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    Israele attacca vicino al confine fra Libano e Siria
    sabato, 15 luglio 2006 4.19


    BEIRUT (Reuters) - Israele ha lanciato dei razzi vicino al confine libano-siriano oggi, alimentando i timori che la Siria possa diventare anch'essa obiettivo, come il Libano, dell'offensiva per annientare la guerriglia libanese degli Hezbollah appoggiata da Damasco.
    Gli attacchi dell'aviazione israeliana hanno ucciso oggi almeno 29 civili, con bombardamenti sul Libano per il quarto giorno consecutivo. Decine di razzi lanciati dagli Hezbollah hanno raggiunto il territorio israeliano, ferendo diverse persone.
    Alcuni testimoni hanno riportato che aerei israeliani hanno lanciato quattro razzi al passaggio di Masnaa, che si trova fra l'ultima postazione libanese e la prima dell'esercito siriano sulla strada Beirut-Damasco.
    L'esercito israeliano ha detto di aver attaccato obiettivi solo sul territorio libanese. "E' molto importante capire che abbiamo preso di mira solo ponti e vie di accesso in Libano", ha detto un portavoce dell'esercito. "Non abbiamo bombardato niente in Siria".
    Anche la Siria ha smentito di essere stata obiettivo di un attacco da parte di Israele.
    "Nessun obiettivo, civile o militare, è stato preso di mira in nessuna parte della nazione", ha detto un funzionario siriano a Reuters.
    Un missile israeliano ha incenerito un pullmino vicino al porto meridionale di Tiro, uccidendo 17 passeggeri e ferendone sei, ha detto la polizia. Il mezzo trasportava delle famiglie evacuate dal villaggio di Marwaheen dopo che Israele aveva invitato i civili a lasciare le loro abitazioni.
    Gli aerei israeliani hanno anche bombardato un ufficio degli Hezbollah nel distretto sud di Beirut di Haret Hreik, attaccando strade, ponti e stazioni di servizio nel nord, nell'est e nel sud del Libano. Il bilancio complessivo è stato di 12 morti e 32 feriti, hanno detto fonti della sicurezza.
    Durante una drammatica telefonata alla televisione degli Hezbollah, Sayyed Hassan Nasrallah ha annunciato ieri che il gruppo di guerriglieri aveva colpito una nave da guerra israeliana al largo di Beirut e ha minacciato di lanciare attacchi all'interno dello Stato ebraico.
    Israele ha detto di aver recuperato il corpo di uno dei quattro marinai dispersi dopo l'attacco, parte della più sanguinosa ondata di violenza in Libano da un decennio, cominciata mercoledì scorso con un'incursione nella quale i guerriglieri Hezbollah hanno catturato due soldati israeliani e ne hanno uccisi otto.
    La campagna israeliana ha ucciso finora 93 persone, tutti civili a parte due, e paralizzato l'economia libanese.
    L'offensiva israeliana si è attirata le critiche della maggior parte della comunità internazionale, ma la Casa Bianca ha detto che il presidente Usa George W. Bush non forzerà Israele a interrompere le sue operazioni militari.
    La violenza in Libano coincide con l'attacco israeliano alla Striscia di Gaza lanciato il mese scorso per cercare di recuperare un altro suo soldato catturato dai militanti palestinesi e porre fine al lancio di razzi da parte dei militanti.
    Nell'ambito di questa offensiva a Gaza, l'aviazione israeliana ha attaccato il Ministero dell'Economia di Hamas e una abitazione. Un militante di Hamas è stato uccisa nell'attacco alla casa e altre otto persone sono rimaste ferite, fra le quali un neonato e un bambino.
    Israele ha detto che la casa è stata colpita perché ritenuta il luogo in cui si preparavano e venivano immagazzinate armi, fra cui razzi.

    Fonte reuters

    A luta continua

  2. #22
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    Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad ha detto che Israele non deve osare un attacco contro la Repubblica islamica, e ha avvertito che darebbe una "dura risposta", se Israele colpisse la Siria, in quanto ciò equivarrebbe ad un attacco all'intero mondo musulmano.

    Fonte Reuters

    A luta continua

  3. #23
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    Viaggio in Libano

    L’articolo che segue, scritto prima della quasi totale liberazione del Libano dall'occupazione sionista, ha lo scopo di fornire ai nostri lettori informazioni esatte sul Movimento Hizbullah e sul suo programma. Gli avvenimenti accaduti, conclusisi con la fuga dei sionisti dal Sud del Libano, hanno evidenziato la giustezza dell’analisi dell’articolista poiché hanno superato ogni più ottimistica previsione.

    La settimana dal 12 al 19 Marzo u.s., due fratelli italiani hanno soggiornato a Beyrut, dove hanno avuto il piacere e l’onore di poter stabilire, in rappresentanza della nostra associazione, contatti personali diretti con i fratelli sciiti libanesi. I due documenti che pubblichiamo qui di seguito (l’intervista ad un deputato Hizbullah, e il resoconto, diffuso sempre dallo Hizbullah, dei crimini compiuti dai sionisti contro la popolazione civile libanese), potranno costituire un primo approccio ideologico e documentario all’affascinante realtà di questa comunità musulmana impegnata in prima linea nella lotta all’ingiustizia e all’oppressione, e costituire la premessa di una più ampia e fattiva collaborazione.

    E’ superfluo sottolineare come i nostri contatti abbiano riguardato in primo luogo il movimento Hizbullah, nelle persone dei suoi dirigenti e semplici militanti e simpatizzanti. Frutto tra i più preziosi della Rivoluzione Islamica e dell’opera dell’Imam Khomeyni, lo Hizbullah, come la Rivoluzione stessa di cui è figlio, non ha mai cessato di stupire, abituandoci a quelli che agli occhi del mondo sono apparsi come veri e propri miracoli: non parliamo soltanto delle imprese militari, che hanno dell’incredibile, dalla cacciata degli americani da Beyrut, alla disastrosa ritirata a cui costrinse gli invasori sionisti, dei quali infranse il mito dell’invincibilità innescando l’Intifada palestinese, ai sempre più duri colpi inferti a sionisti e mercenari collaborazionisti nelle loro ultime roccaforti a ridosso della Palestina occupata, preludio al loro definitivo ritiro dal Libano, annunciato, a Dio piacendo, per quest’estate, ma anche della grandiosa opera di ricostruzione materiale e spirituale intrapresa a favore della comunità sciita e dell’intero popolo libanese.

    Il movimento Hizbullah nacque all’indomani dell’invasione e delle stragi del 1982, allorquando un’intera nazione, travolta dalla violenza e dall’empietà, sembrò dover capitolare senza combattere all’aggressione sionista, e fu il frutto dell’interessamento personale e della lungimiranza illuminata dell’Imam Khomeyni; esso seppe fare in breve di una comunità povera e oppressa, sino ad allora quasi del tutto inattiva e ininfluente, la punta di diamante dello Jihad dell’intera Umma islamica contro la prevaricazione sionista, e l’avanguardia della lotta per il riscatto, l’integrità e la dignità nazionale del popolo libanese. Il nome Hizbullah, ci preme chiarirlo ai nostri lettori che dovessero esserne all’oscuro, nulla ha a che vedere con le distorsioni occidentali, che parlano rozzamente ed a sproposito di "partito di Dio", senza precisare, per ignoranza o malafede, l’origine dell’espressione e il suo autentico significato. Tratta dal versetto 56 della sura V, al Ma’ida, la parola in questione viene usata per designare "coloro che hanno per alleati Iddio, il Profeta e i credenti", che sono anche "coloro che vinceranno", In un simile contesto il termine hizb, nel suo genuino significato coranico, nulla ha a che vedere con un’organizzazione partitica secolare di stampo occidentale, ma designa piuttosto l’insieme di coloro che si "raggruppano" (dal verbo hazzaba, raggruppare, riunire) per seguire il Dio, il Profeta (s) e i suoi Imam (non per nulla questo versetto è immediatamente successivo all’altro celeberrimo della Wilayat dell’Imam Ali (as), e i due versetti si chiariscono a vicenda).

    Dalla sua fondazione ad oggi, la politica Hizbullah (il cui fondamento, non dimentichiamolo, è d’ordine squisitamente religioso e spirituale) è stata a nostro avviso esemplare: lotta senza quartiere contro il sionismo, e i suoi protettori e manutengoli, ovvero contro la miscredenza e l’empietà in una delle sue forme estreme e più aberranti, e nel contempo, all’interno, opera di ricostruzione non solo materiale della comunità sciita, nel segno dei buoni rapporti, sul pieno superamento della tragedia della guerra civile, con le altre componenti confessionali della complessa realtà libanese, nei confronti delle quali il movimento Hizbullah esercita oramai una sorta d’egemonia morale, una supremazia dovuta non alla forza delle armi o al potere del denaro, ma all’esempio trascinante della sua azione. Azione a nostro avviso esemplare in primo luogo sotto il riguardo dei principi della fede, avente il suo modello normativo perfetto in quello che fu il comportamento del Profeta Muhammad (s) e dell’Imam Ali (as) nei confronti della loro comunità e di tutte le componenti confessionali ed etniche dei loro stati, il che non vieta, anzi le impone, di darsi anche, sempre nella sua subordinazione ai principi della fede, una dimensione politica di stampo squisitamente nazionale, al di fuori e al di sopra di ogni vieto nazionalismo.

    Quel che ci preme di rammentare al termine di questa breve disamina, è l’atmosfera di euforia e di vero e proprio entusiasmo che ci è stato dato di coglier nei quartieri sciiti di Beyrut, al di là dei gesti misurati e del comportamento sempre sereno, squisito e civilissimo dei fratelli libanesi. Quel che ci è sembrato di poter ravvisare in tutto questo, è la presenza in questa atmosfera di un qualcosa di ben più profondo che non la sia pur legittima euforia dovuta ai ripetuti, recenti successi militari riportati nella lotta al sionismo, al di là dei problemi materiali causati dalle reiterate rappresaglie su obiettivi civili (ultimi in ordine di tempo i bombardamenti sulle centrali elettriche, con le conseguenti, gravi disfunzioni nell’erogazione di energia), che si aggiungono a quelli che fanno ancor oggi da strascico alla guerra civile ed all’invasione dell’’82. Si tratta piuttosto, a nostro avviso, dei frutti di un’opera di ricostruzione spirituale che non è subordinata alla presenza di un nemico esterno, e i cui risultati essenziali, a Dio piacendo, non andranno mai perduti, quali che possano essere gli ostacoli temporanei frapposti sulla sua via.

    Opera semplificata dal motto Hizbullah "Una mano per combattere, l’altra per ricostruire", che fa da controparte e completa l’altro motto "Noi tutti resistiamo", stampato sugli adesivi distribuiti alle auto di passaggio dai ragazzi che raccolgono fondi per il movimento ai crocicchi, tra sventolio di bandiere verdi dell’Islam e tricolori libanesi, mentre gli altoparlanti diffondono i suggestivi canti marziali che celebrano lo Jihad e le gesta dei martiri (i fratelli libanesi ci hanno assicurato che simili iniziative hanno avuto successo persino nei quartieri cristiani, dove sono sempre più numerosi coloro che vedono nell’azione degli Hizbullah l’unica garanzia della dignità e del riscatto nazionale).

    Martiri, abbiamo detto: ben 1945 le vittime delle sole azioni militari, i cui giovani volti, effigiati assieme a quelli delle guide spirituali, a cominciare dall’Imam Khomeyni, campeggiano sulle lunghe file di manifesti posti a lato delle strade dei quartieri sciiti, a perenne monito contro l’ingiustizia, l’oppressione, l’empietà, l’arroganza dei poteri mondani. Martiri ai quali vanno aggiunte le migliaia di vittime civili delle continue carneficine perpetrate dai sionisti da 50 anni a questa parte, le migliaia di famiglie costrette a lasciare il sud dopo avere perso ogni avere, i tanti civili incarcerati, a volte per anni, per non avere voluto collaborare con l’invasore, tra cui molte donne, alcune delle quali abbiamo avuto l’onore di conoscere personalmente, a perenne ludibrio del vieto stereotipo del "terrorista Hizbullah" diffuso ad arte dalla propaganda occidentale e sionista; e ultima in questo elenco, ma non certo per importanza e gravità, l’inerme tragedia della diaspora palestinese, esemplificata dalla miseria degli immensi campi profughi della periferia di Beyrut.

    Sono queste le tragiche premesse dell’opera di ricostruzione politica e spirituale, religiosa e nazionale, intrapresa dal movimento Hizbullah. E tutto questo dà una prospettiva ed una dimensione di trascendenza alla serena e composta risolutezza con cui il popolo musulmano libanese, unico tra i popoli arabi, ha saputo affrontare e respingere l’aggressione sionista, sorretto dalla fede in Dio, dall’osservanza della Sua Legge, e dal ricordo dei suoi figli martiri, di cui esso si fregia come di un titolo di onore e nobiltà al cospetto degli uomini, e titolo di sottomissione e obbedienza al cospetto dell'Altissimo.

    "Combattano, dunque, sul Sentiero di Allah, coloro che barattano la vita terrena con l’altra. A chi combatte per la Causa di Allah, sia ucciso o vittorioso, daremo presto ricompensa immensa" (Al-Qur'an)

  4. #24
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    Compagni e amici che visitate il forum.
    Ho appena sentito un fratello musulmano che mi ha detto come stanno realmente le cose in Libano. Il Libano è distrutto. Hanno fatto evaporare ponti, strade, abitazioni. Non esistono quasi più per niente negozi. La vita si sta spegnendo. Lo stesso stanno tentando di fare in Palestina. Un popolo sta cercando di ucciderne due. La "comunità internazionale" s'è schierata, tranne pochissimi Stati, al fianco dell'entità sionista, che sta seminando morte e distruzione. Qui non c'è da fare petizioni o stronzate varie, ma aiutare le popolazioni colpite da questa guerra razzista ed imperialista. Alcuni fratelli musulmani stanno tentando di inviare medicinali e cibo nelle terre martoriate del Libano (in Palestina già arrivano tramite alcune ONG). Appena ne saprò di più ve lo dirò.

    Viva il Libano!

    Viva la Palestina!

    Contro l'entità sionista, RESISTENZA!

  5. #25
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    Grazie dell'intervento, Basiji. Qui, chi non è in mala fede, sa perfettamente cosa fa e con quale amore porta avanti la sua causa Hezbollah! Non a caso Hamas sta ricalcando le sue gesta e vince.

    Onore a tutti i fratelli che lottano per la propria libertà!

    Oggi più di ieri, solidarietà ai popoli attaccati dai sionisti razzisti ed imperialisti!

  6. #26
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    Col Nome di Dio Clemente e Misericordioso

    L’intervista che segue è stata rilasciata da Seyyed Hassan Nasrallah, Segretario Generale di Hezbollah, al quotidiano tedesco Hamburg Der Spiegel (20 Ottobre 1999, p. 204-208), soltanto un mese dopo il martirio del figlio Hadi, avvenuto durante un’operazione di un’unità della Resistenza Islamica contro il nemico sionista. Nonostante siano passati diversi anni e la stessa situazione politico-militare nella regione sia cambiata, riteniamo molto interessante proporre le sue parole ai nostri lettori.

    Associazione Islamica "Imam Mahdi" (imam_mahdi59@yahoo.it)


    Elias– Vostra Eminenza, vostro figlio diciottenne Hadi è stato ucciso dai soldati israeliani durante un’operazione di Hezbollah a metà settembre. Cosa sentite per questa perdita? Odio o tristezza?

    Nasrallah- Mio figlio non è stato ucciso mentre bighellonava per la strada. Affrontava il nemico con una pistola in pugno, marciava verso il fronte con determinazione e fiducia in sé stesso, ispirato dal desiderio di distruggere il nemico. La sua morte non è una vittoria per Israele, ma una vittoria per Hezbollah. Siamo orgogliosi di questo morto. Come Segretario Generale di Hezbollah, sono felice.

    Elias – E’ felice anche come padre che ha perso il figlio?

    Nasrallah – Mentirei se cercassi di farle credere che la perdita di mio figlio non faccia male, ma bisogna guardare alle cose in questo modo: è morto da martire; e questa è la gioia più grande che un padre possa provare. Noi li rispettiamo ed onoriamo profondamente; sono come santi per noi.

    Elias – Le sue ragioni politiche sono più forti dei suoi sentimenti paterni?

    Nasrallah – Amico, ascolti attentamente: ciò che sto per dire adesso, ha una base religiosa: noi crediamo in Dio e, in base al nostro credo, i martiri cominciano una nuova, molto migliore vita in paradiso. Essi hanno un posto speciale presso Dio. Durante il Giudizio Finale, quando il bene ed il male staranno di fronte a Dio, i martiri avranno il permesso di intercedere per i membri della propria famiglia.

    Elias – Significa che suo figlio si è sacrificato per il bene della propria famiglia?

    Nasrallah – Hadi certamente ci porterà in Paradiso. Tutte le famiglie dei martiri sperimenteranno questa gioia. E’ la gioia più grande per noi, lasciare la nostra breve vita sulla terra e vivere al fianco di Dio, del Suo rappresentante e dei successori del Suo rappresentante. Ringrazio Dio per aver fatto di me il membro della famiglia di un martire.

    Elias – Lei ha incoraggiato suo figlio?

    Nasrallah – Egli ha preso una decisione completamente da sé e volontariamente. Hadi era determinato ad esser accettato nei ranghi delle unità speciali, l’èlite della Resistenza libanese, ad ogni costo. Questi uomini ricevono un addestramento militare particolarmente severo, che richiede ben trentasei mesi. La mia sola parte in questo è stata che mia moglie ed io non ci siamo opposti sulla via di questa decisione, ma l’abbiamo rispettata.

    Elias – Tre anni di addestramento significano che suo figlio è diventato un combattente quando aveva quindici anni. Una decisione tanto grave, può essere lasciata ad un bambino? Non ha avuto alcun indugio?

    Nasrallah - No. Noi consideriamo i nostri figli a quell’età quali uomini in grado di fare le proprie scelte. E devo ammettere che sono stato davvero contento della sua decisione. Il sentiero della Resistenza è tortuoso e insidioso. Ciascuno di questi giovani conosce che il sentiero che intraprende è quello del martirio. Ciascuno di loro si aspetta di morire e desidera il martirio. Non abbiamo paura della morte, ma l’amiamo e la bramiamo.

    Elias – Gli israeliani hanno gioito quando suo figlio è morto. Per loro, la sua morte è una vittoria nella lotta contro il terrorismo.

    Nasrallah – I sionisti non dovrebbero gioire troppo presto. Dovrebbero comprendere propriamente il martirio di mio figlio Hadi. Loro affrontano combattenti della Resistenza che non hanno paura della morte, ma la provocano. I leader di Hezbollah non conducono una confortevole vita nel lusso. Mi consenta di dirle un segreto: mio figlio Hadi non è il solo figlio di un leader di Hezbollah che combatte nella Resistenza. Molti figli di leader di Hezbollah combattono in prima linea al fronte.

    Elias – Dopo la morte di suo figlio lei ha minacciato che uno scontro spietato scoppierà ora tra Hezbollah e Israele. Cosa intende con ciò? Prenderà i politici israeliani o i loro figli come obiettivi?

    Nasrallah – Noi non siamo assassini, ma uomini della Resistenza. Inseguiremo il nemico dappertutto. Tutti i metodi sono leciti in una guerra spietata. Trasformeremo il suolo sotto i piedi degli occupanti in un inferno. La Palestina può essere liberata soltanto da uomini che sono preparati a morire come martiri – a morire come ha fatto mio figlio.

    Elias – Le sue emozioni non stanno prendendo il sopravvento su di lei? Hezbollah è solo un piccolo movimento di resistenza ed Israele è una delle maggiori potenze militari del Medio Oriente.

    Nasrallah – Lei non sembra osservare ciò che avviene al confine tra il Libano e l’entità sionista.

    Elias – Attacchi missilistici, imboscate, seguiti da azioni di rappresaglia da parte d’Israele. Questo va avanti da anni.

    Nasrallah – Come interpreta il comportamento sionista dopo ogni disfatta militare nei territori occupati nel Libano meridionale? Le lamentele all’interno della società sionista non possono più essere ignorate. Netanyahu ha recentemente affermato: “Sono pronto a ritirarmi dal Libano meridionale, se qualcuno garantisce che Hezbollah non ci segua nel nord d’Israele”. Pensi solo cosa significano queste parole provenienti dal Capo di Stato di ciò che lei considera una delle maggiori potenze militari della regione.

    Elias – Netanyahu deve prendere in considerazione i sentimenti della popolazione che – a differenza sua – non vuole continuare a sacrificare i propri figli.

    Nasrallah – Netanyahu non richiede più un accordo di pace con il Libano, né richiede una zona di sicurezza, vuole soltanto che lo lasciamo solo. Vuole una garanzia che noi non lo inseguiremo nel nord di Israele. Ma io posso dire a Netanyahu che non conosciamo un Israele settentrionale; si chiama: Palestina occupata settentrionale. Mai riconosceremo l’esistenza di un Israele settentrionale.

    Elias – Ciò significa che continuerete la lotta, se Israele si ritirerà dal Libano meridionale?

    Nasrallah – Riflettiamo razionalmente. Poniamo che l’inferno ghiacci e che Israele dica inimmaginabilmente la verità, ovvero che si ritiri dal Libano meridionale e dalle alture siriane del Golan. Poniamo pure che i confini restino cauti. Crede che ci sarà riconciliazione e pace tra Arabi e Giudei?

    Elias – Perché gli Arabi ed i Giudei non dovrebbero essere capaci di vivere in pace?

    Nasrallah – Persino se tutto ciò accadesse, non ci sarebbe riconciliazione né pace fin quando la Palestina sarà occupata dal nemico sionista. L’entità giudaica è il simbolo del terrorismo. Essa è uno stato terrorista quantunque e comunque. Non ci può essere alcuna pace con un’entità che fa giungere Giudei da tutto il mondo in Palestina e deruba i Palestinesi della loro terra e della loro casa.

    Elias – Il diritto di Israele ad esistere è stato riconosciuto da molti Stati arabi. Non riconoscerete mai uno Stato israeliano?

    Nasrallah – Esattamente. La Palestina appartiene ai Palestinesi, non ai Giudei. Solo le nostre armi ed i nostri martiri porteranno pace alla regione. Sono finiti i tempi in cui avevamo paura dei sionisti.

    Elias – La popolazione civile soffre per la punizione di Israele.

    Nasrallah – E’ vero che i sionisti hanno una forte aviazione ma l’esercito dell’entità sionista ha da tempo cessato di essere il leggendario esercito che era. Le uccisioni dei soldati israeliani che morirono nel Libano meridionale hanno posto fine al mito dell’invincibile esercito israeliano. La strategia dell’esercito era di combattere senza soffrire alcuna perdita. Ma cosa possono fare queste truppe contro persone che amano morire e vogliono morire come martiri? Non riesce a vedere questo nuovo sviluppo?

    Elias – Il ministro per la sicurezza interna di Israele, recentemente ha intimato che se il terrorismo di Hezbollah non si fermerà, Israele distruggerà le infrastrutture libanesi, strade, ponti, elettricità, acqua, per far comprendere al Libano quale prezzo si debba pagare per gli attacchi a Israele. Lei vuole realmente rischiare tutto ciò che è stato ricostruito dopo quindici anni di guerra civile.

    Nasrallah – Siamo ben consapevoli di queste minacce. Non sono nulla di nuovo. Non riflettono nient’altro che assoluta paura e disperazione e provano che i sionisti non sono più capaci di sconfiggerci con i mezzi militari.

    Elias – Oh si! Lo sono!

    Nasrallah – Che risposta militare hanno i sionisti? Invadere ancora il Libano come fecero nel 1982? Estendere la zona di sicurezza verso nord? Questo significherebbe l’allargamento della regione in cui offriamo resistenza. Questo sarebbe positivo per noi, perché i sionisti tornerebbero a casa in bare di legno. Netanyahu farebbe meglio a non dimenticare cosa accadde quando Rabin e Peres ebbero siffatti piani.

    Elias – Non teme la possibilità di completa distruzione?

    Nasrallah – I sionisti non dovrebbero credere che noi ed i nostri fratelli, i mujaheddin in Palestina, siamo incapaci di distruggere ogni obiettivo civile. Nell’eventualità di un attacco israeliano su obiettivi civili in Libano, noi siamo capaci di mettere l’entità sionista in una condizione che conduca al collasso del turismo. Consiglierei ai sionisti ed ai loro leader politici di comprendere il messaggio della morte di mio figlio. I sionisti non possono nulla contro chi ama la morte e vuole essere un martire.

    Elias – Fino a che punto hanno avuto successo i negoziati per lo scambio di prigionieri, soldati morti e combattenti tra voi e Israele? Chi agisce come mediatore tra voi e la parte israeliana?

    Nasrallah – La Croce Rossa Internazionale. Ma non è abbastanza rapida per noi. Essi sono contenti di agire come postini. La situazione presente è che i sionisti vogliono scambiare solo cadaveri. Noi vogliamo ottenere anche i prigionieri libanesi liberi. Per ora i sionisti hanno rifiutato di discutere. Ed ecco perché la famiglia del soldato israeliano disperso Itamar Iljar dovrebbe sapere che non otterranno le spoglie di loro figlio finché non siano stati rilasciati in cambio i nostri prigionieri.

    Elias – Gli israeliani cercano ancora il navigatore di volo Ron Arad, che è stato abbattuto in Libano nel 1986.

    Nasrallah – Arad non è nelle nostre mani.

    Elias – Dov’è?

    Nasrallah – Non lo so. Sarei felice se l’avessimo noi. Ci permetterebbe di aumentare le nostre richieste.

    Elias – La parte israeliana spera che la morte di suo figlio renderà i negoziati con lei più semplici, perché è importante per lei ottenere il suo cadavere.

    Nasrallah – Non ha senso. Le nostre priorità sono chiare. Dipende se un combattente è morto o è stato fatto prigioniero. In base a ciò, mio figlio è alla fine della lista di scambio. Gli israeliani non dovrebbero nutrire false speranze. Mio figlio è un martire come tutti gli altri, egli non ottiene un trattamento preferenziale.

    Elias – Durante l’ultimo scambio di morti e prigionieri, il coordinatore dei servizi segreti tedeschi Schmidbauer ha agito come mediatore. Intende che il governo tedesco sia nuovamente coinvolto?

    Nasrallah – No, non vogliamo i tedeschi al momento. Si sono messi in contatto con noi immediatamente dopo la disfatta sionista del 5 settembre, offrendo il proprio aiuto; ma noi abbiamo rifiutato l’offerta.

    Elias – Perché, potreste almeno accettare aiuti umanitari.

    Nasrallah – No. Sin dal verdetto del processo di “Mikonos”(1), le relazioni tra Germania e Iran sono molto povere.

    Elias – Ma questi sono problemi bilaterali, da cui Hezbollah non ha bisogno di sentirsi influenzato.

    Nasrallah – Oh si che ce n’è bisogno. Ciò non riguarda solo Iran e Germania. Gli sciiti di tutto il mondo sono offesi e feriti dalle accuse contro la Guida Spirituale iraniana Alì Khamenei.

    Elias – Le Corti tedesche sono indipendenti, il Governo Federale non ha influenzato il verdetto.

    Nasrallah – La Corte tedesca ha emesso il suo verdetto sotto pressione del Governo Statunitense. Washington ha voluto fare un servizio all’entità sionista. La Germania ha dovuto accettare. L’Occidente deve ancora sviluppare molta sensibilità e capacità di comprendere quale sia la Guida Spirituale degli Sciiti. Posso assicurarle che il Governo iraniano manterrà la propria decisione di lasciare che l’ambasciatore tedesco ritorni a Tehran solo dopo che tutti gli altri inviati europei siano tornati indietro.

    Elias – Ma il nuovo presidente iraniano Khatami sembra che stia adottando un corso più flessibile. Nessuno discuterà tale decisione?

    Nasrallah – La nostra Guida Spirituale Khamenei è intoccabile, noi lo rispettiamo ed onoriamo. Consiglierei al governo tedesco di accettare che l’ambasciatore tedesco sia l’ultimo a tornare in Iran. La Germania certamente non otterrà la posizione favorita che aveva prima del processo.

    Elias – Suo figlio più grande, “parte del suo cuore e luce dei suoi occhi” come si dice in arabo, è morto. Lei ha un altro figlio. Lo sacrificherà allo stesso modo?

    Nasrallah – Se questa è la volontà del mio secondo figlio, naturalmente. Egli ha appena raggiunto i quindici anni ed ha affermato di voler intraprendere il sentiero di suo fratello maggiore e diventare un martire. Non voglio frappormi su questo sentiero.

    Elias – Cosa dice Sua moglie?

    Nasrallah – Io ho solo voluto essere sicuro che mio figlio fosse maturo. Sua madre è stata più veloce di me: ha detto che sarà felice, se egli intraprenderà il sentiero di suo fratello maggiore.

    Elias – Vostra Eminenza, grazie per l’intervista.


    NOTE

    (1) Nel 1997 il tribunale di Berlino ha emesso una sentenza a proposito dell'assassinio di 4 kurdi avvenuto nel 1992 in un ristorante greco di Berlino, il "Mikonos", secondo la quale le più alte autorità iraniane - in primis proprio l'Ayatollah Seyyed Ali Khamenei - sarebbero implicate nell'organizzazione. La cosa che suscitò maggiore incredulità tra le persone libere, fu il fatto che la magistratura ascoltò quali 'testimoni' di questo processo-farsa, alcuni sinistri personaggi ricercati dalla giustizia iraniana per aver commesso atti terroristici.

  7. #27
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  8. #28
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    Citazione Originariamente Scritto da Basiji
    Col Nome di Dio Clemente e Misericordioso

    L’intervista che segue è stata rilasciata da Seyyed Hassan Nasrallah, Segretario Generale di Hezbollah, al quotidiano tedesco Hamburg Der Spiegel (20 Ottobre 1999, p. 204-208), soltanto un mese dopo il martirio del figlio Hadi, avvenuto durante un’operazione di un’unità della Resistenza Islamica contro il nemico sionista. Nonostante siano passati diversi anni e la stessa situazione politico-militare nella regione sia cambiata, riteniamo molto interessante proporre le sue parole ai nostri lettori.

    Associazione Islamica "Imam Mahdi" (imam_mahdi59@yahoo.it)


    Elias– Vostra Eminenza, vostro figlio diciottenne Hadi è stato ucciso dai soldati israeliani durante un’operazione di Hezbollah a metà settembre. Cosa sentite per questa perdita? Odio o tristezza?

    Nasrallah- Mio figlio non è stato ucciso mentre bighellonava per la strada. Affrontava il nemico con una pistola in pugno, marciava verso il fronte con determinazione e fiducia in sé stesso, ispirato dal desiderio di distruggere il nemico. La sua morte non è una vittoria per Israele, ma una vittoria per Hezbollah. Siamo orgogliosi di questo morto. Come Segretario Generale di Hezbollah, sono felice.

    Elias – E’ felice anche come padre che ha perso il figlio?

    Nasrallah – Mentirei se cercassi di farle credere che la perdita di mio figlio non faccia male, ma bisogna guardare alle cose in questo modo: è morto da martire; e questa è la gioia più grande che un padre possa provare. Noi li rispettiamo ed onoriamo profondamente; sono come santi per noi.

    Elias – Le sue ragioni politiche sono più forti dei suoi sentimenti paterni?

    Nasrallah – Amico, ascolti attentamente: ciò che sto per dire adesso, ha una base religiosa: noi crediamo in Dio e, in base al nostro credo, i martiri cominciano una nuova, molto migliore vita in paradiso. Essi hanno un posto speciale presso Dio. Durante il Giudizio Finale, quando il bene ed il male staranno di fronte a Dio, i martiri avranno il permesso di intercedere per i membri della propria famiglia.

    Elias – Significa che suo figlio si è sacrificato per il bene della propria famiglia?

    Nasrallah – Hadi certamente ci porterà in Paradiso. Tutte le famiglie dei martiri sperimenteranno questa gioia. E’ la gioia più grande per noi, lasciare la nostra breve vita sulla terra e vivere al fianco di Dio, del Suo rappresentante e dei successori del Suo rappresentante. Ringrazio Dio per aver fatto di me il membro della famiglia di un martire.

    Elias – Lei ha incoraggiato suo figlio?

    Nasrallah – Egli ha preso una decisione completamente da sé e volontariamente. Hadi era determinato ad esser accettato nei ranghi delle unità speciali, l’èlite della Resistenza libanese, ad ogni costo. Questi uomini ricevono un addestramento militare particolarmente severo, che richiede ben trentasei mesi. La mia sola parte in questo è stata che mia moglie ed io non ci siamo opposti sulla via di questa decisione, ma l’abbiamo rispettata.

    Elias – Tre anni di addestramento significano che suo figlio è diventato un combattente quando aveva quindici anni. Una decisione tanto grave, può essere lasciata ad un bambino? Non ha avuto alcun indugio?

    Nasrallah - No. Noi consideriamo i nostri figli a quell’età quali uomini in grado di fare le proprie scelte. E devo ammettere che sono stato davvero contento della sua decisione. Il sentiero della Resistenza è tortuoso e insidioso. Ciascuno di questi giovani conosce che il sentiero che intraprende è quello del martirio. Ciascuno di loro si aspetta di morire e desidera il martirio. Non abbiamo paura della morte, ma l’amiamo e la bramiamo.

    Elias – Gli israeliani hanno gioito quando suo figlio è morto. Per loro, la sua morte è una vittoria nella lotta contro il terrorismo.

    Nasrallah – I sionisti non dovrebbero gioire troppo presto. Dovrebbero comprendere propriamente il martirio di mio figlio Hadi. Loro affrontano combattenti della Resistenza che non hanno paura della morte, ma la provocano. I leader di Hezbollah non conducono una confortevole vita nel lusso. Mi consenta di dirle un segreto: mio figlio Hadi non è il solo figlio di un leader di Hezbollah che combatte nella Resistenza. Molti figli di leader di Hezbollah combattono in prima linea al fronte.

    Elias – Dopo la morte di suo figlio lei ha minacciato che uno scontro spietato scoppierà ora tra Hezbollah e Israele. Cosa intende con ciò? Prenderà i politici israeliani o i loro figli come obiettivi?

    Nasrallah – Noi non siamo assassini, ma uomini della Resistenza. Inseguiremo il nemico dappertutto. Tutti i metodi sono leciti in una guerra spietata. Trasformeremo il suolo sotto i piedi degli occupanti in un inferno. La Palestina può essere liberata soltanto da uomini che sono preparati a morire come martiri – a morire come ha fatto mio figlio.

    Elias – Le sue emozioni non stanno prendendo il sopravvento su di lei? Hezbollah è solo un piccolo movimento di resistenza ed Israele è una delle maggiori potenze militari del Medio Oriente.

    Nasrallah – Lei non sembra osservare ciò che avviene al confine tra il Libano e l’entità sionista.

    Elias – Attacchi missilistici, imboscate, seguiti da azioni di rappresaglia da parte d’Israele. Questo va avanti da anni.

    Nasrallah – Come interpreta il comportamento sionista dopo ogni disfatta militare nei territori occupati nel Libano meridionale? Le lamentele all’interno della società sionista non possono più essere ignorate. Netanyahu ha recentemente affermato: “Sono pronto a ritirarmi dal Libano meridionale, se qualcuno garantisce che Hezbollah non ci segua nel nord d’Israele”. Pensi solo cosa significano queste parole provenienti dal Capo di Stato di ciò che lei considera una delle maggiori potenze militari della regione.

    Elias – Netanyahu deve prendere in considerazione i sentimenti della popolazione che – a differenza sua – non vuole continuare a sacrificare i propri figli.

    Nasrallah – Netanyahu non richiede più un accordo di pace con il Libano, né richiede una zona di sicurezza, vuole soltanto che lo lasciamo solo. Vuole una garanzia che noi non lo inseguiremo nel nord di Israele. Ma io posso dire a Netanyahu che non conosciamo un Israele settentrionale; si chiama: Palestina occupata settentrionale. Mai riconosceremo l’esistenza di un Israele settentrionale.

    Elias – Ciò significa che continuerete la lotta, se Israele si ritirerà dal Libano meridionale?

    Nasrallah – Riflettiamo razionalmente. Poniamo che l’inferno ghiacci e che Israele dica inimmaginabilmente la verità, ovvero che si ritiri dal Libano meridionale e dalle alture siriane del Golan. Poniamo pure che i confini restino cauti. Crede che ci sarà riconciliazione e pace tra Arabi e Giudei?

    Elias – Perché gli Arabi ed i Giudei non dovrebbero essere capaci di vivere in pace?

    Nasrallah – Persino se tutto ciò accadesse, non ci sarebbe riconciliazione né pace fin quando la Palestina sarà occupata dal nemico sionista. L’entità giudaica è il simbolo del terrorismo. Essa è uno stato terrorista quantunque e comunque. Non ci può essere alcuna pace con un’entità che fa giungere Giudei da tutto il mondo in Palestina e deruba i Palestinesi della loro terra e della loro casa.

    Elias – Il diritto di Israele ad esistere è stato riconosciuto da molti Stati arabi. Non riconoscerete mai uno Stato israeliano?

    Nasrallah – Esattamente. La Palestina appartiene ai Palestinesi, non ai Giudei. Solo le nostre armi ed i nostri martiri porteranno pace alla regione. Sono finiti i tempi in cui avevamo paura dei sionisti.

    Elias – La popolazione civile soffre per la punizione di Israele.

    Nasrallah – E’ vero che i sionisti hanno una forte aviazione ma l’esercito dell’entità sionista ha da tempo cessato di essere il leggendario esercito che era. Le uccisioni dei soldati israeliani che morirono nel Libano meridionale hanno posto fine al mito dell’invincibile esercito israeliano. La strategia dell’esercito era di combattere senza soffrire alcuna perdita. Ma cosa possono fare queste truppe contro persone che amano morire e vogliono morire come martiri? Non riesce a vedere questo nuovo sviluppo?

    Elias – Il ministro per la sicurezza interna di Israele, recentemente ha intimato che se il terrorismo di Hezbollah non si fermerà, Israele distruggerà le infrastrutture libanesi, strade, ponti, elettricità, acqua, per far comprendere al Libano quale prezzo si debba pagare per gli attacchi a Israele. Lei vuole realmente rischiare tutto ciò che è stato ricostruito dopo quindici anni di guerra civile.

    Nasrallah – Siamo ben consapevoli di queste minacce. Non sono nulla di nuovo. Non riflettono nient’altro che assoluta paura e disperazione e provano che i sionisti non sono più capaci di sconfiggerci con i mezzi militari.

    Elias – Oh si! Lo sono!

    Nasrallah – Che risposta militare hanno i sionisti? Invadere ancora il Libano come fecero nel 1982? Estendere la zona di sicurezza verso nord? Questo significherebbe l’allargamento della regione in cui offriamo resistenza. Questo sarebbe positivo per noi, perché i sionisti tornerebbero a casa in bare di legno. Netanyahu farebbe meglio a non dimenticare cosa accadde quando Rabin e Peres ebbero siffatti piani.

    Elias – Non teme la possibilità di completa distruzione?

    Nasrallah – I sionisti non dovrebbero credere che noi ed i nostri fratelli, i mujaheddin in Palestina, siamo incapaci di distruggere ogni obiettivo civile. Nell’eventualità di un attacco israeliano su obiettivi civili in Libano, noi siamo capaci di mettere l’entità sionista in una condizione che conduca al collasso del turismo. Consiglierei ai sionisti ed ai loro leader politici di comprendere il messaggio della morte di mio figlio. I sionisti non possono nulla contro chi ama la morte e vuole essere un martire.

    Elias – Fino a che punto hanno avuto successo i negoziati per lo scambio di prigionieri, soldati morti e combattenti tra voi e Israele? Chi agisce come mediatore tra voi e la parte israeliana?

    Nasrallah – La Croce Rossa Internazionale. Ma non è abbastanza rapida per noi. Essi sono contenti di agire come postini. La situazione presente è che i sionisti vogliono scambiare solo cadaveri. Noi vogliamo ottenere anche i prigionieri libanesi liberi. Per ora i sionisti hanno rifiutato di discutere. Ed ecco perché la famiglia del soldato israeliano disperso Itamar Iljar dovrebbe sapere che non otterranno le spoglie di loro figlio finché non siano stati rilasciati in cambio i nostri prigionieri.

    Elias – Gli israeliani cercano ancora il navigatore di volo Ron Arad, che è stato abbattuto in Libano nel 1986.

    Nasrallah – Arad non è nelle nostre mani.

    Elias – Dov’è?

    Nasrallah – Non lo so. Sarei felice se l’avessimo noi. Ci permetterebbe di aumentare le nostre richieste.

    Elias – La parte israeliana spera che la morte di suo figlio renderà i negoziati con lei più semplici, perché è importante per lei ottenere il suo cadavere.

    Nasrallah – Non ha senso. Le nostre priorità sono chiare. Dipende se un combattente è morto o è stato fatto prigioniero. In base a ciò, mio figlio è alla fine della lista di scambio. Gli israeliani non dovrebbero nutrire false speranze. Mio figlio è un martire come tutti gli altri, egli non ottiene un trattamento preferenziale.

    Elias – Durante l’ultimo scambio di morti e prigionieri, il coordinatore dei servizi segreti tedeschi Schmidbauer ha agito come mediatore. Intende che il governo tedesco sia nuovamente coinvolto?

    Nasrallah – No, non vogliamo i tedeschi al momento. Si sono messi in contatto con noi immediatamente dopo la disfatta sionista del 5 settembre, offrendo il proprio aiuto; ma noi abbiamo rifiutato l’offerta.

    Elias – Perché, potreste almeno accettare aiuti umanitari.

    Nasrallah – No. Sin dal verdetto del processo di “Mikonos”(1), le relazioni tra Germania e Iran sono molto povere.

    Elias – Ma questi sono problemi bilaterali, da cui Hezbollah non ha bisogno di sentirsi influenzato.

    Nasrallah – Oh si che ce n’è bisogno. Ciò non riguarda solo Iran e Germania. Gli sciiti di tutto il mondo sono offesi e feriti dalle accuse contro la Guida Spirituale iraniana Alì Khamenei.

    Elias – Le Corti tedesche sono indipendenti, il Governo Federale non ha influenzato il verdetto.

    Nasrallah – La Corte tedesca ha emesso il suo verdetto sotto pressione del Governo Statunitense. Washington ha voluto fare un servizio all’entità sionista. La Germania ha dovuto accettare. L’Occidente deve ancora sviluppare molta sensibilità e capacità di comprendere quale sia la Guida Spirituale degli Sciiti. Posso assicurarle che il Governo iraniano manterrà la propria decisione di lasciare che l’ambasciatore tedesco ritorni a Tehran solo dopo che tutti gli altri inviati europei siano tornati indietro.

    Elias – Ma il nuovo presidente iraniano Khatami sembra che stia adottando un corso più flessibile. Nessuno discuterà tale decisione?

    Nasrallah – La nostra Guida Spirituale Khamenei è intoccabile, noi lo rispettiamo ed onoriamo. Consiglierei al governo tedesco di accettare che l’ambasciatore tedesco sia l’ultimo a tornare in Iran. La Germania certamente non otterrà la posizione favorita che aveva prima del processo.

    Elias – Suo figlio più grande, “parte del suo cuore e luce dei suoi occhi” come si dice in arabo, è morto. Lei ha un altro figlio. Lo sacrificherà allo stesso modo?

    Nasrallah – Se questa è la volontà del mio secondo figlio, naturalmente. Egli ha appena raggiunto i quindici anni ed ha affermato di voler intraprendere il sentiero di suo fratello maggiore e diventare un martire. Non voglio frappormi su questo sentiero.

    Elias – Cosa dice Sua moglie?

    Nasrallah – Io ho solo voluto essere sicuro che mio figlio fosse maturo. Sua madre è stata più veloce di me: ha detto che sarà felice, se egli intraprenderà il sentiero di suo fratello maggiore.

    Elias – Vostra Eminenza, grazie per l’intervista.


    NOTE

    (1) Nel 1997 il tribunale di Berlino ha emesso una sentenza a proposito dell'assassinio di 4 kurdi avvenuto nel 1992 in un ristorante greco di Berlino, il "Mikonos", secondo la quale le più alte autorità iraniane - in primis proprio l'Ayatollah Seyyed Ali Khamenei - sarebbero implicate nell'organizzazione. La cosa che suscitò maggiore incredulità tra le persone libere, fu il fatto che la magistratura ascoltò quali 'testimoni' di questo processo-farsa, alcuni sinistri personaggi ricercati dalla giustizia iraniana per aver commesso atti terroristici.
    Bellissima intervista. Questa assieme a quella postata da Saloth Sar dimostra come lo stereotipo di Hezbollah come gruppo di folli terroristi dai denti aguzzi assetato di nichilismo e distruzione sia palesemente falso, falso che serve solo a disumanizzare degli esseri umani in modo tale da togliere ogni legittimità alle loro aspirazioni legittime e ai loro desideri. Nasrallah è un guerrigliero e un padre e padre di un guerrigliero morto per degli ideali di libertà. E questa duplice veste lo rende a mio parere umano. Trovo molto disumano e inumano invece spedire a combattere per una causa imperialista e genocida migliaia di uomini e donne guardandosi bene però dal mandare i propri figli. Sarà retorica ma è anche da questo che si capisce da che parte stare.

    A luta continua

  9. #29
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    L'intervista a Hassan Nasrallah, leader del partito armato d'ispirazione sciita filo-iraniana di Hizbollah che controlla il Libano meridionale, pubblicata su Dar al Hayat del 20 gennaio 2006, è stata realizzata da Ghassan Charbel ed è stata tradotta per noi da Erminia Calabrese



    Al-Hayat: Signor Nasrallah, siamo sul punto di una guerra civile in Libano?
    Sayyed Nasrallah: Questa intervista incomincia con una domanda difficile.

    La situazione in Libano incoraggia a porre una simile domanda.
    Mi chiedi di una guerra civile. Dio proibisca una cosa del genere. Certamente la situazione è spiacevole. E in verità il Libano recentemente ha vissuto in una grande tensione, ma io credo anche che ci siano delle ragioni sufficienti per tenerci lontani da una brutta situazione.

    Potrebbe Hizbollah vedersi costretto ad innescare un conflitto interno?
    Innanzitutto sarebbe impossibile per Hizbollah vedersi costretto ad innescare un conflitto interno. E poi Hizbollah sta facendo dei seri e decisivi sforzi per non diventare vittima di un complotto. Il partito lo esclude categoricamente.

    Qual è il problema per Hizbollah ora? È stato chiesto un compromesso riguardo il suo ruolo regionale in modo che si possa giungere ad un accordo nazionale?
    Attualmente il problema in Libano non è solo e specificamente Hizbollah. È il problema del Libano. Che tipo di Libano vogliamo? Dove vogliamo che il Libano vada? Qual è il futuro del Libano, quali politici dovrebbero governare la situazione interna e le relazioni estere del paese?
    Questo è la questione. Hizbollah ha il suo punto di vista, che alcune forze politiche del governo non condividono, e altre forze politiche forse potrebbero condividere. La questione non riguarda direttamente il ruolo di Hizbollah.

    Potrebbe chiarire meglio?
    Oggi, c’è un dibattito sotterraneo in Libano. Israele è un nemico o no? Israele ha delle aspirazioni in Libano o no? Come dobbiamo comportarci con le quotidiane violazioni israeliane alla sovranità del Libano? Come non pensare ai nostri territori occupati? Come è possibile far rientrare i prigionieri libanesi da Israele? C’è anche un dibattito che riguarda la questione palestinese, le armi palestinesi dentro e fuori i campi, i diritti civili dei rifugiati, il futuro di una presenza palestinese in Libano, permanentemente collocata e la loro espulsione. La terza questione riguarda le relazioni con la Siria: il modo in cui guardiamo alla Siria, il futuro delle nostre relazioni e dei nostri legami con quel paese e gli interessi nazionali del Libano riguardo questo tema in termini politici economici e sociali.
    C’è anche la questione delle relazioni internazionali. Passiamo da una tutela siriana ad una tutela franco-americana? Quali sono i limiti di un’interferenza americana e francese in Libano? E che pensare del ruolo dell’Arabia Saudita, Egitto, o della Lega Araba? Danno il benvenuto a qualsiasi intervento americano o francese che sia.

    Affrontare questo argomento non vi causa imbarazzo?
    No, nessun imbarazzo.

    E ai vostri alleati invece?
    Neanche loro hanno problemi a riguardo. C’è in atto il progetto di ricostruire uno stato funzionante implementato dalle retribuzioni restanti degli accordi di Taef. Di fatti il Libano è gia al lavoro. È molto semplice dire che il problema del Libano sia solo quello degli Hizbollah. La questione degli Hizbollah è parte di un processo di lavoro proprio per la forza politica che lo stesso esercita nel paese.
    Almeno il partito dovrebbe prendersi cura del paese e della sua gente e degli interessi nazionali libanesi. Sarebbe bello conservare l’unità del paese ed evitare ogni conflitto interno.

    Il movimento dell’8 Marzo

    Non pensa che Hizbollah abbia assunto un atteggiamento differente dopo l’assassinio di Hariri? Era necessaria la manifestazione dell’ 8 marzo a Beirut nella piazza Riad al Solah?
    Assolutamente. Era fondamentale. C’è un gruppo di forze politiche, conosciuto più tardi come 14 marzo, o forze opposte alla presenza siriana. Ovviamente Hizbollah non faceva parte del gruppo pro regime e non era membro del governo. Non votò la fiducia al primo ministro Omar Karame. Comunque non era anche nell’opposizione che esisteva al tempo. L’atmosfera che prevaleva riguardava le accuse contro la Siria e la diceria che la Siria avesse ucciso Hariri è diventata presto un’accusa, un verdetto. Basato su questo vi erano delle pressioni per far uscire le truppe siriane dal Libano, come poi è successo. In seguito la scena libanese ha vissuto un’instabilità politica e un’incitazione mediatica e psicologica non solo contro il regime siriano ma contro i siriani stessi. Posso dire con un po’ di coraggio che questa campagna fu caratterizzata al tempo da razzismo. È stata una manipolazione atta a creare ostilità tra libanesi e siriani. A cosa giova questo? In ogni caso si dovrebbe ringraziare la Siria per il suo intervento in Libano anche se ha commesso degli errori, come ha detto lo stesso presidente Assad. La dimostrazione dell’8 marzo avvenne dopo il discorso di Assad quando egli stesso parlò di errori. Qual è la differenza tra l’8 e il 14 marzo? Siamo tutti per la verità e per investigare sull’assassinio di Hariri e vogliamo un’unità nazionale, la pace civile la costruzione di uno stato e l’accordo di Taef. In ogni caso c’era chi ringraziava la Siria e chi è corso in Siria e ha provato di nascosto a costruire un ponte tra la gente. L’interesse nazionale del Libano richiede che non ci sia ostilità tra i governi e le persone soprattutto. I governi vanno e vengono ma le persone restano. Non vogliamo arrivare ad una situazione in cui di generazioni in generazioni si tramandi questo odio.
    La manifestazione dell’8 marzo in strada ha lavorato per assorbire l’aspetto psicologico veramente importante di questo stato di tensioni. In altre parole la retorica dell’opposizione, non era rivolta al regime siriano ma persino ad un numero considerevole di forze politiche in Libano.
    Queste forze hanno avuto un gran numero di seguaci che hanno sentito questi discorsi giorno dopo giorno, mese dopo mese. Il pubblico è stato pompato. Anche la strada era pompata al punto di aver bisogno di una manifestazione che contenesse queste forze per poter riportare equilibrio. Se la manifestazione dell’8 marzo non ci fosse stata, il fallo politico avrebbe coinvolto la gente. Non vogliamo che il Libano arrivi a questo stato. Questa manifestazione era necessaria.

    A che punto siamo oggi che i ministri sciiti hanno lasciato il parlamento? È finito il dialogo?
    Fino ad adesso ci sono stati due tentativi d’accordo. Il primo a Riyadh, (il governo saudita non era coinvolto), Riyadh era solo il luogo, poichè Saad al Hariri non poteva tornare in Libano e comunicare attraverso mediatori o il telefono era inutile.
    Quindi egli stesso aveva richiesto delegati di Hizbollah e di Amal. Ci sono state 48 ore di dialogo durante le quali Saad Hariri si consultò al telefono con i suoi alleati in Libano. Fu raggiunto un accordo da quei libanesi che fu anche ben visto dal regno dell’Arabia Saudita. Ad ogni modo quando la nostra delegazione ritornò e l’accordo fu annunciato proprio il giorno dopo fu attaccato da alcuni alleati di Saad, in particolare da Joumblatt. Fummo sorpresi quando il Primo Ministro Fuad Sinora ci disse che non era in grado di andare avanti con questo accordo dovuto alle riserve di qualcuno dei suoi alleati. Il giorno successivo, un numero di ministri si consultò con il primo ministro e vedemmo l’inizio di una forte campagna mediatica contro l’accordo raggiunto. Qualche volta il problema fu che l’accordo fu stipulato fuori dal Libano, come se la città di Taef (Arabia Saudita) invece fosse sul Monte Libano. A volte invece il problema era che l’accordo avrebbe concesso un nuovo accordo del Cairo (1969, legittimazione resistenza armata palestinese in Libano). Praticamente l’accordo si sciolse e nei giorni seguenti ci fu dialogo e in seguito si ristabilì un contatto. Il primo ministro presentò una nuova formula ed arrivammo ad un accordo. Il parlamentare Nabih Berry andò in Arabia Saudita per il pellegrinaggio e si incontrò con Saad Hariri a Jeddah. Anche Seniora si suppone essere andato lì.
    La formula con la quale era d’accordo Sinora, e che doveva rimanere segreta, per posteriori discussioni e consultazioni, fu rivelata 2 giorni dopo da Joumblatt ai media.
    In poche parole aspettavamo un responso da Seniora riguardo il nuovo accordo. E lo stiamo ancor aspettando. Recentemente quando Seniora era in contatto con Berri e Joumblatt in merito al discorso per acquietare il clima dei media e la recente tensione nel paese abbiamo chiesto a Sinora riguardo l’accordo. Egli disse di aspettare e sperare in Dio. Non abbiamo avuto nessuna risposta riguardo questo nuovo accordo e non posso essere ottimista, forse anche questo cadrà come è successo con il primo.

    Per quale scopo?
    Sin dalla disputa che crebbe al governo durante la sessione straordinaria di lunedì fino a quando il ministro Tueni fu assassinato, abbiamo sempre avuto riserve riguardo l’estensione del lavoro dell’ investigazione internazionale su Hariri per ragioni connesse alla sicurezza libanese.
    Tutti pensano che se l’estensione dell’investigazione potrebbe dare sicurezza al paese e potrebbero terminare gli assassini mirati. Ma la maggioranza degli attentati sono accaduti proprio dopo la formazione della commissione internazionale di investigazione.
    Questo significherebbe dichiarare l’inadeguatezza del governo e un totale fallimento sul controllo della sicurezza in Libano. Anche l’istituzione di un tribunale internazionale era nell’agenda della riunione parlamentare di giovedì. Alla fine gli abbiamo detto che avremmo atteso fino a giovedì e che avremmo voluto sentire da lui la formula per governare il tribunale internazionale perchè posso affermare che fino ad oggi, nessun testo, neanche il più piccolo, è stato presentato ad un ministro, dichiarando gli intenti del tribunale internazionale.

    E’ vero che dopo la sua approvazione all’istituzione di un tribunale internazionale abbia suggerito Mosca come sede?
    No, non è la verità. Non ho detto niente riguardo Mosca. Ma quando sono iniziati i problemi con gli ufficiali siriani riguardo l’ investigazione e la loro testimonianza, e il giudice Mehlis ha proposto un interrogatorio a Monteverde, in Libano mi sono chiesto: “Vogliamo arrivare alla verità o vogliamo svergognarci a vicenda? Vogliamo imparare la verità o mettere in difficoltà la Siria?
    Se vogliamo avere una testimonianza dagli ufficiali siriani lasciamo che abbia luogo ovunque per rassicurare la Siria, per esempio a Mosca o al Cairo. Questa è la mia opinione personale. Per quel che riguarda il tribunale internazionale ho detto si, solo in principio ho avuto dei dubbi. Non sappiamo a chi darà ascolto il parlamento.
    Inoltre il ministro Tabbara mi avrebbe visitato o lunedì o martedì per fornirci le formule proposte in modo che avremmo affrontato la questione nella sessione di giovedì in parlamento. Hanno insistito durante la sessione straordinaria di lunedì che i ministri votassero per la richiesta di un tribunale internazionale. Ci siamo opposti al loro modo di fare lasciando la sessione. E lasciando il parlamento. Da quel momento non c’è più stato dialogo e non abbiamo creato tensioni né attaccato nessuno.
    Solitamente ci chiedono perché abbiamo lasciato il parlamento, avremmo voluto spiegare come stavano le cose ma……

    MEDIAZIONE TRA JOUMBLATT E AL-ASSAD

    Avevi intrapreso una mediazione con il presidente siriano Assad riguardo Joumbaltt nel 2005. Perché è fallita?
    E’ una buona cosa parlare di mediazione. Innanzitutto ho molte cose da fare. Nell’anno prima dell’ assassinio di Hariri c’era una relazione amichevole tra di noi. Ma Joumblatt mi disse “ Le cose sono cambiate a Damasco. Spesso incontravo il generale Shehabi che adesso è fuori paese, e anche Kaddam e anche X, Y, Z e io non so se riferiscono quello che dico al presidente Assad. Mi piacerebbe che tu, se l’opportunità di un contatto tra te e Assad crescesse, potessi fare da canale di comunicazione. Sono pronto a ricevere ogni tipo di messaggio, sono pronto a fare questo e quello”, e specificò un certo ufficiale.

    Un ufficiale siriano?
    Certo, di Damasco. Il che significa che se Walid avesse voluto incontrarsi a Damasco con alcune persone lo avrebbe potuto fare in qualsiasi momento. Sfortunatamente accadde nella settimana del rinnovo del mandato del presidente Emile Lahoud. Il dibattito non era se estendere il mandato di Lahoud ma poi lo diventò, o quanto meno lo sarebbe diventato.

    Ha partecipato alla decisione di estendere il mandato di Lahoud?
    Abbiamo dato carta bianca non avevamo alcuna obiezione all’estensione. Non abbiamo insistito né ci siamo opposti. L’estensione ebbe luogo e quando iniziò il secondo mandato si dovette formare il nuovo governo. Per la prima volta nella storia volevamo che Hariri formasse il nuovo governo. L’ho incoraggiato per farlo, ma era in qualche modo riluttante.
    Abbiamo persino lavorato con la nostra delegazione siriana per chiarire le circostanze, e gli interessi del paese. Dopo quell’ estensione ha richiesto che Hariri formasse il nuovo governo. Comunque Hariri mi disse: “Ho un problema a formare un governo senza Jomblatt. In vista del difficile clima tra Joumblatt e i siriani, sarà difficile formarlo. Voglio che tu mi aiuta nelle relazioni tra Joumblatt e la Siria”. Hariri mi chiese quel giorno un’importante appuntamento, e lo incontrai a sud di Beirut. mi disse: “Devi intervenire oggi , immediatamente”.
    Quel giorno Jomblatt aveva attaccato i siriani, e il giorno dopo la visita di Hariri, si decise di convocare una riunione all’Hotel Commodore, contro Joumblatt. La stessa notte Joumblatt fu ospitato nel talk Show ‘Kalam an-nass’ su LBC. Chiesi ad Hariri perché oggi e ha risposto con queste esatte parole: “Perché domani al Commodore lo spelleranno vivo cosi stanotte lui attaccherà loro. Questo significa che domani non ci sarà alcuna opportunità per recuperare il rapporto. C’ho pensato tutta la notte e non ho potuto dormirci sono arrivato alla conclusione che tu sei uno di quelli che può affrontare la situazione. Vorrei che tu parlassi con Walid Beyk e chiedergli di calmare la situazione.” Ho chiamato Walid Beyk e ho parlato con lui. Gli ho detto “ Spero che tu pensi che le cose possano risolversi, sistemarsi, e affronterò la questione domani”. La stessa sera, ho creato i contatti necessari affinché l’atmosfera fosse calma il giorno seguente per l’evento al Commodore. Inoltre, Walid Joumblatt in TV aveva detto: “ Sono a disposizione del signor Hassan”, l’ha ripetuto per tre o quattro volte. Sono entrato a far parte della mediazione. Non era complicato. L’unica cosa richiesta era convocare una riunione tra Assad e Joumblatt cosi che potessero sedersi assieme e raggiungere un accordo.
    All’inizio il presidente Assad era infastidito dall’atteggiamento di Joumblatt ma poi accettò di riceverlo.

    Questa è la prima volta che lo sto rivelando. Al-Assad mi ha riferito alla fine che “ Jomblatt stava attaccando noi, e il regime, e la persona più soggetta agli attacchi era il nostro rappresentante in Libano, il generale Ghazali. Così fui in grado di sistemare la questione anche se non diplomaticamente, in modo che Walid Jomblatt potesse incontrarsi con Ghazali. In seguito, Jomblatt sarebbe stato il benvenuto a Damasco”. Ho pensato che questo fosse eccellente. Ho spedito un messaggio a Walid Beyk- era sabato non ricordo la data, però era prima dell’assassinio di Hariri e prima che si esentasse nel formare il nuovo governo. Lunedì ci sarebbe stata una conferenza all’hotel Bristol. Sabato ho mandato uno dei nostri delegati alla Mukhtara, lui mi ha telefono e gli ho detto: “ Nuove cose stanno succedendo. Spero che tu possa ricevere questa persona, ascoltarla e dargli una risposta”. Hajj Hussein Khalil andò e gli disse che come risultato della mia mediazione l’atmosfera in Siria era buona e positiva “ il presidente Assad” ha detto, “ è pronto e noi programmeremo un appuntamento al quale possiate andar insieme tu e Nasrallah. Ad ogni modo il signor Nasrallah crede che, e non una condizione dettata da Assad, che anche Ghazali avrebbe dovuto invitarci a pranzo e ci fermeremo e vederlo sulla strada per Damasco , o Nasrallah inviterà te e Ghazali a pranzo, così la finiremo con questo clima e poi incontreremo Assad.
    Joumblatt mi disse: ‘Lasciami pensare riguardo a questo e fa quello che ti ho detto”.
    Hajj Hussein mi ha telefonato dalla Moukhtara e mi ha detto cosa accadeva. Ho detto: “Bene, lasciamo questo tra noi , così che se lui non accetta sapremo come affrontare il fatto.
    Poi alla conferenza del Bristol, Joumblatt rivelò ogni cosa che era successo. Al momento realizzai che Walid Joumblatt non avesse una seria intenzione di riconciliazione con i siriani, anche prima dell’assassinio di Hariri, e che Joumblatt avesse preso la decisione di entrare in conflitto con questo regime. Credo che quello che disse al Bristol mi urtò personalmente , come mediatore, e urtò il primo ministro Hariri, anche, che era entusiasta riguardo la mediazione, e diede fastidio ai siriani stessi. Era chiaro, e posso attestare il fatto che questo fu il clima precedente all’assassinio di Hariri. Il presidente al-Assad aveva buone intenzioni riguardo Jomblatt , ma questi insisteva nel rompere le relazioni con il regime siriano. Dopo l’assassinio di Hariri le cose divennero più difficili. Non fu possibile parlare di mediazione. Si io e gli altri abbiamo fatto degli sforzi senza che nessuno ce lo chiedesse per poter calmare l’atmosfera, ma le cose erano difficili.

    Durante questo periodo, fu concesso a Joumblatt di ricevere gli ufficiali siriani senza incontrare il presidente al-Assad?
    Questo si ebbe dopotutto, dopo il martirio di Hariri, e gli attacchi pesanti di Jomblatt. Assad aveva dei dubbi ma nessuna obiezione all’incontro di Joumblatt con altri ufficiali siriani.

    Il “vertice siriano”

    Joumblatt dice che l’attuale divisione dipende dal regime siriano e non dalla gente siriana. Permettimi di andare più a fondo: c’è chi dice che Hizbollah abbia un programma di vedere l’influenza siriana ritornare in Libano.
    Prima di tutto, questa è una carica non dimostrabile. In secondo luogo, pensando a Hizbollah, come esso ha beneficiato della presenza siriana in Libano? dal 1982, fino ad oggi, quando le forze siriane si stabilirono in Libano , cosa ci ha guadagnato Hizbollah della presenza dei siriani in Libano? cosa ci ha guadagnato Joumblatt ? O molti e molti altri?
    Lasciami parlare del periodo della presenza della Siria in Libano. prima di tutto, la nostra presenza nell’amministrazione dello stato: non avevamo nessuna presenza. Al contrario, le porte ci sono state chiuse quando la Siria arrivò alla burocrazia. Così come nelle regioni dove noi siamo attivi, e in cui abbiamo una grande influenza, la deprivazione e la povertà sono aumentate. Non abbiamo tratto alcun beneficio in termini di progetti o sviluppo o potere ufficiale, o in altri domini di cui invece gli altri hanno beneficiato. D’altronde, non abbiamo nessun problema riguardo chiunque voglia giudicare questo periodo. Certamente, la presenza siriana in Libano ci riguarda per due aspetti. Primo, il primo fattore racchiude la stabilità della sicurezza interna, dovuta alla fragilità della situazione. Secondo, questa presenza costituiva uno schermo protettivo per la resistenza contro l’occupazione israeliana. La mia posizione sulla Siria dipende da considerazioni nazionali e strategiche, e non da calcoli personali, o calcoli di partito, o interessi a breve termine. Non ho appoggiato la Siria in Libano perché avrei voluto assumere posizioni nell’amministrazione statale, o perché mi avrebbe assicurato degli incarichi, o darmi un ammontare di lavoro o ministeri o ministri in parlamento. Così è come lavorano. Al contrario il commitee siriano che è stato abituato a trattare questioni libanesi fino al 2000 ignorerebbe di proposito Hizbollah.

    Perché?
    La questione riguarda loro non lo so.

    Vuole dire che il commitee siriano ha capito Khaddam, Shehabi, Ghazi Kenaan?
    Si, quel “committee siriano”. D’altronde le mie considerazioni erano strategiche sto parlando della sicurezza e della stabilità del Libano, della protezione della resistenza. Oggi non lavoro più per introdurre le forze siriane in Libano o l’intelligenza siriana o la sua influenza. A proposito, che ci piaccia o meno la Siria ha un’influenza in Libano che nessuno può eliminare, dovuta a ciò che si dice riguarda ai fattori comuni della storia e della geografia e agli interessi delle reti e all’intersezioni delle relazioni familiari e sociali. Questo è un altro risultato per cui stiamo lavorando. Rifiutiamo una Siria che lotta contro il Libano, rifiutiamo di vedere il Libano coinvolto in qualsiasi progetto di destabilizzazione del regime siriano. Sarebbe rischioso sia per la Siria che per il Libano.
    Dovuta a ragioni nazionali libanesi crediamo che qualsiasi guerra in termini di politica, sicurezza o dei media, non parlo di una guerra militare che alcuni avrebbero voluto portare in Libano, rappresenti qualcosa che sarebbe contro gli stessi interessi nazionali libanesi, e della causa panaraba. In Libano c’è gente che vuole smantellare il regime siriano.

    Che tipo di gente?
    Gente tipo Joumblatt, che invita le truppe americane ad occupare la Siria e rovesciare il regime come hanno fatto in Iraq. Ha fatto parte dell’opposizione siriana per chiedere aiuto all’esterno. Joumblatt si distingue per il fatto di dire quello che vuole. Ci sono altri che fanno quello che vogliono senza dirlo. Ma non chiedermi chi sono; quando lo diranno, lo dirò anche io.
    Secondo me, è pericoloso per il Libano. Oggi il nostro problema è che alcuni di questi vogliano far parte di una guerra aperta contro la Siria e noi lo rifiutiamo. Il problema è che si dice che questi non vogliono l’influenza siriana mentre noi si. Questo non è vero.

    Quindi ti opponi a un ritorno dell’ influenza siriana in Libano?
    Se ciò significa creare governi, far diventare certa gente ministri ed interferire nelle cose interne, sì ci opponiamo. Credo che quando Assad parlò di errori e di una nuova strategia ( nei confronti del libano) intendeva ciò che ho detto. Quindi quando io ho detto in un intervista che la Siria non voleva ritornare in libano nel modo in cui prevalse nel passato intendevo proprio questo e ne ero cosciente.

    Ma davvero crede che la Siria abbia rinunciato al sogno di manipolare il Libano?
    Per quel che riguarda Assad credo proprio di si. È proprio il caso.

    Ad ogni modo, c’ è chi dice che la Siria o vuole riavere influenza in Libano o creare tensione nel Libano stesso, per dimostrare che i libanesi non sono in grado di avere stabilità senza di loro.
    Non sono d’accordo. E dico ai libanesi che dovremmo collaborare assieme per risolvere i problemi con la Siria. Certo, per evitare ogni confusione e soprattutto per evitare che non ci sia confusione nelle mie parole, l’investigazione internazionale dovrebbe continuare, e continuare nella ricerca degli assassini di Hariri, finchè si arrivi a dei risultati. Lo stesso Mehlis ha detto, prima di andarsene, che l’investigazione richiederebbe uno o due anni. Ma se c’è un tribunale internazionale, non sapremo quanto potrebbe durare. Nel frattempo sistemeremo le cose con la Siria e coglieremo l’opportunità come libanesi, di gestire il nostro paese, e vedere se i siriani ce lo lasceranno fare. Dovremmo provarci, prima di fare accuse. Comunque il Libano è stato sfruttato per organizzare complotti contro al Siria, in termini internazionali, in termini politici. La Siria ha assunto, in un modo o nell’altro una posizione di autodifesa. Anche coloro con i quali in tutte le discussioni dicevano di no, noi siamo in una posizione difensiva e i nostri attacchi sono difensivi. Lasciaci cessare quest’attacco sederci e provare. L’ultimo tentativo, a Jeddah, tra il re Abdullah e il presidente Assad fu un tentativo per sistemaree le cose tra il Libano e la Siria, in un modo da mettere sia la Siria che il Libano a proprio agio .
    Io ho il sentimento che in Libano ci siano persone che non vogliono nessun tipo di dialogo con la Siria, e alcuni di questi sono quelli che hanno più paura a rivelare la verità riguardo l’attentato ad Hariri.

    Si dice che la verità sarà dura per alcuni parti, forse per la Siria e per Hizbollah. Quale è la sua risposta?
    Potrebbe diventare un po' troppo pesante per alcuni di quelli della manifestazione del 14 marzo. Se la verità viene fuori rivelando che la Siria non ha avuto relazioni con l’assassinio di Hariri, cosa significherebbe? Significherebbe che ogni politico, psicologico, e sociale fondamento, e ogni cosa costruita sull’idea di accusare la Siria cadrebbe in un solo momento.

    Pensa che la Siria non sia coinvolta?
    Fino ad adesso, non c’è nessuna prova in questo.

    Quando un ruolo siriano nell’assassinio del primo ministro Hariri è menzionato, lei parla di prove. Non c’è nessuna evidenza fino adesso?
    Chi accusa lei per l’assassinio di Hariri? Il ruolo di Israele non è stato provato, nè dalla giustizia libanese né dal comitato di investigazione internazionale.
    Nessuna investigazione sull’ ipotesi del coinvolgimento di Israele ha avuto luogo, sia da parte della giustizia libanese sia da parte del comitato di investigazione internazionale. Nessuno che potesse avere un legame con Israele o un esperto in espolisivi, assassini o operazioni speciali, è stato arrestato. Nessuno è stato trattenuto, al contrario Israele è stato trattato come qualcuno che potesse darci informazioni o potesse aiutarci.

    Quale è la sua opinione sull’idea che al Qaida o fondamantalisti siano coinvolti?
    Questa ipotesi resta, è possibile.

    Questa ipotesi si è ulteriormente sviluppata di recente?
    Non ho alcuna particolare informazione sulle operazioni investigative riguardanti al Qaida, ad eccezione di quelle apparse nei media. Comunque a prescindere da queste operazioni, ritengo che un numero di ipotesi rimanga valida.

    Sono più probabili che le ipotesi su Israele?
    Non ho alcuna prova nè informazioni speciali. Non posso dire nulla.

    Sappiamo che Hizbollah ha un’organizzazione di sicurezza. È vera la voce che la macchina utilizzata nell’attentanto a Marwan Hamade sia stata riempita di esplosivi nei sobborghi del Sud? Walid Jumblatt ha sollevato questa ipotesi nei media.
    Ne ho sentito parlare dai media. Prima di tutto non ho alcuna informazione speciale riguardo a questo, secondariamente chiunque dica che la macchina sia stata riempita di esplosivi nei sobborghi, dovrebbe produrre una testimonianza o una prova. Terzo non abbiamo alcuna autorità sui sobborghi del sud, né monitoriamo chiunque entri o esca. Vi sono moltissime aree di parcheggio, quante ne vuole, ci sono zone industriali strapiene, c’è moltissimo traffico. Posso dirle quello che accade tra i due cancelli che lei ha attraversato per venire qui per l’intervista : questa è la nostra zona di sicurezza. Io sono responsabile solo di ciò che accade qui. Per quanto riguarda ciò che accade nei sobborghi posso solo dire che non sono responsabile. Due delle nostre migliori persone sono state assassinate nel cuore dei sobborghi del sud.

    Il paese è testimone di assassinii, con impatto politico, e ciascuno si chiede se Hizbollah non abbia informazioni su questo o perchè non muova accuse contro nessuno.
    Per me fare un accusa significa avere informazioni. Da dove provengono? Dallo spremere un certo gruppo se questo gruppo ha condotto un’operazione. Ora parlo in termini tecnici. Bene: se colui che ha fatto il crimine è un partito libanese, io non ho alcuna influenza all’ interno di questo partito, non ho alcuna conoscenza nella Falange, nelle Forze libanesi o nel partito comunista o nel partito nazional socialista siriano, la mia attività non include loro. Poniamo che sia stata al Qaida; io non ho nulla a che fare con al Qaida. Le mie attività sono limitate ad Israele.

    Puo dichiarare che Hizbollah non ha niente a che fare con questi assassinii?
    Tanto per cominciare mi rifiuto di vedere l’indice puntato verso di noi. Naturalmente lo nego nel modo più assoluto, ma prima di tutto non accetto che siano fatte accuse. Noi siamo quelli più colpiti da ciò che è accaduto in Libano. Si immagini se io che rilascio interviste e dichiarazioni sul Libano, Palestina la nazione arabo-islamica, possa coinvolto in auto bombe e divisione settarie tra scritti sanniti drusi e maroniti. Chi ha trascinato al resistenza in questo dibattito interno? È proprio questo che ci fa pensare che l’assassinio di Hariri è un evento molto sospetto e noi dovremmo prendere tempo prima di accusare. Il target di questa operazione era molto grande e importante quanto Hariri stesso. Uccidere il primo ministro significa puntare al Libano e a tutta la regione. In altre parole c’e qualcuno che ha un piano per la regione. Oggi, non vi è alcuna stabilità e sicurezza.
    Lo stato si muove da crisi in crisi ma quello che è peggio è che si sono risvegliate le ostilità religiose e settarie. I cristiani iniziano a sentire che lo stato non è in grado di proteggerli e lo stesso vale per i drusi. Gli sciiti sono relegati nelle loro aree e lo stesso per i sunniti. Questo sempre che non arrivino alle armi gli uni contro gli altri.


    La storia della tutela

    C’è un gran parlare a proposito dell’argomento tutela franco-americana mentre da parte sua pare non vi sia alcuna obiezione sulla tutela siriana. Vi sono persone che sostengono che Hizbollah abbia partecipato al governo al solo fine di far esplodere le cose al momento giusto come la questione della formazione di un tribunale internazionale. Quale è la sua opinione in merito?
    Non sono d’ accordo con la sua premessa. Noi abbiamo preso parte al governo dopo che ci è stato detto di essere parteners e che avremmo trovato un tentativo di intesa circa le questioni fondamentali e che avevamo un’opportunità di costruire la nazione.

    C’è una sorte di atmosfera raggelata al momento. Stiamo assistendo a movimenti in direzione dello scioglimento del governo?
    No, la porta del dialogo non è stata chiusa ancora. Aspettiamo risposta dal Primo Ministro Siniora.

    Sente la mancanza di Hariri in simili circostanze?
    Naturalmente alla fine ciascuno ha la propria personalità e esperienza. Non per sminuire l’importanza degli altri, ma Hariri aveva un grandissimo livello di flessibilità anche nei momenti più delicati.

    L’argomento della Presidenza della Repubblica è stato intavolato?
    No.

    Ha in programma di incontrarsi con Lahoud?
    No.

    Hizbollah sarebbe stato d’accordo nel caso di una soluzione studiata per abbreviare il mandato del presidente per sciogliere le tensioni?
    Affrontare la situazione, adesso, con mosse parziali non sarebbe d’aiuto. Ciascuna soluzione deve essere definitiva.
    Lo stesso Lahoud accetta la discussione. Il dialogo deve prender posto tra il governo libanese in Libano

    L’argomento delle armi palestinesi fuori dai campi le ha causato imbarazzo?
    Non diciamo che queste armi debbano restare dove stanno ma ci rifiutiamo che queste armi debbano essere rimosse con la forza.

    C’è la possibilità di un incontro tra lei e Joumblatt?
    Naturalmente anche se siamo rivali e credo che lui sia stato sleale e ci abbia insultato.
    La nostra convinzione e che il Libano non possa fondarsi su due o tre soli gruppi grandi o piccoli che siano. Il Libano ha bisogno del contributo di tutti.

    E incontrare Geagea?
    Lui è il benvenuto. Non ho obiezioni.

    Ha pensato di incoraggiare il ritorno in Libano di Saad al Hariri o facilitarlo?
    Mi piacerebbe ma non oserei invitarlo. Io non posso dare sicurezza né a lui né a nessun altro. Io proteggo me stesso è questo è l’unico ordine dall’alto. Ci sono partiti sospetti in Libano che lavorano per dividere la nazione.

    Sono questi gruppi di Israele?
    Assolutamente no. Il divario è solo arabo. Solo Dio lo sa. È nell’ interesse della nazione che Saad Hariri sia presente a Beirut.


    Ha paura di scontri tra sunniti e sciiti e pensa che ci sia qualcuno che stia spingendo in questa direzione?
    Si.

    Ha paura che qualcosa del genere possa scoppiare in strada?
    Ci sono tensioni in strada e una delle ragioni per cui abbiamo messo da parte Joumblatt erano le sue dichiarazioni giornaliere che accrescevano le tensioni. Con le sue dichiarazioni sulla resistenza non ha fatto che incitarla. Quando Joumblatt parla di autobomba incita i drusi contro gli sciiti, i cristiani contro gli sciiti. Quando parla di esplosioni e quando parla della resistenza incita i cristiani contro Hizbollah. Dunque dico sì, c’è un clima molto negativo.

    Al-Qaida in Libano

    Al Zarqawi ha dichiarato che il lancio di razzi dal sud fosse pertinente a Osama bin Laden? Che informazione ha Hizbollah?
    Non ho alcuna informazione speciale ma la questione non è di mia competenza.
    Nel sud noi siamo la resistenza non la autorità. C’è l’esercito libanese le forze di sicurezza. Ci sono i check points. Dunque noi ci troviamo ai confini ed anche se gli israeliani dovessero venire a commettere aggressioni contro la nazione noi saremmo costretti ad affrontarli, questa è la situazione.

    Non crede che sia una situazione pericolosa?
    Si, pericolosa e inaccettabile.

    Dunque cosa può essere fatto?
    Non c’è alcuna soluzione anche se l’esercito fosse stazionato al confine.

    È provato che al Qaida sia stato il gruppo che ha condotto l’operazione?
    Possibile. Sebbene non posso dirlo con certezza so che nel campo Ain al helwe vi sono alcune persone che hanno dato la loro fedeltà a Zarqawi. Ma riteniamo che questa operazione sia stata un errore perchè i razzi katiuscia dovrebbe essere utilizzati solo come strategie difensive. Lanciare un razzo katiuscia senza ragione viola la nostra strategia e noi non siamo d’accordo.

    A luta continua

  10. #30
    alfredoibba
    Ospite

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    Onore ai soldati divini.
    Nasrallah esempio per tutti gli Uomini.

 

 
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