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Risultati da 1 a 7 di 7

Discussione: Jazz for Ezra Pound

  1. #1
    ardimentoso
    Ospite

    Predefinito Jazz for Ezra Pound

    Quando, qualche settimana fa, si discuteva molto di egemonie culturali e della creatività (o meno) proveniente da destra, il regista Pier Francesco Pingitore si lasciò scappare: «È inutile lamentarsi, è la solita recriminazione che non serve a niente: occorre invece scrivere, produrre, organizzare… L’egemonia è di chi se la prende». È una considerazione che ha avuto la sua conferma l’altra sera, a Roma, nella splendida cornice del festival di Villa Celimontana, con “Tribute Ezra Pound. Concerto per un poeta”, un avvenimento di quelli che lasciano davvero il segno. Un evento, ancora una volta, dovuto a Giampiero Rubei, patron della ormai tradizionale rassegna jazzistica romana e – da sempre – “facitore” di cultura e protagonista da destra di un modo nuovo di concepire il movimento delle idee e i fenomeni dell’immaginario. «Nel jazz – ha detto a suo tempo Rubei – c’è il linguaggio adrenalinico del Novecento, la vitalità dell’improvvisazione, la forza di quello che Jünger chiama l’elementare…». E, dopo l’avventura del suo Alexanderplatz jazz club, poi del Festival estivo di Villa Celimontana e, infine, nel ’98 dell’opera rock *Hobbit Hobbit* ispirata al *Signore degli Anelli* di Tolkien, con uno straordinario Carl Andersen, mercoledì sera è stata la “prima” di un omaggio speciale a Ezra Pound: un concerto, e contemporaneamente uno spettacolo di coreografie, un percorso d’immagini, di poesia e altro.
    Voluto, ideato e prodotto da Giampiero Rubei, lo spettacolo si è avvalso di musica originale composta da Riccardo Biseo, di testi di Giorgio Calabrese, delle coreografie di Riccardo Di Cosmo, e dell’interpretazione di Flavio Bucci nelle vesti del vecchio Ezra e di Maria Laura Baccarini che interpretava Olga Rudge, una delle due donne del poeta. Uno spettacolo naturalmente musicale, dato l’ambiente, e con particolare riferimento al jazz per la presenza di Riccardo Biseo con la sua orchestra. Da segnalare il danzatore acrobata Cosimo De Bartolomeo, che è riuscito a dare una visione plastica alle intuizioni poetiche di Pound.
    «È un omaggio a un grande del Novecento», ha detto Rubei introducendo lo spettacolo. «Ezra Pound è stato un immenso puzzle», ha spiegato l’io narrante. E via con i tanti tasselli di questo puzzle, dall’America dei pionieri all’Italia di Mussolini, da Confucio alla Parigi degli anni Venti, dai discordi su Radio Roma alla passione per Ez di Pier Paolo Pasolini, dalla musica di Bach all’oracolo dei Ching, da Vivaldi a Rapallo, dal pacifismo fascista dell’autore dei Cantos alla sua utopia per una società senza più usura, dalla prigionia in una gabbia a Coltano al saluto romano esibito coraggiosamente al suo rientro in Italia dopo dodici anni d’internamento negli Stati Uniti… La musica, le foto, i dialoghi, i versi di Villa Celimontana hanno esibito una vita all’insegna della contraddizione, persino nelle pieghe della sua fedeltà amorosa. Una contraddizione che, però, il poeta americano individuava come la costante del destino epico dell’Occidente. Una contraddizione che spiega anche la sua tensione verso le sintesi tra contrari e la contaminazione. «Cosa allora – ha spiegato Rubei – di più appropriato del jazz per comprendere lo spirito di Pound? Del resto, io personalmente nel jazz ho ritrovato la declinazione musicale di quanto ho assorbito da giovane leggendo Drieu, Evola, Kerouac e, appunto, Pound».
    Pienamente azzeccata la scelta di affidare il ruolo del poeta a Flavio Bucci, da sempre caro a un certo mondo anche per la sua interpretazione nel 1980 del film *Maledetti vi amerò* di Marco Tullio Giordana, dove l’attore era Riccardo Svitol, un ex-sessantottino che tornava in Italia dopo cinque anni di permanenza in America Latina. Delle certezze ideologiche di un tempo rimanevano solo le esercitazioni salottiere condite con la banale classificazione di ciò che sarebbe di destra o di sinistra. E c’era anche l’ex partigiano che del proprio passato ricordava solo – quasi un’anticipazione del revisionismo di oggi – la “ferocia” che la sua banda aveva esercitato verso le giovani reclute repubblichine. E adesso, dopo l’ex compagno disincantato di venticinque anni fa, Bucci ha interpretato addirittura Ezra Pound, il poeta della frase da sempre cara alla destra giovanile (che è stata anche declamata, insieme a tanti altri versi, sul palco di Villa Celimontana): «Se un uomo non intende correre qualche rischio per le sue idee o le sue idee non valgono nulla o non vale niente lui».
    Senza entrare nei particolari tecnici dello spettacolo, ai massimi livelli di professionalità, e in grado di figurare a pieno titolo nei cartelloni artistici dei migliori teatri internazionali, è degna di estrema considerazione l’operazione in sé. Il “maledetto” Pound, in un’affollata serata della veltroniana Estate romana, è infatti il segno che non esistono più tabù culturali, che tutti i muri sono davvero caduti. Quelli che per tanto tempo hanno bloccato le idee. Nel ’61, ad esempio, Pound in persona un giorno si permise di mettere piede al Ferro di Cavallo, la libreria radical chic di via Ripetta a Roma. E il grande vecchio era accompagnato dal suo editore, Vanni Scheiwiller. Quello che era considerato il massimo poeta vivente in tutto il mondo, l’Omero del Novecento, il maestro di Eliot e Joyce, entrò e lesse per i passanti il suo *Cantos* 98. A quel punto entrò il critico Giancarlo Vigorelli, il poeta gli tese la mano per il saluto, ma la mano rimase aperta a mezz’aria. Anzi, Vigorelli si recò dalla proprietaria e la rimproverò: «Vergognati, ricevere simili persone, un fascista come lui!». Era questo il clima che contrassegnò la cultura in Italia per almeno due decenni, per tutti gli anni Settanta e oltre. Eppure, come scrive lo storico statunitense Mark Kurlansky, «se non ci fosse stato Pound non ci sarebbe stato Eliot e non ci sarebbero stati Dylan Thomas e Lawrence Ferlinghetti e Allen Ginsberg, o avrebbero scritto in modo ben diverso». Del resto, durante la campagna presidenziale americana del 1952 che vide la vittoria di Eisenhower, i *beat* arrivarono a scrivere «Ez for Pres» – ossia «Erza Pound come Presidente» – sulla cinta esterna del St. Elizabeth’s Hospital, il manicomio dove il poeta era recluso da sette anni per collusione con il fascismo e dove rimarrà fino al suo ritorno in Italia nel ’58. Era sicuramente un debito di riconoscenza verso un maestro caro alla *beat generation*, tanto che Jack Kerouac farà dire a Japhy, uno dei protagonisti del suo romanzo *I vagabondi del Dharma*: «Pound era un buon diavolo, anzi, il mio poeta preferito». Ancora: nel 1967 Allen Ginsberg venne in Italia per incontrare Pound a Venezia. Dopo cena, fumarono insieme a ascoltarono i Beatles. «Ascoltandoli – racconta ancora Mark Kurlansky – Pound sorrideva, sembrava apprezzare in particolare certi versi, batteva il tempo con il suo bastone dal manico d’avorio…».
    Un’esistenza intensa, una vita straordinaria, quella del vecchio Ez. Ed ecco perché lo spettacolo di Villa Celimontana (che viene replicato stasera e domenica) è riuscito, all’insegna della contaminazione dei generi e del gioco di suoni e colori, a rappresentarla al meglio. A più riprese è stato pronunciato il *Cantos* 81: «Quello che ami davvero rimane, il resto è solo scoria… quello che ami davvero è la tua vera eredità». A un certo punto dello spettacolo si vede Pasolini in bianco e nero che li legge nella celebre intervista a Pound trasmessa dalla Rai nel ’67.
    L’applauso conclusivo per Flavio Bucci e Maria Laura Baccarini non sembrava finire come le ovazioni finali per Rubei. Il quale ha ricordato come Ezra Pound fosse sempre stato nel suo cuore. Una grande soddisfazione, insomma. Anche – come dicevamo all’inizio – di natura metapolitica. Va infatti ricordato che l’avventura musicale di Rubei è in qualche modo iniziata con il terzo* Campo Hobbit*, di cui nel 1980 fu il promotore insieme a Umberto Croppi e Teodoro Buontempo. Bene: l’altra sera lui era sul palco, gli altri due seduti in prima fila ad applaudire. Ha quindi ragione Pingitore: è giusto e vincente scrivere, produrre, organizzare… (Luciano Lanna)

    www.mirorenzaglia.com

  2. #2
    lorenzo v.
    Ospite

    Predefinito ma chi lo sapeva ?

    chi lo sapeva perchè non l'ha postato?

  3. #3
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    Citazione Originariamente Scritto da lorenzo v.
    chi lo sapeva perchè non l'ha postato?
    c'è ancora un'altra data; doveva essere la sera della finale dei mondiali ma, per ovvie ragioni, è stata spostata. Non appena saprò qual'è il giorno, lo posterò.

  4. #4
    lorenzo v.
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    k!

  5. #5
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  7. #7
    lorenzo v.
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