Cari lettori,
È il caso di domandarselo soprattutto ora, con i venti di guerra che soffiano in Medio Oriente. Ma non è solo la degenerazione dei tanti conflitti in corso che potrebbe portarci a quell’apocalisse. Il pericolo maggiore forse è stato del tutto sottovalutato.
Partiamo dal cupo segnale del maggio dell’anno scorso a New York: il fallimento della settima Conferenza di revisione del Trattato di Non Proliferazione Nucleare, che dal 1970 si tiene ogni cinque anni per vigilare sull’osservanza di quello storico Trattato il quale sostiene che si debbano compiere "sforzi sistematici e progressivi per ridurre globalmente le armi nucleari, con il fine ultimo di eliminare tali armi".
In pratica oggi siamo fuori controllo. Per tante ragioni, alcune note e antiche. Ci sono Stati che non hanno sottoscritto quel documento e si sono dotati di armi nucleari (India, Pakistan, Israele e Corea del Nord). Il rappresentante Usa alla Conferenza di New York ha sottolineato l’enorme pericolo rappresentato dal commercio clandestino di ordigni nucleari alimentato da Corea del Nord e Iran che oggi cerca di dotarsi di un arsenale nucleare e forse a ruota, permettetemi gentili Forumisti un'ipotesi, potrebbe essere seguito da Arabia Saudita, Giappone e Corea del Sud. Infine c’è il problema delle armi nucleari dell’ex Urss che sono pericolose sia per il loro stato di manutenzione, sia per il forte rischio che finiscano nelle mani di organizzazioni terroristiche. L’ex segretario alla Difesa William J. Perry di recente ha dichiarato: "Non ho mai avuto tanta paura come ora di un conflitto nucleare. Esiste una probabilità di un attacco rivolto contro obiettivi Usa nei prossimi dieci anni superiore al 50 per cento".
Negli ultimi anni la Russia e gli Stati Uniti hanno rimosso il tabù dell’attacco nucleare, ragionando sull’uso "limitato" di armi atomiche. Soprattutto armi di nuova generazione capaci di penetrare in profondità nel terreno, di distruggere bunker sotterranei e limitare i "danni collaterali". Secondo il rapporto presentato nel gennaio 2002 da Rumsfeld al Congresso degli Stati Uniti, Nuclear Posture Review (Riesame della politica nucleare), erano circa 1.400 gli obiettivi da colpire in sette paesi (Russia, Cina, Iraq, Iran Corea del Nord, Libia e Siria). In molti casi operazioni di questo genere potrebbero scongiurare serie minacce nucleari. Ma questo implica la ripresa degli esperimenti e colossali investimenti in tali nuove armi. Con un effetto a catena anche sugli altri paesi. Oggi di fatto si è scatenata la nuova colossale corsa al riarmo nucleare.
Il 31 gennaio scorso il presidente russo Vladimir Putin faceva sfoggio della nuova potenza nucleare del suo Paese: "Disponiamo di nuovi missili ipersonici manovrabili in grado di superare qualsiasi difesa antimissile. Non sono stati concepiti a questo scopo, ma sono immuni da ogni difesa". Lo scenario è davvero cupo.
Saluti