(Velino) - "La situazione e' brutta", dice la capogruppo dei senatori Pdci Manuela Palermi. E che nell'Unione tiri un'ariaccia lo dimostrano le parole che Massimo D'Alema ha fatto trapelare da Bruxelles: "Il mio mandato e' a disposizione", ha detto parlando con alcuni eurodeputati, "se non va bene questa politica estera se ne fara' un'altra, con un altro ministro degli Esteri, mi sembra evidente". Lui si sta attenendo al programma dell'Unione, ma "non mi si chiedano stravaganze perche' non fanno parte del mio Dna". Una minaccia di dimissioni dal governo, dunque, che ha il senso di un ultimatum lanciato alla sinistra della coalizione. Ma che vuole anche, sembrerebbe, stanare il premier che sulla questione Afghanistan starebbe troppo coperto, a parere di una parte dell'Ulivo e dell'ala moderata dell'Unione, dall'Udeur a Di Pietro. Mentre l'ala radical continua ad affastellare condizioni sempre piu' "stravaganti", rendendo difficilissimo un accordo. A peggiorare le cose c'e' la concorrenza suicida tra Rifondazione (i cui dirigenti, Bertinotti e Giordano in testa, lavorano strenuamente ad una mediazione) e il Pdci di Oliviero Diliberto, che continua ad alzare la posta per metterli in difficolta'.
Ieri sera il clima non prometteva nulla di buono: entro oggi vanno presentati gli emendamenti al ddl sulle missioni, e una parte della sinistra radicale vuole proporre modifiche sostanziali, a partire dalla cosiddetta "exit strategy" da Kabul. L'Udeur di Mastella ha fatto sapere che in quel caso non starebbe a guardare, e proporrebbe i suoi emendamenti: "Altro che andarcene dall'Afghanistan, potremmo chiedere il rinvio del ritiro dall'Iraq". Mentre dall'Italia dei Valori sono gia' arrivate aperture alle richieste di aumento dell'impegno militare in Afghanistan avanzate dall'Onu (e proprio oggi Kofi Annan sara' a Roma ad incontrare D'Alema e Prodi).
Gli emendamenti verrebbero respinti, ma potrebbero aprire falle ancor piu' larghe nella maggioranza e porterebbero platealmente alla luce le linee inconciliabili di politica estera che esistono dentro l'Unione. Senza contare che a quel punto i dissidenti di Prc, Verdi e Pdci si sentirebbero legittimati a confermare in pieno il proprio no alla missione Nato. Mettendo a rischio la tenuta della maggioranza al Senato: "Magari il voto dei senatori a vita riuscirebbe a compensare le nostre perdite - spiegano in Rifondazione - ma certo si dimostrerebbe che questo governo dipende da Scalfaro, Ciampi e Cossiga...". Stamattina una nuova riunione dei capigruppo del centrosinistra provera' a cercare la mediazione, ma la strada appare tutta in salita. E questo spiega perche' ieri sera D'Alema abbia deciso di alzare la voce, facendo sapere che se ci saranno ulteriori cedimenti rispetto agli impegni internazionali di cui lui si e' fatto garante a Washington, e' pronto a sbattere la porta. Prodi e' avvertito. (lac)