…..di Vedova Inconsolabile del comunismo

Nel primo anniversario delle bombe islamiste nel metrò di Londra, Lietta Tornabuoni scrive sulla Stampa una recensionecomizietto sull’avvincente film “United 93”, zeppa di demenziali complotti e dietrologie, come un Mario Capanna qualsiasi. Quest’ultimo, dopo l’anteprima del film (al Festival di Taormina) sul quarto aereo dell’11 settembre, ha tenuto una “lezione” di cinema e politica. Ai pupi presenti, estasiati, ha detto che il film, lodato dal progressista New York Times per lo scrupolo e il rigore del regista e sceneggiatore Paul Greengrass, “è un’operazione consolatoria e ideologica”. Per soprammercato ha rispolverato anche la vetusta fandonia che nessun aereo ha colpito il Pentagono, bensì un missile lanciato dai militari americani sul loro stesso quartier generale, e pazienza per il Volo 77 dell’American Airlines e i resti delle 64 persone a bordo, recuperati tra le macerie insieme alle due scatole nere, per non parlare dei testimoni oculari. A sua volta Tornabuoni dà del “finto e disonesto” al regista, ammirato quasi universalmente poiché, oltre a essere un magnifico spettacolo in sé, il suo film è l’esatto contrario. Con l’aiuto dei famigliari e le registrazioni delle telefonate fatte dai loro cari a bordo, ha ricostruito quello che è verosimilmente accaduto su United 93, senza alcuna concessione a mostrificazioni, sentimentalismi o patriottismi strappacuore. Che l’aereo sia anche l’unico a mancare il bersaglio dei terroristi per la rivolta dei passeggeri (perché, se no?) non conta, anzi serve alla Vedova Inconsolabile del Comunismo a ipotizzare “che l’aereo potrebbe essere stato abbattuto da terra”.
Uno mediamente informato sa che l’oretta di ritardo nella partenza di United 93 da Newark ha permesso ai passeggeri di essere le uniche vittime a conoscere in anticipo il proprio destino e poter reagire, ma non bastava perché fossero soccorsi, né tanto meno abbattuti da un caccia americano, con tanto di nulla osta del presidente o del suo vice, irraggiungibili in quel frangente. Si lamenta ancora oggi il ritardo dei vertici Usa nel comprendere l’enormità di ciò che stava accadendo, tanto è vero che fu il responsabile del traffico aereo Usa a ordinare l’atterraggio e il blocco totale di volo sul territorio nazionale.
Ma non basta, la sventurata insiste che le telefonate dei passeggeri non fanno fede, “perché potrebbero essere state alterate dalla paura, fatte su comando oppure confuse”.
Le telefonate erano tante, i terroristi tre. Certo, è molto probabile che i terroristi (uno dei quali era alla guida dell’aereo, due soli per sgozzare i piloti, una hostess, un passeggero e tenere a bada una trentina d’ostaggi) abbiano puntato il taglierino alla gola d’una signora per costringerla a chiamare la sorella e dirle dove trovare la combinazione della cassaforte e il suo testamento. Com’è verosimile che abbiano costretto Todd Beamer a raccontare alla moglie a terra che un gruppo si sarebbe scagliato contro i terroristi, chiudendo con quelle due parole sobrie e strazianti:
“Let’s roll”, dando il via alla rivolta. Le farneticanti fantasie tornabuoniane non sono Hitchcock, ma Monty Python puro.
La Fine Dietrologa scivola anche sulla buccia di banana che poteva evitare facendo bene il suo lavoro. La distratta decana dei critici cinematografici nostrani afferma che nel film i passeggeri sono tutti dei “non-attori”, mentre è risaputo che sono semplicemente attori non noti, per ragioni ovvie. Gli unici non-attori sono i capi dei centri di comando dell’aviazione, che sono quelli veri. Per evitare che il pubblico decida da sé, la Tornabuoni chiude la sua apologia di reato (forti e imbattibili i terroristi, bugiarde e codarde le vittime, ammazzate dai loro compatrioti) denigrando la qualità del film, in barba alla stragrande maggioranza dei critici:
“L’ultima mezz’ora del film è raccontata in modo tanto sobrio e tanto ovvio da cancellare persino ogni forza emotiva, ogni accento eroico”. Per sapere che ora è, leggete la Mancuso oggi sul Foglio, e Martin Amis su Repubblica di ieri. Nel cinema affollato in cui l’ho visto io gli spettatori sono rimasti inchiodati alle poltrone a lungo, prima di uscire ammutoliti dalla sala.
Il dvd di “United 93” contiene anche due documentari in cui sono intervistate le famiglie delle vittime e i tecnici militari e civili dell’aviazione, da non mancare. Sarebbe da regalare alle prefiche in lutto perenne attorno al cadavere del Comunismo e delle sue grossolane bugie di stato.
Insieme con biglietti di solo andata per Teheran, dove dopo aver lottato per la caduta dello Shah, i militanti della Rossa Primavera sono stati i primi a essere messi al muro per la loro ideologia atea e laicista, incompatibile con l’islamismo.
Buon viaggio, compagni, e cari saluti ad Ahmadinejad.

Anselma Dell’Olio su il Foglio dell’8 luglio

saluti