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  1. #41
    Hanno assassinato Calipari
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    Citazione Originariamente Scritto da Caimano
    Quindi Berlinguer era uno sporco guerrafondaio e un finto comunista, visto che voleva restare nella NATO ("Stiamo meglio sotto l'ombrello della NATO")
    Onestà intellettuale dovrebbe averti fatto dire che non c'erano alternative allora, oggi la si sta costruendo.

  2. #42
    Hanno assassinato Calipari
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    Rifondazione, lo si sapeva, è quella che più rischia in questo governo in termini elettorali e di futuro. Noi dobbiamo impegnarci il doppio degli altri, altrimenti rischiamo di non riuscire a fare quello che ci eravamo prefissi.

  3. #43
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    Citazione Originariamente Scritto da yurj
    Rifondazione, lo si sapeva, è quella che più rischia in questo governo in termini elettorali e di futuro. Noi dobbiamo impegnarci il doppio degli altri, altrimenti rischiamo di non riuscire a fare quello che ci eravamo prefissi.
    Visto che siete parte di un'alleanza ci si aspetterebbe un cicinino di collaborazione di più...magari dimenticando o mettendo un attimo in apsettativa l'ossessiva ricerca di visibilità (che anche tu confermi praticamente essere la motivazione dei magnifici 7).

  4. #44
    Hanno assassinato Calipari
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    a - io non ti confermo nulla
    b - senza di noi somigliereste alla Cdl in tante parti del programma
    c - la collaborazione c'è, non per nulla siamo noi quelli che stanno lavorando su due fronti

  5. #45
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    Citazione Originariamente Scritto da yurj
    a - io non ti confermo nulla
    b - senza di noi somigliereste alla Cdl in tante parti del programma
    c - la collaborazione c'è, non per nulla siamo noi quelli che stanno lavorando su due fronti
    L'alleanza dell'Unione è necessaria, ed è necessaria la presenza di Rifondazione al suo interno. Tuttavia, quando si fanno le alleanze, i patti stretti dovrebbero essere mantenuti: il vostro lavoro su due fronti sarà interamente inutile se cadrà il governo e si tornerà alle urne.

  6. #46
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  7. #47
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    Mediatori e provocatori
    E' già fallita la teoria dell'equivicinanza del ministro D'Alema

    Ci fa piacere apprendere che il presidente del Consiglio abbia giudicato "un'idiozia" l'ipotesi di una mediazione iraniana in Medioriente, essendo l'Iran non solo parte diretta in causa, ma anche il principale responsabile dell'aggressione nei confronti di Israele, avvenuta sia con le parole del suo presidente Ahmadinejad, sia con le milizie Hezbollah che quello Stato sostiene da anni. Per cui, pensare che proprio l'Iran potesse esercitare un ruolo di equilibrio in frangenti di questa eccezionale gravità sembrava a dir poco provocatorio.



    Non ci stupiva però che una tale affermazione venisse attribuita al leader di un governo la cui politica estera appare definitivamente allo sbando. Non solo perché lo spettacolo che la maggioranza ha dato e continua a dare sull'Afghanistan è inverecondo. Basta pensare che una parte di questa è arrivata persino a polemizzare nel merito con il Capo dello Stato ed il presidente della Camera che essa stessa ha eletto. Ma anche per il conflitto che si è aperto all'interno del governo, con l'intervista del ministro degli Interni Giuliano Amato al "Corriere della Sera". Amato, giustamente a nostro avviso, ritiene inaccettabile la linea dell'equidistanza - o "equivicinanza" che dire si voglia - elaborata dal ministro degli Esteri. Non poteva essere cosa propria solamente della nostra intelligenza, l'accorgersi che non si può essere egualmente vicini a due nemici mortali che, quando si fanno la guerra aperta, impongono necessariamente una scelta di campo. E Amato, come il ministro Bonino e il ministro Mastella, questa scelta l'hanno fatta ed essa è inequivocabile. Ma il resto del governo appare su un'altra posizione non conciliabile con quanto hanno sostenuto in queste ore gli esponenti dell'esecutivo succitati.

    Possiamo allora anche comprendere che Prodi si sforzi in una mediazione fra le parti, ma la mediazione a oltranza non è una linea politica, o per lo meno può esserlo della Repubblica Svizzera. Difficilmente dell'Italia, che ha dei vincoli di alleanza chiari e che pretendono impegni altrettanto chiari per essere soddisfatti. La mediazione costante di Prodi, invece, è semplicemente un artificio per sopravvivere. Arrivati a questo punto non sapremmo dire quanto nobile, e soprattutto, se quel governo che si vorrebbe far sopravvivere con tanto sforzo, non sia già morto. Bene, allora sarebbe ora di renderlo noto ufficialmente e con le debite forme.

    Roma, 17 luglio 2006



    tratto dal sito del Partito Repubblicano
    http://www.pri.it


  8. #48
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    Senza politica estera



    Prodi non ha sollecitato gli iraniani a farsi mediatori fra Israele ed Hezbollah, e vabbe', meglio così. Però vuole che i soldati italiani vadano a mettersi nel mezzo, fra i fuochi della guerra, ed il ministro degli esteri, l'equivicino D'Alema, li metterebbe anche a Gaza. Questi due hanno superato il limite, mentre il governo non ha più nulla di simile ad una politica estera. Vediamo nel merito. I soldati italiani si trovano già in Afghanistan, sotto le bandiere dell'Onu, ed è sempre con un mandato Onu che svolgono una funzione di pace in Iraq. Sappiamo tutti che la maggioranza sta facendo i salti mortali per votare il rifinanziamento senza spappolarsi.



    In queste condizioni Prodi può permettersi di parlare di caschi blu al confine libanese per la sola ragione che tale decisione non è all'ordine del giorno, giacché, se lo fosse, avrebbe i problemi afgani moltiplicati per dieci. Su quel confine, infatti, è in corso una guerra. Hezbollah, grazie agli appoggi, ai finanziamenti ed alle armi di Iran e Siria, non manda fanatici suicidi, ma lancia missili. Israele risponde, chiarendo di non accettare minacce per interposto ostaggio libanese. Se si schierasse una forza d'interposizione dovrebbe garantire essa la sicurezza di Israele, e dato che i missili non si lanciano con la fionda ciò significherebbe occupare parte consistente del territorio libanese. A me sta bene, ma è l'esatto contrario di quel che Prodi e D'Alema dicono di volere, in ogni caso significa mandare i nostri militari in guerra. In una guerra giusta, ma pur sempre guerra.
    A meno che non si voglia usare la forza militare per impedire ad Israele di reagire, richiamando uno Stato al rispetto delle decisioni Onu, ma non potendo farle valere nei confronti di una fazione criminale. Se così ragionassero, i due, strizzerebbero l'occhio solo ad iraniani e siriani, sapendo per certo che una simile boiata non passerà mai a causa del sicuro veto del mondo democratico. Una misera furbata che c'espone al pubblico ludibrio. Avessero a cuore la causa del popolo palestinese coglierebbero, oggi, l'occasione per ricordare che non esiste pace senza sicurezza e libertà, aprirebbero un filo diretto con Abu Mazen, non con Ahmadinejad. Ma forse sbaglio, forse si limitano a vivere alla giornata.

    Davide Giacalone
    www.davidegiacalone.it



    tratto da "Il Portale di Nuvola Rossa"
    http://www.nuvolarossa.org/modules/n...p?storyid=2697

  9. #49
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    Qualche domanda a D'Alema sulla situazione in Medioriente

    Intervento dell'onorevole Giorgio La Malfa in Parlamento sulla "Informativa urgente del governo sui recenti sviluppi della situazione in Medioriente", 18 luglio 2006.

    Condivido il giudizio del ministro degli Esteri per cui la nuova crisi mediorientale, drammatica, può allargarsi e diventare guerra aperta coinvolgendo non solo gruppi terroristici ma anche gli Stati di quella regione. Mi ha però sorpreso la sua analisi nella quale lei, onorevole D'Alema, ha detto con chiarezza - nella parte iniziale del suo intervento - che la crisi nasce da uno scontro interno alle diverse parti del mondo palestinese e del vasto mondo mediorientale tra coloro i quali vogliono aprire una trattativa e coloro i quali non intendono fare ciò (c'è uno scontro fra i palestinesi, che forse coinvolge l'Iran e così via). Tuttavia, cosa c'entra con questo il giudizio così reciso e pesante che il ministro dà sul comportamento di Israele? Israele è oggetto di un attacco dalle caratteristiche che il ministro stesso implicitamente ha ricordato. Di fronte ad un attacco di questo genere, se da un lato c'è bisogno di moderazione, dall'altro bisogna che il messaggio per cui il paese sa difendersi arrivi con molta chiarezza. È la ragione per la quale il fronte interno della società israeliana, compresi gli intellettuali pacifisti, oggi dicono e scrivono sui giornali che essi sono dietro la ferma posizione del loro Governo. Israele che cosa può fare, signor ministro? Cosa si chiede ad Israele? In che modo dovrebbe rispondere a una tale minaccia? Ho avuto l'impressione che questa sua affermazione su Israele serva in parte il dibattito di politica interna, così come lo serve l'affermazione apodittica secondo cui la causa di tutto questo sarebbe la guerra in Iraq: ne discuteremo quando vi sarà il tempo, ma le posso subito dire che una delle ragioni per le quali Israele si è potuto ritirare dai territori - da Gaza - potendo compiere passi importanti, sta nel fatto che era caduto uno dei bastioni della lotta contro Israele. Era infatti caduta la dittatura in Iraq. Quindi, che un uomo intelligente come lei, accorto e sottile quando lo ritiene, usi argomenti che assomigliano a delle clave, mi ha colpito. Mi sono domandato se lei parlasse alla comunità internazionale o alla sua maggioranza, se il tema del dibattito fosse Israele o l'Afghanistan. In altre parole, ho l'impressione che lei voglia rassicurare una parte della sua maggioranza dicendo: abbiamo una nuova politica, quindi, potete votarci. Per fortuna, ci sono anche posizioni come quelle di Fassino o Amato, molto diverse, ma da questo non nasce una politica di Governo. Fateci capire esattamente qual è la politica del Governo italiano perché io non riesco a intravederla.



    tratto dal sito del Partito Repubblicano
    http://www.pri.it


 

 
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