Una cum e Logica e Morale

[Patricio]

Purtroppo ci sono dei sedevacantisti di lingua inglese che approvano o tollerano le messe una cum “papi” materialiter che non sono papi nel senso principale, e non sono nostri. Non riescono a capire che l’Oblazione e un’affermazione, bensì complessa e lunga. Ivi il verbo “domandiamo”, contenenti la copula “siamo” (domandanti) affermano:

1. L’identità materiale delle cose rappresentate dal soggetto (= noi, cioè io sacerdote e i fedeli prossimi o remoti), e del predicato aberrante (“domandanti l’accettazione e benedizione divina dell’Ostia offerta per la Chiesa allo scopo della sua pacificazione, custodia, unione e governo mondiale col servo di Dio e Papa dei preganti ed offerenti Benedetto”).

2. La relazione di forma a materia che la ragione del predicato (complessa ma aberrante) porta al soggetto, principalmente com’è indicato dalla sua ragione. Questa forma che determina l’infelice prete e la sua Oblazione in persona ecclesiae e poi la Consacrazione in persona Christi, include le pretensioni gerarchiche anticattoliche del formaliter non-papa.

3. L’esistenza di una siffatta relazione, cioè, il dire: “è così”. Siccome non è niente così, e inoltri affermarlo nega ed offende la struttura e la conduzione della Chiesa ed implica delle gravi bestemmie, si dice una cosa cattiva in grado altissimo.

Quegli ingenui (o chissà talvolta disonesti) difensori delle messe una cum in paesi anglosassoni cercano di consolarsi affermando che si tratta soltanto di una “menzione”, cioè di un’espressione di un concetto, che è la prima operazione dell’intelletto. Purtroppo errano ottimisticamente e “neutralisticamente”. La Te igitur è un vero giudizio, una seconda operazione dell’intelletto dicente: “Noi domandiamo ciò, e domandiamo qualcosa nella quale Benedetto XVI è nostro papa”. Il giudizio non è una semplice combinazione di concetti immagazzinati nella mente, ma un’affermazione categorica che così stanno le cose —anche le pretensioni gerarchiche e normative del Capo del Capovolgimento Anticattolico più grande della storia. Questa affermazione coinvolge anche la volontà libera, e la responsabilità morale di chi la fa. Sarà moralmente buono, cattivo, o indifferente farla, secondo lo sia la disposizione di cose che ricevono il “si” o “no” dell’anima affermante, per diventar un’azione verbale, mentale, e morale viva, ovvero dovuta ovvero indovuta. Dar vita a una azione anticattolica nel mezzo dell’azione che sarebbe la più santa del mondo, per frustrarla e profanarla, è un orribile sacrilegio.

Il verbo “domandiamo” afferma l’intera disposizione di cose di tutta la preghiera, e, siccome questa disposizione include che Benedetto XVI sia Papa, il verbo afferma che lui è Papa con la stessa forza che la semplice proposizione “Benedetto XVI è Papa”, e con l’aggravante di affermarlo nello stesso atto di riferire a Dio Padre il vero Sacrificio di Dio Figlio.

Ecco il testo della “Te igitur” in traduzione italiana.

(1) Te dunque, o Padre clementissimo, noi supplichevoli preghiamo per Gesù Cristo tuo Figliuolo Nostro Signore, (2) e ti domandiamo di avere per accetti e di benedire questi doni, questi presenti, questi santi ed illibati sacrifici, i quali noi ti offriamo primieramente per la tua santa Chiesa cattolica, acciocchè ti degni di pacificarla, custodirla, adunarla e governarla in tutto il mondo, insieme col tuo servo N., nostro Papa, e col nostro Veseovo N., e con tutti i [tuoi] adoratori ortodossi e di fede cattolica e apostolica.

[Guelfo Nero]

Centratissimo questo thread dell'amico Patricio.

Guelfo nero

[Luca]

"con tutti i [tuoi] adoratori ortodossi e di fede cattolica e apostolica" questa è l'unica parte che può e deve essere citata in una Messa cattolica oggi.

[Guelfo Nero]

Sempre ben attuale