Osservatorio sulla legalita' e sui diritti

Certezza dell' ingiustizia
di Rodolfo Roselli*

Oggi si parla della riforma della giustizia, ma è roba vecchia, nel 1980 ne parlava Nilde Jotti Presidente della Camera e dopo 30 anni è evidente che non si è fatto nulla, e neppure nulla hanno fatto quelle forze politiche che allora erano al governo ed oggi sono all'opposizione. Complimenti….!

Sarebbe opportuno mettersi una buona volta in testa che la democrazia non è solo un metodo per scegliere un governo, ma è anche un metodo per esercitare il potere. I politici che si riempiono la bocca ricordandoci che loro sono i rappresentanti del popolo, il quale dovrebbe essere felice per avere la fortuna di non poterli eleggere liberamente, perché questo popolo è da loro considerato troppo stupido per farlo, e quindi necessita del disinteressato lavoro dei partiti, che si accollano questa fatica, a fronte di remunerazioni e rimborsi che si decidono, anche questo da soli, sempre per lo stesso motivo, ebbene questi politici dovrebbero ricordare che democrazia significa che tutti questi cittadini,secondo loro, così fortunati, dovrebbero essere tutti trattati egualmente, cioè le leggi dovrebbero essere applicate a tutti, cioè anche a coloro che ne sono gli artefici.

Non serve a nulla eleggere una persona destinata a governare accettando implicitamente certe regole, con un voto effettivamente democratico, se questa persona però se ne frega poi delle medesime regole, fa i favori ad i suoi amici e agli amici degli amici e perseguita i suoi avversari o comunque chi non sta dalla sua parte, utilizzando senza scrupoli quello stesso potere che democraticamente gli è stato temporaneamente assegnato, e sottolineo "temporaneamente". E' banale dire che chi elude le regole è un baro! Ma è ancor meno democratico costruire delle leggi che calpestano la Costituzione, e una volta fatto notare questo dalla Corte Costituzionale, usa tutti gli artifici per continuare a fare i propri comodi.

Quando il potere legislativo ed esecutivo si trovano nelle mani delle stesse persone, proprio perché il potere parlamentare del popolo non esiste, ma è sostituito dal potere degli apparati di partito, è ovvio che si costruiscono leggi che servono a questi apparati e non ai cittadini, e le leggi ad personam sono semplici strumenti di favoritismo da una parte ,e repressione dall'altra. Sono la legalizzazione dei privilegi. Le mistificazione della Costituzione e gli atti anticostituzionali sono lo specchio del deterioramento della situazione. Si gioca sulle parole quando si interpreta il dettame della Costituzione, "la giustizia è amministrata in nome del popolo", e si agisce dimostrando che questo "popolo" è semplicemente non tutto, ma solo quella parte che vota per chi sta al governo. In questo modo i giudici sono divisi in due categorie, quelli che vorrebbero far valere la legge a favore dei deboli e contro il potere, e quelli che adottano invece la dottrina di Ponzio Pilato, che essendo un giudice-politico, pur essendo convinto dell'innocenza di Gesù, lo ha condannato chiedendo direttamente ai suoi "padroni della piazza" che cosa dovesse fare, e quindi accontentò il "suo" popolo, che in quel momento lo avrebbe sostenuto.

I tentativi di piegare la Costituzione da parte del Parlamento sono dimostrati da leggi che dopo essere state promulgate sono state dichiarate incostituzionali, e a volte con queste leggi ad personam si è approfittato dei lunghi tempi per decretarne l'incostituzionalità ,per assecondare i fini di chi l'aveva promosse. Alcuni esempi vanno almeno ricordati come il Lodo Maccanico, che assicurava la temporanea immunità al Presidente del Consiglio, la legge Pecorella che impediva di proporre appello contro la sentenze di assoluzione, la legge Cirielli (ex-Cirielli, dato che il testo originario fu stravolto dagli emendamenti proposti dalla sua stessa parte politica, ndr) che ha ridotto i termini di prescrizione anche dei processi in corso e quindi usata per rendere nulle le relative sentenze, la legge sul condono che ha assicurato l'impunità ad un sacco di gente che meritava di andare in galera, e così via.

Ma l'esercizio di questo potere, che si vuol far passare per democratico, interviene anche per ostacolare quei residui casi nei quali la giustizia si rivela efficiente. Infatti appena viene arrestato un corrotto, subito si fa una legge in modo tale che eviti la prossima volta che una cosa del genere possa ripetersi, e tutto con il consenso di tutte le parti politiche che, avendo la coda di paglia, cercano così ulteriori protezioni.

La mala fede è talmente diffusa che quando era ministro Antonio Di Pietro ha pubblicato i nomi dei parlamentari che avevano votato a favore del condono, non fu Berlusconi ad opporsi, ma nientedimeno che il presidente della Camera Bertinotti , che lo ritenne un atto deplorevole. Il popolo non deve sapere, non deve giudicare, non deve trarre le conseguenze. Amici di sinistra….non faccio commenti ! Come pure , quando gli amici politici dei partiti, collocati da questi negli uffici pubblici, potevano rischiare di essere interdetti dai pubblici uffici, applicando la pena accessoria, al posto della sospensione condizionale della pena, cioè la galera, tutti i partiti politici alla chetichella hanno fatto la riforma delle pene accessorie ,stabilendo che la sospensione condizionale della pena, sospende anche le pene accessorie, e così un sindaco che ha rubato non solo non va in galera, ma può, da sindaco, continuare a rubare! E questa l'hanno votata tutti senza distinzione di schieramento.

Questa è una fitta rete di protezionismo del malaffare, ed è evidente che non può essere frutto della presenza di rappresentanti del popolo , ma da rappresentanti del malaffare, e quindi dai rappresentanti dei partiti. Questa è quella che chiamano la democrazia rappresentativa parlamentare. E questa rete favorisce tranquillamente la penetrazione della malavita organizzata ovunque ,anche nel Lazio, anche a Roma, parlare di lotta alla malavita, trascurando questo fatto è puramente parlare del sesso degli angeli. La malavita non si combatte solo sbandierando gli arresti, ma colpendo il nocciolo del problema cioè riformando la giustizia. (...)

E' chiaro che il mantenimento del potere ad ogni costo è favorito dalla grande disponibilità di denaro che rende più potenti i potenti e più poveri i poveri. Questi vanno in galera, gli altri no. E tutto questo è semplicemente dimostrato dal fatto che circa l'80 % della popolazione carceraria in Italia è costituita da extracomunitari e tossicodipendenti. E' mai possibile che l'80% dei reati in Italia siano commessi solo da queste due categorie? Ma allora dove sono le persone che commettono falsi in bilancio, appalti truccati, corruzione di pubblici ufficiali, violazioni delle leggi antinfortunistiche, turbative del mercato azionario? Perchè chi commette tutto questo non è certo in galera.

Se viene arrestato un "potente" si hanno subito dichiarazioni, la stampa si affanna a dare loro spazio, immancabili servizi televisivi che pongono dubbi sulla condotta dei magistrati. Tutti pareri, senza aver letto gli atti o avendo sentito solo il parere dell'avvocato difensore. La conclusione è sempre la stessa, c'è un abuso della Magistratura. Se viene scarcerato un extracomunitario o un tossicodipendente, e viene subito riacciuffato per qualche altro reato, nessuno conosce cosa ha fatto prima, e neppure dopo, ma si grida allo scandalo del lassismo dei giudici nell'aver scarcerato questa persona, anche questo è un abuso della Magistratura. Questo modo di fare non è solo una palese violazione della legge, ma costituisce un sottile messaggio che chi detiene il potere, e non intende sottomettersi alle regole, lancia verso i magistrati, è una minaccia, è una esortazione che i magistrati piacciano al potere e non al popolo. E così è fatale che la maggior parte dei magistrati si faccia sempre più "prudente", che poi vuol dire meno imparziale.

Tutto questo, come detto, è noto a tutti i politici da almeno 30 anni, e l'inerzia dimostrata in proposito fa nascere il sospetto che la gran cagnara che oggi si è scatenata intorno alle richieste illegali di leggi "ad personam", sia solo uno dei tanti pretesti usati per dilazionare la riforma della giustizia che, così com'è, fa tanto comodo alla corruzione politica. E così ci vogliono fregare per altri 30 anni. E allora, per quanto sopra detto, la lotta alla malavita e alla criminalità non si combatte esclusivamente impegnando forze crescenti della polizia, o inasprendo pene che poi non vengono mai comminate agli amici degli amici, ma si combatte soprattutto facendo in modo che il sistema giudiziario non persegua i deboli, e non escluda dal carcere le persone "forti", perché se il sistema è inefficiente nei confronti dei reati commessi da costoro, non si può che concludere che in Italia esiste la certezza dell'ingiustizia.