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Risultati da 1 a 10 di 142
  1. #1
    ardimentoso
    Ospite

    Predefinito La ricreazione è finita - di G. Adinolfi

    Prodi, il governo, la sinistra globale, il rullo compressore, le opposizioni che non esistono e quello che si può creare

    Quasi si fosse rivelato a sorpresa, il governo Prodi ha generato una serie di reazioni emotive.

    Giustamente, perché le azioni e soprattutto i progetti del governo sono di una sfacciataggine assoluta.

    Dallo “ius soli” alle liberalizzazioni selvagge, dai divieti delle più basilari manifestazioni politiche al servilismo “illuminato” nei confronti del capitalismo occidentale e dei gendarmi del mondo, dall’uso e l’abuso delle macchine repressive all’occupazione golpistica di ogni luogo di potere, la banda Prodi avanza a rullo compressore.

    Non è “l’altra faccia” del liberismo berlusconiano, è “la” faccia del potere globale, oligarchico e uniformante. Il che è importante capire e sottolineare.


    La sinistra globale

    La “ristrutturazione” europea ebbe come cavia il nostro paese fin dagli inizi degli anni settanta. Dalla caduta del Muro in poi, il nostro paese d’avanguardia (in quanto laboratorio) fu poi offerto a tecnocrati e oligarchi cosmopoliti con il sostegno dell’apparato militare comunista. Cosa non del tutto assurda se si tengono in conto i riferimenti religiosi, ed escatologici di cui si nutriva il PC e il suo sogno messianico e mondialista, nonché l’abitudine storica a vivere parassitariamente col denaro altrui.

    Paradossalmente la veloce avanzata della “sinistra globale”, della “tecnocrazia capitalista” firmata De Benedetti e Soros con diverse comparse che dovevano fungere da intermediarie (da Occhetto a Di Pietro, da Pannella a D’Alema, da Bertinotti a Rutelli) subì un colpo d’arresto per l’avvento del fenomeno Berlusconi. Il Berlusca, che in quel mondo è un parvenu si fece depositario delle nevrosi e delle reazioni tanto delle borghesie piccole e medie che di certi settori popolari e realizzò una creatura populista come se ne ebbero altrove in passato (Poujade, Perot) con l’unica eccezione, rispetto alle esperienze analoghe, di ottenere per ben due volte il governo. Il che, al di là di ogni considerazione ideologica, politica o culturale in merito, fece perdere tempo all’intellighenzia globale incaricata di stravolgere rapidamente l’Italia. Oggi quell’intellighenzia è di nuovo in sella e sta premendo sull’acceleratore senza curarsi di alcun limite di velocità.


    Non si fermerà il rullo compressore

    Ritengo sia quindi sbagliato considerare il governo Prodi debole e instabile. Chi lo garantisce, lo foraggia, lo ispira e gli dà le direttive sa bene quello che fa e soprattutto lo fa senza remore. Che la nostra nazione sia destinata a subire disastri sociali, economici, culturali, etnici, ideali, di ampia portata, se non è addirittura certo, è sicuramente molto probabile. Non si vede cosa e chi potrebbe effettivamente porre freno al rullo compressore.

    Non esiste un’opposizione, nemmeno moderata e formale. Perché a parte Berlusconi che si batte per la sua stessa immagine di paladino delle classi stritolate e degli interessi attaccati, non esiste nessun partito, nessun uomo politico, nessuna corrente, che abbia una visione lucida di quanto accade e un progetto diverso da quello prodiano, nemmeno interno allo stesso modello globale. Chi non si trova oggi invitato al banchetto dei proci o aspira ad esservi invitato al più presto (da qui le costanti dimostrazioni di “responsabilità” offerte dagli esponenti dei partiti di centrodestra) o al massimo spera di essere chiamato a fare in futuro da tappabuchi nella logica delle “alternanze”.


    Le estreme non sono in grado di divenire avanguardie

    Nemmeno è immaginabile una forte opposizione popolare contro il governo. Le logiche della comunicazione, l’attuale quadro sociologico non aiutano affatto. Né si va da nessuna parte se chi dovrebbe avere delle “idee forti” si trova all’estrema sinistra (ovvero tra gli emarginati e gli epurati del rigurgito leninista filogovernativo) o all’estrema destra. Né i programmi, né i simboli, né il linguaggio, né la conoscenza del terreno permettono ad alcuna di queste persistenze residuali di idee forti del passato di tramutarsi in avanguardie con un colpo di bacchetta magica.

    Bisognerebbe approdare ad una consapevolezza, che non dovrebbe restare teorica ma farsi a sua volta motrice di innovazioni antropologiche e politiche. La consapevolezza che, di fronte alla macina che oggi procede con targa Prodi (e domani con altre targhe), non è possibile difendersi (ovvero rispondere da reazionari) ma non è nemmeno possibile offendere (ovvero opporre una soluzione di gestione politica nazionale credibile).

    Si deve compiere un’azione di difesa, opposizione, lotta e rifondazione insieme, una vera e propria alchimia che si basi, soprattutto, sulla conquista, la salvaguardia e l’allargamento del concetto delle autonomie (locali, sociali, categoriali ecc) fino a giungere a costituirne un armonico sistema. Ma per far questo si devono innanzitutto recuperare le categorie del politico e poi si deve costituire una dirigenza frutto di selezione quotidiana e lontana anni luce dai paradigmi pigri e desueti che conosciamo.


    Intelligenza spregiudicata

    Questo, che sembrerebbe un punto di arrivo, non è che un punto di partenza.
    Difatti solo una volta definita una minoranza consapevole, capace e riselezionata, sarà possibile agire di fatto e non limitarsi ad autocelebrazioni della propria eccezionale e sparutissima diversità. Una minoranza cha abbia la padronanza dei segni, dei segnali, del linguaggio e sia capace di veicolarli e al contempo di sentire, prevedere e modificare l’andamento delle cose, potrà trovare un effettivo ruolo in futuro, anche in un futuro non lontano.

    Ma dovrà cessare di essere auto/incensatrice, trionfalista, dogmatica, e teologica. Dovrà essere in grado di agire a pendolo fra le diverse sezioni della geografia politica del nostro deserto. Riconoscere le isole che culturalmente, spiritualmente, socialmente, economicamente, sono restie al livellamento e animate da vitalità e da sana indignazione. Isole che si trovano un po’ ovunque, a macchia di leopardo, a prescindere dalle matrici che sono di ogni genere (nazionaliste o regionaliste, cattoliche o materialiste, reazionarie o comuniste libertarie).

    Servono una fortissima capacità di dominio di sé e una intelligenza notevole. Ma non si uscirà mai da quest’impasse se non si approderà a una nuova Sintesi, che sia un fascio di verghe (e di forze) anche ben differenziate tra loro.

    Questo paragone vi suggerisce niente?

  2. #2
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    c'è una possibilità secondo me per cui il fatto che il governo prodi duri a lungo non sarebbe un disastro, anzi.
    ci darebbe l'occasione di lavorare su noi stessi e sulla costruzione di autonomie senza dover rincorrere appuntamenti elettorali, visto che per un po', in teoria, non ce ne dovrebbero essere.
    potremmo riflettere, e costruire; lavorare in maniera organica per scopi concreti comuni.
    ma ho come l'idea che butteremo via anche questa di occasione.
    col fascismo i treni erano sempre in orario, ma siamo noi che arriviamo alla stazione in perenne ritardo.

  3. #3
    Mannuz: la Runa della Mantide
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    ma perchè mi deve copiare i titoli che metto io per gli articoli di disturbo? sti vecchi devono sempre copiare noi giovani

  4. #4
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    Citazione Originariamente Scritto da werwolf
    ma perchè mi deve copiare i titoli che metto io per gli articoli di disturbo? sti vecchi devono sempre copiare noi giovani
    non ti preoccupare, che tra poco li facciamo fuori tutti.

  5. #5
    www.palermoantagonista.tk
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    Citazione Originariamente Scritto da lupo1982
    non ti preoccupare, che tra poco li facciamo fuori tutti.
    Se prima eravamo dieci adesso siamo in 5, se prima eravamo in 5 adesso siamo 2, se prima eravamo in 2 adesso sei solo....

    La soluzione è fare una dirigenza seria che tenga conto dell'umore della base anche a livello locale e poi tirarci dentro belli e brutti per fare numero.

    Dalle mie parte con la scusa del "vecchio" (che era giovane dentro) hanno messo un giovane (che è vecchio dentro). Bravi...

  6. #6
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    Citazione Originariamente Scritto da lupo1982
    non ti preoccupare, che tra poco li facciamo fuori tutti.
    Non preoccuparti, con l'andazzo al quale procediamo noi, ci penserà prima la natura...

  7. #7
    Nimmo
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    Citazione Originariamente Scritto da lupo1982
    c'è una possibilità secondo me per cui il fatto che il governo prodi duri a lungo non sarebbe un disastro, anzi.
    ci darebbe l'occasione di lavorare su noi stessi e sulla costruzione di autonomie senza dover rincorrere appuntamenti elettorali, visto che per un po', in teoria, non ce ne dovrebbero essere.
    potremmo riflettere, e costruire; lavorare in maniera organica per scopi concreti comuni.
    ma ho come l'idea che butteremo via anche questa di occasione.
    col fascismo i treni erano sempre in orario, ma siamo noi che arriviamo alla stazione in perenne ritardo.
    Anche secondo me la permanenza del governo Prodi, con i disastri che verranno di conseguenza, dovrebbe essere l'occasione per "ritirarci" in una seria e laboriosa ricostruzione di noi stessi; una ri-costruzione a medio-lungo termine che non dovrebbe essere interrotta da appuntamenti elettorali (se non a livello locale laddove si ha realmente radicamento nel territorio).

    Dovrebbe essere una ricostruzione forse senza risultati apparenti nell'immediato, ma che ci potrebbe consentire di acquisire la consapevolezza di un nostro possibile ruolo.

    Anch'io non sono molto fiducioso... se non altro perchè non considero tutto l'ambiente valido e pronto ad una cosa del genere; tutt'altro, vedo una minoranza, delle isole felici da cui ripartire e che in questi anni sono state d'esempio.

  8. #8
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    Citazione Originariamente Scritto da Nimmo
    Anche secondo me la permanenza del governo Prodi, con i disastri che verranno di conseguenza, dovrebbe essere l'occasione per "ritirarci" in una seria e laboriosa ricostruzione di noi stessi; una ri-costruzione a medio-lungo termine che non dovrebbe essere interrotta da appuntamenti elettorali (se non a livello locale laddove si ha realmente radicamento nel territorio).

    Dovrebbe essere una ricostruzione forse senza risultati apparenti nell'immediato, ma che ci potrebbe consentire di acquisire la consapevolezza di un nostro possibile ruolo.

    Anch'io non sono molto fiducioso... se non altro perchè non considero tutto l'ambiente valido e pronto ad una cosa del genere; tutt'altro, vedo una minoranza, delle isole felici da cui ripartire e che in questi anni sono state d'esempio.
    Non parlerei però di "ritirarci". Al contrario, credo che questa ricostruzione totale di noi stessi dovrebbe passare per una fase di continuo pressing politico

  9. #9
    Forumista esperto
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    esatto, ma politico e non elettorale.
    il clima delle elezioni spinge troppo verso lo "sloganismo" e poco verso la concretezza politica.
    questi anni saranno un bel campo di prova.

  10. #10
    Nimmo
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    Citazione Originariamente Scritto da metapolis
    Non parlerei però di "ritirarci". Al contrario, credo che questa ricostruzione totale di noi stessi dovrebbe passare per una fase di continuo pressing politico
    Giusto.

    Per "ritirarci" intendevo non perder tempo dietro a carrozzoni elettorali che per ora, a parer mio, hanno portato veramente poco (se non la novità, importante, della nuova linfa data alla Fiamma).

    Il pressing politico deve essere casomai asfissiante e ripetuto... l'esempio della manifestazione contro le liberalizzazioni è ottimo.

    Ma dovremo "selezionare" questo pressing politico. Agire in svariati campi, continuare con il rinnovamento e la strategia che un ben definito gruppo di camerati ci ha insegnato in questi anni.
    Il nemico è da mò che l'abbiamo individuato... se si agisse in quella direzione, realmente da avanguardia e realmente da posizioni "antisistemiche", non possiamo che ritagliarci il nostro sacrosanto spazio.

 

 
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