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    EUROSIBBERIANO CONVINTO
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    Unhappy Il Miracolo Eucaristico di Trani va in pensione: la Verità?


    Il più importante miracolo eucaristico, quello di Lanciano, dove nell'VIII d.C., ci fu la trasformazione delle specie in carne viva e sangue vivo.

    L'accusa del sangue, l'accusa cioè di uccidere dei cristiani per prelevarne il sangue a scopi rituali, rivolta in passato agli ebrei e oggetto del recente volume di Ariel Toaff «Pasque di sangue - Ebrei d'Europa e omicidi rituali» (edito da Il Mulino), che tante polemiche sta scatenando in questi giorni, perché avvalorerebbe la veridicità di questa pratica, si accompagnò spesso nel corso del Medioevo ad un'altra accusa rivolta agli ebrei: quella di trafiggere e profanare ostie consacrate.
    A seguito di queste profanazioni si verificarono alcuni miracoli eucaristici, il più famoso dei quali è quello di Trani.
    Trani è una splendida località che sorge sul litorale adriatico a nord-ovest di Bari.
    In essa vi si trovano tracce di un probabile passaggio di san Pietro (nel 44 dopo Cristo) e dell'imperatore Marco Aurelio (nel 177 dopo Cristo), oltre alla presenza dei vescovi Redento e Magno, che moriranno martiri.
    Questa splendida città conserva uno dei prodigi eucaristici avvenuti in Italia: quello cosiddetto «dell'ostia fritta».
    Intorno all'anno Mille Trani accoglie molti ebrei, maestri nel commercio e nella finanza.
    Qui si svolgeva tra il resto un'intensa attività di studio e approfondimento del pensiero ebraico, con maestri quali Eliah, cui si deve il primo codice rituale ebraico italiano.
    In un agile volumetto di 110 pagine, edito nel 2005 dalle edizioni Paoline, dal titolo «I Miracoli eucaristici in Italia», Raffaele Iaria racconta che proprio in una ex sinagoga, divenuta chiesa cattolica, dedicata a Sant'Anna, un'ebrea, con intenzione sacrilega, partecipò a una solenne celebrazione eucaristica e con la complicità di una cristiana, si accostò alla santa Comunione, ma invece di consumare la particola, se la tolse di nascosto di bocca e la depose in un fazzoletto.
    Al termine della cerimonia, portatala a casa, mise in atto il suo piano.

    La donna, infatti, «volendo fare esperienza se era pane o no», racconta fra Bartolomeo da Saluthio, uno dei quattro autori che ci hanno lasciato una testimonianza scritta dell'evento di Trani, «messe quella benedetta e sempre veneranda particola dentro una padella piena d'oglio per friggerla, onde subito diventò miracolosamente carne visibile. E sparse tanto sangue fuor della padella, che correva e allagava per tutto quella maledetta ed essecandra casa».
    Come ha lasciato scritto nel 1625 Fra Bartolomeo Campi nel suo libro intitolato «L'innamorato di Gesù Cristo», «dinanzi a tale imprevista reazione e a tale folgorante mutazione, l'incredula donna ebrea, presa da tremore e terrore, in un primo momento cercò di occultare il misfatto. Ma poi constatata l'impossibilità di disfarsi del corpo del reato, vinta dal rimorso, si sciolse in lacrime amare e fece risuonare per l'aria alte grida di dolore. Dalle vie adiacenti fu un accorrere di gente curiosa e sgomenta. Alla vista dell'accaduto, tutti rimasero trasecolati e la notizia del prodigio, in un baleno, fece il giro della città».
    Venne informato immediatamente il vescovo di Trani, il quale si portò sul luogo, si prostrò in un gesto di adorazione e, raccolti i resti della carne dell'ostia messa a cuocere dalla donna in un recipiente di fortuna, li portò in processione penitenziale di riparazione fino alla cattedrale, tra due ali di folla, «acciò fusse tenuta, et custodita con ogni riverenza», ci ricorda ancora fra Bartolomeo da Saluthio, «et divozione, sì come insino al giorno d'hoggi si conserva con molta venerazione nel sacrario con l'altre reliquie».

    Ogni anno, il giorno delle Palme, «si mostra al popolo quella particola fatta carne, dal predicatore che predica in detto luogo, il quale è tenuto a predicar quel giorno sopra il venerabilissimo misterio dell'amorosissimo sacramento del corpo e sangue del Nostro Signore».
    La casa dove avvenne il prodigio divenne nel 1706 una cappella dedicata al Santissimo Salvatore e la reliquia è «riposta hora», scrive, «in un tabernacolo d'argento, fatto fare con bellissimo lavoro da Fabritio de Cunio gentil huomo del Seggio del campo, per la singular divotione che tiene a quella santissima reliquia».
    La notizia è confermata anche da una lapide conservata nella piccola cappella, voluta dal nobile D. Ottavio Campitelli.
    Il culto verso l'ostia miracolosa ebbe sede inizialmente nella cattedrale della città, nella quale l'ampolla che la custodiva era conservata.
    Una relazione dell'allora vicario generale della diocesi Antonio Paoli, al termine di una solenne processione svoltasi il 5 ottobre 1616, così riferisce: «La prima e più notabil reliquia è un pezzo di carne», si legge nella relazione, «in cui si converse miracolosamente il Santissimo Sagramento de l'altare: ed è cosa meravigliosa il vedere come fin hor si conservi incorrotta. Operò l'Onnipotente Iddio questo miracolo. Havendo una donna incredula, e giudea, com'è antichissima traditione, per dispregio voluto frigger l'hostia consagrata in una padella: essendo proprio da questa natione ostinata incrudelir non pur nel nome, ma anco nei sagri misteri di Cristo. Hoggidì è in piedi il luogo, ancorché siano scorse molte centinaia d'anni».
    La Reliquia santa, tolta dall'insieme delle altre reliquie, fu messa dentro ad un antico reliquiario, dono del tranese Fabrizio de Cunio nel 1616.
    E' un reliquiario d'argento che ha la forma di una casetta, con quattro colonnine sormontate da una cupoletta.
    Al centro del reliquiario vi è un tubicino di cristallo, dentro il quale, in un batuffolo di ovatta si trovano «due frammenti, uno più grande dell'altro, assai piccolo (la quinta parte del più grande), di una materia di color rosso ocraceo», come si legge in un verbale di ricognizione scritto in occasione del Congresso Eucaristico Interdiocesano, celebrato nel 1924, «di consistenza apparentemente coriacea con riflesso vetroso».
    Da questa relazione si apprende, inoltre, che i due frammenti hanno forma «irregolare».
    Verifiche e controlli sulla particela furono eseguiti anche negli anni 1616, 1678, 1706, 1719, 1886.
    Quest'ultima avvenne per opera di padre Giovanni Maria Sanna Solara, studioso dei miracoli eucaristici e fondatore della rivista «II Regno di Gesù Cristo», che ricorda di aver esaminato la particela dopo che l'allora arcivescovo di Trani, monsignor Giuseppe de Bianchi Dottula, ruppe i sigilli del reliquiario, perciò «fu agevole poterla toccare e osservare anche con una lente a nostro bell'agio».
    «Essa è di color bruno», scrive Solara, «e dura al tatto; ha l'aspetto di un pezzo di carne abbrustolita, ed è formata di fibre come la carne. Quanto alle dimensioni, essa è pressa a poco uguale alla metà dell'ultima falange del dito mignolo di una persona di corporatura ordinaria. Dopo l'esame che ne abbiamo fatto, il reliquiario fu nuovamente suggellato col suggello dell'arcivescovo».
    Lo stesso Solara ricorda anche una ricognizione avvenuta nel 1841 a opera dell'arcivescovo Gaetano delle Franci in occasione di una sua visita pastorale alla cattedrale di Trani, «riscontrando la piena normalità e regolarità della loro conservazione e autenticazione, garantita dai sigilli apposti».
    Secondo quanto scrive Iaria «Il miracolo è oggi ricordato con una solenne processione riparatoria e penitenziale che inizialmente si svolgeva il Giovedì Santo, poi si è tenuta il Venerdì Santo e oggi avviene il Sabato Santo. Il Giovedì Santo la teca viene esposta nella chiesetta dedicata al Santissimo Salvatore dove avvenne il miracolo».

    Perché vi ho narrato queste vicende?
    Perché nei giorni scorsi ad Orvieto, nella chiesa di San Francesco, è stata inaugurata una mostra di pannelli che hanno per oggetto i «Miracoli eucaristici».
    L'esposizione ha provocato la riprovazione dell'associazione «Amici di Israele», che l'hanno definita antisemita in quanto ribadisce «le false accuse agli ebrei di omicidio rituale, di profanazione delle ostie». (1)
    Fra tutti gli episodi raffigurati sui pannelli, oltre al riferimento ad una fattucchiera giudea che «chiese ad una donna esasperata per l'infedeltà del marito di portare un'ostia consacrata per preparare il filtro d'amore» o a quello di «un rigattiere ebreo Jonathas, acerrimo nemico della religione cattolica», che «provò a ricattare una ricca e sciagurata nobildonna e finì arrestato e condannato a morte», quello che ha scatenato la reazione degli «Amici di Israele» è stato proprio il miracolo di Trani.
    Gli «Amici di Israele» hanno richiesto addirittura un intervento del Papa «come teologo e come capo della Chiesa cattolica» per l'eliminazione «dal patrimonio cultuale di tutti quei santi, reliquiari, preghiere, feste e processioni, in cui si ribadiscono le false accuse agli ebrei di omicidio rituale, di profanazione delle ostie».
    Prima del loro intervento nessuno aveva sollevato obiezioni: non il vescovo, né il Comune di cui la chiesa è proprietà, né la Legambiente che con turni di volontari consente le visite nella chiesa, né l'Istituto storico artistico orvietano che ha contribuito al restauro e alla riapertura.
    «Queste osservazioni sono nuove, confronteremo i pannelli con i testi storici, anche se questi spesso risentono del periodo e dell'ambiente in cui sono nati. Ma certamente non è nostra intenzione offendere nessuno e dunque siamo aperti a visionare i pannelli e a valutare», si è affrettato subito a spiegare il vescovo di Orvieto monsignor Giovanni Scanavino.
    Ma gli «Amici di Israele» non si sono accontentati.
    Hanno intimato che per loro è necessario rivedere e riconsiderare una cultura popolare che segnala come «la brace dell'intolleranza e dell'odio cova ancora sotto una cenere che, dopo la Shoah, speravamo venisse definitivamente spenta».
    E dunque hanno precisato che non sarebbe bastato chiudere la mostra, ma ci sarebbe voluta, a cura del Vaticano, una vera e propria «opera di aggiornamento e sensibilizzazione di parroci e sacerdoti».
    Pinuccio Tarantini, candidato sindaco di Alleanza Nazionale, si allinea subito e in un comunicato-capolavoro di equilibrismo e ambiguità relega la credenza nell'ambito delle tradizioni folkloristiche e contraria alle regole liturgiche: «E' vero - ammette - La processione 'dei Misteri' del Venerdì Santo è una processione penitenziale che fino a una ventina di anni fa consentiva all'arcivescovo di Trani di esporre per le vie cittadine l'Immagine Eucaristica, cioè proprio un'ostia consacrata, contravvenendo, credo, alle regole liturgiche che vogliono proprio in quel giorno il Corpo di Cristo nel Sepolcro. Era una Processione di espiazione proprio per la 'offesa' arrecata in Trani al Corpo di Cristo da quel 'tentativo di frittura', una processione a cui, a suggellarne il coinvolgimento della comunità cittadina, ha sempre partecipato anche l'autorità civica in forma ufficiale».

    Poi precisa: «Da circa vent'anni il rito è stato modificato e non viene più portata in processione l'Immagine Eucaristica, ma il Vescovo, il Priore dell'Arciconfraternita del 'Santissimo' e il sindaco sfilano con al collo la chiave d'argento dell'urna in cui è racchiuso il simulacro del Corpo di Cristo. Se mi è dato di esprimere una mia personale opinione posso dire che molto spesso queste manifestazioni della religiosità popolare, pur traendo origine da episodi certamente da verificare dal punto di vista storico e comunque di dubbio gusto o addirittura irrispettosi nei confronti di altri credi religiosi, si perpetuano senza alcuna traccia di avversione o intento offensivo nei confronti di alcuno: nascono certo figli della loro epoca, ma si tramandano nel loro significato più intrinseco che è quello di una tradizione meridionale popolare mistico - localistica ad uso tutto interiore e 'interno'».
    Infine, in linea con il «politicamente corretto», rassicura.
    «Nei miei 46 anni di vita non ho mai sentito né colto, alcun sentimento di ostilità nei confronti né di ebrei né di chicchessia in occasione di quella processione, e che fossi in braccio a mia madre o che vi partecipassi da sindaco di Trani. Proprio Trani, peraltro, circa un anno fa, ha di fatto consentito alla locale comunità ebraica di rinascere, restituendole al culto, dopo secoli, la sinagoga di Scolanova, che si trova all'interno del quartiere ebraico: dico quartiere e non ghetto perché gli ebrei sono stati sempre intimamente connessi, da protagonisti, al tessuto sociale della nostra città, come è testimoniato dal fatto che già Federico II consentì loro di praticare il commercio senza esigere gabelle e ancor più dalla circostanza che uno dei 'Consoli in arte di mare' che proprio nel 1063 promulgarono gli 'Ordinamenta Maris', il primo codice della navigazione del mondo, fu Angelo de Bramo, in rappresentanza appunto dell'etnia ebraica che insieme alle altre conviveva talmente in pace e proficuamente da produrre leggi e codici piuttosto che guerre e saccheggi». (2)
    Strano mondo davvero il nostro.
    L'offesa è recata alla Fede cristiana e si chiede scusa a coloro che l'hanno perpetrata.

    Riguardo alla questione degli omicidi rituali (ne ho già accennato), io sono prudente.
    Fin qui ho dichiarato di essere stato innocentista e per questo sto studiando con attenzione il libro di Ariel Toaff.
    Ma qui la questione mi pare diversa.
    Qui siamo di fronte ad un miracolo eucaristico riconosciuto e ad una tradizione consolidata e mai smentita.
    Mi domando allora: anche senza enfatizzare, non si poteva semplicemente ignorare cortesemente la richiesta degli «Amici di Israele»?
    Non si poteva dichiarare che si sarebbe fatta sottoporre la reliquia ad una nuova ricognizione scientifica, come si è fatto per altri miracoli eucaristici?
    Insomma non si poteva evitare di dare scandalo ai fedeli, che vedono la propria devozione continuamente demolita da interferenze esterne e «politiche»?
    O altrimenti - se questa doveva essere la figura - non ci si poteva pensare prima, evitando di «mettere il sedere nelle pedate» e i pannelli nella mostra?
    O qualcuno l'ha fatto apposta?
    Perché quello che è successo è grottesco…
    Gideon Meir e Oded Ben Hur, ambasciatori di Israele rispettivamente a Roma e presso la Santa Sede, sono stati ricevuti dal sindaco Stefano Mocio in un incontro, al quale hanno preso parte anche monsignor Carlo Franzoni, vicario del vescovo di Orvieto-Todi e Carlo Carpinelli, vice sindaco, per risolvere la controversia.
    E con tanto di accordo siglato a pranzo è stato deciso che sarebbero stati rimossi i due pannelli che raccontano rispettivamente del miracolo dell'ostia fritta di Trani e di quello di Parigi: «In più verrà rifatto il catalogo della mostra - spiega Oded Ben Hur -. Ma siamo molto soddisfatti del clima che abbiamo trovato e dell'apertura al dialogo interreligioso e interculturale nella città e nella curia».
    A proposito, chi paga le spese del nuovo catalogo?
    La Chiesa, il Comune o contribuiscono anche i «fratelli maggiori»?
    «Non potevano rimanere margini di ambiguità tra la nostra città su aspetti particolari come la mostra - ha spiegato il sindaco DS Stefano Mocio -. Nei prossimi giorni, quando rientrerà in sede anche il vescovo, verranno definiti nel concreto i provvedimenti da adottare per superare questo problema».
    «Vogliamo eliminare ogni occasione di malinteso, facendo continuare la mostra senza creare problemi», sintetizza monsignor Franzoni a fine pranzo.
    «Il caso per noi è chiuso», commenta compiaciuto l'ambasciatore Ben Hur.


    L'ambasciatore israeliano Oded Ben Hur

    Per forza.
    Con piena soddisfazione da parte ebraica, nella città del Miracolo è scoppiata la pace, in un tripudio di abbracci, di dialogo interreligioso e interculturale con il sindaco che si è vantato del fatto che «Orvieto si è sempre prodigata per promuovere azioni concrete tese al dialogo tra le religioni. Nel 2005 la nostra città, proprio come esempio di scambio sinergico di culture, conferì il Premio Internazionale per i Diritti Umani 'Città di Orvieto' dedicato alla ricerca del dialogo tra le religioni monoteiste, al rabbino capo emerito, professor Elio Toaff, al vescovo di Terni, monsignor Vincenzo Paglia e al celebre scrittore Tahar Ben Jelloun». (3)
    In attesa che magari in futuro qualche storico ebreo, magari figlio di rabbino, possa ammettere che in realtà l'evento potrebbe anche essere veritiero o verosimile, apprendiamo che della vicenda ne era stato interessato direttamente anche il cardinale Walter Kasper, che ha indagato presso la curia di Orvieto sulle eventuali responsabilità per la mostra e poi evidentemente deve avere dettato la linea.
    Kasper è presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani, che, per chi non lo sapesse, ha curiosamente al proprio interno una Commissione della Santa Sede per i rapporti religiosi con l'ebraismo (speravamo ben augurante una conversione di questo alla fede in Cristo). Sbagliato!
    E non c'è da stupirsi.
    Il cardinale nella sua veste di presidente il Pontificio Consiglio sostiene velatamente un simulacro di teologia delle salvezze parallele, secondo cui «la Chiesa […] in quanto 'popolo messianico', non si sostituisce a Israele, ma vi s'innesta, secondo la dottrina paolina, mediante l'adesione a Gesù Cristo morto e risorto, salvatore del mondo, e questo legame costituisce un vincolo spirituale radicale, unico e insopprimibile da parte cristiana. La concezione opposta - di un Israele un tempo (olim) prescelto, ma poi per sempre ripudiato da Dio e sostituito ormai dalla Chiesa - benché abbia avuto larga diffusione per quasi venti secoli, non rappresenta in realtà una verità di fede, come si vede sia negli antichi Simboli della chiesa primitiva, sia nell'insegnamento dei principali concili, in particolare del Concilio Vaticano II (Lumen Gentium 16, Dei Verbum 14-16, Nostra Aetate 4)».
    A parte che il Vaticano II non è neppure un Concilio dogmatico, ma solo pastorale, quali siano invece le principali preoccupazioni dogmatiche del cardinale, lo lasciano intendere direttamente le sue parole: «Il dialogo e la collaborazione tra cristiani ed ebrei 'implica, tra l'altro, che si faccia memoria della parte che i figli della Chiesa hanno potuto avere nella nascita e nella diffusione di un atteggiamento antisemita nella storia e di ciò si chieda perdono a Dio, favorendo in ogni modo incontri di riconciliazione e di amicizia con i figli di Israele» (ibidem).
    «In questo spirito di ritrovata fraternità potrà rifiorire una nuova primavera per la Chiesa e per il mondo, con il cuore rivolto da Roma a Gerusalemme e alla terra dei Padri, perché anche là possa germogliare e maturare presto una pace durevole e giusta per tutti, come un vessillo innalzato in mezzo ai popoli». (4)

    Primavera per la Chiesa?! Ah, ma allora siamo pure recidivi!
    Già a Paolo VI era toccato ammettere che dopo il Concilio Vaticano II «aspettavamo la primavera ed è venuta la tempesta».
    Ci è bastata quella di primavera e dopo quella conciliare non voglio più nemmeno sentirla la parola primavera!
    Anzi, immaginando i larghi sorrisi di soddisfazione dei «fratelli maggiori» Gideon Meir e Oded Ben Hur, l'unica primavera che mi viene in mente è quella superbamente cantata da Loretta Goggi: «…e si rideva di noi, che imbroglio era, maledetta primavera, maledetta primavera…».

    Domenico Savino

    Note
    1) «Il Corriere della Sera», 18 gennaio 2007, «Mostra sui miracoli sotto accusa: 'è antisemita'».
    2) http://www.traniweb.it/trani/informa/4779.html
    3) http://www.orvietonews.it/?page=notizie&id=13308
    4) http://www.vatican.va/roman_curia/po...itismo_it.html


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  2. #2
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    Chi già conoscesse la vicenda del Miracolo Eucaristico di Trani può iniziare a leggere direttamente qui:



    Citazione Originariamente Scritto da aprile crudele Visualizza Messaggio



    [...]
    Perché vi ho narrato queste vicende?
    Perché nei giorni scorsi ad Orvieto, nella chiesa di San Francesco, è stata inaugurata una mostra di pannelli che hanno per oggetto i «Miracoli eucaristici».
    L'esposizione ha provocato la riprovazione dell'associazione «Amici di Israele», che l'hanno definita antisemita in quanto ribadisce «le false accuse agli ebrei di omicidio rituale, di profanazione delle ostie». (1)
    Fra tutti gli episodi raffigurati sui pannelli, oltre al riferimento ad una fattucchiera giudea che «chiese ad una donna esasperata per l'infedeltà del marito di portare un'ostia consacrata per preparare il filtro d'amore» o a quello di «un rigattiere ebreo Jonathas, acerrimo nemico della religione cattolica», che «provò a ricattare una ricca e sciagurata nobildonna e finì arrestato e condannato a morte», quello che ha scatenato la reazione degli «Amici di Israele» è stato proprio il miracolo di Trani.
    Gli «Amici di Israele» hanno richiesto addirittura un intervento del Papa «come teologo e come capo della Chiesa cattolica» per l'eliminazione «dal patrimonio cultuale di tutti quei santi, reliquiari, preghiere, feste e processioni, in cui si ribadiscono le false accuse agli ebrei di omicidio rituale, di profanazione delle ostie».
    Prima del loro intervento nessuno aveva sollevato obiezioni: non il vescovo, né il Comune di cui la chiesa è proprietà, né la Legambiente che con turni di volontari consente le visite nella chiesa, né l'Istituto storico artistico orvietano che ha contribuito al restauro e alla riapertura.
    «Queste osservazioni sono nuove, confronteremo i pannelli con i testi storici, anche se questi spesso risentono del periodo e dell'ambiente in cui sono nati. Ma certamente non è nostra intenzione offendere nessuno e dunque siamo aperti a visionare i pannelli e a valutare», si è affrettato subito a spiegare il vescovo di Orvieto monsignor Giovanni Scanavino.
    Ma gli «Amici di Israele» non si sono accontentati.
    Hanno intimato che per loro è necessario rivedere e riconsiderare una cultura popolare che segnala come «la brace dell'intolleranza e dell'odio cova ancora sotto una cenere che, dopo la Shoah, speravamo venisse definitivamente spenta».
    E dunque hanno precisato che non sarebbe bastato chiudere la mostra, ma ci sarebbe voluta, a cura del Vaticano, una vera e propria «opera di aggiornamento e sensibilizzazione di parroci e sacerdoti».
    Pinuccio Tarantini, candidato sindaco di Alleanza Nazionale, si allinea subito e in un comunicato-capolavoro di equilibrismo e ambiguità relega la credenza nell'ambito delle tradizioni folkloristiche e contraria alle regole liturgiche: «E' vero - ammette - La processione 'dei Misteri' del Venerdì Santo è una processione penitenziale che fino a una ventina di anni fa consentiva all'arcivescovo di Trani di esporre per le vie cittadine l'Immagine Eucaristica, cioè proprio un'ostia consacrata, contravvenendo, credo, alle regole liturgiche che vogliono proprio in quel giorno il Corpo di Cristo nel Sepolcro. Era una Processione di espiazione proprio per la 'offesa' arrecata in Trani al Corpo di Cristo da quel 'tentativo di frittura', una processione a cui, a suggellarne il coinvolgimento della comunità cittadina, ha sempre partecipato anche l'autorità civica in forma ufficiale».

    Poi precisa: «Da circa vent'anni il rito è stato modificato e non viene più portata in processione l'Immagine Eucaristica, ma il Vescovo, il Priore dell'Arciconfraternita del 'Santissimo' e il sindaco sfilano con al collo la chiave d'argento dell'urna in cui è racchiuso il simulacro del Corpo di Cristo. Se mi è dato di esprimere una mia personale opinione posso dire che molto spesso queste manifestazioni della religiosità popolare, pur traendo origine da episodi certamente da verificare dal punto di vista storico e comunque di dubbio gusto o addirittura irrispettosi nei confronti di altri credi religiosi, si perpetuano senza alcuna traccia di avversione o intento offensivo nei confronti di alcuno: nascono certo figli della loro epoca, ma si tramandano nel loro significato più intrinseco che è quello di una tradizione meridionale popolare mistico - localistica ad uso tutto interiore e 'interno'».
    Infine, in linea con il «politicamente corretto», rassicura.
    «Nei miei 46 anni di vita non ho mai sentito né colto, alcun sentimento di ostilità nei confronti né di ebrei né di chicchessia in occasione di quella processione, e che fossi in braccio a mia madre o che vi partecipassi da sindaco di Trani. Proprio Trani, peraltro, circa un anno fa, ha di fatto consentito alla locale comunità ebraica di rinascere, restituendole al culto, dopo secoli, la sinagoga di Scolanova, che si trova all'interno del quartiere ebraico: dico quartiere e non ghetto perché gli ebrei sono stati sempre intimamente connessi, da protagonisti, al tessuto sociale della nostra città, come è testimoniato dal fatto che già Federico II consentì loro di praticare il commercio senza esigere gabelle e ancor più dalla circostanza che uno dei 'Consoli in arte di mare' che proprio nel 1063 promulgarono gli 'Ordinamenta Maris', il primo codice della navigazione del mondo, fu Angelo de Bramo, in rappresentanza appunto dell'etnia ebraica che insieme alle altre conviveva talmente in pace e proficuamente da produrre leggi e codici piuttosto che guerre e saccheggi». (2)
    Strano mondo davvero il nostro.
    L'offesa è recata alla Fede cristiana e si chiede scusa a coloro che l'hanno perpetrata.

    Riguardo alla questione degli omicidi rituali (ne ho già accennato), io sono prudente.
    Fin qui ho dichiarato di essere stato innocentista e per questo sto studiando con attenzione il libro di Ariel Toaff.
    Ma qui la questione mi pare diversa.
    Qui siamo di fronte ad un miracolo eucaristico riconosciuto e ad una tradizione consolidata e mai smentita.
    Mi domando allora: anche senza enfatizzare, non si poteva semplicemente ignorare cortesemente la richiesta degli «Amici di Israele»?
    Non si poteva dichiarare che si sarebbe fatta sottoporre la reliquia ad una nuova ricognizione scientifica, come si è fatto per altri miracoli eucaristici?
    Insomma non si poteva evitare di dare scandalo ai fedeli, che vedono la propria devozione continuamente demolita da interferenze esterne e «politiche»?
    O altrimenti - se questa doveva essere la figura - non ci si poteva pensare prima, evitando di «mettere il sedere nelle pedate» e i pannelli nella mostra?
    O qualcuno l'ha fatto apposta?
    Perché quello che è successo è grottesco…
    Gideon Meir e Oded Ben Hur, ambasciatori di Israele rispettivamente a Roma e presso la Santa Sede, sono stati ricevuti dal sindaco Stefano Mocio in un incontro, al quale hanno preso parte anche monsignor Carlo Franzoni, vicario del vescovo di Orvieto-Todi e Carlo Carpinelli, vice sindaco, per risolvere la controversia.
    E con tanto di accordo siglato a pranzo è stato deciso che sarebbero stati rimossi i due pannelli che raccontano rispettivamente del miracolo dell'ostia fritta di Trani e di quello di Parigi: «In più verrà rifatto il catalogo della mostra - spiega Oded Ben Hur -. Ma siamo molto soddisfatti del clima che abbiamo trovato e dell'apertura al dialogo interreligioso e interculturale nella città e nella curia».
    A proposito, chi paga le spese del nuovo catalogo?
    La Chiesa, il Comune o contribuiscono anche i «fratelli maggiori»?
    «Non potevano rimanere margini di ambiguità tra la nostra città su aspetti particolari come la mostra - ha spiegato il sindaco DS Stefano Mocio -. Nei prossimi giorni, quando rientrerà in sede anche il vescovo, verranno definiti nel concreto i provvedimenti da adottare per superare questo problema».
    «Vogliamo eliminare ogni occasione di malinteso, facendo continuare la mostra senza creare problemi», sintetizza monsignor Franzoni a fine pranzo.
    «Il caso per noi è chiuso», commenta compiaciuto l'ambasciatore Ben Hur.


    L'ambasciatore israeliano Oded Ben Hur

    Per forza.
    Con piena soddisfazione da parte ebraica, nella città del Miracolo è scoppiata la pace, in un tripudio di abbracci, di dialogo interreligioso e interculturale con il sindaco che si è vantato del fatto che «Orvieto si è sempre prodigata per promuovere azioni concrete tese al dialogo tra le religioni. Nel 2005 la nostra città, proprio come esempio di scambio sinergico di culture, conferì il Premio Internazionale per i Diritti Umani 'Città di Orvieto' dedicato alla ricerca del dialogo tra le religioni monoteiste, al rabbino capo emerito, professor Elio Toaff, al vescovo di Terni, monsignor Vincenzo Paglia e al celebre scrittore Tahar Ben Jelloun». (3)
    In attesa che magari in futuro qualche storico ebreo, magari figlio di rabbino, possa ammettere che in realtà l'evento potrebbe anche essere veritiero o verosimile, apprendiamo che della vicenda ne era stato interessato direttamente anche il cardinale Walter Kasper, che ha indagato presso la curia di Orvieto sulle eventuali responsabilità per la mostra e poi evidentemente deve avere dettato la linea.
    Kasper è presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani, che, per chi non lo sapesse, ha curiosamente al proprio interno una Commissione della Santa Sede per i rapporti religiosi con l'ebraismo (speravamo ben augurante una conversione di questo alla fede in Cristo). Sbagliato!
    E non c'è da stupirsi.
    Il cardinale nella sua veste di presidente il Pontificio Consiglio sostiene velatamente un simulacro di teologia delle salvezze parallele, secondo cui «la Chiesa […] in quanto 'popolo messianico', non si sostituisce a Israele, ma vi s'innesta, secondo la dottrina paolina, mediante l'adesione a Gesù Cristo morto e risorto, salvatore del mondo, e questo legame costituisce un vincolo spirituale radicale, unico e insopprimibile da parte cristiana. La concezione opposta - di un Israele un tempo (olim) prescelto, ma poi per sempre ripudiato da Dio e sostituito ormai dalla Chiesa - benché abbia avuto larga diffusione per quasi venti secoli, non rappresenta in realtà una verità di fede, come si vede sia negli antichi Simboli della chiesa primitiva, sia nell'insegnamento dei principali concili, in particolare del Concilio Vaticano II (Lumen Gentium 16, Dei Verbum 14-16, Nostra Aetate 4)».
    A parte che il Vaticano II non è neppure un Concilio dogmatico, ma solo pastorale, quali siano invece le principali preoccupazioni dogmatiche del cardinale, lo lasciano intendere direttamente le sue parole: «Il dialogo e la collaborazione tra cristiani ed ebrei 'implica, tra l'altro, che si faccia memoria della parte che i figli della Chiesa hanno potuto avere nella nascita e nella diffusione di un atteggiamento antisemita nella storia e di ciò si chieda perdono a Dio, favorendo in ogni modo incontri di riconciliazione e di amicizia con i figli di Israele» (ibidem).
    «In questo spirito di ritrovata fraternità potrà rifiorire una nuova primavera per la Chiesa e per il mondo, con il cuore rivolto da Roma a Gerusalemme e alla terra dei Padri, perché anche là possa germogliare e maturare presto una pace durevole e giusta per tutti, come un vessillo innalzato in mezzo ai popoli». (4)

    Primavera per la Chiesa?! Ah, ma allora siamo pure recidivi!
    Già a Paolo VI era toccato ammettere che dopo il Concilio Vaticano II «aspettavamo la primavera ed è venuta la tempesta».
    Ci è bastata quella di primavera e dopo quella conciliare non voglio più nemmeno sentirla la parola primavera!
    Anzi, immaginando i larghi sorrisi di soddisfazione dei «fratelli maggiori» Gideon Meir e Oded Ben Hur, l'unica primavera che mi viene in mente è quella superbamente cantata da Loretta Goggi: «…e si rideva di noi, che imbroglio era, maledetta primavera, maledetta primavera…».

    Domenico Savino

    Note
    1) «Il Corriere della Sera», 18 gennaio 2007, «Mostra sui miracoli sotto accusa: 'è antisemita'».
    2) http://www.traniweb.it/trani/informa/4779.html
    3) http://www.orvietonews.it/?page=notizie&id=13308
    4) http://www.vatican.va/roman_curia/po...itismo_it.html


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  3. #3
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    A forza di rivisitare, aggiornare, razionalizzare, demitizzare, storicizzare, fare ammende, e revisionare si arriverà al nodo, alla Pietra d'inciampo. Arriverà temo, il giorno che qualcuno, per cecità o baldanza, si proverà a svellerLa...

  4. #4
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    ma il problema qual'è?

  5. #5
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    ma il problema qual'è?
    Se non vedi nessun problema vuol dire che non c'è nessun problema.

  6. #6
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    Chiesa del Miracolo Eucaristico
    Cappella di San Salvatore comunemente chiamata dell’Ebrea
    Via Lagalante - Trani

    Trattasi della Cappella di San Salvatore comunemente chiamata dell’Ebrea. Sita in via Lagalante, al suo interno si trova una tela sulla quale è descritto l’episodio accaduto ad una ebrea di nome Zaches colpevole di aver profanato un ostia consacrata, la quale non credendo nell’eucarestia volle friggerla in una padella. Il sacrilegio sembra si sia verificato tramite un flusso inarrestabile di sangue. Il fatto risale al 1452, sotto il regno di Ferdinando il Cattolico. Fino agli inizi di questo secolo vi era una processione espiatoria. Nello stesso punto i tranesi vollero edificare una chiesetta appunto chiamata del Miracolo Eucaristico. Ciò che resta della reliquia è oggi conservata nella chiesa di Sant’Andrea.

  7. #7
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    Il Couet, in una raccolta in lingua francese, dal titolo: «Les Miracles Historiques du Saint Sacrament», Tourcoing 1898, scrive: «La città di Trani in Puglia, possiede in un ricco reliquiario d'argento, un'Ostia miracolosamente convertita in carne... L'Ostia si è conservata in questo stato, senza corruzione, alla grande ammirazione dei fedeli. È tradizione, fra gli abitanti di Trani, che Dio operò questo miracolo per confondere l'audacia sacrilega di una donna giudea, che voleva fare bruciare la divina ostia su una padella di ferro».

    http://www.dioesiste.org/miracoli_eucaristici.html

  8. #8
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    Se non vedi nessun problema vuol dire che non c'è nessun problema.
    no. vuol dire che che chiedo qual'è il problema.se secondo te non lo vedo fammi capire,no?

    altrimenti se vuoi solo repliche che facciano a gara a dire "CHE SCHIFO!!!!! sporchi ebbbbbrei che odiano la fede", allora si, forse è vero. hai sbagliato forum.

  9. #9
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    Citazione Originariamente Scritto da bottero Visualizza Messaggio
    no. vuol dire che che chiedo qual'è il problema.se secondo te non lo vedo fammi capire,no?
    Leggi l'articolo. Dopodichè, se non ritieni un problema che si debba smettere di raccontare la storia di un Miracolo perchè a qualcuno la Verità dà fastidio, non ho speranza di farti comprendere il mio punto di vista. E non ho intenzione di lanciarmi in un estenuante confronto: la Fede è una cosa seria, e se credi che l'Eucarestia è il corpo di Cristo, tutto segue in modo ferreo.

    Citazione Originariamente Scritto da bottero Visualizza Messaggio
    altrimenti se vuoi solo repliche che facciano a gara a dire "CHE SCHIFO!!!!! sporchi ebbbbbrei che odiano la fede", allora si, forse è vero. hai sbagliato forum.


    QUel linguaggio e quel retroterra non mi appartengono.

  10. #10
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    i miracoli non sono necessari alla vita di fede, o sbaglio?

    le tradizioni nascono e muoiono.

    può dispiacere (chi lo nega?), ma la Verità dell'annuncio evangelico non dipende in ALCUN modo da "miracoli", veri o finti.

    per cui qui non è in discussione la Verità, ma la verità del fatto storico.
    se tale verità non c'è ripeto....qual'è il problema?

 

 
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