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Discussione: Alcune riflessioni

  1. #21
    brescianofobo
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    Amici di POL, se avete alcuni spunti di riflessione da sottopormi, su qualsiasi argomento, sono a disposizione di tutti, oggi come vedete mi sento ispirato.

  2. #22
    decerebrato consapevole
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    E che dire dello zapaterismo strisciante che pervade strati della nostra societa'?

    Credo che Brunik ci DEBBA una riflessione anche su questo.


    "Preoccuparsi e' inutile. Infatti se esiste una soluzione al problema non ha senso preoccuparsi. E se la soluzione non esiste allora perche' preoccuparsi?" - Ignoto.

  3. #23
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    Citazione Originariamente Scritto da brunik
    Amici di POL, se avete alcuni spunti di riflessione da sottopormi, su qualsiasi argomento, sono a disposizione di tutti, oggi come vedete mi sento ispirato.
    Sei un bananas ...

  4. #24
    brescianofobo
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    Citazione Originariamente Scritto da XT
    E che dire dello zapaterismo strisciante che pervade strati della nostra societa'?

    Credo che Brunik ci DEBBA una riflessione anche su questo.


    Nei giorni scorsi il Consiglio regionale pugliese ha approvato a maggioranza la legge sul Welfare che sostanzialmente estende tutta la gamma dei servizi sociali alle unioni di fatto, non escluse ovviamente quelle omosessuali. Il che vuol dire che d'ora in avanti, oltre alla famiglia cosiddetta monogamica, vale a dire quella fondata sul matrimonio tra uomo e donna, anche tutte quelle persone legate da «vincoli solidaristici» - questa pare essere difatti divenuta la conditio sine qua non per la fruibilità di un diritto e vantaggio - ovvero che convivono, di avere il «diritto» all'accesso ai servizi, che vanno dai bandi per le case popolari ai sostegni per la disabilità, passando per gli asili nido ed i buoni scuola, fino ai centri anti violenza. L'insidia maggiore che si trincera dietro ad una simile determinazione dell'assemblea regionale guidata dal governatore Nichi Vendola è una sorta di combinato disposto di apologia della mediazione e del compromesso - con cui è riuscito a superare il buon ostruzionismo dell'opposizione della Casa delle Libertà - e del porre in essere uno specifico paradigma filosofico-culturale improntato ad innestare sul tronco di una Regione italiana delle decisioni che vorrebbero imporsi in un secondo momento anche al livello nazionale tout court.

    Fra i tanti a non condividere l'approccio e le scelte di Vendola e della sua maggioranza spicca il nome dello stesso arcivescovo di Lecce e presidente dei vescovi di Puglia, mons. Cosmo Francesco Ruppi, il quale ha nel testo del suo pronunciamento lasciato intendere come tramite la nuova legge in realtà si sia passati dallo sforzo - invero solo apparente e simbolico - del mettere d'accordo tutti ad un'oggettiva perdita di significato e rilevanza del rilievo pubblico e sociale, quindi anche giuridico, che fino a questo momento ha avuto soltanto quel tipo di famiglia che tutti sappiamo essere tale da più o meno duemila anni, ovvero quella costituita dall'unione stabile, ed aperta alla vita ed educazione della prole, tra un uomo ed una donna.

    La riflessione dell'alto prelato ha spaziato dalla critica a siffatta legge alla messa in rilievo del fatto che chi non ritiene essere una cosa positiva l'equiparazione e parificazione formale-legale e dunque sostanziale-reale di famiglia e coppie gay non intenda operare alcuna discriminazione di sorta nei confronti di chicchessia. «Siamo tutti convinti - ha ridabito chiaramente ed esplicitamente mons. Ruppi - che i diritti sociali debbano essere riconosciuti a tutti i cittadini, come persone, ma non si può mettere sullo stesso piano giuridico la famiglia e la unione di fatto».

    Può rammentarsi, a tal proposito, come il cardinale Camillo Ruini, presidente della Cei, e lo stesso Papa Benedetto XVI abbiano a più riprese e non a torto messo in guardia il legislatore dal compiere scelte giuridiche - come quelle ora in oggetto - che vanno ad interferire con le medesime fondamenta di una società e comunità civile, ciò che accade quando si vogliano creare «piccoli matrimoni» od elevare al rango di famiglia «amori deboli», tutte cose contrarie al diritto naturale. In altri termini, solo la famiglia va a costituire la struttura essenziale della società, ovvero la cellula fondamentale indispensabile per la continuazione e la sopravvivenza di una società. Ciò è anche riconosciuto nell'art. 29 della Costituzione italiana, nei cui confronti la sinistra, così facendo, non fa che operare un vero e proprio strappo.

    Uno Stato autenticamente laico e liberale, non confessionale ma neanche laicista e libertario, aggiungiamo noi, è chiamato effettivamente ad incentivare e promuovere quelle forme di vita che contribuiscono al bene comune, e non, di converso, a conferire un riconoscimento pubblico, seguito da agevolazioni anche monetarie, a scelte private, come nel caso delle convivenze etero ed omosessuali, in cui il rispetto degli obblighi è per la propria stessa natura lasciato all'arbitrarietà dei conviventi. Non si ponga nel dimenticatoio altresì come i «diritti» reclamati per i conviventi dagli accesi sostenitori dei Pacs (i Patti civili di solidarietà), a cui guarda come modello Vendola, sono già in buona parte garantiti dal diritto privato.

    In conclusione, possiamo notare come la Puglia di Vendola, attraverso tali scelte frutto dell'ideologia relativistica e radical-libertaria egemone nella sinistra, sia la regione italiana all'avanguardia nell'esportazione dello «zapaterismo» in salsa italiana. Siamo proprio curiosi di vedere come gli esponenti - fortemente minoritari - cattolici dell'Unione riusciranno ad evitare una simile ondata nichilista pronta ad abbattersi sempre più sul Paese, basti pensare agli intenti pro Pacs di tutta la sinistra radicale.

  5. #25
    brescianofobo
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    Citazione Originariamente Scritto da MrBojangles
    Sei un bananas ...
    Marco Travaglio, giornalista, curatore tra le altre della rubrica Bananas su L'Unità, grande esperto nonché duro affondatore dei principali protagonisti - per non dire tutti - dello scandalo Tangentopoli e Mani Pulite, a quanto pare «gongola» oggi dalla pagine del Corriere della Sera nel ribadire a gran voce: «Io l'avevo detto».

    Parla della questione morale riaffidandola soltanto alla prerogativa berlingueriana come se questa sinistra, capeggiata dagli scalatori immobiliaristi come Fassino, non potesse permettersi nemmeno di pronunciare una tale parola dopo la prova che hanno dato di loro stessi con il caso Unipol; parla dell'infangato ruolo dei DS, sia politico che sociale, emerso con il caso Telecom Serbia che Travaglio riconduce ai toni della lontana tangentopoli proprio riferendosi agli uomini della Quercia con il termine «banda»; parla di un voltagabbana ideologico di una sinistra che nel '98 «sono entrati a Palazzo Chigi con le pezze al sedere e ne sono usciti ricchi» e, forse, si toglie qualche sassolino dalla scarpa.

    Sì, lui, colui che ha combattuto con le unghie e con i denti contro la scalata imprenditoriale berlusconiana, oggi accusa il comportamento amorale nonché contradditorio di chi, come i DS, hanno combattuto ed accusato di estremismo quelle testate che mettevano a fuoco quanto la questione morale sollevata da Arturo Parisi fosse un tema da affrontare in un centrosinistra dimostratamente alla deriva del proprio credo sociale.

    Travaglio accusa questa sinistra di aver sempre tenuto un comportamento quasi stalinista nei confronti della stampa, arrivando persino a demonizzarla come causa assoluta della sciagura che ha investito il partito di D'Alema e Fassino quando, in realtà, la ragione dei propri mali sta nell'essersi arricchiti. Non che questo, a parer mio, sia un male assoluto, tutt'altro. L'obiettivo di un paese che cresce è quello di permettere a tutti una crescita delle proprie possibilità. Ma quando la crescita delle proprie possibilità passa attraverso superconsulenze clientelari, giro di soldi dalla politica all'imprenditoria, beh permettetemi di dire che per ogni Fiorani che la sinistra ha fatto arricchire esistono decine di migliaia di persone che la sinistra ha fatto indebolire sul mercato finanziario e proprio migliaia di persone che non hanno il conto in banca del colore del grande manager Unipol, quelle migliaia di persone che dovrebbero essere tutelate perché piccoli risparmiatori che magari rientrano in quella fascia di reddito bassa che lo stesso Fassino, ieri sera dalle poltrone di Porta a Porta, ha indicato come i «poveracci da salvaguardare».

    Certo, in TV Fassino fa il buon samaritano strappaconsensi, poi quando di mezzo c'è il consenso di un mondo imprenditoriale-finanziario che possa garantire potere al suo partito e a tutto un indotto di clienti, che dello stile di Tangentopoli non ha nulla a che invidiare, beh allora in questo caso può andar bene far arricchire pochi e fomentare la bolla speculativa a discapito di migliaia piccole ed oneste famiglie italiane. L'importante è non far emergere nulla, tenere tutto sigillato nei palazzi di vetro e all'occorrenza "scaricare": prima si scarica Consorte che è stato definito grande manager da Fassino ma poco corretto (con qualcuno avrà pure condiviso scelte e strategie aziendali da implementare e quel qualcuno non è di sicuro il mostro Berlusconi ma i dirigenti DS), poi si scarica la stampa che -nonostante il colore purpureo delle redazioni- improvvisamente si dimostra avversa. Poi si tenta di scaricare l'amico Prodi che sembra fare troppo il «profeta» e che pare voglia fare leva sulla crisi della Quercia per assicurarsi un potere politico nella coalizione che altrimenti non avrà comunque, né in campagna elettorale né al Governo, nella malaugurata ipotesi che gli italiani non comprendano che il prossimo 9 aprile la posta in gioco non può essere vinta da tali imbroglioni.

    Questo è lo stile diessino, lasciatelo dire ad una che, vivendo in Toscana, sa alla perfezione quale sia il clima settario e di potere della sinistra diessina che ha un portafoglio di attività immobiliari, finanziarie ed economiche proprie e dei propri amici da far invidia al miglior Paperone d'Italia. E' un sistema talmente ben radicato ed oleato da precludere ogni opportunità imprenditoriale a forze sociali politicamente non connotate tra gli «amici» o palesemente avverse a quelle al governo a meno che non possa essere ritenuta valida sponda da utilizzare per scalare altre vette ed assicurarsi nuove poltrone nello scenario «mors tua vita mea»!!!

    Questo è lo stile che Travaglio denuncia dal lontano 2004. E se non c'è speranza che la sinistra «ammetta di avere sbagliato e si chieda perché», proprio non c'è visto che di nuovo Fassino, raggiunto ancora una volta dalla fatidica domanda «ma in cosa i DS hanno fatto j'accuse sul caso Unipol, qual è stato il problema analizzato dalla direzione DS?», ha saputo solo rispondere che il «caso ha preso un'altra piega rispetto a quella che aveva avuto inizialmente». Se questo è far chiarezza al cospetto degli italiani, beh, se una piega più, una piega meno determina la bontà di un'iniziativa, l'unica speranza che ha l'Italia per sopravvivere alle potenziali brutte pieghe sinistroidi è non fare una grinza -permettete l'ironia-, restare compattamente diretta lungo l'orizzonte che è stato tracciato con coerenza e profonda correttezza dal Governo Berlusconi.

  6. #26
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