Risultati da 1 a 8 di 8

Discussione: E-Democracy

  1. #1
    fedalmor
    Ospite

    Predefinito E-Democracy

    Potrebbe essere la svolta decisiva, almeno per i prossimi 5/10 anni, nel settore della banda larga: a Brescia, al costo di 17€ al mese, è già possibile connettersi ad internet attraverso la rete elettrica (con una velocità di 4-10 Mbps).

    L'Europa, da questo punto di vista, è all'avanguardia, anche rispetto al mercato statunitense: già una risoluzione del PE aveva previsto lo stanziamento di fondi a supporto delle imprese che si fossero lanciate nel settore, e l'Italia è divenuta "testa di ponte" di un progetto che consentirà di coprire il 100% del territorio nazionale (alpeggi, isole e loci amoeni inclusi).

    La velocità è la medesima delle soluzioni xDSL già disponibili, ma il prezzo è decisamente più concorrenziale (e destinato a modificare le tariffe attuali per le flat telefoniche).

    D'accordo, non sono un amante del termine, ma l'e-democracy (ovvero, la "democrazia diretta") e la lotta all'analfabetismo - anche di ritorno - nel nostro Paese potrebbero passare da qui, se solo le istituzioni si affidassero a sistemi opensource (magari, proprio a OpenSolaris), hardware a basso costo - sul modello di Chavez in Venezuela.

    http://fedalmor.altervista.org/blog/...a-brescia.html

  2. #2
    fedalmor
    Ospite

    Predefinito

    Voi che ne pensate? Sarebbe un risparmio per lo Stato, darebbe lavoro a specialisti del settore *NIX-like (formazione permanente, sviluppo, assistenza tecnica, etc.), peraltro fottendo il copyright e abbattendo i costi di un'amministrazione elefantiaca...

    Dal punto di vista etico, poi... la socialdemocrazia nordeuropea ci farebbe una pippa...

  3. #3
    fedalmor
    Ospite

    Predefinito

    Basta pippe mentali... ecco cosa si potrebbe fare...

    Politocrazia

    Volete un sistema snello, federalista, egalitario, identitario e - al contempo - liberale? Eccovi serviti: non sarà il solito delirio vetero-fascista, né (tantomeno) radical chic; ho deciso di parlare solo di realpolitik.

    Cos'è e, soprattutto, come funziona la "politocrazia"?

    Anzitutto, il termine - un mio personalissimo neologismo - deriva dal greco antico polìtes (cittadino) e kratòs (governo) e intende soppiantare il vetusto, abusato e inflazionato concetto di "democrazia", per il quale vi rimando a precedenti interventi. Si tratterebbe, in sostanza, di ridurre l'apparato statale (comunque soggetto principale della politica interna/estera) al solo ambito giurisprudenziale, difensivo, sanitario e previdenziale, delegando tutte le altre competenze (dall'energia allo smaltimento dei rifiuti) agli enti pubblici, eliminando i mastodontici intermediari quali Regioni e Province, e sommando all'area metropolitana - oltre alle frazioni - i comuni limitrofi. In sostanza, si tratterebbe d'estendere il territorio comunale del capoluogo all'intera provincia di competenza, nell'ambito della quale sarebbe eletto (mediante l'e-democracy) un esecutivo meramente tecnico, supportato dalla formula referendaria cui sarebbero chiamati a partecipare - tramite internet - tutti i cittadini autoctoni.

    Praticamente, il Consiglio Comunale esteso avrebbe competenze specifiche e sarebbe eletto nell'ambito di liste auto-prodotte dalla cittadinanza di probi viri competenti nel settore assessoriale (edilizia pubblica, energia, acquedotti, etc.), mentre tutte le questioni d'ordine etico/sociale verrebbero prese direttamente in considerazione dalla popolazione, abilitata al voto tramite account crittografati e corredati di firma digitale.

    Perché funzionerebbe, quali sono i vantaggi?

    Il vantaggio principale è che, trattandosi di un esecutivo tecnico, sarebbe abolita la logica nepotistica della partitocrazia moderna, mentre sarebbe garantita la competenza (sancita, magari, da una laurea specifica) nel settore d'intervento: è quantomeno idiota - e il governo Berlusconi l'ha dimostrato - mettere un ingegnere alla Giustizia... ma, per ciò che concerne il rapporto tra enti locali e associazionismo (religioso, assistenziale, etc.), nonché per quanto riguarda l'integrazione, lo sviluppo del territorio et similia, ovvero per quanto è avulso da tecnicismi particolari, chiunque avrebbe la possibilità d'auto-governarsi, fatto salvo il principio della maggioranza relativa.

    I vantaggi economici sono enormi: sancirebbe la fine della burocratizzazione, lo snellimento dei servizi al pubblico, il federalismo, l'identitarismo regionalistico, una maggiore attenzione alle problematiche territoriali... nonché l'abbattimento d'inutili (e costosi) intermediari nullafacenti.

    Se associato ad uno sviluppo della tecnologia informatica opensource, peraltro, abbatterebbe anche l'erogazione di fondi per l'informatizzazione del territorio, e la diffusione della banda larga tramite la corrente elettrica renderebbe raggiungibile ogni abitazione (non sarebbe difficile predisporre terminali self-service presso gli uffici amministrativi.

    Funzionerebbe perché non si tratterebbe di cambiare il sistema attuale, né di penalizzare le imprese (che, al contrario, potrebbero godere di una personalizzazione della tassazione in base alle esigenze del territorio e all'effettivo radicamento in loco): se, poi, venisse associato all'erogazione di titoli a interesse negativo da parte della PA, garantirebbe sovranità monetaria, reddito di cittadinanza e quant'altro.

    Insomma, formalmente sarebbe già tutto "sul piatto", ma chi potrebbe farsi carico d'accogliere simili istanze!? Ai posteri l'ardua sentenza...

    http://fedalmor.altervista.org/blog/...itocrazia.html

  4. #4
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    Interessante, molto interessante, fedalmor. Tuttavia, da un punto di vista "filosofico", la fine delle idealità in favore della progettualità e del tecnicismo presenta i suoi lati oscuri, anche se il tuo discorso mi pare faccia salvi i grandi riferimenti sui temi fondamentali di competenza centrale e statale. Al nepotismo partitocratico e allo sfruttamento delle idee e delle militanze, si sostituirebbe l'esplicito dominio delle lobbies tecnocratiche e delle proposte dettate da mero interesse, a maggior ragione se il livello di riferimento è locale. L'esistenza e l'affermazione delle idee, nonostante tutto, rappresenta oggi una forma di controllo possibile da parte dei popoli. Magari alla fine si rimane fregati lo stesso, ma i modelli ideali rimangono e la speranza non muore. Altrimenti il rischio è quello di finire in una specie di "Metropolis" di Fritz Lang. Ma per il resto, sotto l'aspetto meramente funzionale, il discorso è davvero interessante e, anche se attualmente di difficilissima attuazione a livelli ampi, alcuni esperimenti locali dicono che il futuro è lì: nello snellimento, nella sburocratizzazione, nel controllo diretto sulle politiche e le gestioni locali, nell'attuazione di idee in luogo dell'inattuazione degli ideali. Il tutto favorito dallo sviluppo tecnologico e dall'alfabetizzazione informatica.

    Mi piace ricordare l'esempio di Soveria Mannelli, una cittadina in provincia di Catanzaro, che già molti anni fa (secolo scorso, c'era internet da pochi anni) grazie a un sindaco illuminato e anti-conformista ricoprì un ruolo da pioniere nell'amministrazione digitale, creando uno dei primi siti istituzionali funzionanti a livelli accettabili e dotando ogni famiglia di un personal computer con connessione a internet.

    Senza scomodare Chavez (lo dico senza polemica), l'Italia ha già gli strumenti legislativi per l'avvio della e-democracy. Già da qualche anno sono attive le procedure di gara on line per le forniture dell'amministrazione centrale (e-procurement). Quest'anno sono entrati in vigore sia il Codice dell'Amministrazione Digitale che il suo decreto correttivo. Si è messo ordine nel caos normativo del passato e si sono sanciti i diritti fondamentali del cittadino della società della informazione e della telematica. Dal generale diritto all'uso delle tecnologie (quanti sanno, per esempio, che contro un'amministrazione che non comunica coi cittadini via e-mail si può adesso ricorrere al giudice amministrativo, ossia al TAR?) per finire via via agli aspetti più specifici inerenti l'uso della firma digitale, della posta elettronica certificata, della sperimentazione del voto elettronico eccetera. Ovviamente un conto è sancire i diritti, altra cosa è renderli effettivi. E in questo senso si sta lavorando, forse, anche perchè gli aspetti giuridici e tecnici da approfondire e correggere sono tanti, fatto sta che siamo indietro. Basta guardare le statistiche e il rapporto che gli italiani (cittadini e amministratori) hanno con la rete. Siamo indietro, si pensi al numero delle connessioni, all'uso che si fa di internet, al numero e alla qualità dei servizi on line offerto dalla PA. Ma gli strumenti per partire ci sono.

  5. #5
    lorenzo v.
    Ospite

    Predefinito

    Citazione Originariamente Scritto da fedalmor

    L'Europa, da questo punto di vista, è all'avanguardia, anche rispetto al mercato statunitense: già una risoluzione del PE aveva previsto lo stanziamento di fondi a supporto delle imprese che si fossero lanciate nel settore, e l'Italia è divenuta "testa di ponte" di un progetto che consentirà di coprire il 100% del territorio nazionale (alpeggi, isole e loci amoeni inclusi).



    http://fedalmor.altervista.org/blog/...a-brescia.html



  6. #6
    fedalmor
    Ospite

    Predefinito

    Citazione Originariamente Scritto da Aragorn78
    Interessante, molto interessante, fedalmor. Tuttavia, da un punto di vista "filosofico", la fine delle idealità in favore della progettualità e del tecnicismo presenta i suoi lati oscuri, anche se il tuo discorso mi pare faccia salvi i grandi riferimenti sui temi fondamentali di competenza centrale e statale. Al nepotismo partitocratico e allo sfruttamento delle idee e delle militanze, si sostituirebbe l'esplicito dominio delle lobbies tecnocratiche e delle proposte dettate da mero interesse, a maggior ragione se il livello di riferimento è locale. L'esistenza e l'affermazione delle idee, nonostante tutto, rappresenta oggi una forma di controllo possibile da parte dei popoli. Magari alla fine si rimane fregati lo stesso, ma i modelli ideali rimangono e la speranza non muore. Altrimenti il rischio è quello di finire in una specie di "Metropolis" di Fritz Lang.
    Sì, è vero anche questo. Ma se si passasse dall'esecutivo tecnico al corporativismo?

    Citazione Originariamente Scritto da Aragorn78
    Ma per il resto, sotto l'aspetto meramente funzionale, il discorso è davvero interessante e, anche se attualmente di difficilissima attuazione a livelli ampi, alcuni esperimenti locali dicono che il futuro è lì: nello snellimento, nella sburocratizzazione, nel controllo diretto sulle politiche e le gestioni locali, nell'attuazione di idee in luogo dell'inattuazione degli ideali. Il tutto favorito dallo sviluppo tecnologico e dall'alfabetizzazione informatica.

    Mi piace ricordare l'esempio di Soveria Mannelli, una cittadina in provincia di Catanzaro, che già molti anni fa (secolo scorso, c'era internet da pochi anni) grazie a un sindaco illuminato e anti-conformista ricoprì un ruolo da pioniere nell'amministrazione digitale, creando uno dei primi siti istituzionali funzionanti a livelli accettabili e dotando ogni famiglia di un personal computer con connessione a internet.

    Senza scomodare Chavez (lo dico senza polemica), l'Italia ha già gli strumenti legislativi per l'avvio della e-democracy. Già da qualche anno sono attive le procedure di gara on line per le forniture dell'amministrazione centrale (e-procurement). Quest'anno sono entrati in vigore sia il Codice dell'Amministrazione Digitale che il suo decreto correttivo. Si è messo ordine nel caos normativo del passato e si sono sanciti i diritti fondamentali del cittadino della società della informazione e della telematica. Dal generale diritto all'uso delle tecnologie (quanti sanno, per esempio, che contro un'amministrazione che non comunica coi cittadini via e-mail si può adesso ricorrere al giudice amministrativo, ossia al TAR?) per finire via via agli aspetti più specifici inerenti l'uso della firma digitale, della posta elettronica certificata, della sperimentazione del voto elettronico eccetera. Ovviamente un conto è sancire i diritti, altra cosa è renderli effettivi. E in questo senso si sta lavorando, forse, anche perchè gli aspetti giuridici e tecnici da approfondire e correggere sono tanti, fatto sta che siamo indietro. Basta guardare le statistiche e il rapporto che gli italiani (cittadini e amministratori) hanno con la rete. Siamo indietro, si pensi al numero delle connessioni, all'uso che si fa di internet, al numero e alla qualità dei servizi on line offerto dalla PA. Ma gli strumenti per partire ci sono.
    Ehh sì... ma che fine ha fatto il decreto Stanca? Perché io vorrei prendermi la certificazione...

  7. #7
    DaBak
    Ospite

    Predefinito

    Abbasso la democrazia!

  8. #8
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    Citazione Originariamente Scritto da fedalmor
    Sì, è vero anche questo. Ma se si passasse dall'esecutivo tecnico al corporativismo?
    Prospettiva interessante. Ma quale forma di corporativismo, nell'era del domicilio virtuale e dei servizi immateriali, delle specializzazioni e delle competenze integrate? Non si corre il rischio di sostituire l'elefantiaca macchina centrale-regionale con tanti elefantiaci centri di gestione locale?



    Ehh sì... ma che fine ha fatto il decreto Stanca? Perché io vorrei prendermi la certificazione...
    Eh... Work in progress.

 

 

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