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Il barone Casimiro Piccolo, nato a Palermo il 26 maggio 1894, secondogenito di Teresa Tasca di Cutò, cultore della metafisica, si dilettava in dotte prove di occultismo. Studiò prima in casa e poi frequentò il Liceo "Garibaldi" di Palermo, ma non conseguì maturità classica. Più di Lucio aveva frequentato i salotti della Palermo aristocratica e mondana, da giovane era stato un affiliato alla massoneria, e con titolati parenti, i principi Raniero Alliata e GiuseppeTomasi, vantava assidue presenze ai cenacoli della Società Teosofica, prendendo parte attiva alle sedute spiritiche. Quando, già trentenne, con la famiglia si trasferì a Capo d'Orlando, mantenne sempre contatti regolari col mondo iniziatico, affascinato dagli insegnamenti della Blavatsky e dallo spiritismo di Allan Kardec. Per la metapsichica era considerato un'autorità ed il suo nome era ben noto negli ambienti esoterici, anche d'oltreoceano. Una rivista Americana, "Atlantic", ne parlava come se fosse un negromante. Non lo era, in realtà, pur essendo comunque dedito a esperimenti medianici e alla magia bianca. Nutriva uno spiccato interesse per il mondo animale e vegetale: "Tutta la natura è vivente - diceva - e non c'è scarto fra i vari piani della realtà, perché tutti si compenetrarono". La sua "teoria nutrizionale delle piante", atta a dimostrare che sono le spore dei funghi a favorire la riproduzione degli alberi, fu avvalorata scientificamente. Il suo panvitalismo esoterico derivava dall'attenzione per le filosofie orientali. "Tutto è mente, pensiero", sosteneva, che si esaurisce in una forza cosmica oltre la fisicità. Studiava, in particolare, questa complessa, affascinante materia nell'aureo isolamento di Villa Piccolo per attuare la trasmutazione alchemica dell'anima. Nulla ha lasciato scritto di suo pugno, ma era un lettore accanito e nella biblioteca di Villa Piccolo c'è, fra l'altro, Ia collezione completa della più importante rivista italiana di metapsichica , "Luce e ombra". Passava il resto del suo tempo dipingendo e fotografando.
I suoi acquarelli racchiudono un mondo fantastico popolato di bislacche e inquietanti creature che sembrano venute fuori dalle fiabe dei fratelli Grimm. Le sue fotografie sono finalizzate a cogliere la psicologia degli ambienti e delle persone.
Quando Lucio, già poeta "laureato", aveva ospiti, Casimiro spesso faceva gli onori di casa o partecipava alle conversazioni. "Aveva gli occhietti acuti e indagatori, la sua voce era chiara e squillante, l'attenzione vigile e pronta a raccogliere spunti dagli interlocutori" (Bent Parodi). "Casimiro appariva, bello fresco rasato ed elegante come dovesse uscire per qualche festa. Era invece, come mi rivelò una volta in gran segreto, ch'egli dormiva di giorno e vegliava di notte, e nel tardo pomeriggio, quando s'alzava, faceva toiletta perché più tardi sarebbe cominciata la sua grande avventura dell'attesa notturna delle apparenze, delle materializzazioni degli spiriti" (Vincenzo Consolo). "Raccontava delle insistenti materializzazioni del suo cane Alì e di quelle del gatto Kati dalle improvvise fulminanti e guizzanti traiettorie aeree nel salone degli armadi de vecchio palazzo avito di viale della Libertà a Palermo» (Silvestro Prestifilippo).
A lui si deve, per volontà testamentaria la Fondazione "Famiglia Piccolo di Calanovella". E' morto il 4 dicembre 1970 a Capo d'Orlando all'età di settantasei anni.
I trentaquattro acquarelli "magici" di Casimiro Piccolo, composti tra il 1943 e il 1970, dipinti con una singolare tecnica pittorica poco diffusa tra gli artisti moderni, racchiudono un mondo fantastico popolato di creature bislacche e inquietanti che sembrano venute fuori dalle fiabe di Jacob e Wilhelm Grimm, non senza suggestioni esotiche, di sapore orientale, evocanti storie sheherazadiene di Mille e una notte. Gnomi, elfi, maghi, silfidi, streghe sono la rappresentazione figurata, la trasposizione su tela, di una filosofia di vita, dove magia e ironia sovente convivono felicemente, quantunque si tratti il più delle volte di humour nero, da romanticismo gotico. La tematica fiabesca scelta con una insistenza ossessiva, da Casimiro, che comunque non disdegnava i ritratti di famiglia e i paesaggi siciliani, con una insistenza ossessiva, era quasi obbligata, necessaria, se vista dall'ottica peculiare del viaggio iniziatico in una realtà altra. L'autore ricorre al linguaggio dell'arte come mezzo, non dipinge per puro diletto estetico, perché la sua ricerca equivale idealmente a quella alchemica per la "pietra filosolale". Sotto questa luce, pertanto, la raccolta pittorica di Casimiro non può che essere organica, formalmente risolta peraltro in termini anche personali, che nel suo complesso così come nelle sue singole espressioni colpisce per finezza di figurazione e frescheza cromatica. La collezione, stabilmente in visione a Villa Piccolo, nel 1977 è stata esposta per la diciottesima rassegna "Vita e paesaggio di Capo d'Orlando", con presentazione di Vincenzo Consolo. Nel 1997 si è tenuta una mostra degli acquarelli casimiriani alla Pinacoteca comunale di Capo d'Orlando con pubblicazione del catalogo Miti, sogni, misteri. Nel 1998 sono stati esposti alla Fondazione Giuseppe Whitaker, Villa Malfitano, a Palermo in occasione della mostra "Alchimie della visione. Casimiro Piccolo e il mondo magico dei Gattopardi".
Dal sito http://www.fondazionepiccolo.it/