Prodi, il governo, la sinistra globale, il rullo compressore, le opposizioni che non esistono e quello che si può creare
Quasi si fosse rivelato a sorpresa, il governo Prodi ha generato una serie di reazioni emotive.
Giustamente, perché le azioni e soprattutto i progetti del governo sono di una sfacciataggine assoluta.
Dallo “ius soli” alle liberalizzazioni selvagge, dai divieti delle più basilari manifestazioni politiche al servilismo “illuminato” nei confronti del capitalismo occidentale e dei gendarmi del mondo, dall’uso e l’abuso delle macchine repressive all’occupazione golpistica di ogni luogo di potere, la banda Prodi avanza a rullo compressore.
Non è “l’altra faccia” del liberismo berlusconiano, è “la” faccia del potere globale, oligarchico e uniformante. Il che è importante capire e sottolineare.
La sinistra globale
La “ristrutturazione” europea ebbe come cavia il nostro paese fin dagli inizi degli anni settanta. Dalla caduta del Muro in poi, il nostro paese d’avanguardia (in quanto laboratorio) fu poi offerto a tecnocrati e oligarchi cosmopoliti con il sostegno dell’apparato militare comunista. Cosa non del tutto assurda se si tengono in conto i riferimenti religiosi, ed escatologici di cui si nutriva il PC e il suo sogno messianico e mondialista, nonché l’abitudine storica a vivere parassitariamente col denaro altrui.
Paradossalmente la veloce avanzata della “sinistra globale”, della “tecnocrazia capitalista” firmata De Benedetti e Soros con diverse comparse che dovevano fungere da intermediarie (da Occhetto a Di Pietro, da Pannella a D’Alema, da Bertinotti a Rutelli) subì un colpo d’arresto per l’avvento del fenomeno Berlusconi. Il Berlusca, che in quel mondo è un parvenu si fece depositario delle nevrosi e delle reazioni tanto delle borghesie piccole e medie che di certi settori popolari e realizzò una creatura populista come se ne ebbero altrove in passato (Poujade, Perot) con l’unica eccezione, rispetto alle esperienze analoghe, di ottenere per ben due volte il governo. Il che, al di là di ogni considerazione ideologica, politica o culturale in merito, fece perdere tempo all’intellighenzia globale incaricata di stravolgere rapidamente l’Italia. Oggi quell’intellighenzia è di nuovo in sella e sta premendo sull’acceleratore senza curarsi di alcun limite di velocità.
Non si fermerà il rullo compressore
Ritengo sia quindi sbagliato considerare il governo Prodi debole e instabile. Chi lo garantisce, lo foraggia, lo ispira e gli dà le direttive sa bene quello che fa e soprattutto lo fa senza remore. Che la nostra nazione sia destinata a subire disastri sociali, economici, culturali, etnici, ideali, di ampia portata, se non è addirittura certo, è sicuramente molto probabile. Non si vede cosa e chi potrebbe effettivamente porre freno al rullo compressore.
Non esiste un’opposizione, nemmeno moderata e formale. Perché a parte Berlusconi che si batte per la sua stessa immagine di paladino delle classi stritolate e degli interessi attaccati, non esiste nessun partito, nessun uomo politico, nessuna corrente, che abbia una visione lucida di quanto accade e un progetto diverso da quello prodiano, nemmeno interno allo stesso modello globale. Chi non si trova oggi invitato al banchetto dei proci o aspira ad esservi invitato al più presto (da qui le costanti dimostrazioni di “responsabilità” offerte dagli esponenti dei partiti di centrodestra) o al massimo spera di essere chiamato a fare in futuro da tappabuchi nella logica delle “alternanze”.
Le estreme non sono in grado di divenire avanguardie
Nemmeno è immaginabile una forte opposizione popolare contro il governo. Le logiche della comunicazione, l’attuale quadro sociologico non aiutano affatto. Né si va da nessuna parte se chi dovrebbe avere delle “idee forti” si trova all’estrema sinistra (ovvero tra gli emarginati e gli epurati del rigurgito leninista filogovernativo) o all’estrema destra. Né i programmi, né i simboli, né il linguaggio, né la conoscenza del terreno permettono ad alcuna di queste persistenze residuali di idee forti del passato di tramutarsi in avanguardie con un colpo di bacchetta magica.
Bisognerebbe approdare ad una consapevolezza, che non dovrebbe restare teorica ma farsi a sua volta motrice di innovazioni antropologiche e politiche. La consapevolezza che, di fronte alla macina che oggi procede con targa Prodi (e domani con altre targhe), non è possibile difendersi (ovvero rispondere da reazionari) ma non è nemmeno possibile offendere (ovvero opporre una soluzione di gestione politica nazionale credibile).
Si deve compiere un’azione di difesa, opposizione, lotta e rifondazione insieme, una vera e propria alchimia che si basi, soprattutto, sulla conquista, la salvaguardia e l’allargamento del concetto delle autonomie (locali, sociali, categoriali ecc) fino a giungere a costituirne un armonico sistema. Ma per far questo si devono innanzitutto recuperare le categorie del politico e poi si deve costituire una dirigenza frutto di selezione quotidiana e lontana anni luce dai paradigmi pigri e desueti che conosciamo.
Intelligenza spregiudicata
Questo, che sembrerebbe un punto di arrivo, non è che un punto di partenza.
Difatti solo una volta definita una minoranza consapevole, capace e riselezionata, sarà possibile agire di fatto e non limitarsi ad autocelebrazioni della propria eccezionale e sparutissima diversità. Una minoranza cha abbia la padronanza dei segni, dei segnali, del linguaggio e sia capace di veicolarli e al contempo di sentire, prevedere e modificare l’andamento delle cose, potrà trovare un effettivo ruolo in futuro, anche in un futuro non lontano.
Ma dovrà cessare di essere auto/incensatrice, trionfalista, dogmatica, e teologica. Dovrà essere in grado di agire a pendolo fra le diverse sezioni della geografia politica del nostro deserto. Riconoscere le isole che culturalmente, spiritualmente, socialmente, economicamente, sono restie al livellamento e animate da vitalità e da sana indignazione. Isole che si trovano un po’ ovunque, a macchia di leopardo, a prescindere dalle matrici che sono di ogni genere (nazionaliste o regionaliste, cattoliche o materialiste, reazionarie o comuniste libertarie).
Servono una fortissima capacità di dominio di sé e una intelligenza notevole. Ma non si uscirà mai da quest’impasse se non si approderà a una nuova Sintesi, che sia un fascio di verghe (e di forze) anche ben differenziate tra loro.
Questo paragone vi suggerisce niente?