Cara Novis,
scusa se nella discussione di qualche giorno fa non ho replicato ma, purtroppo, mi trovo in un periodo di intenso lavoro e non ho tempo per reperire materiale statistico.
Oggi però nel forum delle due sicilie hanno postato le statistiche di cui parlavamo . Te le incollo qui - si trovano in calce all'articolo.
Ciao.
Fernando Ritter
da: "La via mala"
Alla fine degli anni '60 vi erano ufficialmente, sparsi attraverso il mondo, 6 milioni di individui in possesso di passaporto italiano. Di questi, oltre 2,4 milioni vivevano in Europa: 900 mila in Francia, 700 mila in Svizzera, 400 mila in Germania, 250 mila nel Benelux, 150 mila in Gran Bretagna. In realtà, il numero degli italiani all'estero era allora sensibilmente superiore alla cifra ufficiale, in quanto da essa erano stati esclusi tutti coloro che, nel corso degli anni, avevano rinunciato o dovuto rinunciare alla propria cittadinanza originaria. Innumerevoli quindi sono stati gli italiani costretti a prendere la via dell'esilio per cercare, all'estero, quel pane che veniva loro negato in patria. Ciò avvenne precisamente da quando, conquistato dai piemontesi il Regno delle due Sicilie, cominciò in nome dell'Unità d'Italia, il pesante saccheggio del più vasto, più potente e più ricco Stato della Penisola; di quello Stato che poteva vantarsi di un'amministrazione pubblica modello e di un patrimonio aureo di poco inferiore al mezzo miliardo di lire oro, più che doppio di quello complessivo degli altri Stati d'Italia. Stato pacifico che, tra l'altro, non conosceva la coscrizione obbligatoria e la leva in massa, e che si era posto all'avanguardia del progresso tecnico; a esso i Borboni avevano dato la prima ferrovia in Italia, la prima nave a vapore, il primo telegrafo elettrico (sia pure sperimentale) e, alla sua capitale, l'illuminazione a gas, con 10 anni d'anticipo sulle altre città della Penisola. Stato dove non attecchì la grande usura, che vide anzi fallire il ramo dei Rothschild che si era stabilito a Napoli. L'Unità d'Italia, per il Meridione, significò il crollo della sua agricoltura e quello delle sue industrie -già più sviluppate e floride di quelle del Nord - con conseguenze che si fecero sempre più gravi e tragiche per le popolazioni.
L'Unità portò anzitutto alla completa rovina dei contadini, considerati sino alla conquista legalmente inamovibili dalle terre feudali, ecclesiastiche e comunali da loro coltivate, nonché proprietari di quelle coloniche; contadini praticamente esenti da doppie imposizioni e tributi, e da qualsiasi servitù militari. L'incameramento di queste terre, in ossequio ai nuovi principî, da parte del demanio piemontese, la loro messa in vendita, il loro acquisto, furono il trionfo degli speculatori, degli usurai, dei manipolatori di ogni specie, locali e piovuti dal Nord, i quali - sotto la protezione di un esercito di occupazione forte di 120 mila uomini e che, in 10 anni, bruciando paesi e paesani, massacrò 20 mila contadini in lotta per il pane, gabbandoli per briganti -diventarono, con l'ausilio di leggi non meno infami di coloro che le applicavano, i padroni inesorabili del contadino. Questi, messo nell'impossibilità materiale di pagare le tasse e i balzelli imposti da un Piemonte in eterno disavanzo finanziario, si vide portare via le scorte, gli attrezzi, la capanna, il campo; e ciò non da un feudatario "spietato", ma dal borghese "liberale". Così il contadino dell'ex reame delle Due Sicilie, il quale dal 1830 al 1860 aveva fruito di una condizione economica assai migliore di quella dei lavoratori della terra del resto della Penisola, si vide con l'Unità depredato addirittura anche del lavoro. E questo in quanto i nuovi proprietari della terra - introducendo colture industriali (agrumi e ulivo) in sostituzione di quelle che coprivano il fabbisogno alimentare e tessile delle popolazioni locali, contadine e cittadine - non ebbero che una preoccupazione: quella di realizzare sempre maggiori profitti finanziari, pure a totale scapito del lavoro (l'industrializzazione di quei tempi!). Così le campagne del Mezzogiorno, sacrificate all'industrializzazione agricola locale e tradite dalla politica per lo sviluppo delle manifatture del Nord, non furono più nella possibilità materiale, come lo erano state nei secoli, di assicurare alla popolazione del Sud, anche delle città, neppure la propria alimentazione. E fu lo sfacelo [1]. Si interruppe in conseguenza - tra l'altro - la corrente migratoria della mano d'opera, che sino allora si era spostata dal Nord al Sud, mentre i contadini meridionali, cacciati per fame dalle loro terre, furono costretti alla fuga verso il Nord e l'estero. Fenomeno che non tardò a trasformare l'intera Penisola in una immane colonia di sfruttamento umano, dove nuovi negrieri razziavano ogni anno, non più africani, ma un crescente contingente di disperati bianchi, il cui numero salì progressivamente da 107 mila - media annua del periodo 1876 -1880 - a 310 mila, media annua del periodo 1896 -1900, a 554 mila, media annua del periodo 1901-1905, a 651 mila, media annua del periodo 1906-1910, a 711 mila nell'anno 1912, a 872 mila nell'anno 1913, anno di vigilia della prima guerra mondiale, che troncò questa tratta, sino alla fine delle ostilità, per fornire carne da cannone, in abbondanza, alle offensive, negazione della strategia, di un altro piemontese. Nessun documento meglio di queste cifre potrebbe illustrare i risultati economici, sociali e umani della politica della borghesia italiana "liberale" di quegli anni. Borghesia che doveva trovare in Giovanni Giolitti il suo personaggio più rappresentativo, diventato direttamente o - per pochi mesi - tramite i suoi luogotenenti Fortis e Luzzato, dal 1903 al marzo 1914 capo del governo e, attraverso la burocrazia e la corruzione, padrone assoluto del Paese. Politica che costrinse, nell'ultimo biennio dell'era giolittiana, oltre un milione e mezzo di italiani a emigrare; più della metà dei quali oltre Atlantico, verso l'inferno delle fazende brasiliane, delle miniere e ferriere della Pennsylvania, dei mattatoi di Chicago, degli angiporti e dei bassifondi di Buenos Aires e di New York; caricata per maggior utile degli armatori del Nord, in condizioni di poco meno disumane di quelle fatte all'inizio del secolo scorso dai negrieri agli schiavi portati sui mercati delle due Americhe.
[1] Codificato dalle leggi protezioniste del 1887 a favore delle industrie del Nord.
PRIMA
1735 – Prima cattedra di astronomia in Italia (Università di Napoli a Pietro De Martino)
1737 – Primo teatro nel mondo (San Carlo a Napoli)
1754 – Prima cattedra di Economia nel mondo (Università di Napoli ad Antonio Genovesi)
1762 – Fondazione Accademia di Architettura (tra le prime d’Europa)
1774 – Istituzione della motivazione delle sentenze (G.Filangieri)
1781 – Primo codice marittimo del mondo (Michele Iorio)
1782 – Primo intervento in Italia di Profilassi Anti-tubercolare
1783 – Primo cimitero d’Europa ad uso di tutte le classi sociali (Palermo)
1786 – Più grande cantiere navale d’Italia e del Mediterraneo (Castellammare 2000 operai)
1792 – Primo Atlante Marittimo nel mondo (scuola di cartografia napoletana)
1801 – Primo museo Mineralogico del mondo
1807 – Primo Orto botanico in Italia a Napoli
1813 – Primo Ospedale Psichiatrico italiano (Aversa)
1818 – Prima nave a vapore del mondo (Ferdinando I)
1819 – Primo Osservatorio Astronomico in Italia (Capodimonte)
1820 – Primo codice militare d’Italia
1832 – Primo ponte sospeso in ferro in Italia (fiume Garigliano)
1832 – Primo Stato italiano a dotarsi di un Ufficio Centrale di Statistica
1839 – Prima ferrovia e prima stazione in Italia, terza in Europa (Napoli-Portici)
1839 – Prima illuminazione a gas di una città italiana e terza in Europa (Napoli)
1840 – Prima fabbrica metalmeccanica d’Italia (Pietrarsa con 1050 operai)
1841 – Primo centro sismologico in Italia (Ercolano ing.Gaetano Fazzini)
1841 – Primo sistema di fari lenticolari a luce costante in Italia (Nisida)
1843 – Prima nave da guerra a vapore d’Italia (pirofregata Ercole)
1844 – Primo Osservatorio Meteorologico in Italia (falde del Vesuvio dott. Melloni)
1845 – Prima locomotiva a vapore costruita in Italia (stabilimento di Pietrarsa)
1848 – Primo Stato italiano a concedere la Costituzione (29 gennaio)
1852 – Primo Telegrafo elettrico in Italia
1852 – Primo Bacino di Carenaggio in muratura in Italia (porto di Napoli)
1852 – Primo Piroscafo della penisola italiana ad attraversare l’Atlantico (il Sicilia della società di
navigazione del palermitano Salvatore De Pace)
1852 – Primo esperimento di Illuminazione Elettrica in Italia (Capodimonte)
1856 – Premio per il terzo paese al mondo in sviluppo industriale (Parigi Esposizione Internazionale)
1856 – Primo Sismografo Elettromagnetico nel mondo (arch. Luigi Palmieri)
1859 – Primo Stato italiano per produzione di guanti (700.000 dozzine di paia ogni anno)
1860 – Prima flotta mercantile e militare d’Italia
1860 – Prima nave ad elica in Italia (Monarca)
1860 – Più bassa percentuale di mortalità infantile d’Italia
1860 – Più alta percentuale di medici per abitante d’Italia
1860 – Primo piano regolatore in Italia (città di Napoli)
1860 – Minor carico Tributario Erariale in Italia
1860 – Maggior quantità di lire-oro tra tutti i Banchi Nazionali Preunitari (Banco delle Due Sicilie 443
milioni sui 668 milioni del totale: 66.3%)
1860 – Prima borsa merci e seconda borsa valori d’Europa
1860 – Maggior numero di società per azioni in Italia
1860 – Miglior finanza pubblica tra gli stati preunitari
1860 – Rendita dello stato quotata alla Borsa di Parigi al tasso del 12%
1860 – Tasso di sconto più basso della penisola (5%)
Primi assegni bancari della storia economica
Primo sistema pensionistico con ritenute del 2% sugli stipendi (S.Leucio)
Prima cattedra di Psichiatria
Prima cattedra di Ostetricia e osservazioni chirurgiche
Primo corpo di Pompieri in Italia
ALTRE REALIZZAZIONI
1740 – Inizio attività delle celebri manifatture di Capodimonte (lavorazione ceramica)
1748 – Fondazione Università di Altamura (Terra di Bari)
1748 – Costruzione del Real Albergo dei Poveri a Napoli (5000 posti letto)
1757 – Inizio attività della Real Fabbrica d’Armi di Torre Annunziata
1764 – Inaugurazione dell’Acquedotto di Maddaloni detto “Carolino”
1768 – Inaugurazione del complesso siderurgico di Mongiana (VV)
1774 – Completamento dei lavori per la costruzione della Reggia di Caserta
1776 – Inizio attività del celebre setificio di S.Leucio
1784 – Istituzione del Porto Franco a Messina (abolito nel 1879)
1787 – Fondazione della Scuola Militare Nunziatella
1835 – Costruzione del Ponte sospeso in ferro sul Fiume Calore
1841 – Istituzione dell’Amministrazione Generale delle Bonificazioni (bonifiche del Volturno 15000ha,
del Sarno, della Piana del Sele, delle paludi Sipontine, del golfo di Policastro, della piana di
Bivona e dei dintorni di Brindisi)
1845 – Risanamento del debito pubblico (ministro delle finanze D’Andrea)
1847 – Fondazione della colonia agricola di S.Ferdinando di Puglia (FG), dopo la bonifica della zona
1855 – Collegamento telegrafico tra Napoli e Roma, Parigi, Londra