Firenze, 12 Luglio 2006.
Cosa deve fare un cittadino nigeriano per fare una vacanza in Italia? Quali sono i documenti necessari per la domanda di visto? Quali sono i tempi del procedimento?
Niente di piu' semplice: per molti cittadini nigeriani e', a priori, impossibile ottenere un visto di ingresso. L'ambasciata si pronuncia in soli quattro giorni dalla richiesta. Senza alcun colloquio con il richiedente, senza richiesta di documentazione integrativa ed emette un diniego senza motivazione. Ci ha contattato un cittadino italiano L. che aveva invitato la sua fidanzata, M. studentessa nigeriana, a trascorrere l'estate con lui in Calabria. Speranzosi di riunirsi al piu' presto, presentano tutti i documenti necessari: lettera di invito, fideiussione bancaria, assicurazione sanitaria, attestazioni varie relative agli studi e alla situazione economica della ragazza. Al momento della presentazione della domanda, molto affabilmente, il funzionario allo sportello avverte che, in caso la documentazione presentata non fosse completa, la richiedente sarebbe stata invitata, come per legge, ad una integrazione. In soli quattro giorni, il Consolato Generale d'Italia di Lagos, esamina la documentazione, ritiene non necessario integrarla, rigetta, senza fornire alcuna motivazione, la richiesta di visto.
Attoniti e incuriositi, non avendo alcun elemento, neppure sommario, che consentisse di ricostruire l'istruttoria ne' le motivazione del diniego, e ritenendolo ovviamente illegittimo per violazione di tutti i principi che disciplinano il procedimento amministrativo e le norme speciali in materia di immigrazione, abbiamo deciso di visitare il sito del Consolato del Lagos.
Siamo venuti cosi' a sapere che, per alcune categorie predefinite di nigeriani, non e' possibile venire in vacanza in Italia. Questo, infatti, quanto riporta il sito: “I cittadini nigeriani giovani, senza occupazione ne' reddito fisso, e che non hanno mai viaggiato in precedenza nell'area Schenghen, vengono in linea di principio considerati ad alto rischio di immigrazione illegale e le loro richieste di visto verranno di conseguenza rifiutate. Il rifiuto della domanda, oltre alla perdita dei pagamenti effettuati, comporta l'apposizione sul passaporto di un timbro di rifiuto.”
Dunque, in poche parole, se sei studente nigeriano, e di conseguenza non hai reddito fisso, automaticamente non avrai la possibilita' di trascorrere una vacanza in Italia.
Siamo incredule della disinvoltura con cui la pubblica amministrazione all'estero viola la normativa vigente, crea norme nuove, individuando categorie astratte di soggetti cui inibire a priori l'ingresso in Italia. Cosi' facendo, non solo si creano situazioni di palese ingiustizia come quella narrata, ma l'amministrazione si sostituisce al legislatore, italiano ed europeo, dettando legge laddove non gli compete.
Cosa possono fare i due fidanzatini per vedersi questa estate? Ricorrere al Tar Lazio (lei nigeriana lui calabrese!) con costi e tempi indefiniti o sperare nel ravvedimento del Consolato.
La vicenda, peraltro non la sola, mostra un preoccupante spaccato delle innumerevoli prassi delle amministrazioni italiane all'estero, che non mancheremo di approfondire. Ci piacerebbe conoscere l'opinione del Ministro degli Affari Esteri, Massimo D'Alema, che sollecitiamo con questo nostro comunicato.
Claudia Moretti - Emmanuela Bertucci
Legali Aduc
Alexdra.. c'è pane per i tuoi denti..!!
Per me le legali dell'Aduc hanno torto dal punto di vista giuridico.
E' verissimo che molti consolati usano questo sistema che punisce (purtroppo) anche chi non c'entra una mazza con il tentativo di usare i visti per turismo per soggiornane poi illegalmente.
E' però anche vero che non sono tenuti a motivare il diniego (a differenza della normale pubblica amministrazione) e che tale visto è una concessione comunque discrezionale.
Il sito del ministero degli esteri dice testualmente: "La presentazione della documentazione richiesta non implica necessariamente il rilascio del visto".
E' altresì vero che una statistica uscita credo l'anno scorso, del ministero dell'interno, sottolineava che il 75% dei clandestini sono "overstayers", cioè entrati legalmente e poi rimasti oltre la scadenza del permesso di soggiorno.
La conseguenza è che molte rappresentanze estere, soprattutto in certi paesi, non danno i visti manco col binocolo..
Forse sarebbe ora di mettere mano a qualche legge per ridurre i poteri discrezionali dell'impiegato (o del console) di turno e avere più certezze, per non creare assurde discriminazioni in coloro che vogliono essere onesti.
Perchè così si butta via il bambino con l'acqua sporca..