gli attacchi della Cheka-NKVD contro l'esercito, i militari hanno una significativa autorità e conservano la loro elite intellettuale geopolitica tra i ranghi del GRU. Un curioso dettaglio merita di essere sottolineato - tutti i capi del GRU che sostituirono Aralov prima dell'inizio della Grande Guerra Patriottica, furono giustiziati. Elenchiamoli: O.A. Stigga, A.M. Nikonov, Ya.K. Berzin, I.S. Unschlikht, S.P. Uritskiy, N.I. Yezhov, I.I. Proskurov. Tutti loro (eccetto il generale Proskurov) non erano quadri militari, tutti lavorarono contro l'idea eurasiana, ma non era previsto che il GRU rimanesse la sola organizzazione eurasiana operante in segreto per raggiungere il grande progetto continentale. La destituzione di Berzin nel 1934, dopo essere stato nove anni alla testa del GRU, significò una severa crisi nella guerra occulta nei retroscena del governo sovietico. L'avvento al potere di Hitler rafforzò in modo straordinario le posizioni della "lobby continentale" all'interno del governo sovietico. Nel 1934 gli agenti del GRU iniziarono a preparare l'unione strategico russo-tedesca che raggiunse il suo culmine con il patto Ribbentropp-Molotov. Stalin manifestò definitivamente il suo sostegno all'orientamento eurasiano, credendo che le tendenze anti-atlantiche del nazionalsocialismo avrebbero attratto su di sé l'attenzione delle potenze anglosassoni e che in tale situazione sarebbe stato possibile, alla fine, aprire la strada alla distruzione della potente lobby "atlantica" all'interno dell'URSS. Iniziò la distruzione delle "guardie leniniste". Tutti i processi staliniani, a volte apparentemente assurdi e completamente infondati, erano effettivamente coerenti a livello geopolitico. Tutte le cospirazioni di "destra" e di "sinistra" erano perfettamente reali - sebbene Stalin non si risolse a chiamarle direttamente con il loro nome e ad incriminare l'intera "lobby atlantista", già da lungo tempo all'azione nel governo sovietico. Probailmente egli ebbe ragione di temere una reazione terribile e sanguinosa. Perciò egli fu costretto a mascherare le sue rivendicazioni su questo o su quel gruppo degli alti funzionari attraverso accuse realtive ed etichette allegoriche. Processo dopo processo, Stalin liquidò gli agenti attivi della "Nuova Carthago", ma la reazione fu inevitabile. Un impatto particolarmente severo sulla lobby eurasiana fu l'assassinio del capo della loggia "Polare" all'interno dell'Armata Rossa, il maresciallo Tukhachevsky. Sebbene anche in questo caso la vendetta degli atlantisti su Tukhachevsky e tutte le rivendicazioni esposte contro di lui fossero profondamente motivate, questo fu vero solo nella specifica prospettiva "atlantista", nel contesto del sabotaggio anti-eurasiano.

    Note

    (1) Bisogna far notare che nella teoria di Haushofer dello "spazio vitale", "Lebensraum", non c'era nessuna allusione ad un espansionismo antislavo, mentre le due espressioni divennero associate per Hitler e per gli altri ideologi del Terzo Reich (vedi Karl Haushofer Sulla Geopolitica Ed. Fayard, France, 1986). [N.d.A.] (2) --------------------------

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    Questo testo è stato originariamente pubblicato come III parte di "Konspirologya" (L'analisi delle Cospirazioni), Arktogeja, Mosca 1992

    Dopo il 1945

    INDICE

    Dopo la "vittoria"

    La missione "Polare" del generale Shtemenko

    Nikita Khrushev, agente di Atlantis

    Il lungo percorso verso il 1977

    La geopolitica del maresciallo Ogarkov

    La catastrofe Afghanistan

    La "Destra" nel KGB e il paradosso di Andropov

    L'agente doppio Mikhail Gorbachev

    Il vero volto di Anatoly Lukyanov

    "Mr. Perestroyka"

    Tra false alternative

    Il Putsch, culmine della guerra occulta

    I calcoli errati del maresciallo Yazov

    "Mr. Perestroyka" va all'attacco

    Lukyanov e la sosta rituale sulla tomba del maresciallo Akhromeev

    Metafisica della guerra occulta

    La fine dei Tempi

    Battaglia finale

    L'Ordine e i "nostri"

    L'ora dell'Eurasia



    Dopo la "vittoria"

    L'aggressione di Hitler contro l'URSS fu la grande catastrofe eurasiana. Dopo la terribile guerra fratricida tra due popoli geopoliticamente, spiritualmente e metafisicamente vicini, correlati, tra due regimi orientati in senso anti-atlantista, la Russia di Stalin e la Germania di Hitler, la vittoria dell'URSS fu in effetti equivalente a una sconfitta strategica - dal momento che l'intera esperienza storica dimostra che la Germania non può essere riconciliata con una sconfitta, così che il vincitore già con la sua vittoria stringe il nodo di un nuovo prossimo conflitto, gettando i semi di una guerra futura. Inoltre, Yalta indusse Stalin a solidarizzare con gli Alleati, proprio con quelle potenze che sono sempre state il peggiore nemico dell'Eurasia. Stalin, conoscendo perfettamente le leggi della geopolitica e avendo già fatto la sua scelta eurasista, non poteva non saperlo. Subito dopo la sconfitta tedesca, Stalin iniziò a realizzare un nuovo progetto geopolitico, il Patto di Varsavia, che integrava i paesi dell'Est europeo in un'atmosfera di Grande Russia Sovietica. E qui avvennero i primi conflitti e dissensi con gli atlantisti. Fino al 1948 Stalin mascherò i suoi intenti continentali e approvò anche la creazione dello stato di Israele, che fu il principale atto strategico dell'Inghilterra (e più in generale, dell'atlantismo) per rafforzare la sua influenza militare, economica e ideologica nel Vicino Oriente. Ma già nel 1948, utilizzando oltre a tutti gli altri mezzi, la catena di comando delle posizioni di politica interna dell'esercito (Zhukov, Vasilevskiy, Shtemenko etc.), Stalin ritornò alla geopolitica eurasiste ortodossa, rinnovò le purghe anti-atlantiste all'interno del governo sovietico e pronunciò la "condanna" di Israele in quanto formazione anticontinentale generata da "spie anglosassoni". Piuttosto stranamente, la morte di Stalin coincise con il momento più teso e drammatico nel compimento dei piani eurasisti, quando erano reali le prospettive di una nuova unione continentale URSS-Cina, che avrebbe potuta radicalmente cambiare le logiche di allineamento planetario delle forze e portare alla rivincita del Grande Ordine di Eurasia. Se teniamo conto di queste ragioni e delle caratteristiche geopolitiche del corso post-staliniano in URSS, la versione sull'assassinio di Stalin (avanzata da molti storici europei) diviene più che probabile. E il ruolo centrale del NKVD e del suo capo, il sinistro Beria, acerrimo nemico del GRU, dello Staff Generale e dell'Eurasia, nel supposto assassinio di Stalin è messo in evidenza dalla maggior parte degli storici.* Nel 1953, otto anni dopo la pseudo vittoria, mancava solo un passo prima della Vittoria reale (come nel 1939). Ma invece di essa, il mondo vide la Caduta del Titano.

    La missione "polare" del generale Shtemenko

    Secondo Jean Parvulesco, una figura chiave della lobby geopolitica eurasiana fu, sin dalla metà degli anni '40, il generale colonnello Sergey Matveevic Shtemenko (1907 - 1976). I suoi maggiori sponsor erano il maresciallo Zhukov e il generale Aleksandr Poskrebyshev (che, in base ad alcune fonti, svolse presso Stalin una missione analoga a quella di Martin Bormann presso Hitler, che fu il veicolo delle idee germanofile). Durante gli anni '60 Shtemenko era una delle figure chiave dell'esercito sovietico: in diversi periodi egli fu il comandante delle forze armate dei paesi del Patto di Varsavia e capo dello Staff Generale dell'URSS. Ma il più rilevante dei suoi incarichi, secondo la linea fondamentale del nostro studio cospirologico, fu il ruolo di capo del GRU negli anni 1946-1948 e 1956-1957. Con Shtemenko il GRU fu completamente reintegrato nelle sue fisionomie "polari", occulte, introdotte nella struttura del GRU dal suo fondatore Aralov. Pierre de Villemarest definì il generale-colonnello Shtemenko il primo e il più eccezionale geopolitico sovietico. Shtemenko fu un naturale e inequivocabile sostenitore del Progetto del Grande Continente, in piena corrispondenza con la logica tradizionale dell'Ordine eurasista. Nel suo libro Villemarest scrisse di lui: "Shtemenko appartenne a quella casta speciale di ufficiali sovietici che, sebbene fossero anche "sovietici", erano tuttavia rappresentativi della fede nello spirito della Grande Russia ed espansionisti". E inoltre: "Per questa casta l'URSS è un impero chiamato a guidare [upravlyat] il continente eurasiano, non solo dagli Urali a Brest, ma dagli Urali alla Mongolia, dall'Asia centrale al Mediterraneo". I piani strategici di Shtemenko comprendevano anche la pacifica penetrazione economico-culturale in Afghanistan (di cui egli parlò negli anni 1948-1952) e l'ingresso delle truppe sovietiche nelle capitali arabe - Beirut, Damasco, Cairo, Algeri. Già nel 1948 Shtemenko insisteva sullo speciale ruolo politico dell'Afghanistan, che avrebbe portato l'URSS a guadagnare l'accesso all'oceano e incrementato la potenza militare della flotta sovietica nel mar Nero e nel mar Mediterraneo. E' importante notare che il famoso ammiraglio Gorshkov era un intimo amico del generale-colonnello Shtemenko. Shtemenko, e l'occulta suddivisione, rianimarono attraverso di lui, nel GRU creato sotto Stalin, una rete potente ed avanzata di influenza eurasista che, nonostante tutti i tentativi di Beria di smantellarla, non fu distrutta nemmeno dopo la morte di Stalin - anche se dal 1953 alla metà degli anni '60 la lobby eurasista all'interno dell'esercito fu costretta a mantenersi in posizione difensiva. Come male inevitabile, gli agenti del GRU per un periodo di 23 anni (1963-1986) dovettero tenersi alla testa della loro organizzazione l'agente atlantico della Lubyanka, precedente "liquidatore", generale Petr Ivashutin. Era un compromesso indispensabile. Il generale-colonnello Shtemenko, agente dell' "Ordine Polare", l'Ordine di Eurasia - è la chiave che ci aiuterà a comprendere le logiche segrete della storia sovietica da Khrushev alla perestroyka. Questa storia, - non diversamente, comunque, dalla storia del mondo intero - è la lotta sia in modo aperto che oscuro, di due ordini segreti, i "Menestrelli di Morgana" e i "Menestrelli di Mursya", i fedeli del dio egizio Seth, dell'Asino Rosso, e i fedeli dell'Apollo nordico, polare, uccisore del Serpente Pitone.

    Nikita Khrushev, agente di Atlantis

    Khrushev fu il primo protetto della lobby atlantista a diventare leader unico dell'URSS. Nonostante i suoi dissensi con Beria, Khrushev si appoggiò sul KGB e per un tempo determinato portò avanti una linea in opposizione alle scelte di Lenin e Stalin. L'attività di Khrushev era diretta a distruggere le strutture interne degli eurasisti dell'URSS, e anche a minare il progetto globale continentale di un blocco blanetaria soprastatale. L'avvento di Khrushev fu la salita al potere del KGB. Khrushev, una volta consolidata la sua posizione, iniziò a intervenire contro tutti i livelli della lobby continentale patriottica. Tutta la sua attenzione si concentrò da quel momento in poi sui paesi anglosassoni, specialmente sugli USA. Lo slogan di Khrushev "raggiungere e sorpassare l'Occidente" significa allineamento alle potenze atlantiche e riconoscimento della loro superiorità sociale ed economica. Le tesi sul rapido avvicinarsi del comunismo sono dirette a cavalcare di nuovo le tendenze "messianiche di sinistra", "bolscevico-internazionaliste" quasi dimenticate durante i lunghi anni di stalinismo geopolitico imperiale eurasiano. Khrushev mirò a colpire tutte strutture tradizionali legate al "suolo", che erano state salvate grazie alla segreta protezione dell'Ordine Eurasiano, perfino nei periodi più terribile del terrore rosso. Khrushev voleva liberarsi definitivamente della Chiesa Ortodossa Russa. Khrushev fu "americanista" e "atlantista" in tutto: iniziando dal famoso "grano" atlantico e concludendo con i suoi concetti militari esclusivamente basati sull'impiego di missili intercontinentali a scapito di tutti i rimanenti tipi di armi. Khrushev non si curò per niente del continente eurasiano. Egli fu interessato dall'America Latina, Cuba, etc. Tra gli atlantisti del consiglio militare di Khrushev (il cui leader era il maresciallo S.S. Biryuzov) e gli eurasisti del gruppo Shtemenko ci fu quasi guerra aperta. Khrushev insisteva sul concetta di "guerra lampo nucleare intercontinentale" che, dal punto di vista continentale, era nient'altro che sabotaggio strategico, che indeboliva la reale potenza militare delle forze continentali, frantumando l'economia e creando una minaccia planetaria apocalittica. Dopo il siluramento di Khrushev, "Stella Rossa" scrisse piuttosto giustamente: "Quella strategia, che noi alla fine rifiutammo, poteva essere nata solo in un cervello malato". Anche prima Shtemenko, nella stessa "Stella Rossa", aveva osservato: "Non è in alcun modo possibile basare la sicurezza dell'URSS solo sui missili balistici intercontinentali.". Con Khrushev iniziò la separazione definitiva delle funzioni interstatali: "uomini del partito" e rappresentanti della Lubyanka solidarizzano da quel momento con i khrusceviani sulla strategia della "guerra lampo nucleare" (l'Esercito Sovietico divenne il primo ostaggio del "terrorismo nucleare" del KPSS [Partito Comunista dell'Unione Sovietica], precisamente, dell'ala atlantica del KPSS), mentre gli eurasisti e i lobbisti del GRU insistono sullo sviluppo degli armamenti convenzionali e cercano di prendersi la rivincita attraverso gli studi spaziali militari. Nel 1958 Khrushev dimette d'autorità il potente e popolarissimo eurasiamo maresciallo Zhukov. Nel 1959 egli inizia un'altra offensiva - egli colloca alla testa del GRU una delle più odiose figure della storia sovietica, il sanguinario carnefice chekista Ivan Serov, conosciuto con il soprannome di "Zhivoder". Questo personaggio sanguinario - per le sue caratteristiche il tipo ideale dell'Ordine dell'Asino Rosso - era aborrito dallo Staff Generale e, naturalmente, dagli agenti del GRU e in primo luogo dai patrioti dell'Eurasia. Un altro "atlantista", il generale Mironov, diviene curatore responsabile del cosiddetto "organo esecutivo" - che significa supervisione sugli aspetti fondamentali dell'esercito e sulle sezioni di intelligence. Comunque, le manovre offensive khrusheviste incontrano la ben coordinata reazione occulta degli eurasisti: Konev, Sokolovskiy, Timoshenko, Grechko cercano di sconfiggere Khrushev ad ogni costo. Ogni giorno in più di questo "atlantista" porta un irreparabile danno ideologico, strategico e politico all'URSS e, nel complesso, agli interessi delle potenze continentali. Osserviamo un altro curioso particolare: all'epoca di Khrushev la supremazia della linea "totalitario-hegeliana" nel "rituale" della filosofia marxista sovietica (che attribuisce il primato ai fattori sovra-individuali, "oggettivi", su quelli individuali e soggettivi) è sostituita dal predominio della linea "soggettivo-kantiana" (che attribuisce il primato ai fattori individualistici e "soggettivi" su quelli "oggettivi. Proprio in quel periodo inizia il lento degrado dell'educazione civica, appare la nuova costellazione di accademici e scienziati "khrushevisti" che rappresentano una folla di incompetenti ed arroganti (Ricordiamo, ad esempio, come elemento rappresentativo dei "khrushevisti" A.N. Yakovlev, che ammise di aver criticato Marcuse, senza aver trovato il tempo di leggerlo; gli scienziati di Stalin che continuavano, sebbene in una forma peculiare, le tradizioni accademiche pre-rivoluzionarie, di regola, erano distinti per la loro conoscenza di quegli autori che essi, sinceramente o meno, criticavano). Con Khrushev inizia gradualmente la propagazione nella società di un'intelligentsia orientata in senso "atlantista", sradicata e cosmopolita, che il KGB cova di nascosto anche nelle sue varianti più radicali e dissidenti. Le tematiche dell'Occidente, le tematiche degli USA iniziano a diffondersi nell'URSS come ideali "proibiti", ma "attraenti" tra la fine degli anni '50 e l'inizio degli anni '60.

    Il lungo percorso verso il 1977

    Il siluramento di Khrushev fu indubbiamente opera dell'Ordine di Eurasia. E' indicativo che otto giorni dopo che egli lasciò la carica di Segretario Generale, l'aereo sul quale si trovavano due personaggio chiave della lobby "atlantica" - il maresciallo Biryuzov e il generale Mironov - ebbe un incidente. Dopo il knockout di Khrushev gli eurasisti iniziarono gradualmente a recuperare le loro posizioni. Leonid Brezhnev fu una figura supportata dagli eurasisti. E' significativo che lo scrittore Smirnov scrivesse nel 1965: "Il 9 maggio 1965, alla parata per la vittoria a Mosca prima che passassero le colonne dei veterani, celebrando il 20° anniversario della Vittoria, il maresciallo Zhucov stesso, le decorò con gli ordini di battaglia". Dopo sette anni di disgrazia khrusheviana Zhukov era di nuovo riabilitato. Fu una vittoria del GRU. Ma il trionfo dell'Ordine di Eurasia sotto Brezhnv fu lungi dall'essere completo. Gli "atlantisti" del KGB non giunsero alla resa. I progetti continentali venivano continuamente ostacolati. A metà degli anni '60 vi fu una situazione perfino paradossale, quando la prospettiva del blocco continentale fu discussa, evitando l'URSS. A questo riguardo è interessante il resoconto dei fatti sui negoziati di Arthur Axmann - in precedenza capo della "Hitler-jugend" e partecipe della lobby eurasiana all'interno delle SS - con Zhou Enlai concernenti la creazione di un blocco unito continentale Pekino-Berlino-Parigi, bypassando l'URSS. Laval, e anche il generale De Gaulle diedero il benvenuto senza riserve a un simile progetto. Un successivo incontro fu tenuto a Bucarest. Arthur Axmann parlò a Madrid a Jean Parvulesco del seguente episodio in un suo volo a Pekino. Nello stesso aeroplano sedeva un gruppo di militari sovietici che cervano di convincere Axmann della necessità di includere anche l'URSS in questo progetto eurasiano - che era, in ogni caso, il vecchio sogno dello stesso Axmann, oppositore del razzismo antislavo di Hitler sin dai tempi del suo coinvolgimento nella lobby eurasiana all'interno delle SS (il circolo SS di Aleksandr Doleschallek, Richard Hildebrandt, Guenther Kaufmann etc., collegati, naturalmente, a Walther Nikolay e Martin Bormann). Gli ufficiali del GRU informarono Axmann sugli intrighi della lobby atlantista in URSS, che metteva ostacoli insuperabili a tutti i progetti geopolitici orientati verso il continente - e così a tutte le potenze continentali, la più importante delle quali era l'URSS. Gli atlantisti del KGB, con l'uso delle loro tattiche tradizionali, forzarono l'Esercito a sopportare Ivashutin (vecchio chekista e figura estremamente impopolare) alla testa del GRU per 23 anni. Tuttavia, dal 1973 Brezhnev iniziò ad avanzare sempre di più i militari nel governo del paese. Nel 1973 il maresciallo Grechko divenne membro del Politburo. Sostituendolo, anche Ustinov entrò in questo organismo, anche se dobbiamo notare che i capi del KGB - Andropov e in seguito il suo erede Chernikov - furono membri del Politburo sin dal 1967. Ma il maggiore trionfo dell'Esercito e del Gru fu nel 1977, quando la nuova costituzione brezhneviana fondò il "Consiglio di Sicurezza", che divenne una forza legale e politica autonoma e formalmente indipendente. Fu una vittoria dell'esercito sul KGB. Fu una vittoria dell'Eurasia. Il prudente e mai precipitoso Brezhnev aveva mantenuto la sua promessa - fatta alla lobby eurasiana - di cambiare i retroscena delle interne strutture sovietiche di potere. L'esercito aveva ora la sua agenzia ai massimi livelli. La strategia di Brezhnev fu orientata a livello interamente continentale, benché lo spazio e le armi spaziali fossero la sfera basilare di interesse strategico. Per lavorare parallelamente ai progetti di guerre spaziali, le geopolitiche dell'epoca di Brezhnev elaborarono dei modelli ideologici e politici adatti tenendo conto della nuova nomenclatura strategica e militare e della tipologia dell'era spaziale. E' importante menzionare in questo contesto l'idea dello scrittore ed ideologo del movimento patriottico A.Prokhanov, saldamente collegato a ben precisi gruppi geopolitici nello Staff Generale sin dai tempi del maresciallo Ogarkov. Prokhanov assicura che la strategia militare sovietico-eurasiana tra la fine degli anni 70 e la prima metà degli anni 80 elaborò seriamente il progetto di una nuova civiltà di spazio continentale basata sulla combinazione delle tradizioni spirituali, del "suolo" e metafisiche dell'Eurasia con le tecnologie ultramoderne, con la stilistica e con il sistema globale delle "nuove comunicazioni". Questa, nell'opinione di Prokhanov, sarebbe diventata la risposta eurasiana al modello americano delle "guerre stellari", che mostrava la futura era spaziale come la celebrazione dell'idea anglosassone non solo sul pianeta, ma anche nell'universo. All'universo americano, allo Spazio americano, gli ideologi del "suolo futuristico" dello Staff Generale, secondo Prokhanov, erano pronti ad opporre l'universo russo, l'universo eurasiano, l'immagine della Grande Eurasia, che proiettava se stessa nelle regioni sconfinate delle stelle e dei pianeti. I "vicini" della Lubyanka avevano scelto uno spazio secondo l'immagine delle civiltà "insulari" mercantili-coloniali dell'estremo Occidente. Il modello americano era pienamente adatto a loro. Così, nelle più recenti forme tecnologiche, noi reincontriamo i temi più antichi, con voci di una storia millenaria, con l'appello dai nostri lontani antenati sempre per risolvere un singolo essenziale problema: "E' necessario distruggere Carthago?" - in qualsiasi forma questo problema si fosse presentato.

    La geopolitica del maresciallo Ogarkov

    Uno dei più immediati eredi della missione geopolitica di Shtemenko fu il maresciallo N.V. Orgarkov, eminente geopolitico, stratega ed eurasista. Egli condusse l'attività dell'Ordine "Polare" all'interno dell'esercito fino alla metà degli anni 80. Dei tre capi brezhneviani dello Staff Generale - Zakharov, Kulikov, Ogarkov (tutti e tre convinti eurasisti) - il più brillante era Ogarkov, un geniale conoscitore del mascheramento, che ingannò strategicamente molte volte gli atlantisti sia interni che esterni. Ogarkov fu l'organizzatore dell'operazione a Praga, che passò in modo così liscio solo perché egli manovrò per confondere completamente i servizi di intelligence della NATO e per imporre loro alcune informazioni sbagliate recapitate in modo eccellente. E' curioso sottolineare che gli eventi della "primavera di Praga", conclusisi per i golpisti democratici in un "triste autunno", furono pressoché un duello strategico tra due personaggi consacrati ai segreti più profondi del conflitto planetario. Oggi è ben noto che l'occulto autore e regista della "primavera di Praga" fu David Goldstucker. In questa operazione egli si confrontò con l'eurasista Ogarkov ed è necessario far notare che la vittoria di Ogarkov non fu semplicemente la vittoria della forza bruta dei carri armati sovietici, ma una vittoria dell'intelligenza, dell'astuzia e di una magnifica padronanza dell'arte della disinformazione, del "cammuffamento", con l'aiuto delle quali i vertici della NATO furono indotti a commettere i peggiori errori e non ebbero il tempo per quella reazione sulla quale, naturalmente, il dottor Goldstucker e le sue creature (Dubchek, Havel, etc.) contavano fin dall'inizio. Ogarkov aprì la strada alla creazione delle "Spetsnaz" [special forces], chiamate a interventi locali e ad operazioni-lampo nelle retrovie del fronte nemico, assolutamente necessarie per il successo specialmente di operazioni militari locali continentali. Geopoliticamente il maresciallo Ogarkov difese sempre apertamente il "progetto eurasiano" (in contrasto con Grechko eurasista coperto e prudente) e aspirò a trasformare le forze armate dell'URSS in modo che potessero gestirsi al meglio in una lunga guerra locale con armi prevalentemente convenzionali. Dopo Krushev la questione sui tipi di armi "nucleari e intercontinentali" acquistò un senso simbolico - a seconda dell'enfasi della dottrina militare sulla "guerra globale" o sulla "guerra locale" nei circoli dell'esercito definiti come i "nostri" o "loro", rappresentativi della lobby atlantista o eurasiana: la "guerra locale" con l'uso di armamenti convenzionali e senza l'uso di ordigni nucleari era lo slogan degli "eurasisti", e la "guerra totale nucleare" lo slogan degli atlantisti, che non desistevano mai dal mettere l'Esercito sotto pressione ideologica. Intorno ad Ogarkov stava raggruppata l'elite militare di orientamento eurasiano. Primi tra tutti, furono suoi compagni i marescialli Akhromeev e Yazov. Tutti e due, specialmente Akhromeev, era segretamente devoti all' "Ordine Polare", fondato nell'Esercito Sovietico già da Mikhail Tukhachevsky in parallelo all'organizzazione similare di Aralov, da lui creata immediatamente dopo la sua comparsa nel GRU.

    La catastrofe Afghanistan

    L'enorme concentrazione di potere nelle mani dei militari eurasisti dopo il 1977 spaventò il clan atlantista. Per il KGB e gli altri servitori della "Morte Danzante" all'interno del governo sovietico era necessario prendere delle urgenti contro-misure. Dati precisi portano a ritenere che la guerra in Afghanistan fu ispirata dal KGB per screditare l'Esercito nel corso di un lungo e assurdo conflitto e per provocare l'interferenza atlantica nella situazione politica interna da parte degli USA. Il conflitto in Afghanistan è considerato come un'istigazione del KGB contro l'Esercito Sovietico e, in senso più lato, contro l'intera lobby eurasiana, da degli specialisti di sovietologia occulta come Pierre de Villemarest e Jean Parvulesco. Essendo a conoscenza dei progetti geopolitici del generale Shtemenko, e in particolare della valutazione geopolitica e strategica dell'Afghanistan, la gente della Lubyanka decise di provocare un intervento armato e obbligato nella situazione politica interna afghana. (E' necessario notare, tuttavia, che Shtemenko stesso escludeva tale interferenza, insistendo su un'integrazione pacifica e sulla graduale infiltrazione economico-strategica in Afghanistan, in completa corrispondenza con le normali logiche di una organica e naturale espansione economica e culturale sull'asse nord-sud). E non solo l'avvio di una guerra insensata, ma anche la sua conduzione irresoluta, incerta, debole fu conseguenza dell'interferenza del KGB negli affari dell'Esercito - sin da quando gli atlantisti necessitavano che l'URSS perdesse la guerra, una guerra che avrebbe potuto risolversi nella definitiva distruzione del blocco eurasiano. Perciò in Afghanistan le special forces del KGB organizzarono atti di terrorismo contro la pacifica popolazione afghana - cosa perfettamente assurda, se le truppe sovietiche volevano realmente integrare l'Afghanistan e farne un vassallo politico. Dai vertici attraverso il Partito e il Politburo gli atlantisti, viceversa, cercavano di imbrigliare le operazioni militari più ragionevoli, a volte bloccandole, quando iniziavano ad essere coronate da successo. Pierre de Villemarest afferma che quella guerra fu perduta solo perché i più alti ranghi del governo sovietico volevano che lo fosse. In ogni modo, questa guerra fu fatale per l'Esercito, il GRU e per l'Ordine Eurasiano.

    L'"ala destra" nel KGB e il paradosso Andropov

    Nel periodo post-brezhneviano iniziò a rivelarsi un punto molto importante, caratteristico di tutta la storia della lotta invisibile tra i due Ordini. Il suo significato è che la lobby atlantista in Eurasia, come spesso abbiamo sottolineato, si appoggia non solo sulla "sinistra" (sebbene, certamente, questa le sia preferita a causa di una certa affinità tipologica della sua concezione stessa con la trama atlantista), ma anche sulla "destra". Per questa ragione dopo la guerra il NKVD-KGB, rimanendo essenzialmente atlantista, adottò alcune caratteristiche ideologiche dell'Esercito, di orientamento conservatore, di "destra". Discendendo geneticamente dalle bande rosse degli anni '20, nemiche della terra, della Russia e dello Stato, il KGB fu nello stesso tempo sottoposto ad una significativa influenza degli eurasisti di "destra" del GRU e dello staff Generale nel periodo in cui era dominante l'imperialismo di Stalin. Tale duplicità del KGB ebbe per esito un definito compromesso nella sua struttura, che può spiegare tutta la "stranezza" politica e cospirologica connessa a questa organizzazione. Se la sostanza e il centro principale del KGB rimangono puramente atlantisti, integrati nella reta planetaria unita delle intelligence degli atlantisti, alla periferia, tra i dipendenti ordinari e anche tra gli ufficiali, si sviluppò interamente un'atmosfera "nazionalista". Comunque questo "nazionalismo della Lubyanka" (a volte unito ad una piuttosto forte giudeofobia) corrispose sempre al principio "il sangue è più importante del suolo" - che non ebbe mai veramente un carattere continentale, imperiale, eurasiano. E tale situazione piuttosto adeguata alle figure dell'Ordine atlantista, come questo "nazionalismo rozzo" da dipendenti di base è servito da perfetto mascheramento per la rete degli agenti dell'anti-terra, "messianici" e mondialisti. Nel complesso, il KGB del dopoguerra era tipologicamente simile ai gruppi panslavisti all'interno del governo imperiale alla vigilia della I Guerra Mondiale e alle organizzazioni razziste e xenofobe del III Reich, che servivano da copertura per gli atlantisti interni. In questa prospettiva è necessario considerare l'avvento al potere di Yuri Andropov, ex capo del KGB, dopo la morte di Brezhnev. Le già menzionate ragioni della duplicità del KGB ci aiutaranno a capire la dualità del ruolo di Andropov, e anche l'immagine duplice della sua figura, che può contemporaneamente essere considerata sia come il padre della perestroyka e della democratizzazione, "completate" da Gorbachev, sia un estremo conservatore che tentava di ripristinare l'epoca totalitaria di Lavrenty Berya.* E' curioso che tra il popolino russo siano comuni, in relazione ad Andropov, due opposte valutazioni: "Andropov - giudeo - sionista" e "Andropov - patriota - antisemita". (Naturalmente, entrambe queste definizioni potrebbero essere "metaforicamente" intese. In realtà, il rebus Andropov è semplice - egli è un rappresentante del KGB, cioè un completo e convinto atlantista, fedele al suo Ordine della "Morte Danzante". Egli fu simultaneamente "giudeo-sionista" e "patriota-antisemita", in quanto questa coppia appare contradditoria solo nei modello cospirologici estremamente semplificati, mentre in realtà il quadro cospirologico è molto più complesso, ed i suoi fattori chiave non sono criteri né nazionali né politici, ma solo fondamentali orientamenti geopolitici molto spesso tenuti segreti ai non addetti ai lavori. L'avvento di Andropov fu il secondo, terribile colpo contro l'Esercito, dopo l'inizio della guerra in Afghanistan. Ora l'autorità dello stato era nelle mani dei membri di quell'organizzazione che durante tutta la sua esistenza ebbe come unico obiettivo quello di cancellare l'Ordine Eurasiano all'interno dell'URSS, di distruggere le strutture segrete create da Aralov, Tukhachevsky, Shtemenko, Ogarkov, Akhromeev e altri eurasisti, di far saltare in aria l'Eurasia dall'interno, di rendere, una volta per tutte, l'idea di un nuovo blocco continentale come un'utopia irrealizzabile, una fantasia, per guadagnare definitivamente la vittoria per la "Nuova Carthago", per gli USA, per instaurare insieme alla CIA, il Nuovo Ordine Mondiale sul pianeta, la Costruzione del Nuovo Commercio. L'avvento di Andropov, l'avvento della "destra del KGB", non significano nient'altro che l'inizio della perestroyka.

    L'agente doppio Mikhail Gorbachev

    La fase preliminare della perestroyka, la preparazione dei nuovi quadri, la divisione dei compiti, l'inserimento del personale giusto all'interno del governo, il copione generale degli eventi - tutto ciò fu portato avanti da Yuri Andropov assieme agli altri analisti atlantisti dei servizi speciali e agli esperti dell'Ordine della "Morte Danzante". Ma Andropov comprendeva bene che, ad ogni fase della perestroyka, gli eurasisti avrebbero cercato di reagire, di sbarazzarsi degli atlantisti del KGB e del Politburo e di guidare il paese secondo una politica eurasiana. Perciò la scelta della figura principale della nuova politica cadde sul più evasivo ed incerto dei supremi leader, che era così cauto, flessibile ed elusivo che nessuna delle due parti sapeva per quale Ordine egli in realtà lavorasse. D'altra parte, secondo le più antiche tradizioni dell'Ordine dell'Atlantico, al quale Andropov apparteneva, si approvò di dare una speciale attenzione ad una persona il cui aspetto mostrava un difetto così eloquente. In base a questo principio venivano selezionati i più alti sacerdoti del culto di Seth il dio egizio dalla testa d'asino. Gorbachev con la sua voglia (che, per inciso, un musulmano tradizionalista ha letto come un'iscrizione araba di tre lettere - kaf, fa, ra, che vuol dire "Kafir", cioè "ipocrita") era la figura più papabile. Promuovendo Gorbachev, Andropov calcolò che la sua candidatura avrebbe soddisfatto entrambe i raggruppamenti geopolitici, come soluzione delle tensioni interne all'URSS che già da tempo erano maturate e che il cambiamento politico sarebbe stato approvato sia dagli atlantisti che dagli eurasisti. L'interesse degli atlantisti per il cambiamento era ovvio, ma anche gli eurasisti - dopo l'inizio della guerra in Afghanistan e l'avvento di Andropov al potere - non era più interessati a mantenere lo status quo, e di conseguenza accettarono agevolmente la trasformazione. Gorbachev era conveniente e utile a tutti. Come amministratori di Gorbachev a tutela dei due Ordini in conflitto furono nominati A.I.Lukyanov and A.N.Yakovlev. Entrambe queste figure erano dirette partecipi alla ramificata cospirazione continentale, rappresentando comunque i due partiti in lotta.

    Il vero volto di Anatoliy Lukyanov

    Dal 1987 Anatoliy Ivanovic Lukyanov divenne capo dei cosiddetti "organi amministrativi". Ora il destino di ogni nomina o promozione tra i più alti ranghi militari dipendeva da lui. Lukyanov, mostrandosi sempre leale a Gorbachev, cercava costantemente, tuttavia, di interpretare in chiave eurasista le ambigue e nebulose istruzioni del nuovo leader del Kremlino. L'aspirazione di Gorbachev a chiudere il conflitto in Afghanistan era nelle mani dell'Esercito e vi sono diverse ragioni per credere che Lukyanov fosse implicato in quest'azione geopolitica. Quanto Gorbachev era flessibile e cauto, Lukyanov, al contrario, aveva un preciso e chiaro atteggiamento geopolitico. Il suo obiettivo, come il proposito dell' "Ordine Polare", era la Grande Eurasia dalla Mongolia al Mediterraneo, la Pax Eurasiatica, la grande unione continentale. Lukyanov era obbligato in virtù della sua posizione a controllare il GRU e lo Staff Generale, ma, in realtà, quest'uomo accurato e calmo non fu il "custode dei bolscevichi messianici" nei confronti dello stato militare eurasiano all'interno dello stato, ma l'inviato del GRU per sorvegliare gli atlantisti bolscevichi a vantaggio dell'Esercito. Essendo coperto dalla sua apparente posizione di "centro-sinistra", Lukyanov realizzò nel Soviet Supremo una missione speciale, il cui senso consistette nel formare un blocco parlamentare orientato a favore della segreta missione eurasiana.

    "Mr. Perestroyka"

    Aleksandr Nikolaevic Yakovlev già dall'inizio degli anni '70 era uno dei maggiori ideologi dell'aperto atlantismo nell'URSS. Va detto che egli iniziò i suoi aperti attacchi contro i patrioti eurasisti già nel 1974, quando la posizione del GRU era molto forte e Grechtko già era membro del Politburo. Invocando apertamente il pogrom ideologico per la letteratura "nazional-bolscevica", che in quegli anni fungeva da tribuna per uno scambio cifrato di informazioni, idee, concetti e progetti per tutta la lobby patriottica eurasiana, Yakovlev accettò di correre un rischio calcolato. E nonostante l'intercessione di Andropov ed dei più alti circoli del KGB dopo la pubblicazione del famoso manifesto dell'atlantismo russofobo e antipatriottico "Contro l'antistoricismo", egli dovette essere tuttavia inviato al di fuori della Russia. La verità è che il KGB aveva deciso di trasformare il "veleno in farmaco" e di utilizzare l'invio di Yakovlev in Canada per attivare una rete di spionaggio atlantista. Secondo le informazioni raccolte da Jean Parvulesco nel suo rapporto La Galassia GRU, a Ottawa, dove Yakovlev fu in seguito mandato, egli entrò in contatto con David Golstucker, che all'epoca rappresentava negli USA gli interessi di Israele, sotto la copertura del suo coinvolgimento nella negoziazione confidenziale con una società di Chicago collegata alla progettazione di centrali nucleari. Il dr. David Golstucker che, com'è noto, era una figura rilevante non solo dei servizi speciali in Israele, ma anche direttamente dei servizi speciali dei paesi anglosassoni (questo richiama interamente la situazione caratteristica anche per il sovietico KGB), elaborò assieme a Yakovlev la strategia atlantista della futura perestroyka. Questo fatto è così ben noto in Occidente, che lì il nome di Yakovlev è proprio "Mr. Perestroyka". Così già per la seconda volta nella storia, praticamente le stesse figure prepararono un disperato, complesso, pericolo e avvincente duello geopolitico. In precedenza, durante la primavera di Praga, Goldstucker, agente della "Morte Danzante", subì una rovinosa sconfitta da parte del GRU - da parte del generale Shtemenko e del maresciallo Ogarkov, padroni di sé, intelligenti, brillanti e coraggiosi servitori dell'Ordine di Eurasia. Lo stesso Goldstucker dieci anni dopo preparava la sua rivincita. Questa volta il GRU e lo Staff Generale sovietico sarebbero stati attaccati nel loro stesso territorio, anziché nella "neutrale" Cecoslovacchia. E questa volta Goldstucker non contava sulla lenta NATO, ma su situazioni in cui gli arsenali nucleari erano inutili. Ora la maggiore arma distruttiva del membro dell'atlantismo planetario - Goldstucker - sarebbe diventato il gonfiato "Mr. Perestroyka", l'arma tattica nuova di zecca dell'Ordine dell'Asino Rosso, speranza degli ordini di battaglia atlantici, capitano delle occulte "spetsnaz" anglosassoni, lasciato da Ottawa nelle retrovie dell'avversario eurasista.

    Tra false alternative

    Le vere logiche della perestroyka, che sono le logiche dei ciclici maneggi tra due poli del super-incerto Gorbachev - un vivido richiamo del decorso di una malattia con psicosi maniaco-depressive - sono rimaste in pratica totalmente incomprensibili fino allo stesso putsch di agosto, per la ragione che ben pochi hanno delineato il vero ruolo di Anatoliy Lukyanov. Tale cospirazione ebbe per esito, alla fine, la catastrofe della lobby eurasiana. Gli autori atlantici del progetto anti-imperiale della perestroyka ricorsero in questo caso a un metodo tradizionale - la creazione di una pseudo-opposizione, cioè la sostituzione del reale polo "conservatore" con uno falso. Dal momento che i veri nemici degli atlantisti non erano semplicemente nazionalisti, ma "nazionalisti di tipo imperiale, continentale", "continentalisti", è naturale che la pseudo-opposizione all'aperto atlantismo di Mr. Perestroyka non fosse altro che eurasista. Seguendo questa logica, la gente dell'Ordine Atlantico, con l'attivo coinvolgimento del KGB, creò dei poli paralleli e conseguentemente falsi. Questi poli erano: 1) "comunisti - conservatori". I loro portavoce sono stati Yegor Ligachev e poi Ivan Polozkov (entrambi ad un certo momento svaniti, cosa non sorprendente dal momento che la loro opposizione non si basava su alcun principio, e inoltre era una tendenza vecchia di secoli e ben nota). 2) "patrioti - nationalisti". Questo movimento fu creato con l'attivo coinvolgimento del KGB che proiettò sciovinisticamente una posizione giudeofoba su dei gruppi marginali di vedute patriottiche sincere ma dalle vedute ristrette, preparando così uno speciale algoritmo di "movimento patriottico", incapace di causare seri danni alla sempre più legittimata lobby atlantica. 3) "national-bolscevichi". Questa corrente era più interessante e in posizione assai vicina alla lobby eurasista, ma, grazie agli sforzi del KGB, qui si perse il senso della misura e la concezione "nazional-bolscevica" assunse un carattere ripugnante, grottesco ed estremistico - sia nel senso di un'esagerata accentuazione del "leninismo" che in quello di un'eccessiva giudeofobia. 4) infine, il trucco supremo del KBG atlantista fu quello di promuovere lo stesso KGB come opposizione ai "democratici" - e questa linea funzionò molto, anche per portare allo scoperto il personale della "Lubyanka" i "patrioti" verso i quali vi era precisa fiducia e anche speranza. E contemporaneamente le sezioni del KGB preparavano le rivoluzioni atlantiste in Ungheria, Cecoslovacchia, Yugoslavia, allestivano lo spettacolo della repressione in Romania, abbattevano il muro di Berlino, tradivano Honecker, si sbarazzavano di Zhivkov, aiutavano i separatisti nelle Repubbliche Baltiche e nel Caucaso, e come vertice del loro trionfo atlantista, preparavano il teatrale putsch nell'agosto 1991! Così "l'uomo più elusivo" con un contrassegno caratteristico sulla sua fronte giocava tra "Mr. Perestroyka" e Anatoliy Lukyanov, ma esteriormente sembrava, che il suo secondo polo non fosse per niente Lukyanov, ma qualcuno di diverso, più odioso, più scandaloso, più vistoso, ma in realtà una figura completamente insignificante, o un evidente uomo di paglia. Il GRU e l'Esercito osservavano Anatoliy Lukyanov con aspettativa e impazienza. Certo, gli eurasisti avrebbero potuto complimentarsi per alcuni cambiameni - la fine della guerra assurda, la riduzione delle armi intercontinentali, i passi avanti in politica estera verso la Germania, il Giappone e la Cina. Anche l'impegno sul tema della "casa comune europea" poteva essere facilmente intrpretato dall'Ordine Polare nella stessa chiave, dal momento che questa dottrina era stata tracciata dall'apparato geopolitico di quell'opposizione eurasista all'interno delle SS alla quale appartenevano Axmann, Hildebrandt, Doleschallek, Kaufmann etc. (tipologicamente collegati con l'Ordine di Eurasia nel GRU). Ma la rovina dell'Unione, gli attacchi contro l'Esercito, i tentativi di coinvolgere l'Esercito nei conflitti nazionalisti e microterritoriali, le politiche suicide nelle Repubbliche Baltiche, distruggendo gli ultimi residui del patto Ribbentropp-Molotov, la promozione nell'arena politica di una mafia incontrollata e di dichiarati criminali, e molte altre cose condussero il GRU ad un vicolo cieco. Ma Anatoliy Lukyanov rimaneva nell'ombra. Prudentemente, progressivamente, passo dopo passo egli preparava un attacco alle spalle, decisivo e finale. Fino all'ultimo momento sembrava che tutto potesse essere salvato in un attimo, e poi la lobby eurasista avrebbe usato tutti gli aspetti positivi della "perestroyka", avendo chiuso con "Mr. Perestroyka" e i suoi complici, che da allora sarebbero stati tutti "bruciati", e la nuova grande era sarebbe iniziata, libera dai comunisti, dagli atlantisti e dai servitori della "Morte danzante", l'era dell'Eurasia, l'Eurasia Cosmica, l'era del Sacro Continente Solare, l'Era dell'Oriente. Ma scoppiò l'agosto 1991.

    Il putsch, culmine della guerra occulta

    Il deputato Obolenskiy, membro della commissione d'inchiesta sull'affaire del GKChP [Gosudarstvenniy Komitet po Chrezvichaynomu Polozhenyu; Comitato di Stato per la Situazione di Emergenza all'interno del PCUS], poco tempo dopo il putsch fece una strana dichiarazione ai mass media: " La verità riguardo gli avvenimente dell'agosto 1991, verrà propabilmente scoperta tra un secolo dai i nostri discendenti". Quale terribile segreto sfiorò Obolenskiy, indagando sulla storia del putsch? Dal punto di vista della cospirazione geopolitica, l'argomento qui può essere uno solo: egli si avvicinò a dei documenti collegati alla guerra occulta dei due Ordini dietro le quinte del potere, alla misteriosa opposizione tra l'Ordine di Eurasia e l'Ordine dell'Atlantico. Solo in questo caso, la dichiarazione del deputato Obolenskiy acquista un senso, e il bisogno di conservare il segreto diviene chiaro. Il putsch di agosto fu (o avrebbe dovuto essere, secondo l'intenzione dei suoi autori) il culmine dell'opposizione geopolitica, il momento decisivo della guerra invisibile. L'Ordine dell'Atlantico non poteva ignorare che gli eurasisti preparavano per l'inverno 1991-1992 una ben precisa operazione che avrebbo dovuto sfociare nell'instaurazione di un regime militare sull'intero territorio dell'URSS con il pretesto di stabilizzare la situazione sociale, politica ed economica. Essi conoscevano inoltre perfettamente che l'orientamento ideologico della direzione militare eurasista sarebbe stato non comunista e di impostazione patriottica, ma senza l' "antisemitismo", la xenofobia e il "panslavismo" tipici del KGB. In altre parole, la direzione militare si riprometteva di essere stabile, liberale nel campo economico, geopoliticamente corretta, esente da costrizioni terroriste peculiari delle forme bolsceviche di dittatura. Inoltre, il Regime Militare Eurasiano, il Regime Romano-Imperiale, aveva tutta la possibilità di essere popolare al massimo grado, perché da una parte voleva tenersi fuori dal "dogmatismo comunista" e dall' "utopia marxista" e dall'altra intendeva essere piuttosto rispondente alla naturale inclinazione alla gerarchia, alla disciplina, alla centralizzazione e al comunitarismo, alla socialità, all' "integrazione" di tutte le vere etnie eurasiane. Il patriottismo del Regime Militare avrebbe dovuto essere imperiale, invece di "russo" e "nazionalista" nel senso stretto del termine. Tutto questo rendeva una simile prospettiva non solo inaccettabile, ma fatale e mortale per la lobby atlantista nll'URSS ed anche per il mondialismo atlantista in senso lato. Nonostante le enormi distruzioni causate nel paese dagli agenti dell' "Ordine della Morte Danzante", da "Mr. Perestroyka", insieme con il suo sodale del KGB, Shevardnadze (maledetto, per inciso, dal suo stesso popolo georgiano), l'Ordine degli Eurasisti sapeva come usare questa situazione negativa a beneficio della propria posizione, in quanto nei dipartimenti segreti del GRU lavoravano i degni discepoli dei grandi strateghi russi - Shtemenko and Ogarkov. Il duello geopolitico con Goldstucker avrebbe potuto concludersi con una sconfitta per questo esperto e attivo rappresentante dell'Ordine Atlantico. Il maggiore problema per gli atlantisti era di impedire la formazione di una situazione di guerra nell'URSS, a cui stavano apparentemente conducendo le logiche degli eventi. Proprio a questo scopo fu organizzato il putsch di Agosto.

    I calcoli sbagliati del maresciallo Yazov

    Il maggior errore degli eurasisti nell'agosto 1991, e specialmente l'errore personale del maresciallo Yazov, fu credere al capo del KGB Kryuchkov. Era una trappola strategica. Il KGB già da molti anni aveva cercato di creare per i suoi agenti un'immagine di "patrioti-nazionalisti", usando la massa periferica del personale "non iniziato" che credeva sinceramente nella cospirazione "giudaico-massonica" e si considerava "nazionalista" o "nazional-boscevico". D'altra parte, le manovre fraudolente furono eseguite anche al vertice del potere - sia Chebrikov che Kryuchov puntavano a solidarizzare con i militari eurasisti contro i "democratici-cosmopoliti". (In pratica, l'intero movimento democratico era una linea organizzata solo dal KGB, e in più, era anche più artificiale e "costruito" del movimento patriottico, dal momento che per i Russi e per le altre originali etnie eurasiane era molto più naturale supportare la "destra" che la "sinistra" - questa è una costante storica). Per nascondere questo doppio gioco, gli atlantisti del KGB crearono miti sull' "ala giudaico-massonica" del KGB (così questa venne chiamata, in particolare, la sua branca moscovita come contrappeso a quella dell'Unione e più tardi il KGB della RSFSR [Repubblica Federale Socialista Sovietica Russa]di Yeltsin, etc.). In pratica, il KGB era fortemente impegnato nelle attività antieurasiane, distruggendo le strutture della rete eurasiana nei paesi dell'Est europeo, rovesciando i regimi anti-atlantisti (come quello di Ceausescu che, per inciso, fu sempre orientato verso un blocco continentale eurasiano e odiava gli atlantisti "venduti" dell governo dell'URSS - vedi Claude Carnou "Ancora sull'Est" nella rivista Crisis, n. 5, Aprile 1990, Francia). In ogni modo, l'affaire GKChP prova chiaramente che delle mosse piuttosto ambigue di Kryuchkov riuscirono a convincere alcuni eurasisti - il maresciallo Yazov e Oleg Balkanov - ad affrettarsi a creare una situazione di guerra, e ad accettare l'aiuto del KGB, a condizione che questo prendesse le distanze dal suo atlantismo e stesse alla fine dalla parte dell'Esercito e pronto ad agire contro i "democratici". Probabilmente, Kryuchkov aveva stitulato delle condizioni anche per la sua organizzazione, perché in caso di rigoroso regime militare eurasista le strutture del KGB, naturalmente, sarebbero state cancellate - perlomeno nella loro vecchia forma di terrorismo di partito, mondialista e atlantista. Non sappiamo ancora quali argomenti riportarono al maresciallo Yazov gli agenti dell'Ordine di Eurasia. E' ovvio solamente che la firma dei Trattati di Novo-Ogarev non ebbero nessuna relazione con ciò. Tutto avrebbe potuto essere di nuovo cambiato, annullando ogni "documento" che era sortito casualmente, non realizzando così chiaramente la situazione geopolitica, guidato dall'estremamente evasivo "Gorby" - designato in questa posizione non per prendere decisioni, ma per "mascherare", e in virtù del marchio di una "elezione" indubbiamente occulta. Che cosa dovrebbe avere detto Kryuchkov al maresciallo Yazov, perché quest'ultimo - essenzialmente fedele alla strategia dell'Ordine Eurasiano - mettesse a repentaglio il destino di un'occulta opposizione plurimillenaria, il destino del continente, il destino dello spazio eurasiano, un destino inevitabile e, come sembrava, così vicino alla vittoria? Perché Yazov ha scelto il capo del maggiore organismo anti-eurasiano? Per il momento, dobbiamo limitarci a constatare questo. Ed è perfettamente chiaro che l'errore del maresciallo Yazov nasconde qualche terribile segreto, forse anche coinvolgendo qualche influenza paranormale, "magica" o telepatica, o gli effetti di qualche speciale droga psichedelica. Tutto ciò non è così incredibile, se ricordiamo le testimonianze di alcuni membri del GKChP sulla loro completa amnesia durante quei tre giorni fatali. Solo un perfetto idiota potrebbe prendere in considerazione che persone, giunte ai massimi livelli della loro carriera politica, militare, di intelligence e "cospirologica", possano in una simile decisiva situazione comportarsi come degli irresponsabili vagabondi ubriachi, che bevono senza posa e vagano per la città, piena di carri armati e propagandisti "democratici". Ma anche la versione sull'avvelenamento di Kryuchkov da parte dei rimanenti otto membri ci appare scarsamente credibile, in quanto la gente del GRU proteggeva i propri capi più attentamente dello stesso Gorbachev. Nell'affaire degli "errori del maresciallo Yazov", probabilmente, vi è stata una combinazione di molti fattori ideologicamente occulti e parapsicologici, operanti sincronicamente. Ma quale "arma" è stata usata questa volta dall'Ordine Atlantico? Ve ne parleremo assai presto.

    "Mr. Perestroyka" va all'attacco

    Immediatamente dopo l'arresto dei membri del GKChP, come sempre accade al culmine degli sforzi cospiratori e ideologici, gli aspetti precisi di una cospirazione che di solito rimangono nell'ombra si mostrarono apertamente. Il momento più esplicito fu l'apparizione allo scoperto di "Mr. Perestroyka" (N.Yakovlev) nel parlamento russo. Naturalmente la sua missione non consisteva nell'informare gli "ingenui" deputati sui "thugs, che ancora potevano circondare Gorbachev". Questo discorso fu pronunciato da "Mr. Perestroyka" come una cortina fumogena. Yakovlev era venuto al parlamento russo con la richiesta di arrestare Lukyanov. Il parlamento russo, composto di persone incompetenti e avventizie, che non avevano nessun esplicito orientamento geopolitico e agivano in base ad emozioni casuali e anarcoidi di un gruppo di codardi, dopo lo shock della farsa di Mosca, poteva rovinare l'intero affare. Yeltsin, non avesse ricevuto in tempo l'informazione oppure semplicemente avesse dimenticato la cosa più importante (la condizione mentale del Presidente russo porta anche a ritenere che egli fosse anche sotto qualche influenza parapsicologica, come ha fatto notare non solo qualche cospirologo europeo, ma anche molti giornalisti occidentali - che spiegavano all'inizio l'inadeguatezza di Yeltsin con la sua appartenenza all' "estrema destra", ma in seguito furono obligati a ricorrere alla versione di influenze occulte o psicotrope), concentrò le sue veementi polemiche contro gli otto, avendo dimenticato l'obiettivo principale. Yakovlev giunse alla "casa bianca" (che, ricordando quel monmento, sembra più una "casa gialla") per chiede l'arresto di Lukyanov. Yeltsin acquiescentemente ripeté per "Mr. Perestroyka" la famosa frase - "dietro la cospirazione degli otto c'era lukyanov, egli è il maggior ideologo della cospirazione".

    Lukyanov e la sosta rituale sulla tomba del maresciallo Akhromeev

    Lukyanov - ecco la segreta spiegazione del putsch di agosto. Era necessario rimuovere Lukyanov ad ogni costo. Proprio nelle sue mani erano concentrati i fili della struttura occulta eurasista. Sin dal 1987 Anatoliy Lukyanov era il protettore dell'Ordine "Polare", l'Ordine Eurasiano, speranza dell'Eterna Roma Imperiale. Il putsch mirava giusto a lui. Ma Lukyanov stesso - solo tra gli eurasisti, in un modo o nell'altro collegato all'affaire GKChP - non aveva ceduto all'istigazione di Kryuchkov ed era giuridicamente assolutamente non implicato nel putsch. Semplicemente cercare di coinvolgerlo era impossibile. Questo fu un errore di calcolo imprevisto e fastidioso per gli atlantisti. Perciò Yakovlev, aggirando ogni norma di legge, si affrettò in "modo rivoluzionario" a ad accusare Lukyanov, per mezzo delle balbettanti labbra di Yeltsin, di essere l'ideologo della cospirazione (col pretesto che Lukyanov era realmente ideologo, ma di un'altra cospirazione, la cospirazione "Polare", la cospirazione dei salvatori della grande Potenza Continentale, la cospirazione dell'Eurasia contro le Isole Occidentali). Ma nonostante l'imprigionamento di Lukyanov, non era tuttavia possibile presentarlo come il capo della cospirazione e cancellare su queste basi tutta la rete degli agenti eurasisti, tutte le strutture segrete del GRU. I vincitori atlantisti potevano levare solo i più alti livelli del "partito" e i conservatori militari che anche così non rappresentavano un particolare pericolo. Eccetto che per l'assassinio di Pugo, il maggiore colpo alla lobby di Eurasia fu l'enigmatica morte del maresciallo Akhromeev e i susseguenti avvenimenti strani sulla sua tomba ancora fresca. Qui è necessario effettuare una breve digressione sulla storia dell'Ordine Atlantico e specialmente sulla storia dell'Ordine medievale i "Menestrelli di Morgana", il cui emblema fu la "Morte Danzante", la Danza Macabra. Secondo Grasset d'Orcet, che si occupò dello studio di quest'Ordine, i suoi aderenti usavano come parola d'ordine gerogliflica il simbolo del "Morto Vivente" o del "Morto che lascia la sua tomba". In alcune branche ben precise di quest'Ordine, non così impegnate in questioni di politica e geopolitica occulta, ma piuttosto nel "magico" e nella "necromanzia", vi era una rituale esumazione dei corpi a scopo simbolico e occulto. L'intera storia della morte e della successiva esumazione del corpo di Akhromeev allude all'implicazione, nel crimine della sua morte, dell'Ordine Atlantico e forse delle sue più oscure, magiche ramificazioni. In ogni modo, i cospirologi occidentali associano univocamente il particolare della profanazione del corpo del maresciallo con la "rituale esumazione", fino ad oggi praticata in Occidente da membri di sette piuttosto oscure. Probabilmente gli agenti atlantisti speravano anche di trovare dei documenti segreti nascosti con Akhromeed, o qualche speciale contrassegno sul suo corpo. Tutto ciò diviene più che credibile, una volta che teniamo conto del ruolo primario svolto da Akhromeev nell'Ordine polare dell'esercito e la sua stretta connessione con Ogarkov, uno dei principali protagonisti dell'Ordine Eurasista. Comunque, dopo il putsch gli atlantisti intrapresero dei passi decisi per decapitare gli eurasisti. Ma dopo un mese divenne chiaro che il loro attacco era naufragato, e dietro i loro isterici tentativi per completare urgentemente la rovina dello stato, la paura e il panico erano visibili assai chiaramente. L'Ordine di Eurasia non era stato definitivamente eliminato ed ora giungeva il suo turno di colpire. Alcuni segni precisi permettono di ritenere che questo attacco potrebbe essere l'Ultimo.

    Metafisica della guerra occulta

    L'opposizione dell'Ordine dell'Atlantico all'Ordine di Eurasia attraverso i secoli e i millenni, essendosi manifestata nelle più svariate forme, è in un certo senso il maggior contenuto cospirologico della storia, la storia di grandi passioni planetarie, la storia di popoli e religioni, razze e tradizioni, spirito e carne, guerra e pace. Nel confronto tra i due Ordini uno non deve vedere la semplificata immagine moralistica della lotta tra Bene e Male, Verità e Menzogna, Angeli e Demoni, e così via. Questo combattimento tra due opposte visioni del mondo, tra due immagini metafisiche della Vita, tra due percorsi per il cosmo e attraverso il cosmo, tra due grandi Principi, non solo in opposizione l'uno all'altro, ma anche indispensabili l'uno all'altro - dal momento che su questa coppia è basato tutto il processo cosmogonico e cosmologico, tutto il percorso ciclico della storia umana. L'ordine di Eurasia, l'Ordine del Principio Virile, del Sole, della Gerarchia, è la proiezione del Monte, di Apollo, di Ormudz, del Cristo Solare in Gloria, del Cristo Pantocrate. L'eurasia, in quanto Terra dell'Oriente è Terra di Luce, Terra di Paradiso, Terra di Impero. La Terra della Speranza. La Terra del Polo. L'ordine dell'Atlantico, l'ordine del Principio Femminile, della Luna, dell'Uguaglianza Orgiastica è la proiezione dell'egizio Seth, di Pitone, di Ariman, del Cristo Sofferente, dell'Umano, immerso nella disperazione metafisica della preghiera solitaria del Getsemani. L'Atlantico, Atlantis in quanto Terra dell'Occidente, è la Terra della Notte, la Terra della "fossa dell'esilio" (come disse un sufi islamico), il Centro dello Scetticismo planetario, la Terra della Grande Malinconia Metafisica. Entrambe gli Ordini hanno le più profonde e sacre radici ontologiche, ed hanno delle ragioni metafisiche per essere ciò che sono. Considerare uno di questi Ordini come un accidente della storia significa negare le logiche segrete dei cicli umani e cosmici. La scelta di un percorso geopolitico rispecchia la scelta di un percorso metafisico, di un percorso esoterico, il percorso dello Spirito attraverso l'universo. Perciò non esistono garanzie, è impossibile, strettamente parlando, affermare che l'Eurasia è buona e l'Atlantico è cattivo, che Roma è santa e Cathago è maligna, né il contrario. Ma ciascuno, chiamato dall'Ordine, dovrebbe fare un passo deciso e servirlo. Le leggi del nostro mondo sono tali che l'esito della Grande Battaglia non è predeterminato, l'esito del dramma "Eurasia contro Atlantis" dipende dalla totalità della solidarietà planetaria di tutti coloro chiamati in servizio, di tutti i soldati della geopolitica, di tutti i segreti agenti della Terra e degli agenti segreti del Mare. L'esito della guerra cosmica di Apollo con il Serpente Pitone dipende da ognuno do noi, che lo comprendiamo o meno.

    La fine dei Tempi

    Tutte le tradizioni religise e le dottrine metafisiche descrivono la Fine dei Tempi, la fine del ciclo come l'Ultima Battaglia, la Battaglia Finale. Le varie tradizione trattano in modo differente questo conflitto, e a volte ciò che in una tradizione è resentato come il "partito del Male", diviene in un'altra tradizione il "partito del Bene" e viceversa. Ad esempio, per i cristiani ortodossi alla fine dei Tempi il giudaismo è considerato come la religione dell'Anti-Cristo, e per i giudei "i goi cristiani del paese del nord di re Gog" agiscono come una concentrazione del Male escatologico. Gli induisti ritengono che il Decimo Avatar, quello che verrà alla fine del ciclo, cancellerà i "Buddisti", e i buddisti credono che il Buddha dei Tempi a venire, il sapiente Maytreya, apparirà tra la comunità buddista, etc. Tutto questo non comprova la relatività della divisione dei ruoli nell'Ultima Battaglia, bensì l'impossibilità di scegliere in anticipo un Bene evidente, che assicuri in modo certo di prendere parte dal lato "giusto" nella battaglia escatologica. Perciò è stato detto dei Tempi Ultimi che "anche gli eletti saranno tentati". La scelta di una delle due fazioni escatologiche non può essere qualcosa di formale. E' una scelta dello Spirito, è il Rischio più elevato, è il Grande Dramma Metafisico. Per questa ragione, nulla della realtà dell'epoca escatologica - e molte autorità tradizionali e religiose affermano che ora ci troviamo in tale epoca - può fungere da assoluto negativo o da assoluto positivo. Ed è specialmente sciocco assolutizzare una forma politica, equiparandola al "Male Assoluto" o al "Bene Assoluto". Anche l'inizio della scelta vera sta lontano oltre il confine delle ideologie politiche esteriori, oltre il confine della relativa divisione tra democratici, fascisti e comunisti. La vera scelta inizia a livello della geopolitica e ascende oltre "lungo una profetica spirale" (secondo l'espressione di jean Parvulesco) fino agli abissi del Misticismo, della Metafisica, della Gnosi, dell'incomprensibile Segreto Divino. L'Ordine Eurasiano e l'Ordine Atlantico sono l'ultimo segreto della storia esteriore, umana, pubblica. In pratica, all'interno di questi Ordini vi sono molte altre sfere misteriose e chiuse, collegate con il Puro Metafisico. Ma tuttavia, la vera, rigorosa e consapevole lotta escatologica inizia proprio con l'Ordine di Eurasia e l'Ordine dell'Atlantico. Semplicemente operare in un Ordine, anche non immergendosi nel profondo degli ultimi segreti, è già sufficiente per essere un attivo, chiamato ed eletto partecipe del Grande Dramma.

    Endkampf

    La parola tedesca "Endkampf" ("Battaglia finale", "Battaglia della Fine") rende bene l'essenza della moderna situazione planetaria. I motivi escatologici, i motivi della Fine dei Tempi, penetrano non solo i movimenti religiosi mistici, ma anche la politica spicciola, l'economia la vita quotidiana. In Israele, dal 1962 i devoti giudei vivono in uno speciale "Tempo finale", nel "tempo del Messia". Gli Usa aspirano a stabilire sul pianeta uno speciale Nuovo Ordine Mondiale. Il mondialista europeo Jean Attali auspica l'avvento dell'ultima fase di uno speciale Regime del Commercio. I popoli islamici (specialmente gli sciiti) attendono nel prossimo futuro l'arrivo del Mahdi, l'Imam nascosto. Gli Induisti sono certi della rapida conclusione del Kali-Yuga, l'Età Oscura. C'è un revival di escatologismo razzista da parte dei movimenti nazional-socialisti mondiali. Nelle comunità cristiane circolano sempre più le profezie sull'Ultimo Papa (Flos Florum) per i cattolici romani e sull'Ultimo Patriarca per gli ortodossi. I lamaisti sono sicuri che il presente dalai Lama sarà l'ultimo. La Cina si è irrigidita in attesa mistica. Il comunismo sovietico è caduto improvvisamente e inaspettatamente. Tutti questi segni ci parlano dell'inizio dell'Endkampf, dell'inizio dell'Ultima Battaglia. E nel contesto escatologico anche le parole della canzone bolscevica "E' la nostra ultima e decisiva battaglia" suonano come una rivelazione che turba, come un'allusione all'Endkampf planetaria.

    L'Ordine e i "nostri"

    Il termine "nostri" [nashi] non viene usato spesso nel contesto globale geopolitico. Uscì dalla geopolitica tedesca e il giurista Karl Schmitt insistette sulla necessità dell'introduzione del concetto di "nostri" per spiegare l'autodeterminazione politica di una nazione, di uno stato e di un blocco etnico. Il famoso tele-reporter Aleksandr Nevzorov lo fece in una serie di trasmissioni. "Nostri" è divenuto oggi nell'Impero russo un inequivocabile concetto eurasista, che include non solo russi e slavi, ma anche tartari, turchi, ugro-finnici, etc. realizzando una connessione genetica allo spazio ed all'idea imperiali. In pratica "nostri" di Nevzorov è una definizione sintetica per le persone di nascita eurasiana, per gli autoctoni imperiali, signori, per diritto di cultura e di nascita, del grande territorio. E' indicativo che gli atlantisti in Russia non usino questa parola (è logico, dal momento che qui essi sono tra i "non nostri" [ne-nashi], tra gli altri; per essi, i loro "nostri" vivono al di là dei confini del continente, su un' "Isola" distante e cupa). Ma per Jean Parvulesco, che ha reso questo termine anche un fondamentale concetto geopolitico e cospirologico, "nostri" ha un senso ancora più totalizzante (comunque egli include volentieri se stesso anche tra i "nostri" di Nevzorov). Jean Parvulesco identifica il concetto "nostri" con l'intera rete dei sostenitori del Grande Blocco Continentale - dal Giappone al Belgio, dalla Cina alla Francia, dall'India alla Spagna, dall'Irak alla Germania, dalla Russia all'Italia. "Nostri" per Parvulesco è un sinonimo dello stesso Ordine Eurasista con tutte le branche e i gruppi che che si ritrovano, coscientemente o meno, apertamente o segretamente, nella zona della sua influenza geopolitica, mistica e metafisica. "Nostri" è il fronte unito invisibile escatologico del Continente, il Fronte della Terra, il fronte dell'Oriente Assoluto, la cui provincia occidentale è l'Europa, la "nostra" Europa, l'Europa opposta all'Occidente, l'Europa della Tradizione, del Suolo, dello Spirito. "Nostri" sono sia i cattolici romani che gli ortodossi e gli islamici, sia gli induisti che i taoisti e i lamaisti, sia i pagani che gli agnostici e i mistici… Ma solo quelli tra di loro che sono devoti al Continente dell'Est, al suo misterioso e sconosciuto Destino. Parvulesco parla di una "Francia parallela", di una "Romania parallela", di una "Germania parallela", di una "Russia parallela", di una "Cina parallela" etc., come di una sostanza spirituale, come di un invisibile criterio spirituale di paesi reali uniti segretamente nella sola "Eurasia parallela", nell'Eurasia del Puro Spirito". I "Nostri" sono i combattenti dell' "Eurasia parallela", eroi dell'Assoluto Oriente, tutti coloro al servizio, attraverso le logiche occulte della "profetica spirale", dell'Unica e Sola Idea, Proposito, Principio Nascosto. Un tempo il tedesco rivoluzionario-conservatore, nazionalista, russofilo ed eurasista Arthur Mueller van den Bruck disse, parafrasando Khomyakov ("La Chiesa è Una"): "Vi è un solo Reich (un Impero), così come c'è una sola Chiesa". E' il Reich dei "nostri", la Chiesa dei "nostri", è il "nostro" Impero e la "nostra" Chiesa.

    L'ora dell'Eurasia

    Mentre ritroviamo noi stessi in Eurasia, mentre noi parliamo nel suo nome, mentre restiamo collegati con il suo misterioso, mistico corpo - l'Eurasia ci appartiene, è "nostra". Nonostante tutte le persecuzioni da parte degli atlantisti, nonostante tutta l'efficacia della loro strategia distruttiva, nonostante il pesante e profondo "sonno" di intere aree e di interi popoli che ci vivono, nonostante il dominio degli agenti dell'Ordine Atlantico sulla politica continentale, sulla cultura e sull'indistria continentali, il processo di "decolonizzazione" è implacabile. Solamente, noi dovremmo evitare di ricadere nell'arcaismo, nella difesa di forme obsolete cilturali, sociali o politiche; non dovremmo essere semplicemente conservatori, conservatori per inerzia. L'ordine di Eurasia è una Rivoluzione Conservatrice totale, il Grande Risveglio della coscienza geopolitica, è il percorso del Verticale, invece delle serpentine oscillazioni da sinistra a destra o dei tentativi di arretramento. L'ordine di Eurasia è il crudele e aperto duello con il forte e intelligente Avversario, con l'Ordine di Seth, dell'Asino Rosso, l'Ordine della "Morte Danzante". Noi dovremmo scagliare nell'Oceano i servitori dell'Oceano, dovremmo imbarcare gli agenti dell' "Isola" in un viaggio di ritorno verso la loro "Isola". Noi dovremmo staccare dalla carne politica, culturale, nazionale del Continente coloro che tradiscono i "nostri", che tradiscono i nostri ideali, i nostri affari. Sì, i nostri nemici hanno la loro verità. Sì, noi dovremmo rispettare la loro profonda scelta metafisica, dovremmo fissare i nostri occhinel loro Segreto, nella segreta "Fossa dell'Occidente". Ma questo non dovrebbe influenzare la nostra risolutezza, la nostra collera, la nostra Crudeltà fredda e appassionata. Saremo indulgenti solo dopo, quando il nostro Continente sarà libero, quando l'ultimo atlantista sarà sceso nelle Acque Salate, nell'elemento che appartiene simbolicamente ad dio egizio con il muso di Coccodrillo. In base a segni definiti, "il Tempo è vicino". Endkampf, l'Ultima battaglia scoppierà assai presto. Siete pronti, signori dell' "Ordine Polare"? Siete pronti, soldati dell'Eurasia? Siete pronti, saggi strateghi del GRU? Siete pronti, grandi popoli che avete lanciato la vostra scommessa con il fatto stesso della vostra nascita? Già suona ?ora decisiva dell'Eurasia... La Grande Guerra dei Continenti già si avvicina al suo punto ultimo. Mosca, Febbraio 1991 - Gennaio 1992

    Note * E' necessario notare che le vedute dell'Autore su Berya sono cambiate sostanzialmente dalla stesura di questo scritto, in seguito a nuovi elementi di valutazione storica portati alla luce dai principali storici russi. Così nella rivista Elementy (n.9) è apparso un articolo di A.Potapov (Eurasia e servizi segreti) che presenta un punto di vista completamente diverso di Berya e del suo ruolo. Lo stesso Dugin ha scritto ne "I Giudei e l'Eurasia": "Quando la tendenza antisemita si accrebbe nel governo sovietico oltre confini delimitati - particolarmente scandalosa fu la distruzione del comitato ebreo antifascista composto praticamente al 100% da convinti eurasisti e da agenti diretti da Lavrenti Berya (che parla solo a loro favore).." etc. Un recente documento eccezionale che rivede la figura di Lavrenti Berya è stato pubblicato da A. Parshev. (Note del traduttore dal russo M.Conserva).

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    La metafisica del nazional-bolscevismo

    da A. Dughin, "Cavalieri Templari del Proletariato", Mosca 1998 traduzione italiana di Martino Conserva

    SOMMARIO

    1. La definizione rinviata

    2. L'inestimabile contributo di Karl Popper

    3. La sacra alleanza dell'oggettivo

    4. La Metafisica del Bolscevismo (Marx, visto "da destra")

    5. Metafisica della Nazione

    6. Il tradizionalismo (Evola, visto "da sinistra")

    7. Terza Roma - Terzo Reich - Terza Internazionale



    1. La definizione rinviata

    Il termine "nazional-bolscevismo" può indicare cose molto diverse fra loro. E' emerso pressoché simultaneamente in Russia e in Germania a significare l'intuizione, da parte di alcuni teorici politici, del carattere nazionale della Rivoluzione bolscevica del 1917, celato dalla fraseologia del marxismo internazionalista ortodosso. Nel contesto russo, "nazional-bolscevichi" fu la denominazione abituale di quei comunisti orientati alla conservazione dello Stato e - coscientemente o meno - continuatori della linea geopolitica della missione storica Grande-Russa. Ma nazional-bolscevichi russi si ritrovarono sia fra i Bianchi (Ustrjalov, smeno-vekhovtsij, Eurasisti di sinistra) sia fra i Rossi (Lenin, Stalin, Radek, Lezhnev, ecc.). (1) In Germania il fenomeno analogo si associò alle forme di nazionalismo di estrema sinistra degli anni '20 e '30, nelle quali aveva luogo una combinazione fra idee socialiste non ortodosse, idea nazionale e attitudine positiva nei confronti della Russia Sovietica. Fra i nazional-bolscevichi tedeschi, il più coerente e radicale fu senz'altro Ernst Niekisch; a questo movimento possono inoltre essere ricondotti alcuni rivoluzionari-conservatori come Ernst Juenger, Ernst von Salomon, August Winnig, Karl Petel, Harro Schulzen-Beysen, Hans Zehrer, i comunisti Laufenberg e Wolffheim, e persino alcuni esponenti dell'estrema ala sinistra del Nazional-socialismo, come Strasser e, per un certo periodo, Joseph Goebbels. In verità, il concetto di "nazional-bolscevismo" per ampiezza e profondità travalica le correnti politiche sopra elencate. Tuttavia, per giungere ad una comprensione adeguata, dovremo esaminare problemi teorici e filosofici di ordine più globale, concernenti le definizioni di "destra"e "sinistra", di "nazionale" e "sociale". La parola "nazional-bolscevismo" contiene un consapevole paradosso: come possono due nozioni mutualmente esclusive combinarsi in un unico termine? Indipendentemente dagli esiti raggiunti dalle riflessioni dei nazional-bolscevichi, che risentirono senza dubbio delle limitazioni del contesto storico specifico, l'idea di un approccio da sinistra al nazionalismo, e da destra al bolscevismo, si rivela soprendentemente ed inaspettatamente feconda, aprendo orizzonti assolutamente nuovi alla comprensione della logica storica, dello sviluppo sociale e del pensiero politico. Il nostro punto d'avvio non sarà un particolare fatto politico concreto: Niekisch scrisse questo, Ustrjalov valutò un certo fenomeno in questo modo, Savitskij addusse queste argomentazioni, e così via. Dovremo invece tentare l'osservazione del fenomeno da un punto di vista senza precedenti - quello stesso che lo rese possibile, l'esistenza stessa della combinazione "nazional-bolscevismo". Così facendo, saremo in grado non soltanto di descrivere il fenomeno, ma anche di comprenderlo e - grazie a ciò - comprendere molti altri aspetti della nostra epoca paradossale.

    2. L'inestimabile contributo di Karl Popper

    Nell'arduo compito di definire l'essenza del "nazional-bolscevismo", è difficile immaginare qualcosa di migliore del riferimento alle ricerche sociologiche di Karl Popper, e specialmente al suo fondamentale lavoro - La Società Aperta e i suoi Nemici. In quest'opera ponderosa Popper propone un modello piuttosto convincente in base al quale tutti i tipi di società si ripartiscono a grandi linee in due categorie principali - le "Società aperte" e le "Società non aperte", ovvero le "Società dei Nemici della Società aperta". Secondo Popper, la "Società aperta" si basa sul ruolo centrale dell'individuo e sulle sue caratteristiche fondamentali: razionalità, discrezionalità, assenza di una teleologia globale nell'azione, ecc. Il senso della "Società aperta" consiste nel rigetto di tutte le forme di Assoluto non comparabili all'individualità e alla natura di questa. Una tale società è "aperta" proprio a causa del semplice fatto che la varietà possibile di combinazione degli atomi individuali è illimitata (nonché priva di senso e di scopo); teoricamente, una società di questo genere dovrebbe essere indirizzata al conseguimento di un equilibrio dinamico ideale. Lo stesso Popper si dichiara un convinto sostenitore della "società aperta". Il secondo tipo di società è definito da Popper come "ostile alla società aperta". Volendo prevenire le possibili obiezioni, egli non la chiama "società chiusa", ma usa frequentemente il termine "totalitaria". In ogni caso, secondo Popper, la semplice accettazione o rifiuto del concetto di "società aperta" costituisce un criterio di classificazione per qualsiasi dottrina politica, sociale o filosofica. Nemici della "Società Aperta" sono coloro che propugnano ogni genere di modello teoretico fondato sull'Assoluto, invece che sul ruolo centrale dell'individuo. L'Assoluto, quand'anche la sua istituzione avvenisse spontaneamente e per libera scelta, immediatamente invade la sfera individuale, trasforma radicalmente il suo processo evolutivo, viola coercitivamente l'integrità atomistica dell'individuo sottomettendolo a qualche altro impulso individuale esterno. L'individuo viene immediatamente limitato dall'Assoluto - pertanto, la società perde la sua qualità di "apertura" e la prospettiva di un libero sviluppo in tutte le direzioni. L'Assoluto detta fini e compiti, stabilisce dogmi e norme, plasma l'individuo come lo scultore plasma il suo materiale. Popper fa iniziare la genealogia dei nemici della "Società Aperta" con Platone, che considera il fondatore del totalitarismo in filosofia ed il padre dell' "oscurantismo". Poi, via via, fa seguire Schlegel, Schelling, Hegel, Marx, Spengler ed altri pensatori moderni, tutti accomunati, nella sua classificazione, da un indizio: l'introduzione di costrutti metafisici, etici, sociologici ed economici fondati su princìpi che negano la "società aperta" ed il ruolo centrale dell'individuo. E su questo punto Popper è assolutamente nel giusto. L'elemento più importante dell'analisi di Popper è il fatto che pensatori e politici sono catalogati come "nemici della società aperta" indipendentemente dalle loro convinzioni "di destra" o "di sinistra", "reazionarie" o "progressiste". Egli pone l'accento su un altro più sostanziale e più fondamentale criterio, che accoglie da entrambi i poli ed unifica ideologie e filosofie a prima vista eterogenee e contraddittorie. Marxisti, conservatori, fascisti, persino alcuni social-democratici - tutti questi possono essere identificati come "nemici della società aperta". Al tempo stesso, liberali come Voltaire o pessimisti reazionari come Schopenhauer possono scoprirsi uniti nell'insieme degli amici della società aperta. La formula di Popper è dunque questa: o la "società aperta" o "i suoi nemici".

    3. La santa alleanza dell'oggettivo

    La definizione più felice e pregnante di nazional-bolscevismo sarà allora la seguente: "Il nazional-bolscevismo è la super-ideologia comune a tutti i nemici della società aperta". Non solo una fra le ideologie ostili a tale società - ma precisamente la sua antitesi consapevole, totale e naturale. Il nazional-bolscevismo è un tipo di ideologia che poggia sulla completa e radicale negazione dell'individuo e del suo ruolo centrale; e nella quale l'Assoluto - nel cui nome l'individuo è negato - assume il suo senso più ampio e generale. Oseremmo dire che il nazional-bolscevismo giustifica qualsiasi versione dell'Assoluto, qualsiasi rifiuto della "società aperta". Nel nazional-bolscevismo è insita la tendenza ad universalizzare l'Assoluto ad ogni costo, a promuovere un 'ideologia ed un programma politico tali da essere l'incarnazione di tutte le forme intellettuali di ostilità alla "società aperta", ricondotte ad un comune denominatore ed integrate in un blocco concettuale e politico indivisibile. Naturalmente, nel corso storico, le varie tendenze ostili alla società aperta furono anche ostili le une verso le altre. I comunisti hanno negato sdegnati la loro somiglianza ai fascisti, ed i conservatori si sono rifiutati di avere alcunché a che fare con ambedue le correnti citate. In pratica, nessuno fra i "nemici della società aperta" ha mai ammesso un rapporto con le altre ideologie analoghe, considerando anzi il paragone stesso come una critica denigratoria. Allo stesso tempo, le differenti versioni della medesima "società aperta" si sono sviluppate in stretta unione reciproca, dimostrando una chiara coscienza della loro parentela ideologica e filosofica. Il principio dell'individualismo ha saputo unire la monarchia protestante dell'Inghilterra al parlamentarismo democratico del Nordamerica, dove agli inizi il liberalismo si combinò graziosamente con il possesso di schiavi. Furono precisamente i nazional-bolscevichi i primi a tentare una coalizione delle varie ideologie ostili alla "società aperta"; essi rivelarono l'esistenza di quell'asse comune che - al pari dei loro avversari ideologici - riuniva attorno a sé tutte le possibili alternative all'individualismo e alla società su di esso fondata. I primi nazional-bolscevichi storici costruirono le loro teorie sulla base di questo impulso profondo e quasi del tutto irriflesso. Bersaglio della critica nazional-bolscevica fu l'individualismo, di "destra" come di "sinistra". A destra, esso si esprimeva nell'economia, nella "teoria del libero mercato"; a sinistra, nel liberalismo politico: la "società legalitaria", i "diritti umani", e via dicendo. In altre parole, al di là delle ideologie i nazional-bolscevichi seppero cogliere l'essenza della posizione metafisica loro e dei loro avversari. Nel linguaggio filosofico, "individualismo" si identifica praticamente con "soggettivismo". Se operiamo una lettura della strategia nazional-bolscevica a questo livello, possiamo affermare che il nazional-bolscevismo è nettamente contrario al "soggettivo" e nettamente favorevole all'"oggettivo". La questione non si pone nei termini: materialismo o idealismo? ma nei termini: idealismo oggettivo e materialismo oggettivo (da un lato della barricata!) o idealismo soggettivo e materialismo soggettivo (2) (dall'altro!) Così, la filosofia politica del nazional-bolscevismo sostiene la naturale unità delle ideologie fondate sull'affermazione della posizione centrale dell'oggettivo, al quale è conferito uno status identico a quello dell'Assoluto, indipendentemente da come sia interpretato questo carattere oggettivo. Potremmo dire che la massima metafisica suprema del nazional-bolscevismo è la formula induista Atman è Brahaman. Nell'induismo, Atman è il Sé umano supremo, trascendente, indifferente al sé individuale, ma al tempo stesso interno a quest'ultimo, come sua parte più intima e misteriosa, sfuggente ai condizionamenti dell'immanente. L'Atman è lo Spirito interiore, ma in senso oggettivo e sovraindividuale. Brahman è la realtà assoluta, che abbraccia l'individuo dall'esterno, il carattere oggettivo esteriore elevato alla sua fonte primaria suprema. L'identità di Atman e Brahman nell'unità trascendentale è il suggello della metafisica induista e, soprattutto, il punto di partenza della reallizzazione spirituale. Si tratta di un elemento comune a tutte le dottrine sacre, senza eccezione. In tutte si presenta la questione dello scopo fondamentale dell'esistenza umana, ossia del superamento di sé, dell'espansione oltre i limiti del piccolo sé individuale; la via che allontana da questo sé, interiore od esteriore, conduce al medesimo esito vittorioso. Da qui il paradosso della tradizione iniziatica, espresso nella famosa formula del Vangelo: "colui che perde la sua anima nel mio nome, costui avrà salva l'anima". Lo stesso significato è contenuto nella geniale affermazione di Nietzsche: "L'umano è ciò che deve essere superato". Il dualismo filosofico fra "soggettivo" e "oggettivo" ha influenzato lungo tutto il corso della storia la sfera più concreta delle ideologie, in seguito le specificità della politica e dell'ordinamento sociale. Le differenti versioni della filosofia "individualista" si sono progressivamente concentrate nel campo ideologico del liberalismo e della politica liberal-democratica. Si tratta appunto del macro-modello di "società aperta" di cui si è occupato Popper. La "società aperta" è il frutto ultimo e più maturo dell'individualismo fattosi ideologia e realizzatosi in una politica concreta. E' quindi doveroso sollevare il problema di un massimo comune modello ideologico per i fautori dell'approccio "oggettivo", di un programma socio-politico universale per i "nemici della società aperta". Il risultato che otterremo sarà appunto l'ideologia del nazional-bolscevismo. In parallelo alla radicale innovazione di questa discriminante filosofica, operata verticalmente rispetto agli schemi consueti (come idealismo-materialismo), i nazional-bolscevichi segnano una nuova linea di confine in politica. Destra e sinistra sono ora entrambre divise in due settori. L'estrema sinistra - comunisti, bolscevichi, "hegeliani di sinistra" - vengono a combinarsi nella sintesi nazional-bolscevica con estremisti nazionalisti, étatisti, sostenitori dell'idea del "Nuovo Medioevo" - in breve, con tutti gli "hegeliani di destra".(3) I nemici della società aperta fanno ritorno al loro terreno metafisico comune.

    4. La Metafisica del Bolscevismo (Marx, visto "da destra")

    Chiariamo ora il modo di intendere le due componenti dell'espressione "nazional-bolscevismo" in un significato puramente metafisico. Come è noto, il termine "bolscevismo" ha fatto la sua comparsa nel corso del dibattito interno al POSDR (Partito Operaio Social-Democratico Russo) per definire la frazione che si schierò con Lenin. Ricordiamo che la politica di Lenin nell'ambito della socialdemocrazia russa consistette in un indirizzo di estrema radicalità, nel rifiuto dei compromessi, nell'accentuazione del carattere élitario del partito e nel blanquismo (teoria della "cospirazione rivoluzionaria"). In seguito, gli uomini che condussero a termine la Rivoluzione d'Ottobre e presero il potere in Russia furono detti "bolscevichi". Ma, nella fase post-rivoluzionaria, quasi da subito il termine perdette il suo significato circoscritto ed incominciò ad essere inteso come sinonimo di "maggioritario", di "politica pan-nazionale", di "integrazione nazionale" (il russo bolscevico può approssimativamente tradursi come "rappresentante della maggioranza"). Si giunse ad una fase in cui il "bolscevismo" fu percepito come una versione nazionale, puramente russa, del comunismo e del socialismo, in contrapposizione alle astrazioni dogmatiche dei Marxisti e, allo stesso tempo, della tattica conformista delle altre tendenze socialdemocratiche. Una simile interpretazione del "bolscevismo" fu in larga misura caratteristica della Russia, e fu quella che predominò quasi incontrastata in Occidente. La menzione del "bolscevismo" in relazione con il termine "nazional-bolscevismo" non si limita tuttavia a questo significato storico. Siamo in presenza di una determinata politica, comune a tutte le tendenze della sinistra radicale di natura socialista o comunista; possiamo definirla "radicale", "rivoluzionaria", "anti-liberale". Il riferimento è a quell'aspetto delle teorie di sinistra che Popper definisce come "ideologia totalitaria" o come teoria dei "nemici della Società Aperta". Dunque, non è possibile ridurre il "bolscevismo" all'influsso della mentalità russa sulla dottrina socialdemocratica. Si tratta di una determinata componente sempre presente in tutte le filosofie di sinistra, e che poté liberamente svilupparsi soltanto nelle condizioni della Russia. Negli ultimi tempi, una questione viene sollevata sempre più frequentemente dagli storici maggiormente obiettivi: l'ideologià fascista è realmente di destra? E il fatto stesso di esprimere questo dubbio punta naturalmente in direzione della possibile reinterpretazione del "fascismo" come fenomeno ben più complesso, e che presenta una quantità di tratti tipicamente "di sinistra". Per quanto ci è noto, la questione simmetrica - l'ideologià comunista è realmente di sinistra? - non è stata ancora sollevata. Ma la questione si fa sempre più urgente: è necessario porre quella domanda. E' difficile negare al comunismo tratti autenticamente "di sinistra" - quali l'appello alla razionalità, al progresso, all'umanismo, all'egualitarismo, ecc. Ma, al fianco di questi, esso presenta aspetti che escono, senza ombra di dubbio, da una cornice di "sinistra" e si associano alla sfera dell'irrazionale, della mitologia, dell'arcaicismo, dell'anti-umanismo e del totalitarismo. E' questo insieme di elementi di "destra" presenti nell'ideologia comunista, che dovrebbe essere definito "bolscevismo" nel senso più generale. Già nel marxismo stesso, due suoi "ingredienti" ideologici apparvero subito sospetti, dal punto di vista del pensiero progressista, autenticamente di "sinistra". Si tratta dell'eredità degli utopisti francesi e dell'hegelismo. Solo l'etica di Feuerbach contrasta con l'essenza "bolscevica" della costruzione ideologica di Marx, conferendo all'intero discorso una certa coloritura terminologica umanista e progressista. I socialisti utopisti, certamente inclusi da Marx nel novero dei suoi predecessori e maestri, sono gli esponenti di un particolare messianesimo mistico ed i precursori del "ritorno all'Età dell'Oro". Praticamente tutti furono membri di società esoteriche, fortemente connotate da un'atmosfera di misticismo radicaleggiante, escatologia e predizioni apocalittiche. Era un universo in cui si intersecavano motivi settari, occultistici e religiosi, il cui senso si riduceva allo schema seguente: "Il mondo moderno è irrimediabilmente malvagio, esso ha perduto la dimensione del sacro. Le istituzioni religiose si sono corrotte ed hanno perduto la benedizione di Dio [un tema comune fra le sette estremiste protestanti, gli Anabattisti e i Vecchi Credenti russi]. A governare il mondo sono il male, il materialismo, l'inganno, la menzogna, l'egoismo. Ma gli iniziati sanno di una prossima venuta della nuova età dell'oro, e la favoriscono con rituali enigmatici ed azioni occulte". I socialisti utopisti proiettarono questo modello, comune all'esoterismo messianico occidentale, sulla realtà sociale, e rivestirono di sembianze politiche e sociali il secolo aureo a venire. Certamente, vi era in esso un elemento di razionalizzazione del mito escatologico, ma allo stesso tempo il carattere sovrannaturale del Regno venturo, del Regnum, è evidente nei loro programmi sociali e nei loro manifesti, dove non è difficile incontrare descrizioni delle meraviglie della futura società comunista (navigazione sul dorso di delfini, manipolazione delle condizioni meteorologiche, comunanza delle mogli, voli umani, ecc.). E' assolutamente palese il carattere quasi Tradizionale di questo indirizzo politico: un misticismo escatologico così radicale, l'idea del ritorno alle Origini, giustificano pienamente la classificazione di questa componente non solo a "destra", ma alla "estrema destra". Veniamo ad Hegel e alla sua dialettica. E' ampiamente noto che le convinzioni politiche personali del filosofo furono estremamente reazionarie. Ma non è questo il punto. Se esaminiamo da vicino la dialettica di Hegel, il fondamento metodologico della sua filosofia (e fu proprio il metodo dialettico ciò che Marx prese a prestito in larghissima misura da Hegel), scopriamo una dottrina perfettamente tradizionalista, escatologica perfino, che fa uso di una terminologia specifica. Inoltre, tale metodologia riflette la struttura dell'approccio iniziatico, esoterico, ai problemi gnoseologici, ben distante dalla logica puramente profana di Descartes e Kant; costoro ebbero a fondamento il "senso comune", le specificazioni gnoseologiche di quella "coscienza della vita quotidiana" di cui - vale la pena di notarlo - tutti i liberali, e in particolare Karl Popper, sono apologeti. La filosofia della storia di Hegel è una versione del mito tradizionale, integrata da una teleologia puramente cristiana. L'Idea Assoluta, alienata da se stessa, diviene il mondo (ricordiamo la formula del Corano: "Allah era un tesoro nascosto che volle essere scoperto"). Incarnatasi nella storia, l'Idea Assoluta esercita un'influenza dall'esterno sugli uomini, come "astuzia della Ragione", predeterminano il carattere provvidenziale della trama degli eventi. Ma alla fine, mediante l'avvento del Figlio di Dio, la prospettiva apocalittica della realizzazione totale dell'Idea Assoluta si disvela al livello soggettivo, che, proprio per effetto di ciò, da "soggettivo" si fa "oggettivo". "L'Essere e l'Idea sono una cosa sola". Atman coincide con Brahaman. E questo avviene in un determinato Regno particolare, in un impero della Fine, che il nazionalista tedesco Hegel identificò con la Prussia. L'Idea Assoluta è la tesi; l'alienazione nella storia è l'antitesi; la sua realizzazione nel Regno escatologico è la sintesi. La gnoseologia hegeliana si fonda su questa visione ontologica. Distinta dalla razionalità comune - che poggia sulle leggi della logica formale, opera soltanto con affermazioni positive e si limita alle attuali relazioni di causa-effetto - la "nuova logica" di Hegel assume per oggetto quella speciale dimensione ontologica della cosa, integreta dal suo aspetto potenziale, inaccessibile alla "coscienza della vita quotidiana" ma attivamente impiegata dalle correnti mistiche di Paracelso, Jakob Boheme, gli Ermetisti e i Rosacrociani. Il fatto di un soggetto o affermazione (al quale si riduce la gnoseologia "quotidiana" di Kant) è per Hegel solo una delle tre Ipostasi. La Seconda Ipostasi è la "negazione" di quel fatto, intesa non come un puro nulla (secondo la visione della logica formale) ma come una particolare modalità di esistenza sovraintellettuale di una cosa o di un'affermazione. La Prima Ipostasi è la Ding fuer uns (la cosa per noi); la Seconda è la Ding an sich (la cosa in sé). Ma a differenza della prospettiva kantiana, la "cosa in sé" è interporetata non come qualcosa di trascendente e puramente apofatico, non come un non-essere gnoseologico, ma come un essere-in-altro-modo gnoseologico. Ed entrambe queste Ipostasti relative sfociano nella Terza, la sintesi, che abbraccia affermazione e negazione, tesi e antitesi. Così, considerando il processo di pensiero nella sua coerenza, la sintesi ha luogo dopo la "negazione", in quanto seconda negazione, ossia "negazione della negazione". Nella sintesi sono comprese sia l'affermazione sia la negazione. La cosa co-esiste con la sua propria morte, che secondo una particolare prospettiva ontologica e gnoseologica non è vista come vuoto, ma come altro-modo-di-essere della vita, come anima. Il pessimismo gnoseologico kantiano, radice della meta-ideologia liberale, è rovesciato, è svelato quale "irriflessione", e la Ding an sich (cosa in sé) diviene Ding fuer sich (cosa per sé). La ragione del mondo e il mondo stesso si combinano nella sintesi escatologica, dove esistenza e non-esistenza sono entrambe presenti, senza escludersi reciprocamente. Il Regno Terreno della Fine, retto dalla casta degli iniziati (la Prussia ideale) si integra con la Nuova Gerusalemme discesa in terra. Giunge la fine della storia e l'era dello Spirito Santo. Questo scenario messianico escatologico fu preso a prestito da Marx ed applicato ad una sfera differente, quella delle relazioni economiche. Una domanda interessante: perché fece questo? La "destra" è solita rispondere citando la sua "mancanza di idealismo", la sua "natura grossolana" (se non i suoi intenti sovversivi). Spiegazioni soprendentemente sciocche, che pure mantengono la loro popolarità nel corso di varie generazioni di reazionari. Molto più verosimilmente, Marx - che studiò a fondo l'economia politica inglese - fu colpito dalla somiglianza fra le teorie liberiste di Adam Smith, che vide la storia come un movimento progressivo verso la società del libero mercato e l'universalizzazione di un comune denominatore monetario materiale, e il concetto hegeliano che esprime l'antitesi storica, vale a dire, l'alienazione dell'Idea Assoluta nella storia. In modo geniale, Marx ha identificato la massima alienazione dell'Assoluto nel Capitale, la formazione sociale che ha attivamente sussunto l'Europa a lui contemporanea. Dall'analisi della struttura del capitalismo e del suo sviluppo storico Marx trasse la conoscenza della meccanica dell'alienazione, la formula alchemica delle sue regole di funzionamento. E questa comprensione meccanica - le "formule dell'antitesi" - fu solo la prima e necessaria condizione per la Grande Restaurazione ovvero l'Ultima Rivoluzione. Per Marx il Regno del comunismo a venire non era semplicemente il progresso, ma l'esito finale, il ribaltamento, la "rivoluzione" nel senso etimologico del termine. Non a caso, egli definisce lo stadio iniziale dell'umanità come "comunismo delle caverne". La tesi è il "comunismo delle caverne", l'antitesi è il Capitale, la sintesi è il comunismo mondiale. Comunismo è sinonimo di Fine della Storia, di era dello Spirito Santo. Il materialismo, la focalizzazione sulle relazioni economiche e industriali, tutto questo non testimonia dell'interesse di Marx per la prassi, ma della sua aspirazione alla trasformazione magica della realtà e del suo radicale rifiuto dei sogni compensatori di tutti quei sognatori irresponsabili che non fanno altro che aggravare l'elemento dell'alienazione con la loro inazione. Secondo una simile logica, gli alchimisti medievali potrebbero essere tacciati di "materialismo" e sete di guadagno - qualora non si tenga in considerazione il simbolismo profondamente spirituale ed iniziatico che si cela dietro i loro discorsi sulla distillazione delle urine, sulla fabbricazione dell'oro, sulla conversione dei minerali in metalli, e via dicendo. Queste tendende Gnostiche presenti in Marx e nei suoi predecessori furono raccolte dai bolscevichi russi, cresciuti in un ambiente nel quale le forze enigmatiche delle sette russe, il messianismo nazionale, le società segrete ed i tratti appassionati e romantici dei ribelli russi erano in fermento contro un regime monarchico alienato, secolarizzato e degradato. "Mosca - Terza Roma"; il popolo russo come portatore di Dio; la nazione dell'Uomo Integrale; la Russia destinata a salvare il mondo: di tutte queste idee era impregnata la vita russa, in sintonia con l'inclinazione a scorgere un soggetto esoterico nel marxismo. Ma, al di là delle formule strettamente spiritualistiche, il marxismo offriva una strategia economica, politica e sociale, chiara e concreta, comprensibile anche alla gente semplice ed atta a fornire una base a provvedimenti di natura sociale e politica. Fu questo "marxismo di destra" a trionfare in Russia, sotto il nome di "bolscevismo". Ma ciò non significa che si tratto di una questione unicamente russa: tendenze analoghe sono presenti nei partiti e nei movimenti comunisti di tutto il mondo - beninteso, quando questi non si siano degradati al livello delle socialdemocrazie parlamentari e resi conformi allo spirito liberale. Così, non sorprende affatto che rivoluzioni socialiste abbiano avuto luogo, oltre che in Russia, solo nell'Oriente: Cina, Corea, Vietnam, ecc. E' la conferma di come proprio i popoli e le nazioni più tradizionali, le meno progressiste e "moderne" (ossia meno "alienate allo Spirito"), quelle più "a destra", abbiano riconosciuto nel comunismo un'essenza mistica, spirituale, "bolscevica". Il nazional-bolscevismo prende il via proprio da questa tradizione bolscevica, dalla politica del "comunismo di destra" le cui origini risalgono alle antiche società iniziatiche e alle dottrine spirituali di età remote. L'aspetto economico del comunismo non viene quindi negato, ma considerato come un mezzo della pratica teurgica, magica, come un particolare strumento della trasformazione sociale. La sola cosa che qui va rigettata è quella componente storicamente inadeguata e caduca del discorso marxista, nella quale sono presenti i temi accidentali e obsoleti dell'umanismo e del progressismo. Il Marxismo dei nazional-bolscevichi equivale a Marx meno Feuerbach - ossia meno l'evoluzionismo e meno quell'umanismo inerziale che talora emerge.

    5. Metafisica della Nazione

    Anche l'altra parte del termine "nazional-bolscevismo" merita di essere spiegata. Il concetto di "nazione" è tutt'altro che semplice; la sua interpretazione può essere di natura biologica, politica, culturale, economica. Nazionalismo può significare tanto l'esaltazione della "purezza razziale" o della "omogeneità etnica", quanto l'aggregazione degli individui atomizzati allo scopo di assicurarsi l'optimum di condizioni economiche nello spazio sociale e geografico limitato. La componente "nazionale" del nazional-bolscevismo (nel suo senso sia storico, sia metastorico, assoluto) è del tutto speciale. Nel corso della storia i circoli nazional-bolscevichi si sono contraddistinti per la tendenza a leggere il concetto di nazione nel suo significato imperiale, geo-politico. Per i segueci di Ustrjalov, gli Eurasisti di sinistra, per non parlare dei nazional-bolscevichi Sovietici, il "nazionalismo" è super-etnico, è associato al messianesimo geopolitico, al "luogo di sviluppo", alla cultura, al fenomeno-nazione su scala continentale. Anche negli scritti di Niekisch e dei suoi seguaci tedeschi incontriamo l'idea dell'impero continentale "da Vladivostok a Flessing", insieme con l'idea di "terza figura imperiale" (Das Dritte imperiale Figur). In tutti i casi, si tratta della questione dell'intepretazione geopolitica e culturale della nazione, aliena dalla minima traccia di razzismo, jingoismo o mire di "purezza etnica". Questa lettura culturale e geopolitica della "nazione" è fondata sul fondamentale dualismo geopolitico che nelle opere di Harold Mackinder trovò la sua prima chiara definizione e venne in seguito ripresa dalla scuola di Haushofer e dagli Eurasisti russi. L'aggregazione imperiale delle nazioni orientali, unite attorno alla Russia, costituisce il possibile scheletro della nazione continentale, consolidata dalla scelta "ideocratica" e dal rifiuto della plutocrazia, dall'indirizzo socialista e rivoluzionario di contro al capitalismo e al "progresso". E' significativo che Niekisch insistesse nell'affermare che in Germania il "Terzo Reich" avrebbe dovuto essere eretto attorno alla Prussia, protestante e potenzialmente socialista, geneticamente e culturalmente associata alla Russia e al mondo slavo - e non alla Baviera cattolica e occidentale, gravitante nell'orbita di Roma e del modello capitalista (4). Ma, insieme con questa versione "grande-continentale" del nazionalismo - la quale, per inciso, corrisponde esattamente alla rivendicazione messianica universale specifica del nazionalismo russo, escatologico ed ecumenico - è esistita nel nazional-bolscevismo anche un'interpretazione più ristretta, che rispetto alla scala imperiale non si presenta come una contraddizione, ma come una sua definizione ad un livello inferiore. In quets'ultimo caso, la "nazione" è stata letta in modo analogo a come il concetto di narod (popolo, nazione) è stato interpretato dai narodniki [populisti] russi - ossia come un ente integrale, organico, per sua essenza refrattario a qualsiasi suddivisione anatomica, dotato di un suo destino particolare e di una sua struttura unica. Secondo la dottrina Tradizionale, un determinato Angelo, un determinato essere celestiale è incaricato di vegliare su ciascuna nazione della Terra. Quell'Angelo è il senso storico della particolare nazione - al di fuori del tempo e dello spazio, purtuttavia costantemente presente nelle vicissitudini storiche della nazione. E' qui il fondamento della mistica della nazione. L'Angelo della nazione non è alcunché di vago o sentimentale, nebuloso - è un'essenza intellettuale, luminosa, un "pensiero di Dio", come disse Herder. La sua struttura è visibile nelle realizzazioni storiche della nazione, nelle istituzioni sociali e religiose che la caratterizzano, nella sua cultura. L'intera trama della storia nazionale non è altro che il testo della narrazione della qualità e della forma di quel luminoso Angelo nazionale. Nelle società tradizionali l'Angelo della nazione si manifestava in forma personale nei re "divini", nei grandi eroi, nei pastori e nei santi. Ma la sua realtà sovrumana lo rende indipendente dal portatore umano. Pertanto, una volta cadute le dinastie monarchiche, può incarnarsi in una forma collettiva - ad esempio, in un ordine, in una classe, persino in un partito. Così, la "nazione", presa come categoria metafisica, non si identifica con la moltitudine dei concreti individui dello stesso sangue o parlanti la stessa lingua, ma con la misteriosa personalità angelica che si mostra lungo tutto il suo corso storico. E' l'analogo dell'Idea Assoluta di Hegel, ma in forma minuscola. L'intelletto nazionale si disperde nella moltitudine degli individui e di nuovo si concentra - nel suo aspetto cosciente, "compiuto"- nell'élite nazionale nel corso di determinati periodi escatologici della storia. Siamo a un punto molto importante: queste due interpretazioni della "nazione", entrambe accettabili per l'ideologia nazional-bolscevica, hanno un retroterra comune, un punto magico in cui si fondono assieme. Si tratta della Russia e della sua missione storica. E' significativo che nel nazional-bolscevismo tedesco fosse la russofilia a svolgere la funzione di pietra angolare, sulla quale veniva ad erigersi la visione geopolitica, sociale ed economica. L'interpretazione russa (e in larga misura sovietica) della "nazione russa" come comunità mistica aperta, destinata a portare la luce della salvezza e della verità al mondo intero nell'epoca della fine dei tempi - questa intepretazione soddisfa tanto la concezione grande-continentale quanto quella storico-culturale della nazione. In questa prospettiva, il nazionalismo russo e sovietico diviene il fulcro ideologico del nazional-bolscevismo, non solo entro i confini della Russia e dell'Europa orientale, ma a livello planetario. L'Angelo della Russia si svela quale Angelo dell'integrazione, quale essere luminoso particolare che cerca di unire teologicamente altre essenze angeliche all'interno di sé, senza cancellarne le individualità, ma elevandole alla scala imperiale universale. Non è affatto accidentale che Erich Mueller, discepolo e collaboratore di Ernst Niekisch, abbia scritto nel suo libro dal titolo Nazional-bolscevismo: " Se il Primo Reich fu cattolico, e il Secondo fu Protestante, il Terzo Reich dovrebbe essere Ortodosso". Ortodosso e Sovietico, al tempo stesso. Nel caso specifico, siamo di fronte ad una questione di estremo interesse. Se gli Angeli delle nazioni sono individualità differenti, i destini delle nazioni nel corso della storia e, corrispondentemente, le loro istituzini sociali, politiche e religiose riflettono lo schieramento delle forze del mondo angelico stesso. E' affascinante: questa idea, assolutamente teologica, è brillantemente confermata dall'analisi geopolitica, che dimostra l'interrelazione fra le condizioni di esistenza geografiche, territoriali, delle nazioni, e le loro culture, psicologie, perfino inclinazioni sociali e politiche. Così trova gradualmente spiegazione il dualismo fra Oriente e Occidente, replicato dal dualismo etnico: la terra, la Russia "ideocratica" (il mondo slavo più le altre etnìe eurasiatiche) contro l'isola, l'Occidente plutocratico Anglo-sassone. Le orde angeliche dell'Eurasia contro le armate Atlantiche del capitale. La vera natura dell'"angelo" del Capitalismo (secondo la Tradizione il suo nome è Mammona) non è difficile da indovinare...

    6. Il tradizionalismo (Evola, visto "da sinistra")

    Quando Karl Popper "smaschera" i nemici della "società aperta", egli fa uso costantemente del termine "irrazionalismo". E' logico, perché la stessa "società aperta" è basata sulle regole del senso comune e sui postulati della "coscienza ordinaria". Di solito, persino gli autori più apertamente anti-liberali tendono a giustificarsi e ad obiettare di fronte all'accusa di "irrazionalismo". I nazional-bolscevichi, accettando coerentemente lo schema di Popper, esprimono una valutazione tutt'affatto opposta, ed accettano anche questa accusa. E' vero - la motivazione principale dei "nemici della società aperta" e dei suoi più acerrimi e coerenti avversari, i nazional-bolscevichi, non nasce sul terreno razionalistico. Nella presente questione ci è soprattuto di aiuto l'opera degli scrittori tradizionalisti, e in primo luogo quella di René Guénon e di Julius Evola. Tanto in Guénon quanto in Evola si trova esposta in dettaglio la meccanica del processo ciclico, nel quale la corruzione dell'elemento terra (e della corrispondente coscienza umana), la desacralizzazione della civiltà ed il moderno "razionalismo" con tutte le sue logiche conseguenze, sono considerati come una delle fasi della degenerazione. L'irrazionale non è interpretato dai tradizionalisti come una categoria negativa o peggiorativa, ma come una gigantesca sfera della realtà, non passibile di studio con i soli metodi dell'analisi e del senso comune. Pertanto, su questo tema la dottrina tradizionale non sfida le sagaci conclusioni del liberale Popper, ma anzi concorda con esse, puntando nella direzione opposta. La Tradizione si fonda sulla conoscenza super-intelletuale, sul rituale iniziatico che provoca la frattura della consapevolezza, su dottrine espresse in simboli. L'intelletto discorsivo ha valore solo ausiliario, pertanto non riveste alcun significato decisivo. Il centro di gravità della Tradizione si colloca entro una sfera non soltanto non razionale, ma persino non Umana - e non si tratta della bontà dell'intuizione, della previsione o dei presupposti, ma dell'affidabilità della particolare esperienza iniziatica. L'irrazionale, smascherato da Popper come punto centrale delle dottrine dei nemici della Società Aperta, è in verità nientemeno che l'asse del Sacro, il fondamento della Tradizione. Stando così le cose, le diverse ideologie anti-liberali - ivi incluse le ideologie rivoluzinarie "di sinistra" - dovrebbero avere un rapporto con la Tradizione. Ora, se questo appare ovvio nel caso delle ideologie di "estrema destra", iperconservatrici, è problematico nel caso di ideologie di "sinistra". Abbiamo già toccato la questione trattando del concetto di "bolscevismo". Ma vi è un altro punto: le ideologia rivoluzionarie anti-liberali, specie il comunismo, l'anarchismo e il socialismo rivoluzionario, si prefiggono la radicale distruzione non solo dei rapporti capitalistici, ma anche delle istituzioni tradizionali - monarchia, chiesa, organizzazioni religiose... Come combinare questo aspetto dell'anti-liberalismo con il tradizionalismo? E' significativo che Evola stesso (e in una certa misura Guénon, sebbene questo non possa essere affermato oltre ogni dubbio, in quanto il suo atteggiamento nei confronti della "sinistra" non fu mai altrettanto esplicito) negò qualsiasi carattere tradizionale alle dottrine rivoluzionarie, considerandole come la massima espressione dello spirito contemporaneo, di degradazione e decadenza. Vi furono tuttavia nella vicenda personale di Evola periodi - specie i primi e gli ultimi - durante i quali egli menifestò punti di vista nichilisti, anarchici, avendo come unica proposta positiva il "cavalcare la tigre", vale a dire far causa comune con le forze del declino e del caos al fine di oltrepassare il punto critico del "tramonto dell'Occidente". Ma qui non ci occupiamo dell'esperienza storica di Evola in quanto figura politica. Importa invece rilevare come nei suoi scritti - anche in quelli del periodo intermedio, di massimo conservatorismo - viene accentuata la necessità di fare appello a qualche tradizione esoterica; il che, in generale, non è del tutto in linea con i modelli monarchici e clericali prevalenti fra i conservatori europei che con lui ebbero contatti politici all'epoca. Non si tratta soltanto del suo anti-cristianesimo, ma del suo spiccato interesse per la tradizione tantrica e per il Buddhismo, che nel contesto del tradizionale conservatorismo induista sono ritenuti affatto eterodossi e sovversivi. Inoltre, sono assolutamente scandalose le simpatie di Evola nei confronti di personaggi come Giuliano Kremmerz, Maria Naglovska e Aleister Crowley, che furono senza esitazioni annoverati da Guénon fra i rappresentanti della "contro-iniziazione", della tendenza negativa e distruttiva dell'esoterismo. Così, se Evola si richiama costantemente alla "ortodossia tradizionalista" e critica violentemente le dottrine sovversive della sinistra, altrettanto costantemente fa appello ad una evidente eterodossia. Ancora più significativo è il suo riconoscersi fra i seguaci della "Via della mano sinistra". E qui giungiamo ad un punto specificamente connesso con la metafisica del nazional-bolscevismo. In esso troviamo infatti paradossalmente combinate assieme non solo due tendenze politiche antagoniste ("destra" e "sinistra"), non solo due sistemi filosofici di cui l'uno è a prima vista la negazione dell'altro (idealismo e materialismo), ma due tendenze in seno allo stesso tradizionalismo, la positiva (ortodossa) e la negativa (sovversiva). Nel caso specifico, Evola è un autore significativo, sebbene vi sia una certa discrepanza fra le sue dottrine metafisiche e le sue convinzioni politiche, basate - secondo la nostra opinione - su taluni pregiudizi duri a morire, tipici dei circoli della "estrema destra" mitteleuropea contemporanea. In quello splendido libro sul Tantrismo che è Lo Yoga della potenza, Evola descrive la struttura iniziatica delle organizzazioni tantriche (kaula) e la loro tipica gerarchia (5). Questa gerarchia si mostra verticalmente nell'atteggiamento verso la stessa gerarchia sacra, caratteristica della società induista. Il rituale tantrico (come la stessa dottrina buddhista) e la partecipazione alle sue iniziazioni traumatiche comportano in una certa misura la cancellazione di ogni struttura sociale e politica ordinaria, asserendo che "coloro che percorrono la via breve, non hanno bisogno di appoggio dall'esterno". Ai fini tantrici non ha alcuna importanza l'essere un brahamino o un chandala (rappresentante delle classi inferiori). Tutto dipende dal successo nel compiere le complesse operazioni iniziatiche e dall'autorità dell'esperienza trascendente. E' una sorta di "sacralità di sinistra", fondata sulla convinzione dell'insufficienza, della degenerazione e del carattere alienato delle istituzioni sacre ordinarie. In altri termini, l'esoterismo "di sinistra" si oppone all'esoterismo "di destra" non in quanto ne sia la negazione, ma a causa di una particolare affermazione paradossale, vertente sul carattere autentico dell'esperienza e sul carattere concreto dell'auto-trasformazione. E' evidente che ci troviamo di fronte a questa realtà dell'esoterismo "di sinistra" nel caso di Evola e di quei mistici che sono all'origine delle ideologie socialiste e comuniste. La critica distruttiva verso le Chiese non è mera negazione della religione, è una particolare forma estatica dello spirito religioso, che insiste sulla natura assoluta e concreta dell'auto-trasformazione "qui ed ora". Il fenomeno dei Vecchi Credenti, le auto-immolazioni o lo zelo dei Chiliasti appartengono alla medesima specie. Lo stesso Guénon, in un articolo dal titolo Il quinto Veda, dedicato al Tantrismo, scrisse che in particolari periodi ciclici, prossimi alla fine dell'Età del Ferro, del Kali-Yuga, molte antiche istituzioni tradizionali perdono la loro forza vitale, e pertanto l'auto-realizzazione metafisica deve trovare metodi e vie nuove, non ortodosse. Ecco perché - nonostante vi siano solo quattro Veda - la dottrina Tantrica è chiamata "Quinto Veda". In altre parole, via via che le tradizionali istituzioni conservatrici decadono (è il caso della monarchia, della chiesa, della gerarchia sociale, del sistema delle caste, ecc.), assumono un ruolo sempre più di primo piano quelle particolari pratiche iniziatiche, rischiose e pericolose, legate alla "Via della mano sinistra". Il tradizionalismo tipico del nazional-bolscevismo, nel suo significato più generale, è l'esoterismo "di sinistra", che ricalca nella sostanza i princìpi del kaula tantrico e la dottrina della "trascendenza distruttiva". Razionalismo ed umanismo di stampo individualista hanno colpito a morte persino quelle oranizzazioni del mondo contemporaneo che nominalmente hanno ancora carattere sacro. Il ristabilimento della Tradizione nelle sue proporzioni reali secondo la via del graduale miglioramento delle condizioni esistenti, è impossibile. Inoltre, ogni appello all'evoluzione e alla gradualità non fa altro che spianare la via all'espansione del liberalismo. Di conseguenza, la lezione di Evola per i nazional-bolscevichi consiste nell'accentuare quegli elementi direttamente connessi alle dottrine "della mano sinistra", alla realizzazione spirituale traumatica nella concreta esperienza di trasformazione e rivoluzione, al di là di usi e i costumi che hanno perduto ogni giustificazione di ordine sacro. I nazional-bolscevichi intendono l' "irrazionale" non semplicemente come "non razionale", ma come "attiva ed aggressiva distruzione del razionale", come lotta con la "coscienza quotidiana" (e contro il "comportamento quotidiano"), come immersione nell'elemento della "nuova vita" - quella particolare esistenza magica dell' "uomo differenziato" che ha rigettato ogni divieto e norma esteriore.

    7. Terza Roma - Terzo Reich - Terza Internazionale

    Due sole varianti teoriche dei "nemici della società aperta" furono capaci di sconfiggere temporaneamente il liberalismo: il comunismo Sovietico (e Cinese) e il fascismo mittel-europeo. Fra questi estremi si collocarono i nazional-bolscevichi - esponenti di un'occasione storica unica e che non vide la luce, esile schiera di politici chiaroveggenti, costretti ad agire ai margini del fascismo e del comunismo, condannati ad assistere al fallimento dei loro sforzi ideologici e politici a favore di un'integrazione. Nel nazional-socialismo tedesco prevalse la nefasta e fallimentare linea politica cattolico-bavarese di Hitler; quanto ai Sovietici, ostinatamente rifiutarono di proclamare apertamente le motivazioni mistiche sottostanti la loro ideologia, dissanguando spiritualmente e castrando intellettualmente il bolscevismo. Primo a cadere fu il fascismo, poi fu il turno dell'ultima cittadella anti-liberale, l'URSS. A prima vista, il 1991 segna la chiusura dello scontro geopolitico con Mammona, il demone dell'Occidente, l'"angelo cosmopolita del Capitale". Ma, contemporaneamente, diviene chiara come il sole non soltanto la verità metafisica del nazional-bolscevismo, ma anche l'assoluta giustezza storica dei suoi primi rappresentanti. Il solo discorso politico degli anni '20 e '30 che abbia conservato la sua attualità è quello che si trova nei testi degli Eurasisti russi e dei rivoluzionari-conservatori di "sinistra" tedeschi. Il nazional-bolscevismo è l'ultimo asilo dei "nemici della società aperta" - a meno che questi non vogliano persistere nelle loro dottrine superate, storicamente inadeguate e totalmente inefficaci. Se la "sinistra estrema" rifiuta di essere l'appendice venale ed opportunista della Socialdemocrazia, se la "destra estrema" non vuole essere usata come terreno di reclutamento, come frazione estremista dell'apparato repressivo del sistema liberale, se gli uomini posseduti dal sentimento religioso non trovano soddisfazione nei miserabili surrogati moralistici offerti loro sul piatto dai sacerdoti di culti imbecilli o di un neospiritualismo primitivo, una sola via resta loro - il nazional-bolscevismo. Al di là di "destra" e "sinistra", vi è una sola e indivisibile Rivoluzione, nella triade dialettica "Terza Roma - Terzo Reich - Terza Internazionale". Il regno del nazional-bolscevismo, il Regnum, l'Impero della Fine - ecco il compimento perfetto della più grande Rivoluzione della storia, al contempo continentale ed universale. E' il ritorno degli angeli, la resurrezione degli eroi, l'insurrezione del cuore contro la dittatura della ragione. Questa Ultima Rivoluzione è compito dell'acefalo, il portatore senza testa di croce, falce e martello, coronato dal sole dello svastika eterno.

    Note (1) Durante gli ultimi anni del regime sovietico il termine "nazional-bolscevichi" contraddistinse alcuni circoli conservatori del PCUS, i cosiddetti "étatisti", e in questa accezione l'espressione assunse un significato peggiorativo. Ma questi "nazional-bolscevichi" tardo-sovietici, in primo luogo, non si riconobbero mai in questo nome, in secondo luogo, non cercarono mai di formulare in modo coerente il loro punto di vista, neppure in un'ideologia approssimativa. Naturalmente, questi "nazional-bolscevichi" erano in un certo modo legati ala linea politica degi anni '20 e '30, ma questa connessione era più che altro basata sull'inerzia e non venne mai razionalmente riconosciuta. (2) Se le prime tre nozioni ("materialismo oggettivo" o semplicemente "materialismo", "idealismo oggettivo" e "idealismo soggettivo") sono di uso corrente, il termine "materialismo soggettivo" richiede ulteriore spiegazione. "Materialismo soggettivo" è l'ideologia - tipica della società dei consumi - secondo la quale il soddisfacimento dei bisogni individuali di natura materiale e fisica è la motivazione primaria all'azione. Su questa base, la realtà non consiste nelle strutture della coscienza individuale (come nell'idealismo soggettivo), ma nel complesso delle sensazioni individuali, nelle emozioni di rango più basso, nelle paure e nei piaceri, negli strati inferiori della psiche umana, connessi con le funzioni corporee e vegetative. A livello filosofico vi corrispondono il sensismo e il pragmatismo, così come alcune correnti psicologiche - in primo luogo, il freudismo. Fra l'altro, tutti i tentativi di di revisionisismo politico in seno al movimento comunista, dal machismo al bernsteinismo, si accompagnarono sul piano filosofico alla tendenza soggettivista e alle varie versioni del "materialismo soggettivo" - di cui l'estrema manifestazione sarebbe stata il freudo-marxismo. (3) Al lato opposto si ha il processo inverso: revisionisti kantiani dalle file della socialdemocrazia, liberali di sinistra, progressisti, rivelarono la loro prossimità ai conservatori di destra, che riconoscono i valori del mercato, del libero scambio e dei diritti dell'uomo. (4) La disastrosa vittoria della linea hitleriana, austro-baverese e slavofoba, fu profeticamente riconosciuta da Niekisch già nel 1932, come egli dichiarò apertamente nel libro Hitler - un destino nefasto per la Germania. E' sorprendente come sin da allora Niekisch predicesse tutte le tragiche conseguenze della vittoria di Hitler per la Russia, la Germania e in genere per l'idea di Terza Via. (5) E' significativo che la descrizione delle sette tantriste ricordi in modo sorprendente le tendenze escatologiche europee, la setta dei raskol'niki [scismatici] russi, i Chiliasti e... le organizzazioni rivoluzionarie!

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    PRINCIPI FONDAMENTALI DELLA POLITICA EURASISTA

    1. Tre modelli (sovietico, pro-occidentale, eurasista)

    Nella Russia attuale esistono tre modelli basilari, reciprocamente in conflitto, di strategia per lo stato, sia per quanto riguarda la politica estera che quella interna. Questi tre modelli costituiscono il moderno sistema di coordinate politiche in cui si risolvono ogni decisione politica del governo russo, ogni passo internazionale, ogni serio problema sociale, economico o giuridico. Il primo modello rappresenta il cliché inerziale del periodo sovietico (principalmente tardo sovietico). In un modo o nell'altro esso ha posto le sue radici nella psicologia di alcuni sistemi organizzativi russi spingendoli, spesso inconsciamente, ad adottare tale o talaltra decisione sulla base delle precedenti. Questo modello è sostenuto con il "solido" argomento: "Si è lavorato prima e si lavorerà anche ora". Esso riguarda non solo quei leader politici che sfruttano coscientemente la complessione nostalgica dei cittadini russi. Il riferimento al modello sovietico è molto più ampio e profondo delle strutture del KPFR [Partito Comunista della Federazione Russa], che ora si trova ai margini del potere esecutivo, lontano dai centri decisionali. Ovunque, politici e ufficiali, che in alcun modo si identificano formalmente con il comunismo, sono guidati da questo modello. E' un effetto di educazione, esperienza di vita, formazione. Al fine di capire la sostanza dei processi che sottostanno alla politica russa, è necessario ammettere questo "sovietismo inconscio". Il secondo modello è quello liberal-democratico, filoamericano. Esso ha iniziato a prendere forma con l'inizio della "perestroyka" ed è diventato una sorta di ideologia dominante nella prima metà degli anni '90. Come regola, i cosiddetti liberal-riformisti e le forze politiche ad essi vicine si identificano con esso. Questo modello è basato sulla scelta, come sistema interpretativo, dell'apparato socio-politico americano, ricalcandolo sulla situazione russa e seguendo gli interessi nazionali Usa riguardo ai problemi internazionali. Un tale schema ha il vantaggio di permettere di appoggiarsi sul "presente straniero" completamente reale, contro il "passato nazionale" virtuale attorno al quale gravita il primo modello. Anche qui l'argomento è piuttosto semplice: "Si lavora per loro, si lavorerà anche per noi". Qui è importante insistere che non stiamo semplicemente parlando di "esperienza straniera", ma dell'orientamento verso gli USA, come punta avanzata del trionfante mondo occidentale capitalista. Questi due modelli (più le loro molteplici varianti) sono diffusamente rappresentati tra i politici russi. Dalla fine degli anni '80 tutti i conflitti sulla visione del mondo, tutte le discussioni e le lotte politiche hanno luogo tra i portatori di questi due punti di vista. Il terzo modello è molto meno noto. Esso può essere definito come "eurasista". Ci troviamo qui a trattare con procedimenti molto più complessi che non la semplice copiatura dell'esperienza sovietica o americana. Questo modello si rivolge sia al passato nazionale che al presente straniero in termini di differenziazione: esso deriva parte dalla nostra storia politica, parte dalla realtà delle società moderne. Il modello eurasista riconosce che la Russia (in quanto Stato, popolo, cultura) è un valore autonomo di civiltà, che essa dovrebbe salvaguardare la propria unicità, indipendenza e potenza in ciò che è diventata, dovendo mettere al servizio di questo proposito ogni dottrina, sistema, meccanismo e tecnica politica che possa incoraggiare a questo. L'eurasismo, in questo modo, è un originale "pragmatismo patriottico", libero da ogni dogmatismo - sia sovietico che liberale. Ma nel medesimo tempo, l'ampiezza e la flessibilità dell'approccio eurasista non deve impedire a questa teoria di essere concettualmente sistematica, essendo in possesso di tutte le caratteristiche di una visione del mondo organica, coerente e dai contenuti consistenti. Dal momento che i due vecchi modelli classici mostrano la loro debolezza, l'eurasismo diviene sempre più popolare. Il modello sovietico opera con realtà politiche, economiche e sociali obsolete, esso sfrutta la nostalgia e l'inerzia, manca di una sobria analisi della nuova situazione internazionale e dello sviluppo reale delle tendenze economiche mondiali. Lo schema liberale pro-americano, in crisi, per definizione non può essere realizzato in Russia, essendo componente organica di un'altra civiltà, estranea alla Russia stessa. Ciò è ben noto anche all'Occidente, dove nessuno dissimula la preferenza di vedere non una Russia prospera e sana, ma, al contrario, una Russia indebolita, sommersa nell'abisso del caos e della corruzione. Perciò oggi il modello eurasista diviene più urgente, più richiesto dalla società. Così noi dobbiamo rivolgere ad esso una maggiore attenzione.

    2. Eurasismo e politica estera russa

    Formuliamo i principi base del moderno eurasismo russo. Inizieremo dalla politica estera. Come in ogni settore politico, anche in politica estera l'eurasismo propone di seguire la terza via - né sovietismo, né americanismo. Ciò significa che la politica estera russa non dovrebbe ricostruire direttamente il profilo diplomatico del periodo sovietico (opposizione rigida all'Occidente, riscoprendo una partnership strategica con gli "stati canaglia" - Corea del Nord, Iraq, Cuba, etc.) mentre nello stesso tempo non deve seguire ciecamente i consiglieri americani. L'eurasismo offre la propria dottrina di politica estera. La sua essenza può essere riassunta nel modo seguente. La Russia contemporanea può essere salvaguardata come realtà politica autonoma ed indipendente, solo nelle condizioni di un mondo multipolare. Acconsentire ad un mondo unipolare che abbia per centro l'America è impossibile per la Russia, dal momento che in tale mondo essa sarebbe uno degli oggetti della globalizzazione, perdendo inevitabilmente la propria indipendenza e la propria originalità. L'opposizione alla globalizzazione unipolare, l'affermazione di un modello multipolare è il maggiore imperativo della politica estera russa contemporanea. Questa condizione non può essere messa in dubbio da nessuna forza politica: e da ciò ne consegue che i propagandisti della globalizzazione incentrata sull'America devono essere delegittimati (almeno moralmente) all'interno della Russia. La costruzione del mondo multipolare (vitale per la Russia) è realizzabile solo attraverso un sistema di alleanze strategiche. La Russia da sola non può affrontare questo problema, non disponendo di sufficienti risorse per una completa autarchia. Perciò il suo successo dipende sotto molti aspetti dall'adeguatezza e dalla vitalità della sua politica estera. Nel mondo moderno vi sono alcuni soggetti geopolitici che, sia per ragioni storiche che di civiltà, sono anch'essi per motivi vitali interessati alla multipolarità. Nella situazione che ora si sta profilando, questi soggetti rappresentano i partner naturali della Russia. Essi sono divisi in alcune categorie. Prima categoria: potenze regionali (paesi o gruppi di paesi), le cui relazioni con la Russia possono essere convenientemente espresse dal termine "complementari". Ciò significa che questi paesi possiedono qualcosa di vitale per la Russia, mentre la Russia è in possesso di qualcosa di estremamente indispensabile per essi. Come risultato, un tale scambio strategico di potenziali rafforza entrambe i soggetti geopolitici. A questa categoria (simmetricamente complementare) appartengono l'Unione Europea, il Giappone, l'Iran, l'India. Tutte queste realtà geopolitiche possono abbastanza ragionevolmente rivendicare un ruolo di soggetti autonomi in condizioni di multipolarità, mentre il centralismo americano li priva di questa possibilità, riducendoli a meri oggetti. Dal momento che la nuova Russia non può essere presentata come un nemico ideologico (condizione che assicurava agli Usa il loro maggiore argomento per attirare nella sua orbita l'Europa e il Giappone, e confondendo l'URSS nel suo essere sostenitrice dell'Iran islamico nel periodo della Guerra fredda), l'imperativo della completa subordinazione di questo paesi alla geopolitica americana non è più suffragato da nulla (al di fuori dell'inerzia storica). Dunque, le contraddizioni tra gli USA e le potenze reciprocamente complementari alla Russia si aggraveranno continuamente. Se la Russia dimostrerà di essere attiva e comproverà con il suo potenziale la tendenza multipolare, trovando per ognuna di queste formazioni politiche argomenti giusti e condizioni differenziate per un'alleanza strategica, il club dei sostenitori della multipolarità può diventare forte e influente abbastanza da ottenere in modo efficiente la realizzazione dei propri progetti di un futuro sistema mondiale. Ad ognuna di queste potenze la Russia ha qualcosa da offrire - risorse, potenziale strategico in armamenti, peso politico. In cambio la Russia riceverebbe, da un lato, sponsorizzazione economica e tecnologica da parte di Europa e Giappone, dall'altro - collaborazione politico-strategica a sud, da parte di Iran e India. L'eurasismo concettualizza tale corso in politica estera e lo comprova con la metodologia scientifica della geopolitica. Seconda categoria di potenze: formazioni geopolitiche interessate alla multipolarità, ma non simmetricamente complementari alla Russia. Sono queste, la Cina, il Pakistan, i Paesi Arabi. Le tradizionali politiche di questi soggetti geopolitici sono di carattere intermedio, ma una partnership strategica con la Russia non è la loro priorità maggiore. Inoltre, l'alleanza eurasista della Russia con i paesi della prima categoria rafforza i rivali tradizionali dei paesi della seconda categoria, a livello regionale. Ad esempio, Pakistan, Arabia Saudita ed Egitto hanno seri contrasti con l'Iran, come la Cina con il Giappone e l'India. Su una scala più ampia, le relazioni di Russia e Cina rappresentano un caso speciale, complicato da problemi demografici, dall'accresciuto interesse della Cina per gli scarsamente popolati territori della Siberia e anche dall'assenza in Cina di un serio potenziale tecnico e finanziario in grado di risolvere positivamente il maggiore problema della Russia dell'assimilazione tecnologica della Siberia. Tutti i paesi della seconda categoria sono destinati necessariamente a manovrare tra l'unipolarità incentrata sull'America (che non promette loro nulla di buono) e l'eurasismo. Nei confronti dei paesi di questa categoria la Russia deve agire con estrema attenzione - non includendoli nel progetto eurasista, ma nello stesso tempo mirando a neutralizzare per quanto possibile il potenziale negativo della loro reazione e contenendo attivamente la loro inclusione attiva nel processo della globalizzazione unipolare (per cui vi sono abbastanza motivazioni). La terza categoria rappresenta i paesi del Terzo Mondo che non possiedono abbastanza potenziale geopolitico da rivendicare anche lo stato di soggetti limitati. Nei confronti di questi paesi la Russia dovrebbe seguire politiche differenti, contribuendo alla loro integrazione geopolitica in zone di "prosperità comune", sotto il controllo dei più forti partner della Russia all'interno del blocco eurasiano. Ciò significa che nella zona del Pacifico è conveniente per la Russia favorire il rafforzamento della presenza giapponese. In Asia è necessario incoraggiare le ambizioni geopolitiche di India e Iran. E' anche necessario contribuire ad espandere l'influenza dell'Unione Europea nel Mondo Arabo e nell'intera Africa. Gli stessi stati che sono inclusi nella tradizionale orbita di influenza russa devono naturalmente rimanervi o esservi riportati. La politica di integrazione dei paesi della CSI (Comunità degli Stati Indipendenti) è diretta in questo senso. Quarta categoria: gli Usa e i paesi del continente americano che sono sotto il controllo degli Stati Uniti. Le politiche internazionali eurasiste della Russia devono essere orientate a mostrare in ogni senso agli USA l'inconsistenza del mondo unipolare, il carattere conflittuale e irresponsabile di tutto il processo di globalizzazione incentrato sull'America. Opponendosi rigidamente e attivamente (usando a questo scopo, innanzi tutto, lo strumento dell'alleanza eurasiana) a tale globalizzazione, la Russia dovrebbe al contrario sostenere la tendenza isolazionista negli USA, salutando con favore la limitazione degli interessi geopolitici USA al continente americano. Gli USA, come più forte potenza regionale, il cui circolo di interesse strategico è disposto tra gli oceani Atlantico e Pacifico, possono anche essere un partner strategico per la Russia eurasista. In più, una simile America sarà estremamente auspicabile per la Russia, in quanto delimiterà l'Europa, la Regione del Pacifico ed anche il mondo islamico e la Cina, nel caso in cui le loro aspirazioni seguissero il percorso di una globalizzazione unipolare sulla base del loro sistema geopolitico. E se la globalizzazione unipolare tornerà in scena, è interesse della Russia ritornare agli umori antiamericani del Centro e Sud America, usando comunque una visione del mondo e un dispositivo geopolitico molto più flessibile e più ampio del marxismo. Sulla stessa onda si trova la politica di lavoro prioritario con i circoli politici antiamericani in Canada e in Messico. Possibilmente anche usando a questo scopo l'attività lobbistica della diaspora eurasiana negli USA.

    3. Eurasismo e politica interna

    In politica interna Eurasismo vuol dire seguire alcune direttrici principali. L'integrazione dei paesi della CSI in un'Unione Eurasista è il maggiore imperativo strategico dell'Eurasismo. Il volume strategico minimo per avviare una seria attività internazionale per la creazione di un mondo multipolare non è la Federazione Russa, ma la CSI presa come singola unità strategica, saldata da una singola volontà e da un comune proposito di civiltà. Il sistema politico dell'Unione Eurasiana nella maniera più logica si fonda sulla "democrazia della partecipazione" (la "demotia" degli eurasisti classici), in cui l'accento cade non sull'aspetto quantitativo, ma su quello qualitativo della rappresentanza. L'autorità rappresentativa dovrebbe rispecchiare la struttura qualitativa della società eurasiana, invece degli indicatori statistici di quantità media basati sull'efficienza degli shows pre-elettorali. Dovrebbe essere rivolta una speciale attenzione alla rappresentanza delle etnìe e delle confessioni religiose. La "democrazia di partecipazione" deve essere integrata organicamente con una definita frazione di responsabilità individuale espressa quanto più possibile nelle aree strategiche. Il Leader supremo dell'Unione Eurasiana deve concentrare la comune volontà di ottenere la potenza e la prosperità dello stato. Il principio dell'imperativo sociale dovrebbe essere combinato con il principio della libertà personale in una proporzione essenzialmente diversa sia dalle ricette liberal-democratiche, sia dal collettivismo impersonale del marxisti. L'Eurasismo qui presuppone la tutela di un preciso equilibrio, con un ruolo significativo del fattore pubblico. In generale, lo sviluppo attivo del principio sociale è una caratteristica costante della storia eurasiana. Esso si è mostrato nella nostra psicologia, nella nostra etica, nella nostra religione. Ma in contrasto con i modelli marxisti, il principio sociale dovrebbe essere affermato come qualcosa di qualitativo, di differenziato, collegato con il concreto scenario nazionale, psicologico, culturale e religioso. Il principio sociale non deve soffocare, ma rafforzare il principio privato, fornendogli un retroterra qualitativo. La comprensione qualitativa del fattore sociale permette di definire con precisione il perfetto punto intermedio tra l'iperindividualismo dell'Occidente borghese e l'iper-collettivismo dell'Oriente socialista. Nel sistema amministrativo l'eurasismo si basa sul modello di "federalismo eurasista". Questo presuppone la scelta come categoria di base per la costruzione della Federazione, non dei territori, ma delle etnìe. Avendo separato il principio dell'autonomia etno-culturale dal principio territoriale, il federalismo eurasista vuole risolvere per sempre le ragioni stesse del separatismo. Così in compenso i popoli dell'Unione Eurasiana ricevono la possibilità di sviluppare al massimo l'indipendenza etnica, religiosa e anche, in certe questioni definite, giuridica. L'indubbia unità strategica si accompagna nel federalismo eurasista alla pluralità etnica, all'enfasi posta sull'elemento giuridico dei "diritti dei popoli". Il controllo strategico dello spazio dell'Unione Eurasiana è garantito dall'unità della gestione e dei distretti federali strategici, nella cui composizione possono entrare varie formazioni - da quelle etno-culturali a quelle territoriali. L'immediata differenziazione dei territori in livelli diversi aggiungerà flessibilità, adattabilità e pluralità al sistema dell'organizzazione amministrativa in combinazione con un rigido centralismo nella sfera strategica. La società eurasiana dovrebbe essere fondata sul principio di una recuperato morale che possieda sia valori comuni sia forme concrete collegate alla specificità del contesto etno-confessionale. I principi di semplicità, di purezza, di sobrietà, di rispetto per le regole, di responsabilità, di vita sana, di senso della giustizia e di sincerità sono comuni a tutte le fedi tradizionali dell'Eurasia. Questi innegabili valori morali devono ricevere la dignità di norme dello stato. I vizi sociali scandalosi, le violazioni impudenti e pubbliche dei fondamenti morali dovrebbero essere sradicati senza pietà. Le forze armate dell'Eurasia ed i ministeri e gli uffici del potere pubblico debbono essere considerati l'ossatura della civiltà. Dovrebbe incrementarsi il ruolo sociale dei militari, è necessario ripristinare il loro prestigio e pubblico rispetto. Sul piano demografico è indispensabile conseguire la "proliferazione della popolazione eurasiana", incoraggiando moralmente, materialmente e psicologicamente la natalità plurima, rendendola uno standard sociale eurasiano. Nel campo dell'educazione è necessario rafforzare l'educazione morale e scientifica della gioventù nello spirito di fedeltà alle radici storiche, di lealtà all'ideale eurasista, di responsabilità, di virilità, di attività creativa. L'attività del settore dell'informazione della società eurasista, nel fare luce sugli eventi interni ed esteri, deve essere basata sulla stretta osservanza delle priorità della civiltà. I principi di formazione ed educazione morale dovrebbero essere considerati al di sopra dei principi di divertimento e di utilità commerciale. Il principio della libertà di parola deve essere unito con l'imperativo della responsabilità di ciò che viene detto liberamente. L'eurasismo presuppone la creazione di una società di tipo mobilitante, in cui i principi di creatività e di ottimismo sociale dovrebbero essere la normalità della vita umana. Tale visione del mondo dovrebbe scoprire le potenziali possibilità dell'uomo, permettendo a ciascuno - superando l'inerzia e la limitazione (interiore ed esteriore) - di esprimere la propria personalità unica nel servizio della società. Alla base dell'approccio eurasista alla questione sociale sta il principio dell'equilibrio tra lo stato e il privato. Questo equilibrio è definito dalla seguente logica: tutta la scala, riferita alla sfera strategica (complesso militare-industriale, educazione, sanità, pace sociale, integrità morale e fisica della nazione, demografia, crescita economica, etc.) è controllata dallo Stato. La piccola e media produzione, la sfera dei servizi, la privacy personale, l'industria del divertimento, la sfera del tempo libero, etc. sono controllati non dallo Stato, ma al contrario, dall'iniziativa personale e privata (con esclusione dei casi in cui intervengano conflitti con gli imperativi strategici dell'Eurasismo nella sfera globale).

    4. Eurasismo ed economia

    Al contrario del liberalismo e del marxismo, l'eurasismo considera la sfera economica né autonoma né determinante per i processi socio-politici e dello stato. Secondo il pensiero "eurasista", le attività economiche sono solo una funzione di varie realtà culturali, sociali, politiche, psicologiche e storiche. Possiamo esprimere la relazione eurasista con l'economia, riprendendo il Vangelo: "non l'uomo per l'economia, ma l'economia per l'uomo". Tale rapporto con l'economia può essere chiamato qualitativo: il significato è costituito non da formali indici numerici di crescita economica, ma è consentito uno spettro significativamente più ampio di indici, in cui la forza economica è considerata in complesso con altre che hanno in prevalenza carattere sociale. Alcuni economisti (in particolare Joseph Schumpeter) cercarono già di introdurre parametri qualitativi nell'economia, separando il criterio di crescita economica da quello di sviluppo economico. L'Eurasismo regola il problema da una prospettiva ancora più ampia: quello che importa non è il solo sviluppo economico, ma lo sviluppo economico in combinazione con quello sociale. L'approccio eurasista all'economia può essere espresso come schema semplificato in questo modo: regolazione di stato per le branche strategiche (complesso militare-industriale, monopoli naturali e similari) e massima libertà economica per le piccole e medie imprese. Il principale elemento dell'accostamento eurasista all'economia è l'idea della decisione su di un numero significativo di problemi nazional-economici russi all'interno della struttura progettuale della politica estera eurasista. E' evidente in vista di che cosa. Alcuni soggetti geopolitici vitalmente interessati alla multipolarità del mondo - primi fra tutti, l'Unione Europea e il Giappone - hanno un enorme potenziale finanziario-tecnologico, il cui innesto può nettamente cambiare il clima economico in Russia. Allo stadio presente bisogna riconoscere a malincuore che non vi sono in Russia risorse sufficienti per una (sia pur relativa) autarchia. Perciò gli investimenti ed altri tipi di interazione con le regioni economiche avanzate sono per noi necessari in modo vitale. Questa interazione potrebbe essere inizialmente tracciata sulla logica per lo più volumetrica, piuttosto che su ristrette relazioni economiche - investimento, crediti, import-export, distribuzioni di energia, etc. Tutto questo potrebbe essere regolato in un più ampio contesto di comuni programmi strategici - come lo sfruttamento associato dei giacimenti o la creazione di sistemi eurasiani unificati di trasporto e di informazione. In qualche senso la Russia deve mettere il peso del rilancio del suo potenziale economico sui soci del "club dei sostenitori della multipolarità", usando attivamente a questo fine la possibilità di offrire progetti congiunti di trasporto estremamente convenienti (la "linea trans-eurasiana") o risorse energetiche basilari per l'Europa e il Giappone. Un problema rilevante è anche il ritorno di capitali in Russia. L'Eurasismo crea ragioni molto forti in questo senso. La confusa Russia del periodo delle riforme liberali (inizio degli anni '90), rivolta in modo completo all'Occidente, riferentesi a se stessa con disgusto, immersa nella psicosi della privatizzazione e della corruzione, e la Russia degli inizi del XXI secolo, eurasista, patriottica, incentrata sullo stato, sono realtà politiche diametralmente opposte. Il capitale è fuggito da una Russia indebolita e al collasso. In una Russia regolata, sulla via del rafforzamento e del recupero, il capitale deve ritornare. Nei paesi occidentali la maggior parte dei capitali portati fuori dalla Russia non possono essere né salvati né incrementati. All'inizio degli anni '90, l'Occidente vedeva con favore la fuga di capitali russi (principalmente di origine criminale), considerando - secondo la logica della "Guerra fredda"- che l'indebolimento della Russia post-comunista avrebbe giocato a favore dei paesi della NATO. Ora la situazione è nettamente cambiata e nelle presenti condizioni sorgeranno seri problemi (infatti già ce ne sono) per i proprietari di capitali illegali in Occidente. La logica eurasista ha il significato della creazione delle condizioni più favorevoli per il ritorno di questi capitali in Russia i quali, da se stessi, forniranno un serio impulso allo sviluppo dell'economia. Contrariamente a certi dogmi liberali puramente astratti, il capitale ritorna più velocemente verso uno stato con un'autorità forte, responsabile e con precisi punti di orientamento strategico, piuttosto che verso un paese incontrollabile, caotico e instabile.

    5. Il percorso eurasiano

    L'eurasismo è il modello più precisamente rispondente agli interessi strategici della Russia moderna. Esso dà le risposte alle questioni più difficoltose, offre un'uscita alle situazioni più incagliate. L'eurasismo combina apertura e attitudine al dialogo con fedeltà alle radici storiche e conseguente asserzione degli interessi nazionali. L'eurasismo offre un solido equilibrio tra l'ideale nazionale russo e i diritti dei numerosi popoli che abitano la Russia e più in grande l'Eurasia. Alcuni degli aspetti definiti dell'eurasismo sono già utilizzati dalle nuove autorità russe orientate ad una soluzione creativa dei difficili problemi storici che la Russia ha di fronte al nuovo secolo. Ed ogni volta che questo accade, l'efficienza, la concretezza, i seri risultati strategici parlano da soli. Il processo di integrazione nella CSI, la creazione di una Comunità Economica Eurasiana, i primi passi della nuova politica estera della Federazione Russa nei confronti dell'Europa, del Giappone, dell'Iran e dei paesi del Vicino Oriente, la creazione di un sistema di Distretti Federali, il rafforzamento della linea verticale del potere, l'indebolimento dei clan oligarchici, la politica del patriottismo e della statalità, l'aumento di responsabilità nel lavoro dei mass media - sono questi, tutti elementi rilevanti ed essenziali dell'eurasismo. Per il momento questi elementi sono intralciati dalle tendenze inerziali degli altri due modelli (il liberal-democratico e il sovietico). Ed è ancora perfettamente chiaro che l'eurasismo sta con regolarità raggiungendo il suo apice, mentre gli altri due modelli conducono solo una "lotta di retroguardia". La crescita del ruolo dell'eurasismo nella politica russa è un processo evolutivo e graduale. Ma già è giunto il momento per un più attento e considerevole apprendimento di questa teoria e filosofia realmente universale, la cui trasformazione in una prassi politica ed esistenziale è sotto i nostri occhi.

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    ALEXANDR DUGIN


    JULIUS EVOLA E IL
    TRADIZIONALISMO
    RUSSO




    1. La scoperta di Evola in Russia

    L'opera di Evola è stata scoperta in Russia negli anni 60 dal gruppo assai ristretto degli intellettuali dissidenti anticomunisti, detti "i dissidenti di destra". Era una piccola cerchia di persone che avevano rifiutato volutamente la partecipazione alla vita culturale sovietica e avevano scelto l'esistenza clandestina. La contestazione della realtà sovietica è stata presso di essi così totale perché si cercavano i principi fondamentali che avrebbero potuto spiegare le radici di questo giudizio negativo assoluto. E’ su queste vie di rifiuto del comunismo che si sono scoperti certi lavori di autori antimoderni e tradizionalisti: soprattutto i libri di Réné Guénon e di Julius Evola. Due personaggi centrali animavano questo gruppo – il filosofo musulmano Geidar Djemal e il poeta non conformista Evgeni Golovin. Grazie ad essi, i “dissidenti di destra” hanno conosciuto i nomi e le idee di questi grandi tradizionalisti del nostro secolo. Negli anni 70 sono state fatte le prime traduzioni dei testi di Evola (“La Tradizione Ermetica”) sempre nel quadro della medesima cerchia e sono state distribuite sotto forma di samizdat. La qualità delle prime traduzioni era assai scadente perché esse venivano eseguite da appassionati poco competenti, ai margini del gruppo degli intellettuali tradizionalisti propriamente detti. Nel 1981 è apparsa nel medesimo ambiente la traduzione di "Heidnische Imperialismus", il solo libro disponibile presso la Biblioteca Lenin di Mosca. Questa volta la distribuzione per samizdat è stata assai ampia e la qualità della traduzione migliore. Poco a poco si è formata la vera corrente dei tradizionalisti che è passata dall’anticomunismo all’antimodernità, estendendo il rifiuto totale della realtà sovietica al mondo moderno in quanto tale, coerentemente con la visione tradizionalista integrale. Bisogna notare che le idee dei tradizionalisti in questione a quell’epoca erano molto lontane dall’altra branca dei “dissidenti di destra” che erano cristiani ortodossi, monarchici e nazionalisti. Dunque Evola era più popolare tra le persone che si interessavano di spiritualismo in senso lato – yoga, teosofismo, psichismo, etc. Nel corso della perestroika tutte le forme di dissidenza anticomunista si sono manifestate alla luce del sole e, a partire dai “dissidenti di destra”, si è creata la corrente ideologica, culturale e politica della Destra – nazionalista, nostalgica, antiliberale e antioccidentale. In questo contesto e seguendo lo sviluppo della glastnost le idee propriamente tradizionaliste, i nomi di Guénon ed Evola si sono introdotti nel complesso culturale della Russia. I primi testi di Evola sono apparsi negli anni 90 presso la cosiddetta stampa “patriottica” o “conservatrice” di grande tiratura e l’argomento del tradizionalismo è divenuto il tema di polemiche virulente e assai animate nel campo della destra russa nel senso più lato del termine. Le riviste "Elementy", "Nach Sovremennik", "Mily Anguel", "Den" etc. hanno cominciato a pubblicare parti degli scritti di Evola o articoli ispirati alle sue opere dove il suo nome era più volte citato. Poco a poco il campo dei “conservatori” è stato strutturato ideologicamente e si è prodotta la separazione tra la Destra arcaica, nostalgica, monarchica e l’altra Destra più aperta, non conformista e meno “ortodossa” – una sorta di “novye pravye” in russo, che si può tradurre come “nuova destra”, ma precisando che si tratta di un fenomeno molto originale e molto differente dalla ND europea. Questo secondo partito dei “patrioti” lo si potrebbe qualificare come “terzaforzisti”, “nazional-rivoluzionari” etc. La linea di rottura passa precisamente nell’accettazione o nel rifiuto delle idee di Evola o piuttosto dello spirito di Evola che non si può qualificare solamente come “conservatore” o “reazionario” ma come quello della Rivoluzione Conservatrice, come la “rivolta contro il mondo moderno”. Recentemente il primo libro - "Heidnische Imperialismus" – è stato pubblicato a grande tiratura in 50.000 copie. Una trasmissione televisiva sul primo canale è stata dedicata a Evola. Dunque si può dire che per la Russia comincia la scoperta di Evola su larga scala. Quello che era un nucleo intellettuale estremamente marginale prima della perestroika in Russia è divenuto ora un fenomeno ideologico e politico importante. Ma è evidente che Evola scriveva i suoi libri e formulava le sue idee in un contesto temporale, culturale, storico ed etnico molto differente. Dunque si pone il problema: che cosa c’è di valido in lui per la Russia attuale e quale parte della sua opera deve essere adattata o respinta nelle nostre condizioni? Questo richiede almeno una breve analisi delle divergenze e delle convergenze tra il tradizionalismo di Evola e la tradizione sacra e politica propriamente russa.

    2. Contro l'Occidente moderno

    Inizialmente bisogna precisare che il rifiuto del mondo moderno profano e desacralizzato che si manifesta nella civiltà occidentale del ciclo finale è comune a Evola e a tutta la tradizione intellettuale russa degli slavofili. Autori russi come Homyakov, Kirievsky, Aksakov, Leontiev, Danilevsky tra i filosofi e Dostoevsky, Gogol, Merejkovsky tra gli scrittori criticano il mondo occidentale pressoché negli stessi termini di Evola. Si trova presso di essi la medesima avversione al regno della quantità, al sistema della democrazia moderna, al degrado spirituale e alla profanità totale. Così si vedono spesso delle corrispondenze sorprendenti tra la definizione delle radici del male moderno – massoneria profana, giudaismo deviato, avvento delle plebi, divinificazione della ragione – in Evola e nella cultura “conservatrice” russa. In qualche modo, la tendenza reazionaria è qui comune, dunque la critica dell’Occidente da parte di Evola è completamente comprensibile e accettabile in la linea generale dai conservatori russi. Oltre a questo si trova sovente in Evola la critica formulata in un modo più vicino alla mentalità russa che a quella europea – lo stesso gusto per la generalizzazione, l’evocazione frequente di motivi mistici e mitologici, il vivo sentimento del mondo spirituale interiore a partire dal quale si percepisce organicamente la realtà immediata moderna come perversione e deviazione. In generale, per la tradizione conservatrice russa lo stile della spiegazione mitologica degli avvenimenti storici e anche contemporanei è quasi obbligatorio. Il richiamo al livello super-razionale o non razionale si comprende perfettamente in Russia dove piuttosto è l’eccezione un argomentare razionale. Si può inoltre notare l’influenza esercitata dai conservatori russi su Evola: nelle sue opere egli cita spesso Dostoevsky, Merejkovsky (il quale, d’altronde, egli conobbe personalmente) e alcuni altri autori russi. D'altro canto, questi frequenti riferimenti a Malynsky e a Leon de Poncins lo fanno parzialmente rientrare nella tradizione contro-rivoluzionaria tipica dell’est europeo. Si può anche citare i suoi riferimenti a Serge Nilus, l'editore dei famosi “Protocolli” che Evola ha riediti per l’Italia.
    Nello stesso tempo è evidente che Evola conosceva assai male la cultura conservatrice russa nel suo insieme che, d’altronde, non lo interessava particolarmente a causa della sua idiosincrasia anticristiana. A proposito della tradizione ortodossa egli ha detto appena qualche parola non significativa. Dunque l’affinità tra la sua posizione nei confronti della crisi del mondo moderno e l’antimodernismo degli autori russi è dovuta piuttosto alla comunanza delle reazioni organiche – eccezionale e individuale nel caso di Evola e tradizionali nel caso dei russi. Ma grazie alla spontaneità delle convergenze antimoderne la testimonianza di Evola diviene ancora più interessante e più preziosa. Sia quel che sia, questa parte critica di Evola rientra perfettamente nei quadri della corrente ideologica della Destra russa e apporta molto a questa visione della decadenza storica, dando formule nuove a volte più complete, più radicali e più profonde. Sotto questo aspetto le idee di Evola sono accolte molto positivamente nella Russia attuale dove l’antioccidentalismo è un fattore ideologico e politico estremamente potente.

    3. Roma e Terza Roma

    L'altro aspetto del pensiero evoliano è avvertito dai russi come un soggetto intimo ed estremamente importante: si tratta della sua esaltazione dell’idea imperiale. Roma è per Evola il punto cruciale della sua Weltanschauung. Questa forza sacra, vivente e immanente che si manifesta attraverso l’Impero è stata per Evola l’essenza dell’eredità tradizionale dell’Occidente. I resti del palazzo di Nerone e delle antiche costruzioni romane sono stati da lui percepiti come la testimonianza diretta della sacralità organica e concreta la cui unità e continuità sono state sbriciolate dal “castello” kafkiano del Vaticano cattolico guelfo. La sua formula ghibellina è chiara: l’Impero contro la Chiesa, Roma contro il Vaticano, la sacralità organica e immanente contro le astrazioni devozionali e sentimentali della fede, implicitamente dualista e farisea. Ma il complesso simile si ritrova naturalmente nei russi, il cui destino storico è profondamente legato all’Impero. Questa nozione è stata dogmaticamente fissata nel concetto ortodosso di starets Philophe – “Mosca – Terza Roma”. Bisogna notare che la “prima Roma” in questa visione ciclica ortodossa non è la Roma cristiana, ma Roma imperiale, perché la “seconda Roma” (o “nuova Roma”) era per i cristiani Costantinopoli, la capitale dell’Impero cristiano. Dunque l’idea stessa di “Roma” presso gli ortodossi russi corrisponde alla comprensione della sacralità come immanenza del Sacro, come “sinfonia” necessaria e inseparabile tra autorità spirituale e potere temporale. Per i tradizionalisti ortodossi la separazione cattolica tra il Re e il Papa non è concepibile e rivela l’eresia, chiamata precisamente “eresia latina”. In questa concezione russo-ortodossa si ritrova l’ideale puramente ghibellino in cui l’Impero è talmente valorizzato teologicamente che non si può concepire la Chiesa come qualcosa di estraneo e isolato da esso. Questa centralità della sacralità del Regnum nella tradizione russo-ortodossa si basa sull’epistola di Paolo dove vi è la questione del “katehon”, “colui che sostiene”, identificato precisamente con il Sacro Impero, l’ultimo ostacolo contro l’irruzione dei “Figli della Perdizione” – equivalenti dei Gog e Magog biblici. Dunque la concezione di Mosca Terza Roma, che è in qualche modo consustanziale al pensiero tradizionale russo, corrisponde perfettamente all’ideale evoliano ghibellino. Ancor di più, la denuncia del cattolicesimo e del suo ruolo nefasto nella decadenza dell’Occidente è in Evola quasi identica alle accuse dei cristiani ortodossi contro l’ “eresia latina”. Anche in questa occasione si vede la convergenza perfetta tra la dottrina di Evola e l’attitudine “normale” del pensiero conservatore russo. E ancora una volta, l’esaltazione spirituale e lucida dell’Impero nei libri di Evola diviene inestimabile per i russi alla ricerca della loro identità autentica e tradizionale. "L'imperialismo sinfonico" dei russi ortodossi riconosce facilmente la propria immagine nell’ “imperialismo pagano” o piuttosto “ghibellino” di Julius Evola. Si può aggiungere ancora un dettaglio importante. Si sa che l’autore di “Terzo Reich” Arthur Mueller van den Bruck è stato profondamente influenzato dagli scritti di Dostoevsky per il quale l’idea di Terza Roma era centrale. Si ritrova presso van den Bruck la stessa visione escatologica dell’Impero Finale, in corrispondenza simbolica con le idee “paracletiche” dei montanisti e con le profezie di Ioachim de Flora. Mueller van den Bruck, le cui idee sono stata a volte evocate da Evola, ha adattato la concezione di Terza Roma della tradizione russo-ortodossa alla Germania, elaborando il progetto politico-spirituale ripreso in seguito dai nazional-socialisti. Dettaglio interessante: Erich Mueller, discepolo di Nikisch, che era stato assai ispirato da van den Bruck, ha suggerito che se il Primo Reich tedesco era stato cattolico, il Secondo Reich protestante, il Terzo Reich avrebbe dovuto essere precisamente ortodosso! Ma Evola partecipò egli stesso largamente al dibattito intellettuale della cerchia della rivoluzione conservatrice tedesca (l’ "Herrenklub" di von Gleichen, di cui egli era membro, era la continuazione dello Juniklub fondato da Mueller van den Bruck) dove argomenti simili erano vivacemente discussi. Ecco l’altra via intellettuale che unisce la corrente conservatrice russa e il pensiero di Evola. Evidentemente non si può qui parlare di concezioni identiche, ma vi è quanto meno un’affinità straordinaria e dei ravvicinamenti “naturali” sorprendenti che spiegano inoltre la facilità di assimilazione del messaggio di Evola in Russia dove le sue vedute appaiono molto meno stravaganti che in Europa dove il conservatorismo tradizionale resta per la maggior parte cattolico e nazionalista in senso moderno e assai raramente imperiale e legato al Sacro.

    4. Evola visto da Sinistra

    In Evola vi è un altro aspetto molto interessante che si manifesta nella prime e nelle ultime tappe della sua vita. Lo si qualifica a volte come “anarchismo di destra” che è evidente nelle sue opere artistiche di gioventù e soprattutto in “Cavalcare la tigre”. Contemporaneamente la sua posizione antiborghese coerente e permanente lo isola considerevolmente dalla Destra convenzionale occidentale. D'altra parte anche in seno alla Tradizione egli fu sempre attratto dai domini poco consueti che rientrano più o meno nella prospettiva della Via della Mano Sinistra. Indubbiamente, nell’insieme dei suoi scritti è molto saliente ciò che si potrebbe tentare di chiamare la “sinistra” del messaggio evoliano. L’anticonformismo totale verso la realtà moderna occidentale, la contestazione radicale dei valori borghesi avvicinano Evola a certe branche della sinistra. Questo fenomeno non è la manifestazione della sua natura personale. Vi è qui un lato sintomatico estremamente importante. La Rivolta evoliana contro il mondo moderno possiede degli aspetti distruttivi come ogni rivolta, d’altronde. Il suo radicalismo intransigente lo spinge alla rottura con il conservatore abituale che difende per inerzia i valori di ieri contro i valori di oggi. Per Evola lo “ieri” non del tutto ideale. Il suo orientamento va molto più lontano, verso il mito primordiale, verso l’Iperborea perduta, verso la Trascendenza, verso l’Eterno Presente. Questa ricerca dell’assoluto qui e ora obbliga a superare i limiti convenzionali e anche a sgretolare le forme secondarie della Tradizione adattate al kali-yuga. Evola non accetta una parte del Sacro, lo vuole Tutto, immediatamente. Questa Rivolta gli fa prendere posizioni “anarchiche”, contestare la legittimità delle forme tradizionali svuotate di ogni vita. E’ d’altronde la posizione autentica dell’adepto dei Tantra, quella che egli spiega perfettamente ne “Lo Yoga della Potenza”. Ma paradossalmente la stessa antinomia è propria alla corrente della sinistra radicale e la fenomenologia esistenziale ed estetica delle due rivolte, per quanto differenti, le unisce in un certo caso quasi perfettamente. La rivoluzione, la guerra, la crisi, il ribaltamento sociale provocano sempre un trauma profondo che necessariamente obbliga l’essere umano a incontrare la realtà ontologica profonda che supera i cliché profani della vita “normale”. Ernst Juenger, al quale Evola si interessò molto, sviluppò nei suoi romanzi e scritti politici questo problema del reincontro dell’uomo moderno, profondamente alieno, con la realtà superiore nella situazioni di crisi estrema. D'altronde, Evola attraversò egli stesso dei periodi di crisi personale al limite del suicidio. Dunque la sete dell’assoluto è in logico rapporto con le esperienze “negative” e talvolta anche “antinomiche”. Queste considerazioni spiegano anche l’interesse di Evola per certi personaggi giudicati dagli altri tradizionalisti (Guénon, Burkhardt, etc.) nettamente “contro-iniziatici” - Alister Crowley, Giuliano Kremmerz, Gustav Meyrink etc. A sinistra, soprattutto all’estrema sinistra, si ritrova facilmente il medesimo complesso, la stessa passione, la stessa esaltazione dell’esperienza traumatica e nello stesso tempo lo stesso ifiuto del conformismo, la stessa avversione viscerale in rapporto alle norme e alle convenzioni, la stessa rivolta contro l’abituale. D'altra parte, la cultura ideologica della “sinistra rivoluzionaria” non è priva di accostamenti esoterici che a volte sono gli stessi come nel caso dei tradizionalisti e della “rivoluzione conservatrice”. Citiamo a titolo di esempio Theodore Reusse, attivista di sinistra e iniziatore alla massoneria dello stesso Guénon! Il lato “sinistro” di Evola richiama il paradosso politico della Russia attuale dove i neocomunisti, antiliberali fanno fronte comune con i conservatori russo-ortodossi. Cosa che si può anche pensare di certi aspetti del bolscevismo russo storico in cui si sono sviluppate per vie eterodosse e contraddittorie le tendenze profonde della sacralità russo-ortodossa – l’avversione per il mondo occidentale borghese, la ricerca del Regnum, i fattori escatologici, l’esperienza diretta, rivoluzionaria e immediata della Verità. Più ancora, vi erano all’alba della corrente comunista russa accostamenti esoterici estremamente curiosi con i rappresentanti delle correnti spirituali locali ed europee. Si può dire che tra Evola e la Russia esistono non solo le corrispondenze a livello di corrente ideologica “conservatrice”, “di destra”, ma anche certi lati della “sinistra” russa, nella sua dimensione profonda e paradossale, possono essere comparati con gli scritti di Evola e anche chiariti grazie al suo metodo di ricerca della struttura dei fenomeni traumatici. Il fatto stesso che il comunismo abbia vinto nel paese più conservatore e più tradizionalista d’Europa ci obbliga a rivedere gli schemi abituali conservatori a proposito della natura profana e moderna del comunismo, come tappa avanzata della degrado dell’attuale civiltà. D'altronde, le previsioni dei conservatori e contro-rivoluzionari (come Léon de Poncin) concernenti la necessità della vittoria della quarta casta proletaria in tutto il pianeta sono smentite dal trionfo attuale della civiltà borghese (presunta terza casta) nella Russia postsovietica. Lo stesso Evola commise il medesimo errore accettando la posizione radicalmente antisocialista e anticomunista, propria dei conservatori reazionari con i quali, a livello metafisico, egli era in pieno disaccordo, dovuto alla differenza profonda tra la Via della Mano Sinistra che gli era propria e la Via della Mano Destra che (a volte) indirettamente e parzialmente ispira i conservatori convenzionali. In altri termini la “sinistra metafisica” in Evola non ha potuto trovare la manifestazione dottrinale coerente a livello politico e il lato “anarchico” ed “esoterico” restano in qualche modo sovrapposti assai contraddittoriamente alla sua fedeltà alla “reazione” politica. Lo stesso equivoco esiste nelle sue relazioni col fascismo e col nazional-socialismo dove egli criticava l’aspetto politico di sinistra e contemporaneamente tentava di rafforzare l’aspetto “metafisico di sinistra” (insistendo ad esempio sul paganesimo contro le relazioni con il Vaticano). La storia politica degli anni 80-90 mostra che il comunismo non era l’ultima forma di decadenza della caste. Dunque Evola aveva torto nel predire la vittoria dei sovietici e di conseguenza di prendere la posizione radicalmente anticomunista e di non riconoscere il lato paradossale e in qualche modo tradizionale della Rivoluzione. Malgrado il suo interesse particolare per “L’Operaio” di Junger, Evola ha falsamente identificato, seguendo la logica della Destra non rivoluzionaria, le caste tradizionali con le classi della civiltà occidentale. A questo proposito, si può richiamare l’avvertimento estremamente importante di George Dumezil riguardante il fatto che nella società tradizionale indoeuropea, dunque ariana, i lavoratori appartengono alla terza casta e non alla quarta. Oltre a ciò, i mercanti, (cioè i proto-capitalisti) non appartengono del tutto al sistema delle caste in tale società e tutte le funzioni di distribuzione dei beni e del denaro sono stati appannaggio dei guerrieri, degli kshatryas. Ciò significa che la classe dei mercanti non corrisponde assolutamente alla struttura della società ariana ed è storicamente sovrapposta ad essa con la mescolanza culturale e razziale. Dunque la lotta antiborghese dei socialisti possiede implicitamente la dimensione tradizionale e indoeuropea, cosa che spiega perfettamente le tendenze “antigiudaiche” (addirittura antisemite) di un gran numero di teorici socialisti a partire da Fourrier, Marx e fino a Stalin. Questa considerazione mostra la giustificazione dell’elemento socialista (e pure nazional-comunista) nelle correnti della Rivoluzione Conservatrice – specialmente in Spengler, Sombart, van den Bruck, junger e fino a Nikisch. E’ fuori di dubbio che con questo ambiente tedesco d’anteguerra Evola aveva ottime relazioni intellettuali, cosa che ahimè, non lo ha aiutato a sfumare le sue posizioni e a rettificare le sue vie dottrinali e tradizionaliste. Questa contraddizione in Evola è notevole se si confrontano “Orientamenti” e “Gli Uomini e le Rovine” da un lato, e “Cavalcare la Tigre” dall’altro. "Evola di sinistra" non è ancora scoperto e riconosciuto. Ma ancora una volta - la Russia e la sua storia conservatrice e rivoluzionaria, paradossale e rivelatrice, antica e moderna ci aiuta a comprendere Evola nelle sue idee esplicite e soprattutto il senso implicito del suo messaggio che rimane da scoprire e assimilare. Non solamente in Russia, ma in questo ultimo aspetto anche in Occidente.

    5. La questione cristiana

    Ciò che pone i maggiori problemi nell’assimilazione degli scritti di Evola in Russia è la sua impostazione risolutamente anticristiana. Secondo lui l’intera tradizione cristiana è l’espressione della degenerazione ciclica, una radice della decadenza dell’Occidente tradizionale e la “sovversione” dello spirito del Sud, della mentalità “semitica” proiettata al Nord europeo ariano. E’ in questa questione che vi sono degli aspetti inaccettabili del suo messaggio per il contesto del tradizionalismo russo. Qui bisogna quantomeno distinguere due aspetti differenti del problema. 1) Da un lato Evola conosceva soprattutto la forma cattolica della tradizione cristiana – quella che era propria all’Occidente. Qui la critica severa di Evola del ruolo del cristianesimo occidentale nel processo di caduta della civiltà europea è assai giusta (quantunque non senza certe generalizzazioni poco fondate). Oltre a questo nell’ottica della Chiesa Ortodossa, e soprattutto nell’ottica della Chiesa Russa dopo la caduta do Costantinopoli e l’adesione del Patriarcato di Costantinopoli all’Unità Cattolica, si trovano sovente gli stessi motivi nella denuncia dell’ “eresia latina”. Il devozionismo, il razionalismo scolastico e il papismo del Vaticano sono gli oggetti di critica costante dell’Ortodossia contro il cattolicesimo con più o meno le stesse conclusioni riguardanti la responsabilità della “deviazione cattolica” nella desacralizzazione dell’insieme europeo che è giunto al rigetto quasi totale della tradizione e all’avvento dell’era laica. La tradizione cristiana ortodossa differisce molto dalla tradizione cattolica nei punti essenziali dogmatici, rituali e (quello che è più importante nel caso nostro) metafisici. Lo spirito ortodosso è contemplativo, apofantico, esicastico, comunitario e risolutamente anti-individualista. Il fine nettamente dichiarato dell’Ortodossia è la “deificazione” dell’uomo per via ascetica descritta nei termini puramente esoterici e utilizzando i procedimenti iniziatici. Questa via della deificazione è assolutamente un’altra cosa rispetto al misticismo exoterico occidentale dove si esalta l’umanesimo. Si tratta della visione tradizionale della realizzazione metafisica. In altri termini l’Ortodossia non è la religione intesa nel senso di Guénon (ripreso in seguito da Evola), perché non mira alla “salute dell’anima individuale”, ma alla realizzazione puramente spirituale e metafisica – dunque sovraindividuale e sovrapsichica. L'Ortodossia non è l’exoterismo necessitante dell’esistenza di società iniziatiche esteriori per giungere alla completa realizzazione spirituale (l’assenza storica di società iniziatiche fuori dalla Chiesa nei paesi ortodossi lo testimonia in una maniera sorprendente). E’ piuttosto la tradizione completa inglobante esoterismo ed exoterismo come nel caso dell’Islam. L`esempio più vicino a questa particolare della Chiesa Orientale si trova nello sciismo iraniano dove non vi è più distinzione netta tra il dominio esoterico ed exoterico (a questo proposito vedere Henri Corbin “L’homme de la lumiere”). La differenza essenziale tra la tradizione cattolica e quella ortodossa rende la posizione anticattolica e “antiguelfa” di Evola pienamente comprensibile e accettabile. Oltre a ciò, certe obiezioni formulate da Evola contro l’insufficienza metafisica dell’attitudine della Chiesa Occidentale aiutano molto gli ortodossi a ritrovarsi coscientemente nella propria tradizione, cosa che manca fatalmente al cattolicesimo. 2) L'altro aspetto di questo problema consiste nel rigetto da parte di Evola della tradizione cristiana primordiale, nel sua disprezzo per la natura del cristianesimo delle origini che egli qualificò sempre come “plebeo”, “semitico”, e pre “antitradizionale”. Egli si inscrive definitivamente nella tradizione romana precristiana e anticristiana ripetendo nei tratti generali le accuse alla Chiesa da parte dei filosofi pagani e neoplatonici. Certi elementi li ha attinti dalle fonti anticlericali massoniche tramite Arturo Reghini etc. Egli tende a identificare la tradizione cristiana con la tradizione giudeo-cristiana cosa che è esatta solo in parte e storicamente si applica soprattutto all’origine e alla particolarità della tradizione propriamente cattolica, tanto che la Chiesa orientale (o le Chiese Orientali) deve essere qualificata elleno-cristianesimo. (Un’analisi eccellente di questa differenza fondamentale si trova tra gli autori russi come Nikolaev "V poiskah sa Bojestvom", V.Lossky "Theologie mystique" et plus recemment chez les auteurs francais Jean Bies "Voyage au monte Athos" et Michel Fromaget "Corps, ame, esprit"). La tradizione della devozione passiva, della ricerca della salvezza individuale, l’egalitarismo postumo, etc., non caratterizzano l’essenza della Tradizione Cristiana contrariamente alle affermazioni di Evola. Ma è un argomento troppo complesso per essere trattato in questo scritto. Si solamente constatare che agli occhi dei cristiani orientali questo aspetto della critica di Evola non solo non è accettabile, ma resta poco comprensibile, perché i motivi propriamente giudeo-cristiani sono assai rari e marginali nell’Ortodossia. La Chiesa bizantina e dopo la sua caduta la Chiesa russa hanno ereditato la parte più sublime della tradizione ellenica incorporandola nell’insieme armonico della Rivelazione evangelica. Nella Chiesa orientale gli apostoli “gnostici” e controgiudaici sono particolarmente venerati – si tratta di S.Paolo, di Giovanni apostolo, di Andrea (patrono della Chiesa russa), etc. Al contrario, S.Pietro o S.Giacomo (i poli giudeo-cristiani del cristianesimo delle origini) hanno dei ruoli secondari. Lo spirito della Chiesa orientale resta molto caratterizzato dal marcionismo o monofitismo implicito. Il Cristo qui è soprattutto Pantakrator e lo Zar, il Dio della Seconda Venuta terribile e onnipotente. Eè anche lo spirito aristocratico e ascetico attivo ed eroico. Il punto culminante dell’affermazione cosciente di questa natura della Chiesa orientale era la santificazione di S.Gregorio di Palama, l’eminente esoterista cristiano la cui dottrina esicastica della Luce Increata e della deificazione ha scandalizzato tanto i cattolici che il settore filocattolico dell’Ortodossia. Questo stesso esicasmo è proprio alla maggioranza dei santi russi – S.Serge di Radohej, S.Nil Sorsky etc, fino agli artisti delle icone – Andrei Rubliev recentemente canonizzato come santo dal concilio della Chiesa Ortodossa russa. Dunque nel rifiuto assoluto del cristianesimo in quanto tale Evola pone un serio ostacolo alla sua assimilazione da parte del tradizionalismo russo. L'accettazione letterale del suo appello per il ritorno al paganesimo darebbe solamente effetti ridicoli a causa dell’assenza totale in Russia di residui della tradizione slava precristiana le cui parti migliori si ritrovano piuttosto nella particolarità della tradizione ortodossa specificamente russa che nei frammenti incoerenti di miti e culti il cui senso e la cui logica sono completamenti dimenticati. L'adattamento dell’anticristianesimo di Evola alla realtà russa può prodursi attraverso l’accettazione della sua critica del cattolicesimo, dello spirito giudeo-cristiano con la ricerca simultanea degli aspetti positivi – eroici e virili – all’interno stesso della tradizione ortodossa e soprattutto nel dominio esoterico di questa, nel simbolismo delle icone, nell’esicasmo, nei procedimenti iniziatici della deificazione. Si può essere d’accordo con il rifiuto dello spirito “semitico” e con l’elogio dello spirito “ariano” ed “ellenico”. Ma in Russia tutto ciò è obbligato a rimanere nel quadro dell’Ortodossia cristiana, perché tali sono le condizioni storiche e “geografico-sacrali” della civiltà russa.

    5. Le radici iperboree degli slavi

    Vi è in Evola un aspetto estremamente importante concernente le origini iperboree della Tradizione. Si trova la stessa idea in altri tradizionalisti, soprattutto in Guénon e in B.G. Tilak e anche presso il saggista tedesco Hermann Wirth. D’altronde Evola parla di Guénon e Wirth come due dei tre personaggi che lo hanno influenzato più di altri (il terzo era Guido de Giorgio). E’ il punto fondamentale della sua dottrina. Il grande merito di Evola consiste nel fatto che egli tentava di rianimare il mito iperboreo, di proporlo come realtà spirituale concreta, come l’orientamento per eccellenza non solamente nelle ricerche esoteriche, ma anche come fattore metapolitico e quasi esistenziale. Questa riattivazione dell’argomento iperboreo è l’aspetto più sorprendente della sua Weltanschauung. Ancora una volta questa idea di Evola appare estremamente vicina al tradizionalismo russo, perché il popolo russo essendo un popolo indoeuropeo, dunque ariano, deve prendere necessariamente coscienza del suo più lontano passato per riaffermare la sua identità e trovare in se stesso l’essenza spirituale. Bisogna riconoscere che, malgrado la sua importanza fondamentale, tale questione non era quasi mai stata posta in modo serio nel tradizionalismo russo, salvo alcuni intuizioni assai vaghe di saggisti prerivoluzionari che si occuparono delle origini degli slavi. La visione tradizionale delle origini presuppone la conoscenza delle leggi cicliche e delle corrispondenze cosmiche. In questo caso, l’opera di Evola ci fornisce molte informazioni preziose sull’argomento. Evola stesso era piuttosto interessato allo studio delle influenze iperboree nell’Europa occidentale e nel Vicino Oriente, applicando i metodi di Guénon, di Bachofen e di Wirth per ricostruire la tipologia ciclica delle civiltà a partire dall’età dell’oro fino ai giorni nostri (“Rivolta contro il mondo moderno”). Nelle sue opere dedicate al problema delle “razze spirituali”, egli ha concretizzato certi dati tradizionali riguardanti i tipi di uomini europei nelle loro particolarità fisiche, psichiche, spirituali. Ovunque sottolineò la centralità del tipo “iperboreo”, “nordico”, “apollineo”. Queste ricerche aiutano a comprendere le relazioni che esistono tra la dinamica storica (compresa nella prospettiva tradizionale) e lo status quo critico della nostra situazione moderna. Egli ha disegnato le grandi linee dell’itinerario delle correnti iperboree in corrispondenza con le etnie e le regioni europee. Evidentemente tutto ciò si applica soprattutto alla realtà europeo-occidentale o mediterranea. Gli spazi etnici e geografici dell’Eurasia nord-orientale restano fuori dal quadro delle sue ricerche. Ma il metodo e i principi della ricerca elaborati da Evola così come l’esempio di loro applicazione alla realtà concreta, ci dà la possibilità di compiere un lavoro simile in rapporto alla Russia e ai suoi legami con le tendenze iperboree. Si può affermare che Evola è su tale questione estremamente importante per la Russia perché egli apre delle vie di ricerca delle origini primordiali che prima di lui erano sconosciute e quasi impensabili. E’ l’altra ragione di grande interesse per Evola in Russia dove egli ispira fortemente gli “studi iperborei” applicati alla Russia e all’Eurasia. (A titolo di esempio si può citare A. Dughin “Continente Russia”, Parma, Ed. del Veltro, 1991, e dello stesso autore “Rusia – Misterio del Eurasia”, Madrid, Grupo libro 88, 1992, dove si prova a definire le linee dello studio “iperboreo” dell’Eurasia).

    6. Evola e l'Impero euro-sovietico di Jean Thiriart

    L'adattamento delle idee di Evola alla Russia e la scoperta tramite il suo metodo tradizionale della sacralità russa, pone una serie di questioni interessanti sulla dottrina della Terza Via in generale, sia livello metafisico che a livello geopolitico e politico. Questi due livelli sono sempre in realtà intimamente legati e la stessa vita di Evola testimonia l’importanza assoluta di scoprire questa corrispondenza “naturale” e sacra che il mondo moderno tende sempre a negare o a nascondere. Nell’impegno politico di Evola non vi è niente di casuale o convenzionale. Le sue idee esoteriche e le sue opinioni politiche sono in perfetta armonia. Egli è uno straordinario esempio di coerenza e di fermezza di spirito di fronte al caos moderno che cerca sempre di sviare gli uomini nella loro ricerca della verità. Si può dire che vi è una logica rimarchevole tra il tradizionalismo metafisico di Evola e la sua difesa dell’idea politica imperiale, antimoderna, “iperborea” ed europea. La sua posizione ideologica decolla direttamente dall’individuazione delle due forme del degrado spirituale dell’Occidente nel capitalismo americano (il polo occidentale) e nel comunismo sovietico (il polo orientale). Dunque, politicamente egli è contro il mondo borghese e il mondo socialista, geopoliticamente egli è contro l’estremo Occidente (Stati Uniti, Francia, Inghilterra, dunque i paesi atlantisti) e contro l’Oriente comunista (il blocco euroasiatico socialista). Da ciò deriva logicamente una certa simpatia innegabile sebbene sfumata per il fascismo e il nazional-socialismo a livello politico e per la difesa dell’Europa centrale germanica a livello geopolitico. In questa visione molto coerente, La Russia (e il mondo slavo) politicamente, geopoliticamente e pure razzialmente occupano la posizione del nemico naturale, da qui questa affermazione estrema che “gli slavi non ebbero mai la tradizione” ("Heidnischer Imperialismus"). Si può supporre che questa visione geopolitica aveva in Evola i fondamenti nella geografia sacra o piuttosto in una certa versione della geografia sacra propria all’occidente imperiale prima ellenico, poi romano e infine germanico che vedeva negli spazi eurasiani le terre della barbarie, popolate dagli “untermenschen” slavo-tartari. Questa stessa concezione è stata ripresa dalla cattolicità occidentale, soprattutto dopo lo scisma. Questo terzaforzismo di Evola (né Occidente, né Oriente, – Europa) è intimamente legata agli altri aspetti già menzionati che impediscono di integrare pienamente e senza sfumature la sua dottrina nel tradizionalismo russo-ortodosso. La valutazione del socialismo come qualcosa di essenzialmente antitradizionale va di pari passo con la scarsa stima per la civiltà slava. Questi due aspetti sono intrinsecamente legati. Se nel caso di Evola vi è corrispondenza diretta tra visione metafisica e dottrina politica, vi erano altri rappresentanti della stessa tendenza politica che seguivano la stessa linea senza alcun riferimento esoterico, ma in piena conformità con i principi che essi stessi ignoravano totalmente. Il terzaforzismo geopolitico e politico del Terzo Reich (quello, ahimè, non di van den Bruck, ma di Adolf Hitler) e in minore misura lo stato fascista italiano hanno fondato la loro ideologia, nei tratti generali, sulla medesima base dottrinale. Da ciò l’attacco contro l’URSS e la guerra contro le potenze atlantiste – Inghilterra e Stati Uniti. Si può dire che la stessa visione è propria fino ad ora agli ambienti dell’estrema destra europea indipendentemente dal fatto che i loro rappresentanti leggano o meno “Orientamenti” o “Gli Uomini e le Rovine”, per non parlare di “Rivolta contro il mondo moderno”. E’ positivo richiamare il caso estremamente interessante dell’evoluzione politica dell’ideologia di “Giovane Europa” di Jean Thiriart che apparteneva a questi movimenti terzaforzisti di estrema destra in senso lato del dopoguerra, tentando di applicare il concetto di patria nella realtà concreta dell’Europa democratica e denazificata. Thiriart dagli anni 60 rappresentava la versione “secolarizzata” e “razionalizzata” della dottrina di Evola, privata dei suoi lati metafisici, ma conservante la coerenza puramente politica. Evola stesso cita Thiriart ne "Gli Uomini e le Rovine". Thiriart cominciò con la ristretta formula “Né Occidente, né Oriente – Europa Imperial”, dunque con la formula identica alla visione di Evola Nel corso degli anni 70 e 80, dopo essersi ritirato dalle lotte politiche, Thiriart è arrivato alla conclusione che i due termini negativi di questa formula non sono più eguali. Egli ha riconosciuto nel sistema socialista sovietico molte più affinità con i propri ideali che non nel mondo capitalista. La stessa cosa egli ha trovato nelle correnti della Rivoluzione Conservatrice tedesca, nel fascismo di sinistra europeo ed italiano, nella repubblica Sociale e anche nel nazional-bolscevismo russo, etc. A partire da questo egli proclama lo slogan un po’ provocatorio dell’ “Impero euro-sovietico da Vladovostock fino a Dublino”, affermando con ciò la compatibilità politica e geopolitica del terzaforzismo europeo con il socialismo euroasiatico. Queste idee hanno influenzato molto l’ambiente nazional-rivoluzionario nelle correnti politiche europee. Bisogna notare che tutto questo è stato fatto nello spirito del pragmatismo politico più freddo, senza alcun appello alla Tradizione. Ma si può, teoricamente almeno, trovare l’esatta corrispondenza metafisica con l’operazione geopolitica di Thiriart. Questo significherebbe la revisione del pensiero evoliano dal punto di vista “eurasista” e nell’ottica del tradizionalismo russo-ortodosso. Come Thiriart è rimasto fedele al suo primo impulso di impegno politico (egli era, d’altronde, un combattente delle SS) cambiando del tutto la sua visione geopolitica, si può pure restare fedeli alla profonda essenza metafisica del messaggio di Evola, adattando certi suoi aspetti alla visione “euroasiatica” con tutte le implicazioni necessarie. Thiriart e anche certi rappresentanti della ND europea e delle correnti NR hanno optato risolutamente per la designazione del nemico unico assoluto che è il capitalismo cosmopolita e la dominazione geopolitica degli Stati Uniti. Il campo socialista è stato piuttosto percepito come “il possibile alleato”. Se si farà la trasposizione di questa valutazione politica al livello spirituale più elevato si arriverà all’apprezzamento sommariamente positivo della tradizione russo- ortodossa, alla scoperta della componente slava dell’insieme indoeuropeo e anche al riconoscimento nel bolscevismo russo di tendenze antimoderne e in qualche modo tradizionali. In questo caso, si giungerà alla formula “Oriente contro Occidente”, “socialismo e socialismo nazionale contro capitalismo”, “eurasisti contro atlantisti”, “Russia con l’Europa germanica e continentale contro gli Stati Uniti e i paesi anglosassoni” etc. Parallelamente si opera la revisione delle idee di Evola che corrisponde esattamente alla lettura “russa” dei suoi scritti (più l’accentuazione del suo aspetto rivoluzionario, di “sinistra”). Terza Roma, Terzo Reich e Terza Internazionale si mostreranno di colpo come simboli intimamente legati tra loro, come le tre forme differenti, ma complementari della Rivolta contro il mondo moderno – non sempre coscienti delle loro implicazioni trascendenti e a volte deviate e pure parodistiche. Ma forse nell’età oscura in cui noi ci troviamo, in questo kali-juga, non ci si devono aspettare dalla realtà esteriore le realizzazioni splendenti e sublimi delle verità tradizionali. Certi aspetti ripugnanti delle ideologie contemporanee e soprattutto la loro messa in pratica possono a volte nascondere i tesori spirituali come i “guardiani della soglia” della tradizione tibetana, mostruosi e aggressivi, custodiscono il deposito prezioso della Tradizione (questa metafora è stata utilizzata una volta dal prof. Claudio Mutti a proposito dell’aspetto esteriore dei regimi comunisti; bisogna precisare che egli stesso è tradizionalista guénoniano ed evoliano, russofilo e nello stesso tempo estimatore delle idee di Jean Thiriart!). Si può aggiungere che malgrado molto confronti in rapporto al lato esoterico del nazional-socialismo e molte parole severe a suo riguardo, Evola stesso accettò la partecipazione alla lotta intellettuale precisamente in questo campo ideologico, provando a “correggere i nomi” (secondo l’espressione esoterica della tradizione cinese) e ad aprire le prospettive del tradizionalismo autentico, non dal di fuori, ma dall’interno del movimento che rappresentava, sia pure approssimativamente, la Rivolta per l’Assoluto. Dunque, "i guardiani della soglia" del neo-spiritualismo ariosofista non impedirono ad Evola di mescolarsi attivamente nel combattimento spirituale al fianco dei nazional-socialisti. Bisogna riconoscere che Evola stesso non compì un’evoluzione simile a quella di Thiriart. Resta comunque il fatto che il suo ultimo libro dottrinale è "Cavalcare la tigre" e non "Orientamenti". L'Impero euro-sovietico da Vladivostock fino a Dublino, il campo della rivolta paradossale dei “rossobruni” eurasisti in cerca del Regnum si oppone totalmente alla modernità, - a questa modernità che si concretizza escatologicamente nel “dominio assoluto del capitale” e nella “mentalità semitico-mercantile”, nell’avvento finale del tipo sociale che non appartiene né alla terza, né alla quarta casta tradizionale indoeuropea - tutto ciò si può dedurre dalla lettura “russa” di Evola, dalla lettura “rivoluzionaria” di Evola che sbriciola la scolastica tradizionalista impotente, accademica, e rincuora e rivivifica il suo spirito che, d’altronde, non è morto.

    7. Conclusione

    Julius Evola fu un uomo geniale. Più ancora, egli fu l’uomo archetipico che visse nel suo destino personale la sorte della Tradizione nel mezzo delle tenebre escatologiche. La sua eredità è più che preziosa. I suoi errori carichi di significato come le sue autentiche rivelazioni. Egli testimoniò la qualità dell’attuale realtà, mostrò eroicamente l’orientamento che porta al di là. Il suo messaggio è necessario per l’Europa. Egli è anche necessario per la Russia che attraversa il suo momento storico cruciale in cui la questione della sua identità tradizionale e sacra si pone in ogni anima russa. Grazie alla luce delle sue idee, anche se non conveniamo su tutte, noi possiamo restaurare la nostra tradizione metafisica, trovare le chiavi dimenticate o perdute. Questo spiega la popolarità di Evola nella Russia attuale. Questo spiega anche la ragione delle polemiche appassionate che provocano le traduzioni dei suoi libri e dei suoi articoli. L’incontro della Russia con Evola non è una questione di erudizione, di estremismo politico marginale o un affare di “spiritualisti”. Gli aspetti che tocca Evola sono le realtà viventi, le forze sacre che si risvegliano nell’attesa dell’ “Azione Trascendente” della quale Evola ha parlato profeticamente nei suoi primi libri. Evola è l’ultimo eroe dell’Occidente. Ma si sa che nell’ottica escatologica “l’ultimo è sempre il primo”. Dunque il messaggio di Evola conclude un certo ciclo, ma apre l’altro – speriamo che questo sia il ciclo della Rivolta Assoluta contro il mondo moderno.

  6. #6
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