Anche capo polizia De Gennaro e dirigenti Questura di Milano
(ANSA) - LECCO, 11 LUG - Francesco Cossiga ha sporto denuncia, a Lecco, nei confronti dei Pm milanesi Minale, Pomarici e Spataro e del Gip Enrico Manzi. Inoltre Cossiga ha denunciato il capo della Polizia Gianni De Gennaro, il dirigente della Digos milanese Ignazio Coccia e il capo dell'antiterrorismo Bruno Megale, per l'inchiesta sul sequestro di Abu Omar. I quattro magistrati sono stati denunciati fra l'altro per 'atti volti a turbare le relazioni con uno stato estero', e 'spionaggio politico e militare'.
Ma torniamo un pò indietro...Chi è Abu Omar? All'uomo piace chiacchierare, forse troppo. Fin dal suo arrivo a Milano, accende qualche curiosità. Ha alle spalle una storia controversa. E' nato il 18 marzo del 1963 ad Alessandria d'Egitto e ha lasciato il Paese all'inizio degli anni '90. Gli archivi spionistici (americani, italiani, egiziani) lo definiscono "combattente in Afghanistan e in Bosnia". Nel 1996 è in Albania, dove sposa Marsela Glina. Mette al mondo un figlio. Finisce nei guai. Lo accusano di aver progettato l'assassinio del ministro degli Esteri egiziano in visita a Tirana. Lascia in tutta fretta il Paese e, dopo una sosta a Monaco di Baviera, riappare a Bari il primo maggio del 1997. Nel '99, la questura di Roma gli riconosce lo status di rifugiato. Ottiene un permesso di soggiorno.
Nell'estate del 2000 è a Milano. Lo accoglie l'appartamento di via Conteverde 18, "una nostra casa di passaggio" - spiegano all'istituto islamico di viale Jenner - "per chi arriva in città senza soldi". Via Conteverde non è un indirizzo anonimo. Ci ha abitato qualche latitante eccellente delle prime inchieste milanesi sulle "cellule in sonno di Al Qaeda".
Quella casa è, dunque, "un indizio di appartenenza" per la Digos di Milano. Il telefono di Abu Omar finisce sotto controllo, come i suoi amici, i suoi incontri, i suoi passi. La curiosità non sembra inutile. L'uomo si dà arie da "pezzo grosso". Scrive e pronuncia discorsi infiammati. Appare ai poliziotti "una testa calda". Ai suoi compagni sembra un impostore, un po' narciso. Agli uomini dell'intelligence sembra un uomo su cui lavorare. Ne hanno una conferma quando un tizio (ammesso che non sia una spia) saggia la sua disponibilità a darsi da fare per rafforzare un nuovo network del terrore pronto in Europa. Abu Omar si mostra disponibile.
In quel 2002, George Tenet non fa mistero del possibile destino di tipi come Abu Omar. Il 17 ottobre, l'allora direttore della Cia testimonia dinanzi alla commissione di inchiesta di Congresso e Senato sui fatti dell'11 settembre. Racconta: "Dopo l'attacco alle Torri, la Cia, con la cooperazione del Fbi, ha restituito alla giustizia mondiale 70 terroristi". La pratica ha un nome: extraordinary rendition, "consegna straordinaria". E' un metodo che non si cura della sovranità degli Stati in cui i "pacchi" da consegnare vengono prelevati. Né si preoccupa della loro sorte una volta giunti a destinazione. "La Cia e l'Fbi hanno perseguito all'estero una politica aggressiva finalizzata alla distruzione di Al Qaeda, delle sue risorse umane e tecniche - dice Tenet - Abbiamo identificato anche 36 fiancheggiatori del Terrore e condotto operazioni nei loro confronti in 50 Paesi. Ventuno di queste operazioni hanno avuto successo e mi riferisco ad arresti, carcerazioni, attività di sorveglianza, consegne e approcci diretti".
E qui c'è gente che si preoccupa di "come" questo tizio è stato reso inerme,invece di preoccuparsi "perchè" andava reso tale.
Come chi critica le intercettazioni senza preoccuparsi dei reati.Uguale.