la doppia faccia del governo
L’ipocrisia di Prodi, vicino a Israele e ad Hamas
Il premier si fa alfiere della lotta all’antisemitismo ma poi si regge su chi brucia le bandiere con la stella di Davide
Toni Mirabile Roma - Il presidente del Consiglio Romano Prodi interviene al congresso dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, in corso a Roma, e dichiara che «la comunità ebraica è una componente preziosa che fa parte della nostra identità nazionale». Nel suo intervento il premier stigmatizza i rigurgiti di antisemitismo che sono presenti sia in Europa che in Italia e rilancia «la lotta contro l’antisemitismo e il razzismo. In questa lotta mi appresterò anche come presidente del Consiglio perché se ci vuole prevenzione ci vuole anche repressione perché sui valori non si transige». Quindi conclude ricordando come «nella bandiera di Israele c’è la stella di David che è considerata uno dei simboli che si trova alla radice dell’identità dell’Unione europea».
Prodi, nel momento in cui pronunciava quelle parole, probabilmente doveva essere vittima di una forma fulminante di amnesia. Perché non si può spiegare altrimenti il fatto che il premier non ricordi le strategie politiche di una parte importante delle forze che sostengono la sua coalizione governativa, dai Comunisti italiani a Rifondazione comunista, ma anche ai Verdi e a parte della Rosa nel pugno.
Vediamo qualche esempio, Ecco cosa ha affermato, dopo aver ascoltato il presidente del Consiglio Iacopo Venier, responsabile Esteri del Pdci: «Nel governo di Israele come in quello Palestinese, accanto chi vuole soluzioni politiche, ci sono forze che teorizzano e praticano il terrorismo. Terrorista - ha aggiunto - è chi si propone di attaccare le scuole uccidendo bambini ma terrorista è anche chi bombarda bambini sulle spiagge; terrorista è chi mette bombe sugli autobus ma terrorista è anche chi manda missili sulle case; terrorista è chi uccide un ministro ma terrorista è anche chi sequestra e tortura i membri del parlamento e del governo avversario; terrorista è chi minaccia l’esistenza di uno stato ma terrorista è anche chi affama e asseta un intero popolo distruggendo ospedali e centrali elettriche».
Se l’Italia ha deciso di isolare internazionalmente il governo di Hamas per le sue posizioni politiche e le sue pratiche di lotta «ora l’Italia deve fare la stessa cosa con il di governo di Israele. Come ha detto Prodi - ha insistito Venier - dobbiamo essere equivicini con i due popoli e per la nascita dello Stato di Palestina accanto a quello di Israele. Per farlo però dobbiamo essere al contempo distanti nello stesso modo - conclude - da chi alimenta l’odio e pratica il terrore. Di fronte ad un crimine contro l’umanità stare fermi significa essere complici». E’ evidente che ci sia un bel po’ di differenza tra la posizione di Prodi e quella di un membro importante di uno dei partiti che sostiene questo governo. Peraltro non poteva essere altrimenti, considerando che soltanto un paio di giorni orsono il leader di quello stesso partito, Oliviero Diliberto si era espresso così, a proposito della vicenda del soldato israeliano rapito e della strategia che Israele ha intenzione di portare avanti: «Chiedo al governo italiano di esprimere una ferma condanna verso Israele», aveva detto Diliberto. Che aveva aggiunto: «Trovo gigantesco e molto sottovalutato che uno Stato entri nei territori di un altro Stato e arresti la metà dei componenti di un governo democraticamente eletto». E aveva concluso minacciando: «In Medioriente c’è una tragedia infinita e l’Europa sta facendo troppo poco. In Italia si sente addirittura qualcuno che in preda a vaneggiamenti chiede di inserire Israele nella Nato».
Ma ieri al Congresso delle comunità ebraiche era presenta anche il neo segretario di Rifondazione comunista Franco Giordano. Lo stesso politico che sostiene il governo di Prodi e che l’altro ieri si era esercitato in una dichiarazione sui fatti del Medioriente che suonava così: «Chiediamo un intervento forte sul conflitto tra Israele e Palestina, perché è inaccettabile che siano stati arrestati esponenti istituzionali palestinesi e che ci sia un’invasione militare di quel territorio». Giordano ieri in quella sala piena di ebrei si è però guardato bene dall’alzare l’indice contro «l’invasione» israeliana, e si è prodotto invece in una “equilibristica” dichiarazione: «L’Italia deve tornare a svolgere un ruolo in Medioriente, la nostra collocazione geografica ci impone questo e credo che in questo senso vadano interpretate anche le parole di D’Alema sull’equivicinanza». Proprio a proposito delle parole di D’Alema sull’equivicinanza, Giordano ha spiegato che si tratta «di equivicinanza tra popoli, di un’idea della convivenza. Noi con grande forza dobbiamo ricostruire queste modalità di comunicazione, di relazione e di costruzione di una società nuova e aperta».
Una bella giravolta. Adeguata a quella del primo ministro che sembra aver dimenticato che tra i suoi sostenitori ci sono quegli stessi manifestanti che durante la giornata di celebrazione del 25 aprile hanno deciso di mostrarsi in tutta la loro democrazie bruciando in piazza a Roma e Milano la bandiera israeliana.
Al congresso delle comunità ebraiche ieri ha partecipato anche il presidente di Alleanza nazionale Gianfranco Fini. «Che debbano esistere due popoli, quello israeliano e quello palestinese, che vivano in due Stati, questo è l’obiettivo di tutta la comunità internazionale», ha detto Fini. Ma sul discorso dell’”equivicinanza” di cui ha parlato il ministro degli Esteri Massimo D’Alema, il leader di An esprime perplessità. «Altro discorso - ha detto infatti Fini -è se per equivicinanza si intende una posizione quasi neutra e terza tra il governo di Israele, che è democratico, e il governo di Hamas, che è un governo di una organizzazione che l'Unione europea ha definito terroristica». Fini ha poi criticato l’intervento di Prodi. «E’ veramente paradossale che il presidente del Consiglio non spenda una parola per quello che sta succedendo nella Striscia di Gaza, per le minacce che anche Hamas ha rivolto a Israele di dar vita a rappresaglie e attentati nelle scuole. Aggiungo, senza voler dare lezioni a nessuno, che un presidente del Consiglio, nel suo intervento, non spenda una sola parola, quando si parla di antisemitismo mascherato da antisionismo, per quello che va dicendo da tempo immemorabile il presidente iraniano, è un’occasione perduta».
Le critiche al discorso di Prodi sono venute dalla Voce repubblicana, il quotidiano del Pri, «il concetto di equivicinanza in cui si è esercitato il ministro D'Alema, è politicamente chiaro e comprensibile», ha scritto ieri il giornale dei repubblicani. «Equivicinanza significa che sei egualmente vicino al soldato Gilad e a coloro che l’hanno rapito, così come sei egualmente vicino ai bambini israeliani e a coloro che minacciano di farli saltare per aria». Il problema, per il quotidiano del Pri, è di capire come si possa attualizzare una tale formula di successo come quella coniata dal ministro degli Esteri, «visto che l’uso logico della ragione farebbe pensare per lo meno a una qualche antinomicità». Per il Pri la posizione della Farnesina appare «una rinuncia di fatto ad ogni impegno dell’Italia nel conflitto palestinese israeliano». «Il governo - ha concluso la Voce Repubblicana - che rappresenta il ministro D’Alema è liberissimo di essere neutrale ma noi restiamo, più semplicemente, vicini ad Israele e distanti, molto distanti, da Hamas».
Troppe incongruenze nella maggioranza di Prodi. Ecco perché è lecito chiedersi per quanto tempo riuscirà a governare un esecutivo che si dimostra così frantumato al suo interno.
[Data pubblicazione: 04/07/2006]