| Giovedì 6 Luglio 2006 - 135 | Antonella Vicini |

Il rapimento del soldato israeliano Gilad Shalit e il lancio di razzi Qassam verso gli insediamenti sionisti nei Territori palestinesi sono alla base della nuova strategia di accerchiamento israeliano della Striscia di Gaza. Due motivazioni valide, secondo Tel Aviv, che ha deciso la ripresa di una nuova forma di occupazione dell’area, formalmente liberata lo scorso agosto dopo lo sgombero degli avamposti illegali e sostanzialmente nuovamente presidiata ormai da una settimana.
Il primo ministro israeliano Ehud Olmert ha convocato per questa ragione, ieri mattina, una riunione del gabinetto di sicurezza, dopo che martedì un razzo palestinese ha colpito, per la prima volta, la città di Ashkelon, a nord della Striscia di Gaza. Lanciato immediato l’allarme terrorismo, il ministro della Difesa Amir Peretz ha ordinato all’esercito di incrementare ulteriormente le operazioni militari nell’area, creando una zona definita di “sicurezza” a nord della Striscia, uno spazio cuscinetto che potrebbe arrivare a dividere ulteriormente il territorio.
“Alla luce del sequestro, del lancio continuato di razzi, fra cui quello di Qassam su Ashkelon, dobbiamo prepararci – ha spiegato con un comunicato l’ufficio di Ehud Olmert- ad apportare un cambiamento alle regole del gioco e nel nostro modo di trattare con l’Autorità nazionale palestinese e con Hamas, un cambiamento basato su parametri impostati dalla Difesa”.
“Compiremo dei passi che saranno molto seri”, ha affermato il sottosegretario Isaac Herzog, aggiungendo che “è in atto un’operazione molto vasta, che continuerà”. Una perifrasi che significa la volontà di allargare le operazioni militari nella Striscia non solo con lo scopo di liberare il caporale sequestrato ma di bloccare il consueto lancio di razzi palestinesi e di colpire Hamas a Gaza e in Cisgiordania, e in particolare le infrastrutture dei movimenti di resistenza, limitando il movimento dei militanti attraverso il controllo della Striscia di Gaza con le forze di terra. Di fronte ad una simile prospettiva, immagine di una nuova occupazione, il capo negoziatore palestinese Saeb Erekat è intervenuto invocando l’intervento del Quartetto per fermare l’azione militare israeliana in atto e per impedire che la situazione si aggravi ulteriormente.
“La violenza, la distruzione, l’assedio e la chiusura porteranno a un deterioramento della situazione, a meno che il Quartetto non intervenga nelle vesti di un partito terzo”, ha detto Erekat. Il problema è la sordità che Israele ha sempre dimostrato di fronte ad ogni forma di pressione, seppur superficiale e esteriore, proseguendo con la propria politica del terrore.
E così, mentre si preparano le cosiddette operazioni volte alla difesa estrema dello ‘stato di Israele’ (a tale proposito, ieri l’intelligence sionista ha annunciato di aver sventato un “attacco su larga scala” che prevedeva un attacco di militanti palestinesi in partenza dalla città cisgiordana di Samaria), i veri terroristi hanno continuato con gli attacchi non soltanto contro la striscia di Gaza, ma anche contro alcune aree della Cisgiordania. Un razzo lanciato da un velivolo israeliano ha colpito un edificio a Gaza city, per la precisione nel quartiere di Zeitoun, uccidendo almeno due persone. Secondo testimoni, un drone (aereo senza pilota) avrebbe lanciato almeno due missili sulla abitazione della famiglia Dahdouh, un clan molto noto del quale fanno parte, secondo fonti locali, attivisti della Jihad Islamica. Come già accaduto in passato, Tsahal ha negato il coinvolgimento nei fatti, dichiarando che è in corso una indagine per appurare l’origine ‘interna’ dell’esplosione.
E ancora, è stato bombardato di nuovo il complesso del Ministero degli interni palestinese, ormai praticamente inutilizzabile. Anche alcuni edifici residenziali attorno sono stati danneggiati e almeno tre persone sono rimaste ferite. I medici hanno dovuto ricoverare in ospedale diversi bambini residenti nell’area traumatizzati dal frastuono delle bombe.
E ancora aerei con la stella di David hanno bombardato anche la zona di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Continuando con la serie di azioni volte alla ‘difesa’ e spostandoci nella West Bank, soldati sionisti hanno ucciso un palestinese in un campo profughi di Gerico.

Antonella Vicini