User Tag List

Risultati da 1 a 3 di 3

Discussione: United 93

  1. #1
    Mé rèste ü bergamàsch
    Data Registrazione
    03 Apr 2009
    Messaggi
    13,036
     Likes dati
    0
     Like avuti
    23
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito United 93



    Ieri, dopo la presentazione fatta precedentemente al Festival del cinema di Cannes, è uscito nelle sale United 93, il film del regista inglese Paul Greengrass che racconta l'11 settembre 2001 del quarto aereo dirottato, l'unico che non colpì l'obbiettivo, precipitando in un campo della Pennsylvania. L'ho visto ieri sera e mi è piaciuto molto. Impressionanti i dieci minuti finali.


    Qui due siti che vi consiglio:

    www.united93movie.com

    www.honorflight93.org


    Mentre qui sotto la recensione di Stefano Aiello per Cinema Castelrock.

    Chi mai poteva immaginare che per raccontare con sagacia e intensità la pagina più importante e controversa della storia contemporanea, alla Universal dovevano andare a punzecchiare un inglese come Paul Greengrass, regista già fattosi apprezzare per Bloody Sunday e The Bourne Supremacy.

    Qui però siamo su altre coordinate e altri sono i risultati, soprattutto. Perché, è bene dirlo - nonostante l'abuso fatto del termine suggerisca cautela - : United 93 è un capolavoro. Il fatto poi, che il film racconti dell'unico aereo che l'11 settembre fallì il bersaglio, causando solo la morte dei quarantaquattro passeggeri, lo rende ancora più prezioso. D'altronde come l'11 settembre abbia cambiato il cinema americano è discorso noto. Da allora, a torto o a ragione, in forma metaforica o retorica, l'ossessione paranoica e la nevrosi hanno fatto capolinea in ogni dove.

    Conscio di questo ma soprattutto dell'estrema, inarrestabile parabola mediatica che ha de-costruito e ridefinito il significato della vicenda, generando la formazione quasi in tempo reale di una parallela opinione pubblica televisiva, Greengrass fa tabula rasa di qualsiasi forma di retorica filmica e sceglie di ricostruire gli eventi con una maniacalità documentaristica. E questo, in tempi di fagocitazione assoluta, talmente onnivora da impedire anche al documentarismo di dare voce alla complessità del reale, a cui si preferisce l'aggressione apocalittica precostituita.

    United 93 azzera le psicologie (ma mai l'elemento umano che, nell'insostenibile lunghissimo climax conclusivo strappa lacrime e stupore), i manicheismi, l'enfasi eroistica e soprattutto qualsiasi tentativo interpretativo al di là dei fatti, accertati, raccontati, ricostruiti. De-costruiti, ancora. Così facendo trasforma una scelta potenzialmente incauta: il rifiuto a sviluppare-imporre un proprio di vista sulla vicenda, nella forza del film. La nuova verità televisiva non è mai messa in discussione semplicemente perché Greengrass non è interessato a confermare o invalidare ipotesi non accertabili con sicurezza (vedasi principalmente la presunta ribellione ai dirottatori). E' il suo film a parlare attraverso il linguaggio, la grammatica, le scelte di messe in scena. Il documentarismo diviene un atto politico, nel suo farsi e prodursi più che nel suo raccontarsi. Non a caso il gap emotivo e la ricercata distanza nel narrare vengono controbilanciati dalla forza della sua macchina da presa - implacabile, ossessiva, invadente - al centro di tutto e tutti. Puro atto di fede verso il potere espressivo del cinema, riaffermato attraverso l'utilizzo della realtà-verità come strumento di estrema detonazione drammaturgia e al contempo, ma successivamente, di ricchezza descrittiva.

    Greengrass sperimenta un percorso dalla reale portata innovativa, scegliendo di radicalizzare le istanze documentariste, come la maniacale ricostruzione documentata dei fatti, l'infrazione (più apparente che reale) del tempo filmico, e le conseguenti scelte di regia, sottraendosi così da ogni rischio di spettacolarizzazione degli eventi, come a ogni facile scorciatoia, E, a furia di sottrarre, il risultato è quello di colpire con una violenza inaudita le viscere dello spettatore. La finzione assume così il ruolo - e sta qui ancora la grande sapienza del regista - di invisibile e funzionale collante, mai invadente ma determinante per una sintesi complessiva di una forza e di una lucidità da lasciare atterriti.


    "A common field one day... A field of honor forever."

  2. #2
    Veritas liberabit vos
    Data Registrazione
    02 May 2009
    Località
    Nolite timere, pusillus grex. Ego vici mundum
    Messaggi
    1,289
     Likes dati
    0
     Like avuti
    2
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Thumbs up

    Grazie amico per la preziosa messe d'informazioni che hai postato. Andrò sicuramante a vedere il film. Magari chi ci andrà in questo fine settimana, potrebbe scrivere qui le sue impressioni sul film.
    Ad maiora!!!!

  3. #3
    Veritas liberabit vos
    Data Registrazione
    02 May 2009
    Località
    Nolite timere, pusillus grex. Ego vici mundum
    Messaggi
    1,289
     Likes dati
    0
     Like avuti
    2
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Un'alttra recensione del film

    United 93, il volo
    dell’Undici Settembre


    Dal 6 luglio è nelle sale il mirabile film di Paul Greengrass ispirato ai passeggeri che si ribellarono. Esalta l’eroismo semplice e quasi obbligato di persone comuni, mosse prima di tutto dall’amore per la propria vita. La radice del vero patriottismo

    di Luisa Cotta Ramosino

    Il Domenicale 8-07-2006


    Presentato in anteprima al Festival di Taormina, United 93 non è davvero un film come tutti gli altri. Nato dalla mente di Paul Greengrass (che ne è sceneggiatore, regista e produttore) all’indomani dei fatti dell’Undici Settembre come forma di esplorazione di un mondo inesorabilmente segnato e cambiato da quegli eventi, è però prima di tutto un appassionato e commosso (seppur rigorosissimo) omaggio a persone precise, quelle che persero la vita nel quarto aereo dirottato nel giorno del crollo delle Torri Gemelle di New York.
    Per Greengrass, che ha saputo cogliere con la stessa sincerità i tragici eventi della marcia per i diritti umani nell’Irlanda del Nord del 1972 (Bloody Sunday), ma anche raccontare con efficacia le avventure di finzione di una spia dai pesanti dilemmi morali (The Bourne Supremacy), affrontare un evento così terribile ha un particolare significato.

    «Se si guarda in maniera chiara e con coraggio un singolo evento si può trovare nelle sue forme qualcosa che va oltre l’evento stesso, il Dna dei nostri tempi». In queste parole di Greengrass, il fatto che un microcosmo temporale, spaziale e temporale come quello rappresentato dal volo United 93 partito da Newark, nel New Jersey, alla volta di San Francisco quella particolare mattina sintetizzi le sfide che oggi tutti si è costretti ad affrontare, non significa affatto astrarre dalla viva e dolorosa realtà di quelle particolari persone morte innocenti.
    Lo dice il metodo che il regista ha adottato per dare vita alla sua verità credibile (cosa esattamente sia accaduto a bordo non lo sapremo mai, in effetti) sui fatti e i comportamenti di quel giorno, ricreati nella loro convulsa sovrapposizione di notizie, impressioni (a volte sbagliate), reazioni e iniziative, molte delle quali del tutto ignote ai veri protagonisti della storia, i passeggeri del volo United 93.

    Corpo alle voci

    Per dare corpo e voce a quest’individui, preziosi nella loro unicità, gl’interpreti sono passati attraverso le testimonianze di chi li ha conosciuti e amati, e ha tentato d’immaginare come avrebbero potuto comportarsi nei momenti più drammatici della loro vita.
    Il risultato, sorprendente nella sua essenzialità, è che, per quanto sullo schermo il regista eviti ogni facile patetismo (rapide e sobrie le scene alla partenza, come accade nella realtà, senza addii che anticipano la disgrazia incombente), i personaggi di cui a volte non conosciamo nemmeno il nome vivono di quei pochi atti che i loro interpreti regalano nella concitazione dell’azione, realizzata come un’improvvisazione a partire dai pochi eventi noti (e naturalmente dalle registrazioni delle comunicazioni pervenute dai telefonini di bordo e dai cellulari).
    Non ci troviamo di fronte a una costruzione secondo le regole della narrativa cinematografica; i personaggi sono presentati in modo sintetico, non hanno un classico arco di sviluppo, ma sono colti in un particolare momento, senza per questo che ci sia la pretesa di esaurirne l’umanità nei pochi passaggi dedicati a ognuno.

    Se è chiaro che molto del fascino di una pellicola come questa sta nell’inevitabile domanda che ognuno si pone (che cosa avrei fatto io in quella situazione?), è vero però che il pudore coraggioso con cui il regista espone la paura, lo smarrimento, ma anche il coraggio e, perché no, l’intelligenza e l’audacia con cui quei passeggeri reagirono al dirottamento, trasforma il film in un’esperienza difficile da dimenticare.
    Greengrass non nasconde di aver cercato di porre gli spettatori di fronte alle sfide che gli eventi consumatisi a partire dall’Undici Settembre hanno generato per tutti. In qualche modo l’idea è che i dilemmi (e le risposte, tra attesa e azione) affrontati nell’arco di pochi minuti da persone sottoposte a una tensione estrema, siano però in qualche modo gli stessi che il mondo intero si trova di fronte.
    Che per reagire all’attacco degli estremisti islamici (quelli non perfettamente organizzati del volo United 93, ma anche quelli che operano in ogni angolo del pianeta) occorra in ciascuno coraggio, ma anche saggezza, è il cuore e il senso del film di Greengrass, capace di esaltare l’eroismo semplice e quasi obbligato di persone comuni, mosse prima di tutto dall’amore per la propria vita.

    Il silenzio dello schianto

    In fondo, del resto, sta tutta qui la differenza tra loro e i quattro “kamikaze” asserragliati nella cabina di pilotaggio. Che mentre i primi hanno tutta la debolezza (e la forza) di chi ama e, se ne ha la forza, lotta per ciò a cui tiene, gli altri (pur con sfumature che il regista non manca di registrare, anche qui, forse, lasciando spazio alla sua licenza poetica nella ricostruzione) sanno solo guardare fisso sul bersaglio che li aspetta, capaci per questo di abbandonare anche chi li aspetta a casa.
    Non cerca, Greengrass, di mettere in scena degli eroi da fumetto, che senza un’esitazione si trasformano in commandos; preferisce lasciarci vedere che a muovere le azioni disperate dei passeggeri non è un astratto patriottismo, ma un coraggio imprevisto e la speranza di salvarsi e di tornare dai loro cari… un sano e prezioso impulso che, forse anche la loro patria ha loro insegnato.
    C’è un altro aspetto, però, che colpirà lo spettatore di questo film ed è la conferma della diffusa sensazione di confusione ed incredulità che accompagna i momenti successivi ai primi dirottamenti. E non perché si sottolinei, come qualcuno certamente farà notare, l’inadeguatezza delle misure adottate per affrontare l’emergenza (frutto, oltre che all’imprevedibilità di uno scenario tanto terribile, della coincidenza di una serie di circostanze), ma perché per noi che ormai abbiamo trasformato quella cronaca in storia è salutare essere riportati, contro ogni tentazione di complottistica, alla confusione vera di quei momenti per poterli forse capire di nuovo e davvero.

    E forse il modo migliore di farlo è rischiando l’angoscia a cui ci costringe il rivivere la tragedia di quelle persone (i cui nomi sono ricordati in calce uno per uno) che non hanno potuto fare a meno di confrontarsi con il nodo più complesso e ineludibile dell’oggi. Il film si chiude nel silenzio terribile dello schianto, ma apre in esso lo spazio di una riflessione seria su quegli eventi, raschiando via un po’ della polvere e dell’indifferenza che fatalmente gli anni hanno scaricato su di essi.
    In molti hanno detto che questo film, come quello di Oliver Stone che vedremo a ottobre (ma che dai promo appare molto più tradizionale nella costruzione, centrata sulla storia – vera – di due pompieri che parteciparono alle operazioni di soccorso rimanendo a lungo sepolti sotto le macerie prima di essere soccorsi), è il primo passo di un’America costretta a riesaminare il suo recente passato.
    Ma è un errore pensare che questa riflessione debba riguardare solo i forse inevitabili errori nella condotta di un Paese obbligato a stare in prima linea; la riflessione può e deve essere anche il momento per riscoprire, come fa il film di Greengrass, le risorse migliori di uomini e donne che sono i mattoni e il cemento di quel Paese, capace anche e spesso di umanissimi gesti di coraggio e speranza.

 

 

Discussioni Simili

  1. pol united
    Di chicken nel forum Ludoteca
    Risposte: 10
    Ultimo Messaggio: 18-01-07, 13:39
  2. U.A.B. (United Against Berluskonen)
    Di lupin nel forum Politica Nazionale
    Risposte: 5
    Ultimo Messaggio: 03-12-06, 20:56
  3. United ripropone SFO-TPE
    Di landingFCO nel forum Aviazione Civile
    Risposte: 4
    Ultimo Messaggio: 26-10-06, 00:03
  4. United 93
    Di Airbus nel forum Politica Estera
    Risposte: 1
    Ultimo Messaggio: 26-06-06, 14:29
  5. United, we stand...
    Di cariddeo nel forum Destra Radicale
    Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 17-08-04, 03:39

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito