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Perché vi ho narrato queste vicende?
Perché nei giorni scorsi ad Orvieto, nella chiesa di San Francesco, è stata inaugurata una mostra di pannelli che hanno per oggetto i «Miracoli eucaristici».
L'esposizione ha provocato la riprovazione dell'associazione «Amici di Israele», che l'hanno definita antisemita in quanto ribadisce «le false accuse agli ebrei di omicidio rituale, di profanazione delle ostie». (1)
Fra tutti gli episodi raffigurati sui pannelli, oltre al riferimento ad una fattucchiera giudea che «chiese ad una donna esasperata per l'infedeltà del marito di portare un'ostia consacrata per preparare il filtro d'amore» o a quello di «un rigattiere ebreo Jonathas, acerrimo nemico della religione cattolica», che «provò a ricattare una ricca e sciagurata nobildonna e finì arrestato e condannato a morte», quello che ha scatenato la reazione degli «Amici di Israele» è stato proprio il miracolo di Trani.
Gli «Amici di Israele» hanno richiesto addirittura un intervento del Papa «come teologo e come capo della Chiesa cattolica» per l'eliminazione «dal patrimonio cultuale di tutti quei santi, reliquiari, preghiere, feste e processioni, in cui si ribadiscono le false accuse agli ebrei di omicidio rituale, di profanazione delle ostie».
Prima del loro intervento nessuno aveva sollevato obiezioni: non il vescovo, né il Comune di cui la chiesa è proprietà, né la Legambiente che con turni di volontari consente le visite nella chiesa, né l'Istituto storico artistico orvietano che ha contribuito al restauro e alla riapertura.
«Queste osservazioni sono nuove, confronteremo i pannelli con i testi storici, anche se questi spesso risentono del periodo e dell'ambiente in cui sono nati. Ma certamente non è nostra intenzione offendere nessuno e dunque siamo aperti a visionare i pannelli e a valutare», si è affrettato subito a spiegare il vescovo di Orvieto monsignor Giovanni Scanavino.
Ma gli «Amici di Israele» non si sono accontentati.
Hanno intimato che per loro è necessario rivedere e riconsiderare una cultura popolare che segnala come «la brace dell'intolleranza e dell'odio cova ancora sotto una cenere che, dopo la Shoah, speravamo venisse definitivamente spenta».
E dunque hanno precisato che non sarebbe bastato chiudere la mostra, ma ci sarebbe voluta, a cura del Vaticano, una vera e propria «opera di aggiornamento e sensibilizzazione di parroci e sacerdoti».
Pinuccio Tarantini, candidato sindaco di Alleanza Nazionale, si allinea subito e in un comunicato-capolavoro di equilibrismo e ambiguità relega la credenza nell'ambito delle tradizioni folkloristiche e contraria alle regole liturgiche: «E' vero - ammette - La processione 'dei Misteri' del Venerdì Santo è una processione penitenziale che fino a una ventina di anni fa consentiva all'arcivescovo di Trani di esporre per le vie cittadine l'Immagine Eucaristica, cioè proprio un'ostia consacrata, contravvenendo, credo, alle regole liturgiche che vogliono proprio in quel giorno il Corpo di Cristo nel Sepolcro. Era una Processione di espiazione proprio per la 'offesa' arrecata in Trani al Corpo di Cristo da quel 'tentativo di frittura', una processione a cui, a suggellarne il coinvolgimento della comunità cittadina, ha sempre partecipato anche l'autorità civica in forma ufficiale».
Poi precisa: «Da circa vent'anni il rito è stato modificato e non viene più portata in processione l'Immagine Eucaristica, ma il Vescovo, il Priore dell'Arciconfraternita del 'Santissimo' e il sindaco sfilano con al collo la chiave d'argento dell'urna in cui è racchiuso il simulacro del Corpo di Cristo. Se mi è dato di esprimere una mia personale opinione posso dire che molto spesso queste manifestazioni della religiosità popolare, pur traendo origine da episodi certamente da verificare dal punto di vista storico e comunque di dubbio gusto o addirittura irrispettosi nei confronti di altri credi religiosi, si perpetuano senza alcuna traccia di avversione o intento offensivo nei confronti di alcuno: nascono certo figli della loro epoca, ma si tramandano nel loro significato più intrinseco che è quello di una tradizione meridionale popolare mistico - localistica ad uso tutto interiore e 'interno'».
Infine, in linea con il «politicamente corretto», rassicura.
«Nei miei 46 anni di vita non ho mai sentito né colto, alcun sentimento di ostilità nei confronti né di ebrei né di chicchessia in occasione di quella processione, e che fossi in braccio a mia madre o che vi partecipassi da sindaco di Trani. Proprio Trani, peraltro, circa un anno fa, ha di fatto consentito alla locale comunità ebraica di rinascere, restituendole al culto, dopo secoli, la sinagoga di Scolanova, che si trova all'interno del quartiere ebraico: dico quartiere e non ghetto perché gli ebrei sono stati sempre intimamente connessi, da protagonisti, al tessuto sociale della nostra città, come è testimoniato dal fatto che già Federico II consentì loro di praticare il commercio senza esigere gabelle e ancor più dalla circostanza che uno dei 'Consoli in arte di mare' che proprio nel 1063 promulgarono gli 'Ordinamenta Maris', il primo codice della navigazione del mondo, fu Angelo de Bramo, in rappresentanza appunto dell'etnia ebraica che insieme alle altre conviveva talmente in pace e proficuamente da produrre leggi e codici piuttosto che guerre e saccheggi». (2)
Strano mondo davvero il nostro.
L'offesa è recata alla Fede cristiana e si chiede scusa a coloro che l'hanno perpetrata.
Riguardo alla questione degli omicidi rituali (ne ho già accennato), io sono prudente.
Fin qui ho dichiarato di essere stato innocentista e per questo sto studiando con attenzione il libro di Ariel Toaff.
Ma qui la questione mi pare diversa.
Qui siamo di fronte ad un miracolo eucaristico riconosciuto e ad una tradizione consolidata e mai smentita.
Mi domando allora: anche senza enfatizzare, non si poteva semplicemente ignorare cortesemente la richiesta degli «Amici di Israele»?
Non si poteva dichiarare che si sarebbe fatta sottoporre la reliquia ad una nuova ricognizione scientifica, come si è fatto per altri miracoli eucaristici?
Insomma non si poteva evitare di dare scandalo ai fedeli, che vedono la propria devozione continuamente demolita da interferenze esterne e «politiche»?
O altrimenti - se questa doveva essere la figura - non ci si poteva pensare prima, evitando di «mettere il sedere nelle pedate» e i pannelli nella mostra?
O qualcuno l'ha fatto apposta?
Perché quello che è successo è grottesco…
Gideon Meir e Oded Ben Hur, ambasciatori di Israele rispettivamente a Roma e presso la Santa Sede, sono stati ricevuti dal sindaco Stefano Mocio in un incontro, al quale hanno preso parte anche monsignor Carlo Franzoni, vicario del vescovo di Orvieto-Todi e Carlo Carpinelli, vice sindaco, per risolvere la controversia.
E con tanto di accordo siglato a pranzo è stato deciso che sarebbero stati rimossi i due pannelli che raccontano rispettivamente del miracolo dell'ostia fritta di Trani e di quello di Parigi: «In più verrà rifatto il catalogo della mostra - spiega Oded Ben Hur -. Ma siamo molto soddisfatti del clima che abbiamo trovato e dell'apertura al dialogo interreligioso e interculturale nella città e nella curia».
A proposito, chi paga le spese del nuovo catalogo?
La Chiesa, il Comune o contribuiscono anche i «fratelli maggiori»?
«Non potevano rimanere margini di ambiguità tra la nostra città su aspetti particolari come la mostra - ha spiegato il sindaco DS Stefano Mocio -. Nei prossimi giorni, quando rientrerà in sede anche il vescovo, verranno definiti nel concreto i provvedimenti da adottare per superare questo problema».
«Vogliamo eliminare ogni occasione di malinteso, facendo continuare la mostra senza creare problemi», sintetizza monsignor Franzoni a fine pranzo.
«Il caso per noi è chiuso», commenta compiaciuto l'ambasciatore Ben Hur.
L'ambasciatore israeliano Oded Ben Hur
Per forza.
Con piena soddisfazione da parte ebraica, nella città del Miracolo è scoppiata la pace, in un tripudio di abbracci, di dialogo interreligioso e interculturale con il sindaco che si è vantato del fatto che «Orvieto si è sempre prodigata per promuovere azioni concrete tese al dialogo tra le religioni. Nel 2005 la nostra città, proprio come esempio di scambio sinergico di culture, conferì il Premio Internazionale per i Diritti Umani 'Città di Orvieto' dedicato alla ricerca del dialogo tra le religioni monoteiste, al rabbino capo emerito, professor Elio Toaff, al vescovo di Terni, monsignor Vincenzo Paglia e al celebre scrittore Tahar Ben Jelloun». (3)
In attesa che magari in futuro qualche storico ebreo, magari figlio di rabbino, possa ammettere che in realtà l'evento potrebbe anche essere veritiero o verosimile, apprendiamo che della vicenda ne era stato interessato direttamente anche il cardinale Walter Kasper, che ha indagato presso la curia di Orvieto sulle eventuali responsabilità per la mostra e poi evidentemente deve avere dettato la linea.
Kasper è presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani, che, per chi non lo sapesse, ha curiosamente al proprio interno una Commissione della Santa Sede per i rapporti religiosi con l'ebraismo (speravamo ben augurante una conversione di questo alla fede in Cristo). Sbagliato!
E non c'è da stupirsi.
Il cardinale nella sua veste di presidente il Pontificio Consiglio sostiene velatamente un simulacro di teologia delle salvezze parallele, secondo cui «la Chiesa […] in quanto 'popolo messianico', non si sostituisce a Israele, ma vi s'innesta, secondo la dottrina paolina, mediante l'adesione a Gesù Cristo morto e risorto, salvatore del mondo, e questo legame costituisce un vincolo spirituale radicale, unico e insopprimibile da parte cristiana. La concezione opposta - di un Israele un tempo (olim) prescelto, ma poi per sempre ripudiato da Dio e sostituito ormai dalla Chiesa - benché abbia avuto larga diffusione per quasi venti secoli, non rappresenta in realtà una verità di fede, come si vede sia negli antichi Simboli della chiesa primitiva, sia nell'insegnamento dei principali concili, in particolare del Concilio Vaticano II (Lumen Gentium 16, Dei Verbum 14-16, Nostra Aetate 4)».
A parte che il Vaticano II non è neppure un Concilio dogmatico, ma solo pastorale, quali siano invece le principali preoccupazioni dogmatiche del cardinale, lo lasciano intendere direttamente le sue parole: «Il dialogo e la collaborazione tra cristiani ed ebrei 'implica, tra l'altro, che si faccia memoria della parte che i figli della Chiesa hanno potuto avere nella nascita e nella diffusione di un atteggiamento antisemita nella storia e di ciò si chieda perdono a Dio, favorendo in ogni modo incontri di riconciliazione e di amicizia con i figli di Israele» (ibidem).
«In questo spirito di ritrovata fraternità potrà rifiorire una nuova primavera per la Chiesa e per il mondo, con il cuore rivolto da Roma a Gerusalemme e alla terra dei Padri, perché anche là possa germogliare e maturare presto una pace durevole e giusta per tutti, come un vessillo innalzato in mezzo ai popoli». (4)
Primavera per la Chiesa?! Ah, ma allora siamo pure recidivi!
Già a Paolo VI era toccato ammettere che dopo il Concilio Vaticano II «aspettavamo la primavera ed è venuta la tempesta».
Ci è bastata quella di primavera e dopo quella conciliare non voglio più nemmeno sentirla la parola primavera!
Anzi, immaginando i larghi sorrisi di soddisfazione dei «fratelli maggiori» Gideon Meir e Oded Ben Hur, l'unica primavera che mi viene in mente è quella superbamente cantata da Loretta Goggi: «…e si rideva di noi, che imbroglio era, maledetta primavera, maledetta primavera…».
Domenico Savino
Note
1) «Il Corriere della Sera», 18 gennaio 2007, «Mostra sui miracoli sotto accusa: 'è antisemita'».
2)
http://www.traniweb.it/trani/informa/4779.html
3)
http://www.orvietonews.it/?page=notizie&id=13308
4)
http://www.vatican.va/roman_curia/po...itismo_it.html
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