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  1. #11
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    Con il popolo libanese … fino alla vittoria



    Non contento del massacro quotidiano che da settimane ormai compie nella striscia di Gaza, non soddisfatto del sequestro di 61 membri tra deputati, sindaci e ministri dell’attuale governo palestinese, l’esercito israeliano ha oggi - su decisione del regime di Tel Aviv - deciso d’invadere il Libano, dove già continua ad occupare illegalmente le fattorie di Shebaa.

    Il Coordinamento Progetto Eurasia si schiera dalla parte del popolo libanese martoriato dall’aviazione sionista e augura al suo movimento di resistenza Hizbollah piena vittoria.

    Il Coordinamento Progetto Eurasia, conscio che come sempre la cd. “comunità internazionale” non prenderà provvedimenti nei confronti dell’atto di guerra sionista, invita istituzioni e società civile a boicottare i prodotti economici israeliani, identificati col codice 729

    Coordinamento Progetto Eurasia - www.cpeurasia.org

  2. #12
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    La guerra infinita continua


    Palestina, Libano, Iraq, Afganistan….. e in Italia c’è chi vorrebbe cavarsela con i soliti trucchetti parlamentari….

    Mentre a Gaza prosegue il massacro della popolazione sotto il fuoco sionista, mentre metà governo palestinese si trova incarcerato nelle prigioni israeliane, mentre Israele aggredisce il Libano col silenzio complice di un Occidente che si limita ipocritamente alla critica degli “eccessi”, mentre continuano le criminali occupazioni dell’Iraq e dell’Afghanistan (60 civili uccisi dagli ultimi bombardamenti Usa nel sud-est del paese); nel Parlamento italiano si discutono mezzi e mezzucci per l’ennesimo inganno, per giustificare l’ingiustificabile, per chiamare pace la guerra.

    La mozione su cui si sono accordati tutti i gruppi della maggioranza governativa alla Camera è in perfetta continuità con la politica del governo Berlusconi. Non a caso il centrodestra la voterà senza problemi. In essa c’è la prosecuzione dell’impegno italiano sia per la “missione Isaf” che per “Enduring Freedom”, mentre non c’è il ben che minimo accenno alla cosiddetta “exit strategy”. Il resto (il monitoraggio, ecc.) è aria fritta.

    Insomma, le truppe italiane restano e perfettamente integrate nel dispositivo di occupazione.

    Il fatto politico è enorme: l’Italia governata dal centrosinistra continua a combattere la guerra infinita avviata da Bush proprio in Afghanistan. Che è poi la stessa guerra di aggressione portata avanti dal terrorismo sionista in Libano, a Gaza ed in tutta la Palestina.

    E’ ridicolo l’affannarsi con il quale il vertice di Rifondazione Comunista continua a parlare di “riduzione del danno”. Ma, con Prodi, non doveva esserci una svolta? E il no alla guerra non era “senza se e senza ma”?

    Nessuna furberia parlamentare potrà nascondere la sostanza delle cose.

    Domani, 15 luglio, Iraq Libero sarà presente all’assemblea convocata a Roma dal gruppo di parlamentari che si oppone al rifinanziamento della missione di guerra italiana in Afghanistan.

    Ci auguriamo che i NO siano tanti alla Camera come al Senato. E soprattutto ci auguriamo che non cambino di segno di fronte alla richiesta di un voto di fiducia al governo.

    Il voto sull’Afghanistan, già di per sé importantissimo, sarà il voto sull’intera politica del governo Prodi-D’Alema, un governo atlantista e filo-USA che ha scelto chiaramente da che parte stare, quella della guerra imperialista a guida statunitense.

    Per questi motivi, per un No al decreto che finanzia la missione di guerra in Afghanistan, lunedì 17 luglio manifesteremo, insieme a tante altre realtà del movimento contro la guerra, davanti alla Camera dei deputati.

    Comitati Iraq Libero - 14 luglio 2006

  3. #13
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    23:43 Libano, due civili uccisi im un bombardamento nel Nord
    Due civili sono rimasti uccisi questa sera in un bombardamento aereo israeliano su una regione del nord del Libano vicina al confine con la Siria. Alcui razzi, secondo la polizia libanese, sono stati sparati contro una strada sull'altopiano di Akkar, a un centinaio di chilometri da Beirut. Nel raid vi sono stati anche due feriti gravi.


    23:29 Merkel telefona a Olmert
    Il cancelliere tedesco Angela Merkel ha avuto oggi una conversazione telefonica con il premier israeliano Ehud Olmert. Secondo quanto annunciato da un portavoce del governo tedesco, la Merkel sta avendo contatti "per tentare di mettere la sua influenza al servizio di un miglioramento della situazione in Medio Oriente".


    23:27 Israele: colpito un bunker di Hezbollah
    Israele afferma che i raid compiuti a sud di Beirut hanno colpito un bunker dove si rifugiavano alcuni vecchi Hezbollah. Secondo quanto hanno reso noto fonti militari, sono state compiute decine di incursioni contro una struttura in cui si ritiene si fossero rifugiati alcuni elementi di spicco del 'Partito di Dio'.


    23:02 A Nazareth i primi morti arabi-israeliani
    Si chiamano Rabeia e Mahmoud Talouzi i due bambini uccisi oggi da un razzo lanciato dagli hezbollah a Nazareth. Si tratta dei primi due arabi-israeliani morti nel conflitto giunto oramai all'ottavo giorno. Le due piccole vittime avevano una tre e sette anni; erano di religione musulmana. Come tutti gli arabi di nazionalità israeliana erano discendenti di quei palestinesi che nel 1948 non abbandonarono le loro case.


    223 Hillary Clinton: "Usa a fianco di Israele"
    "L'America appoggerà Israele" con qualsiasi mezzo necessario, ha dichiarato Hillary Rodham Clinton, ex first lady e senatore dello Stato di New York, pronunciando un discorso davanti a migliaia di persone radunatesi davanti al Palazzo di Vetro dell'Onu, a New York.


    22:11 Bombardate anche le strade tra Libano e Siria
    Un portavoce militare israeliano ha indicato che gli aerei dello stato ebraico oggi hanno colpito 12 strade che collegano il Libano alla Siria per impedire che agli Hezbollah giungano rifornimenti di armi. Ieri il generale Gadi Eisenkaut aveva affermato che dalla Siria continuano ad arrivare in Libano armi destinate agli Hezbollah, aggiungendo che il razzo che domenica scorsa ha ucciso otto persone nella città israeliana a Haifa era di fabbricazione siriana.
    L'agenzia ufficiale siriana Sana ha oggi definito questa notizia "priva di qualsiasi fondamento".


    21:49 Israele chiude i Territori palestinesi
    Il ministro della difesa israeliano Amir Peretz ha deciso questa sera la chiusura fino a sabato dei Territori palestinesi: lo riferisce l'edizione elettronica Ynet del quotidiano yediot Ahronot. La misura prende effetto questa notte e dovrebbe rimanere in vigore fino a sabato sera, stando al quotidiano. La decisione è stata presa, ha aggiunto Ynet, in "considerazione del numero crescente di allarmi circa attacchi terroristici". La polizia israeliana ha affermato oggi di avere sventato due attentati kamikaze negli ultimi due giorni.


    21:48 Bombardato un ponte al confine con la Siria
    L'aviazione israeliana ha bombardato questa sera un ponte nel nord del Libano non lontano dalla frontiera con la Siria, secondo quanto hanno reso noto fonti della polizia. Il ponte collega le località di Qobayat e di Aandaqt, entrambe situate sull'altopiano di Akkar a un centinaio di chilometri dalla capitale Beirut. Le fonti hanno riferito che non ci sono state vittime ma non hanno precisato se il ponte sia stato danneggiato.


    21:29 Mosca: Hamas ed Hezbollah non sono gruppi terroristici
    Mosca continua a non considerare Hamas ed Hezbollah gruppi terroristici: la nuova lista delle organizzazioni del terrore preparata dai servizi segreti russi e approvata dal premier Mikhail Fradkov elenca 17 sigle, tra le quali non ci sono nè il Movimento di resistenza islamico palestinese nè il Partito di Dio, entrambi considerati responsabili della crisi attuale in Medio Oriente. La Russia è l'unico membro del Quartetto (di cui fanno parte anche Stati Uniti, Unione Europea e Nazioni Unite) a non considerare Hamas ed Hezbollah gruppi terroristici.



    21:27 Gaza, Solana incontra Abu Mazen
    Javier Solana, l'alto rappresentante della Ue per la politica estera, ha avuto stasera a Gaza un incontro con il presidente dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) Abu Mazen dopo i suoi colloqui di oggi in Israele. Abu Mazen ha chiesto al suo interlocutore di intervenire "al più presto possibile" per porre termine "alla tragedia del Medio Oriente". Al termine dell'incontro, durato circa un'ora, Solana ha detto che quanto accade a Gaza e in Libano "sono situazioni diverse da non mischiare tra loro" e che, in ogni caso, la Ue è contraria "a una risposta sproporzionata che provoca danni enormi in termini fisici e umani".


    206 Libano: sparati oltre cento razzi
    Sono "oltre cento i razzi" sparati oggi dal Libano contro Israele: lo ha detto il generale israeliano Yuval Halmish, in un briefing al ministero della Difesa a Tel Aviv, durante il quale ha ha affermato che alcuni di questi razzi "hanno un diametro di 220 millimetri e sono di fabbricazione siriana". Lo stesso generale ha poi sostenuto che "stanno aumentando in Libano le voci contro le attività degli Hezbollah".


    20:18 Israele: sono 8 i palestinesi uccisi
    Secondo fonti dello Stato ebraico sarebbero otto i palestinesi uccisi questa sera in un raid aereo israeliano nella parte centrale della Striscia di Gaza, le vittime apparterrebbero a una cellula di militanti armati di razzi anticarro. Fonti palestinesi parlano invece di due morti, due civili disarmati, e di numerosi feriti, tra cui ci sarebbero anche bambini.


    20:17 Sei civili libanesi uccisi al confine
    Sei civili sono rimasti uccisi in serata e altre decine sono stati feriti in seguito a raid israeliani scattati in serata contro i villaggi libanesi vicini alla frontiera con Israele. Si tratta di un primo bilancio diffuso dalla polizia. Quattro membri della stessa famiglia sono morti nella distruzione della loro casa ad Ainata in un raid dei caccia bombardiere israeliani che hanno provocato anche sette feriti. Due civili sono stati uccisi e tre feriti nel bombardamento di un'abitazione a Dibbiye più ad est. Altri due civili hanno perso la vita in un raid su Zebdin, nei pressi di Nabatiye, 70 chilometri a sud-est di Tiro.


    20:09 Libano: 60 i civili uccisi oggi
    Sono almeno 60 i civili rimasti uccisi oggi in Libano, nella giornata più sanguinosa dall'inizio dell'offensiva israeliana contro il paese arabo.
    Il primo ministro libanese Fuad Siniora ha detto che in sette giorni le vittime fra la popolazione civile sono 300. La Croce rossa internazionale ha parlato di almeno 310 morti.


    20:03 Gaza, sono tre i palestinesi uccisi
    E' salito a tre il numero dei palestinesi, tutti civili, tra i quali una donna, che sono stati uccisi oggi da fuoco israeliano durante un raid dell'esercito a est di Mughazi, nel centro della striscia di Gaza. Secondo le fonti palestinesi, inoltre, i feriti sono almeno diciotto. Fonti militari israeliane hanno più genericamente riferito di un attacco attuato da palestinesi armati contro le truppe. Nella stessa operazione altri sette palestinesi, tra i quali tre armati, erano stati uccisi e diverse decine feriti questa mattina.


    198 250 svizzeri hanno lasciato il Libano
    Circa 250 cittadini svizzeri hanno potuto lasciare oggi il Libano. L'annuncio è stato dato questa sera dal Dipartimento federale degli affari esteri (Dfae). La maggior parte ha abbandonato Beirut via mare, mentre una decina ha raggiunto via terra Damasco, in Siria.


    197 Croce Rossa stanzia fondi per i civili
    Il comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) ha stanziato un primo fondo di 6,4 milioni di euro per assistere i feriti civili in Libano, vittime innocenti di un conflitto che, per il direttore delle operazioni Pierre Krahenbuhl, "genera gravi perplessità sul rispetto del principio di proporzionalità". Per la Croce Rossa, continua Krahenbuhl, "la principale preoccupazione ora è la popolazione civile, che sta sopportando tutto il peso delle operazioni militari, che in una settimana hanno provocato troppe vittime e ingenti danni alle infrastrutture".


    193 La Siria chiede un cessate il fuoco
    Per la prima volta la Siria ha preso posizione ufficialmente per un cessate il fuoco in Libano. L'agenzia di stampa ufficiale siriana, la Sana, ha riferito che il presidente siriano, Bashar al-Assad, ha discusso con il premier turco, Tayyip Erdogan, "dell'aggressione israeliana in Libano e Palestina che prende di mira civili, persone innocenti e infrastrutture". Nel colloquio, fanno sapere fonti di Damasco, si sono discusse "le posizioni internazionali e il fatto che la comunità internazionale sia lenta nell'impotrre un cessate il fuoco e nel mettere fine alla crisi".
    La presa di posizione arriva all'indomani del richiamo del presidente americano George W. Bush che ha dichiarato che Assad non sta facendo abbastanza per la stabilità del Medio Oriente.


    19:28 Nuovi bombardamenti su Beirut
    Il boato di tre potenti esplosioni è stato nuovamente udito poco fa nella capitale libanese Beirut. L'emittente Tv al Arabiya ha precisato che si tratta di nuovi bombardamenti sulla parte Sud della città, già ripetutamente colpita nei giorni scorsi. Non è chiaro al momento se si tratti di raid aerei o di colpi sparati dai cannoni delle unità navali israeliane che incrociano al largo di Beirut.


    19:22 Il re di Giordania si appella alla Rice
    Il re di Giordania, Abdullah II, ha telefonato al Segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, per chiedere agli Stati Uniti di intensificare gli sforzi per un "immediato cessate il fuoco" in Libano e nei territori palestinesi. Il sovrano giordano ha sottolineato il ruolo che avrebbe Washington sulla fine dei due conflitti. "Il monarca chiede con urgenza l'intensificazione degli sforzi della comunità internazionale per arrivare ad un immediato cessate il fuoco e porre fine all'escalation militare israeliana in Libano e nell'aera palestinese", recita un comunicato della corte reale.


    19:20 Usa, la Rice domani sarà all'Onu
    Ora è ufficiale, il segretario di Stato Usa Condoleezza Rice sarà domani al Palazzo di Vetro dell'Onu, a New York. Lo ha annunciato il suo portavoce Sean McCormack, senza aggiungere nulla su successi programmi del capo della diplomazia statunitense. Ieri, l'ambasciatore israeliano all'Onu Dan Gillerman aveva detto, in un'intervista alla Fox, che la Rice sarebbe partita per il Medio Oriente venerdì. A New York, la Rice vedrà a cena il segretario generale dell'Onu Kofi Annan, dopo il ritorno della delegazione da lui inviata nella Regione.


    19:18 Sinoira: "300 morti e mezzo milione di sfollati"
    Trecento morti, mille feriti e mezzo milione di sfollati: è questo il drammatico bilancio di otto giorni di raid israeliani sul Libano fornito dal capo del governo di Beirut, Fuad Siniora. In una dichiarazione durante un incontro con ambasciatori stranieri, il premier libanese ha annunciato che chiederà a Israele il risarcimento per "le perdite inimmaginabili" causate alle infrastrutture del suo Paese.


    19:15 Raid su Gaza, due i palestinesi uccisi
    Sarebbero due i palestinesi, secondo le fonti israeliane due militanti, uccisi da quattro missili sparati da un elicottero dello Stato ebraico in un raid nella parte centrale della Striscia di Gaza, nella zona di al-Marazi. Lo hanno riferito fonti palestinesi, secondo cui ci sarebbero anche dei feriti.


    19:08 Premier libanese chiede aiuto al Vaticano
    C'è stata una lunga telefonata fta il premier libanese Fouad Sinora e il segretario di stato vaticano Angelo Sodano. Il governo di Beirut ha chiesto l'intervento e l'aiuto del Vaticano per favorire un cessate il fuoco immediato, uno stop alle operazioni militari che viene visto in queste ore drammatiche come una priorità assoluta dalle autorità libanesi. La notizia viene riportata dall'agenzia missionaria "Asianews" che cita l'ufficio stampa del premier libanese.


    19:06 Knesset: "Mancano gli allarmi in arabo"
    Il deputato della Knesset Taleb A-Sanaa, della Lista araba Unita, ha protestato contro il Comando del Fronte Interno per la mancanza di allarmi antirazzo in lingua araba nei quartieri arabi delle città israeliane. A-Sanna ha chiesto al Generale Yitzhak Gershon, responsabile del Comando, di installare dei sistemi di allarme con istruzioni in lingua araba in modo che anche i cittadini arabi residenti in Israele possano raggiungere i rifugi.


    19:02 "I militari italiani sono al sicuro"
    I militari italiani "sono al sicuro" e non corrono "alcun rischio". La dichiarazione arriva dal comandante del contingente italiano in Libano, il tenente colonnello dell'Esercito Salvatore Scalisi, dopo che un colpo sparato dagli israeliani ha colpito il quartier generale della missione Onu a Naqura, nel sud del Libano, dove si trovano anche i soldati italiani. "Tutti i militari del contingente - ha spiegato il colonnello - stanno bene e sono al sicuro. Il colpo è caduto lontano dal compound italiano e non ha provocato danni". La base di Naqura ospita l'intero contingente Italair, composto da 53 uomini e 4 elicotteri Ab 205.


    183 Premier libanese chiede cessate il fuoco e risarcimento
    Il premier libanese Fuad Siniora ha "implorato" ad Israele un immediato cessate il fuoco che metta fine ai "massacri israeliani", ed un risarcimento per i danni causati dall'offensiva militare denunciando lo Stato ebraico di voler riportare "indietro di 50 anni" il suo Paese. Siniora ha anche sollecitato urgenti aiuti umanitari dalla comunità internazionale.


    181 Due nuovi razzi Hezbollah su Haifa
    Almeno due nuovi razzi sparati dai miliziani Hezbollah sono caduti questa sera su Haifa, nel nord di Israele. Al momento non si ha notizia di feriti. La terza città israeliana è già stata colpita più volte negli ultimi giorni dai razzi degli Hezbollah.


    180 Delegazione Onu non conferma rifiuto ingresso Siria
    La delegazione dell'Onu in Medioriente rientra oggi a New York via Madrid senza essere stata in Siria e il portavoce dell'Onu Farhan Haq non ha voluto confermare nè smentire che la Siria abbia negato l'ingresso a Terje Roed-Larsen, uno dei membri del gruppo.
    "Il team rientra oggi e non è escluso che si rechi a Damasco in futuro", ha detto Haq rimandando i giornalisti a quanto dirà in proposito domani il segretario generale Kofi Annan riferendo in Consiglio di Sicurezza sui contatti avuti per risolvere "con azioni concrete" la crisi in Medioriente.


    18:49 Siria ribadisce sostegno a Hezbollah
    La Siria ha oggi ribadito il suo sostegno al movimento sciita libanese Hezbollah e ha esaminato la possibilità di nuove iniziative per accogliere l'ondata di profughi in arrivo dal Libano sottoposto da sette giorni ad intensi bombardamenti da parte delle forze israeliane. Il Comando regionale del partito Baath al potere ha discusso "gli sviluppi politici e umanitari riguardo ai fratelli libanesi che si trovano esposti alla brutale e ripetuta aggressione israeliana in territorio libanese", ha reso noto un comunicato ufficiale. I dirigenti del partito Baath hanno inoltre esaminato le misure prese fino ad ora per "aiutare i fratelli libanesi e facilitarne il loro soggiorno in Siria".


    186 Olmert: "Operazione contro Hezbollah continuerà per il tempo necessario"
    Il primo ministro israeliano Ehud Olmert ha dichiarato che l'operazione militare contro gli Hezbollah continuerà "per il tempo necessario" a liberare i due soldati rapiti e ad assicurare che Hezbollah non sia più una minaccia. "Il primo ministro - si legge in un comunicato dell'ufficio di Olmert - ha sottolineato che Israele porterà avanti la battaglia contro Hezbollah per tutto il tempo necessario fino al ritorno dei soldati rapiti e alla piena applicazione" della risoluzione 1559 dell'Onu. Il comunicato è stato emesso dopo l'incontro del premier con l'alto funzionario per la politica estera e la sicurezza europea, Javier Solana, a Gerusalemme oggi per incontrare i vertici del governo israeliano e stasera a Gaza per un colloquio con il presidente palestinese Mahmoud Abbas.


    18:27 Gaza, palestinese ucciso
    Un palestinese è stato ucciso oggi nel centro della striscia di Gaza in un'esplosione che, secondo fonti palestinesi, è stata causata da un attacco aereo o da una cannonata.


    18:27 Domani il rientro di altri 400 italiani dal Libano
    Circa 400 connazionali si imbarcheranno domani, nel momento in cui saranno adeguatamente verificate tutte le condizioni di sicurezza, dal porto di Beirut alla volta di Larnaka, dove verranno accolti da una squadra di pronta assistenza appositamente approntata dall' Unita' di Crisi della Farnesina e da personale dell'Ambasciata d'Italia a Cipro. Gli italiani si imbarcheranno successivamente su due voli commerciali di Air One ed Alitalia messi a disposizione dall'Unità di Crisi, che atterreranno all'aeroporto di Fiumicino nella notte fra giovedì 20 e venerdì 21. La prefettura di Roma come nelle precedenti occasioni predisponendo in collaborazione con la Farnesina le misure di accoglienza dei rimpatriati.


    18:23 Colpita postazione Unifil in Libano, nessun ferito
    Postazioni della Forza di Pace Onu in Libano (Unifil) sono state colpite dell'artiglieria israeliana. Nella città meridionale di Naqoura è stata raggiunto da alcuni proiettili il quartier generale dell'Unifil, senza che si registrassero feriti. Non lontano, a Maroun al-Ras, una zona dove oggi si sono registrati violenti scontri tra le truppe isreaeliane e le milizie Hezbollah, alcuni proiettili sono caduti all'interno di un compound dei 'caschi blu' dove avevano trovato riparo 36 civili: la postazione è stata danneggiata, ma non ci sono stati feriti.


    18:22 Napolitano: "Ue dia il suo contributo a intervento Onu"
    L'Europa deve dare il suo contributo alla missione sollecitata dall'Onu in Libano. A sollecitarlo è il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel corso della sua visita in Germania. "Le Nazioni Unite - ha affermato il capo dello Stato al termine del suo colloquio con il presidente della Repubblica federale tedesca Horts Khoeler - devono poter contare per questa missione sul ruolo primario dell'Unione Europea".


    18:17 Israele conferma uccisione due militari
    Due militari israeliani sono rimasti uccisi e altri nove sono rimasti feriti negli scontri con i miliziani Hezbollah vicino al confine tra Libano e lo Stato ebraico. La notizia, anticipata dalle tv arabe 'al Jazira' e 'al Arabiya' è stata confermata solo in serata dall'esercito di Tel Aviv. Nella battaglia, che si è svolta a Moshav Avivim, nella parte libanese del confine, sono morti anche due guerriglieri sciiti. Secondo la tv al Manar, vicina a Hezbollah, i militari israeliani uccisi sono tre.


    18:14 Inviato Onu in Medio Oriente: "Urgente forza interposizione"
    L'inviato dell'Onu in Medio oriente Terje Roed-Larsen ha ribadito oggi a Madrid la necessità di una decisione urgente su una forza di interposizione in Libano. Opinione condivisa anche del ministro degli esteri spagnolo Miguel Angel Moratinos. Roed-Larsen, inviato speciale per l'applicazione della risoluzione 1559 e membro della missione mandata da Kofi Annan che ha fatto oggi scalo a Madrid, ha detto che "c'è fretta" di prendere una decisione sulla forza a causa della situazione, ricordando che esiste gia l'Unifil che "potrebbe riconfigurarsi".


    18:11 Saad Hariri incontra stasera cardinale Sodano
    Saad Hariri, deputato del parlamento libanese e figlio del premier Rafik assassinato il 14 febbraio dell'anno scorso, è atteso stasera in Vaticano. Avrà un colloquio con il cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato. Sarà il primo di una serie di contatti che lo porteranno ad incontrare vari Capi di Stato. Domani vedrà il premier Romano Prodi e poi il Presidente, Jacques Chirac. Al centro dei colloqui la richiesta di un cessate il fuoco.


    174 Mille americani lasciano il Libano
    Circa 1.100 cittadini americani hanno lasciato oggi il Libano per Cipro: lo ha annunciato il portavoce del Pentagono Bryan Whitman.


    17:11 Piena di sfollati la base Onu bombardata
    E' piena di sfollati la postazione dell'Unifil, la forza Onu in Libano, bombardata oggi dall'artiglieria israeliana a Marun el-Ras. Lo hanno riferito all'Ansa fonti dell'Unifil.
    Civili libanesi in fuga dal villaggio di Marun er-Ras, al confine con Israele, avevano cercato rifugio nella base dell'Unifil.


    167 Croce Rossa: "Raid Israele pone principio di proporzione"
    Il comitato internazionale della Croce Rossa ha dichiarato oggi che si pongono "questioni serie" in merito ai raid israeliani contro il Libano, alla luce del pesante tributo di vittime civili. "Il numero elevato di morti e l'estensione delle distruzioni di infrastrutture pubbliche essenziali pongono questioni serie relativamente al rispetto del principio di proporzione nella condotta delle ostilita", ha dichiarato alla stampa Pierre Kraehenbuehl, direttore delle operazioni della Croce Rossa, la cui sede è a Ginevra.


    168 Nazareth, tre israeliani morti, due sono bambini
    Tre israeliani sono stati uccisi da un razzo Hezbollah a Nazareth, nel nord del Paese. Secondo le squadre di soccorso si tratta di due bambini e un adulto. La polizia ha riferito che quattro razzi hanno colpito la città e che uno di questi ha centrato una casa.


    16:14 Assad: "Siria chiede il cessate il fuoco"
    Il presidente siriano Bashar al Assad ha detto oggi che un cessate il fuoco è necessario per porre fine all'offensiva israeliana contro il Libano. Lo riferisce l'agenzia ufficiale siriana Sana.


    16:10 D'Alema: "Aperture significative da Israele"
    "In queste ore si registra qualche significativa apertura da parte di Israele" dopo l'incontro tra l'alto rappresntante dell'Ue per la politica estera Javier Solana e il premier israeliano Ehud Olmert e il ministro degli Esteri Tzipi Livni. Lo ha riferito il vicepremier e ministro degli Esteri Massimo D' Alema durante il question time trasmesso in diretta televisiva dall'Aula di Montecitorio.


    15:45 Olmert: Offensiva israeliana andrà avanti
    L'offensiva militare israeliana in Libano continuerà "fino a che sarà necessaria". Lo ha ribadito il premier israeliano, Ehud Olmert, all'Alto rappresentante per la politica estera dell'Ue, Javier Solana, in missione a Gerusalemme. "Il primo ministro", si legge in una nota, "ha sottolineato che Israele porterà avanti la lotta contro Hezbollah fino a quando sarà necessario per far tornare a casa i soldati rapiti e attuare pienamente" la risoluzione Onu 1559, che chiede il disarmo delle milizie libanesi.


    157 Russia: Attacchi Israele ostacolano rilascio ostaggi
    Per il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov l'attacco israeliano al Libano non accelererà affatto il rilascio dei soldati dello stato ebraico rapiti dall'Hezbollah. "Comprendiamo - ha detto oggi Lavrov ai microfoni della radio Ekho Moskvì - le legittime domande di Israele per il rilascio dei suoi soldati ma non penso che gli avvenimenti in Libano possano accelerarne il rilascio. Azioni così radicali incitano i radicali dell'altra parte".


    15:28 Haniyeh: Israele ridisegna Medio Oriente
    Israele punta a "ridisegnare completamente" il Medio Oriente, "secondo la visione israeliana e americana": lo ha affermato oggi davanti al parlamento palestinese il premier di Hamas Ismail Haniyeh. Haniyeh ha aggiunto di ritenere che "quanto Israele sta facendo aa Gaza supera il problema del soldato israeliano, e quanto sta facendo in Libano supera il problema dei soldati prigionieri".

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    Israele dovrebbe cercare nemici ragionevoli

    di Hassan Abu Nimah

    Dice un vecchio proverbio: “meglio un nemico ragionevole che un amico stolto”. Israele dovrebbe tenerne conto. Nel suo storico conflitto con gli arabi, Israele si è abituato a vittorie facili ed è sempre stato tentato a spingersi ancora oltre. Ha vinto guerre su diversi fronti nel 1947-48, 1967 e nel 1973. Nel 1956, Israele ha condotto l’aggressione trilaterale anglo-francese-israeliana contro l’Egitto e in velocità record ha battuto l’esercito egiziano, occupando la striscia di Gaza e tutto il Sinai fino alle coste del Canale di Suez. Uno degli aspetti più importanti della pianificazione politica di Israele era di costruire fin dal principio una forza militare abbastanza potente da assicurare la superiorità in tutti i suoi conflitti con i vicini.

    Ma le cose hanno cominciato ad andare male nel 1982, dopo che Israele ha invaso il Libano. Anche lì ha ottenuto facilmente la vittoria militare contro i combattenti dell’OLP (Organizzazione per la liberazione della Palestina) e l’esercito siriano, mentre ufficialmente l’esercito libanese rimaneva in disparte, consapevole del fatto che avrebbe potuto fare poco per fermare un’avanzata israeliana. Ma, nonostante il costo in vite umane sia stato enorme, alla fine della guerra Israele non ha ottenuto nessun risultato politico. Ha abbandonato il Libano dopo averne occupato il sud per vent’anni senza aver ottenuto niente, e avendo invece contribuito all’ascesa di Hizbollah, un movimento di resistenza determinato che è stato in grado di affrontare la sfida di Israele sui campi di battaglia.

    Nel 1983 la resistenza di Hizbollah è riuscita a costringere gli invasori israeliani ad uscire dal Libano, lasciando loro solo una striscia di terra larga 10 miglia lungo la parte libanese del confine, definita zona cuscinetto di sicurezza, controllata dall’Esercito del Sud-Libano (SLA), sostenuto da Israele. Hizbollah però ha continuato ad attaccare sia gli Israeliani che le loro forze delegate fino a che, nel maggio del 2000, Israele è stato costretto ancora una volta a lasciare rapidamente il Libano. Abbandonato e senza l’appoggio diretto di Israele, l’SLA si è disintegrato velocemente e migliaia di collaboratori hanno abbandonato il Libano seguendo i loro sostenitori israeliani.

    Non essendo riuscito a sconfiggere militarmente Hizbollah, Israele ha inserito al primo posto della sua lista diplomatica e politica questo gruppo, insieme ai suoi sostenitori in Siria e in Iran. Sotto pressione israeliana, Hizbollah è stato marchiato come organizzazione “terrorista”. La campagna internazionale per costringere Hizbollah a disarmarsi fa parte del tentativo di far considerare illegittima qualsiasi resistenza armata contro Israele.

    Israele, invece di imparare la lezione dal terribile scompiglio con il Libano, ha deciso di ripetere i suoi errori ancora più vicino a casa propria. L’unico conforto nel guardare Israele mentre commette le sue crudeli follie a Gaza, ispirate dal Libano, è quella di sentire voci coraggiose all’interno di Israele criticare con foga il fatto che il paese continui ad affidarsi alla bruta forza militare come unico strumento politico. È degno di nota il fatto che esista una volontà molto maggiore di trattare con realtà militari e politiche all’interno di almeno un piccolo segmento della società israeliana, rispetto a quanta ce ne sia in qualsiasi media mainstream statunitense.

    Aluf Benn, un importante cronista del giornale israeliano Haaretz, ha osservato che “Hizbollah, mantenendo tranquilla la Galilea, sta facendo un lavoro migliore dell’SLA filo-israeliano ” (7 luglio). Benn aggiunge: “Ci serve un Nasrallah” a Gaza, dal momento che in Libano, “è stato creato un equilibrio stabile deterrente da entrambe le parti del confine; e il ritiro dal sud è stato reso possibile non dal coraggio di Barak [Ehud Barak, ex primo ministro israeliano] ma grazie al leader di Hizbollah Hassan Nasrallah” che dall’altra parte ha portato avanti una politica di “una legge un’arma”.

    In realtà quello che sta dicendo Benn è che il peggior nemico dichiarato di Israele, Hizbollah, in realtà è un amico di Israele molto migliore rispetto a tutti i suoi indiscutibili sostenitori che lo armano a livello militare e diplomatico. Hizbollah è riuscito a far smettere a Israele di commettere quelle follie che continua a fare oggi con il completo beneplacito dei poteri occidentali nei territori palestinesi occupati.

    Nella visione assurdamente limitata di Israele, gli accordi di Oslo avrebbero dovuto produrre in Cisgiordania e a Gaza una versione di quello che non era riuscito in Libano, un esercito delegato in veste di autorità locale, che presidia un popolo assoggettato per conto dell’occupante israeliano. Ci si aspetterebbe che l’occupazione finisca prima che un’autorità nazionale assuma il potere, ma in base ad Oslo i due esistono contemporaneamente e i “liberatori” collaborano con l’occupazione invece di eliminarla.

    Israele non ha mai visto nell’Autorità Palestinese un’alternativa al suo controllo sui territori occupati, ma semplicemente un’estensione del suo stesso controllo, dando in subappalto molti dei rischi e dei costi a qualcun altro.

    La differenza sostanziale tra i territori palestinesi occupati e il Libano è che il ritiro dal Libano è stato relativamente semplice una volta che Israele è stato costretto a cedere sulla sua ideologia di dominio totale; non c’erano coloni nel sud del Libano. Ma anche questo è un aspetto interessante. Non è difficile immaginare che se Hizbollah non fosse esistito, a questo punto ci sarebbero forse venti o trentamila coloni israeliani che coltivano viti e mele nel Libano meridionale, sostenendo che sia una parte della terra che Dio ha promesso loro. Ora è un importante scrittore israeliano a dirci che è la legittima resistenza, e non la “comunità internazionale”, ad essere riuscita a controllare l’espansionismo israeliano, aiutandolo a servire i suoi interessi in modo molto migliore.

    La calma seguita al ritiro dal Libano potrebbe aver fatto erroneamente credere ad Israele di poter produrre lo stesso effetto come ha fatto l’anno scorso spingendo fuori i suoi coloni da Gaza. Questa decisione era inevitabile perché il rifiuto degli insediamenti da parte dei palestinesi e la resistenza contro questi aveva innalzato il costo del loro mantenimento a livelli che Israele non poteva più affrontare. L’abbaglio però è stato quello di credere che Israele potesse condurre una politica di ritiro da Gaza continuando a colonizzare la Cisgiordania. Israele credeva erroneamente che il popolo palestinese potesse essere diviso, e gli interessi di Gaza contrapposti a quelli della Cisgiordania.

    Invece il ritiro da Gaza si è rivelato essere disastroso dal punto di vista di Israele. Ha mostrato ancora una volta che la Cisgiordania e Gaza sono un’unica cosa e che attraverso un ritiro parziale da una parte non può ottenere calma o copertura per le continue violazioni di Israele.

    Il problema per i politici israeliani che hanno scommesso tutto sul modello del “disimpegno” da Gaza, è che promette di far diventare le linee proposte per il ritiro in Cisgiordania nuovi fronti di battaglia, sorvolati da missili Qassam e con commando che scavano sotto qualsiasi muro all’interno di ogni insediamento.

    L’isteria che ha colto l’esercito israeliano dopo la cattura del soldato israeliano due settimane fa riflette semplicemente smarrimento e confusione. Nessuna violenza né cieca brutalità farà arrendere i Palestinesi. Ma senza usare la forza, dal momento che Israele ha escluso tutte le altre opzioni, l’occupante non si sentirà mai sicuro. La violenza quindi continuerà ad aumentare e continuerà a generare una resistenza più tenace, finché non si spezza questo circolo vizioso.

    Se Israele è rimasto deluso dall’arrendevolezza illimitata dei suoi tanti amici, cioè tutti quelli che hanno appoggiato le sue infinite ambizioni territoriali e violazioni o hanno consentito benevolmente ad insediarsi per quasi niente, come l’Autorità Palestinese, è ora che prenda in considerazione il consiglio di Benn. È meglio avere a che fare con un nemico forte che agisce in maniera chiara e dignitosa, piuttosto che perdersi nel caos della fantasia e dell’irrealtà. Se la tua banca ti offre agevolazioni infinite e finanzia le tue spese sconsiderate, finisci in bancarotta.

    Israele si trova in una situazione di bancarotta politica perché ha devastato tutto il suo patrimonio politico.

    Fonte: Jordan Times

    12.07.2006

  5. #15
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    Il mondo come lo vuole Giuda

    di Maurizio Blondet

    Una donna con il suo bambino tra le macerie di Beirut causate dai razzi israeliani.
    Guardo a Beirut le strade arate dalle bombe, le case sventrate, i ponti crollati, i serbatoi di carburante in fiamme, persone urbane in fuga senza sapere dove, in abiti occidentali anche eleganti, e vedo: è così che Israele vuole ridurre il mondo.
    Non si fermerà fino a che non l’avrà ridotto a macerie.
    Vuole farlo anche a noi.
    Lo aveva detto chiaro, in un’intervista all’Observer del 21 settembre 2003, Martin Van Creveld, il docente di storia militare all’università ebraica di Gerusalemme: «Noi possediamo centinaia di testate atomiche e razzi, e possiamo lanciarli su bersagli in ogni direzione, magari anche su Roma. La maggior parte delle capitali europee sono bersagli delle nostre forze armate. Voglio citare il generale Moshe Dayan: ‘Israele deve essere come un cane pazzo, troppo pericoloso da provocare’. Le nostre forze armate non sono le terze per forza, ma forse le seconde al mondo. Noi abbiamo la capacità di trascinare giù il mondo con noi. E possono assicurarvi che ciò accadrà, prima che Israele cada».
    I missili atomici israeliani hanno Roma, Parigi, Londra come bersagli «agganciati».
    Van Creveld ce lo ha voluto far sapere: prima di crollare nelle fiamme del nulla, Israele vuole trascinarci tutti con sé.
    Sansone con tutti i filistei.
    Israele è disperato: sa che, nonostante tutti i suoi arsenali, come al demonio, al leone ruggente dell’Apocalisse, «gli è concesso poco tempo».

    Israele è disperato perché il resto dell’umanità può vivere senza di lui.
    E’ l’invidia di Giuda, la profonda invidia psicanalitica, che la spinge a devastare sistematicamente, rabbiosamente, ogni infrastruttura in Libano.
    Perché il Libano è la prova vivente della vitalità naturale che Israele non possiede: è bastato che l’armata giudaica allentasse la stretta, che si ritirasse di poco, e il Libano ha ripreso a fiorire, le antiche tradizionali fazioni ed etnie hanno ritrovato l’antico, mai facile modus vivendi del Levante, e ricominciassero a prosperare.
    Locali aperti, turismo, mercati, allegria: è tutto quello che Israele non sopporta, e che vuole tramutare in macerie, fumo, fame e paura.
    Un giornale italiano pubblica oggi un pezzo di Gilad Atzmon che è schiumante di questa rabbia, di questa invidia: dice in succo (cito a memoria) ai libanesi: voi credevate di poter essere immuni, vivevate in una bolla, vi divertivate come se Israele non fosse, vi siete dimenticati di Giuda.
    Israele odia il mondo, perché il mondo non odia Israele, semplicemente può dimenticarlo, può farne a meno.
    E questo, Israele non lo sopporta.
    Ciò, perché si credono il centro e il fine dell’universo.
    E’ la sapienza talmudica.
    «Un ebreo non è stato creato come mezzo a uno scopo: egli stesso è lo scopo, dal momento che tutta la sostanza dell’emanazione è stata creata solo per servire gli ebrei».

    Così scriveva rabbi Schneerson, il capo spirituale dei Lubavitcher, pochi anni fa.
    E così spiegava il primo versetto del Genesi, «In principio Dio creò i cieli e la terra»: «significa che tutto fu creato per il bene degli ebrei, che sono chiamati ‘il principio’. Ciò significa che tutto è vanità in confronto agli ebrei».
    Questa è la dottrina che viene da Ytzak Luria, il grande kabbalista del sedicesimo secolo.
    Egli sviluppò la dottrina delle due razze: la superiore, l’ebraica, «scelta per incarnare le divine emanazioni in questo basso mondo», e le altre inferiori dei gentili: «Per questo le anime degli ebrei sono dette malvagie, a nulla buone, e sono create senza conoscenza».
    Ma queste idee sono ancora più antiche.
    Tacito e Svetonio concordi narrano le motivazioni, ridicolmente messianiche, della rivolta ebraica del 66 dopo Cristo: «Si era diffusa in tutto l’Oriente un’antica profezia, secondo cui uomini partiti dalla Giudea si sarebbero impadroniti del potere».
    «Queste oscure espressioni», dice Tacito, «avevano preannunciato Tito e Vespasiano», che infatti conducevano operazioni in Giudea prima di essere acclamati imperatori; «ma i giudei, interpretando la profezia come riferita a se stessi, si ribellarono».
    Come si permette il mondo di esistere quasi che gli ebrei, fine dell’universo e suoi dominatori, non esistessero?
    Rabbia, invidia furente.

    Questo stesso sentimento si sente nelle parole di Van Creveld.
    Non si tratta di un pazzo solitario.
    E’un docente famoso, molto addentro al sistema militare israeliano, di cui esprime le valutazioni e la mentalità e quel che dice a proposito di Israele che «deve comportarsi come un cane pazzo, troppo pericoloso per disturbarlo», non è un modo di dire.
    E’ la dottrina strategica israeliana.
    Ed è precisamente quella che vediamo applicata oggi contro il Libano.
    Israele avverte: tirateci un solo missile, rapiteci un solo soldato, e noi vi distruggiamo ponti, strade, centrali elettriche.
    Anzi, di più: poiché siamo cani idrofobi e nucleari, non potete nemmeno immaginare quel che vi succederà, se appena ci provocate.
    E’ la cosiddetta «reazione sproporzionata».
    Persino il Financial Times ha scritto: è come se, ai tempi del terrorismo irlandese dell’IRA, noi inglesi avessimo reagito bombardando Belfast e catturando i ministri del governo irlandese.
    Ma gli ebrei rispondono così alla loro speranza messianica.
    E «la coscienza messianica è coscienza di conquista, non di arretramento», dice David Banon. Conquista terrena, potere mondiale nell’aldiquà.
    E tuttavia, nel fondo di Israele, c’è il sentimento che qualcosa gli sfugga.
    Che il mondo possa vivere senza di lui, anzi meglio, senza di lui.

    Sì, i giornali servili lo accarezzano per il verso del pelo, e mentre aggredisce dicono che è aggredito e che ha «diritto di difendersi»; sì, i giornali parlano di «guerra» anche se il Libano non risponde ai colpi, perché non ha i cannoni e gli aerei della superpotenza idrofoba: ma nel fondo, Israele sa che queste frasi vengono dalla paura, non dalla convinzione.
    Israele è armatissimo, e continua ad armarsi.
    Ma più si arma, meno si sente sicuro.
    Paese grande come la Puglia con sei milioni di abitanti, è una delle prime potenze militari del pianeta.
    Dispone di 200-300 testate atomiche; ha i missili per lanciarle su qualunque bersaglio.
    Ha inoltre tre sommergibili in navigazione continua che, se qualcuno avesse la sciagurata idea di incenerire Israele con un’atomica, possono lanciare il cosiddetto secondo colpo nucleare, sparando i loro missili dal fondo del mare e incenerendo l’aggressore.
    E’ l’apparato della mutua distruzione assicurata, su cui si è basato mezzo secolo di pace fra USA e URSS.
    Nessuno sarà tanto pazzo da attaccare Israele, avendo la certezza che ne verrà incenerito atomicamente.
    Eppure, Israele non è tranquillo.
    Non si sente sicuro nei suoi esigui confini, circondata da Paesi male armati però enormi, con cui non ha firmato trattati di pace.
    Perciò minaccia il mondo intero, che pretende di vivere senza di lei, di essere neutrale nella sua lotta contro l’universo.

    Anche voi europei, dice Van Creveld, non potete sentirvi al sicuro, perché noi siamo cani pazzi.
    Un cane pazzo può scatenare la guerra atomica qui, nel Mediterraneo che è un lago, renderlo inabile per millenni.
    Ma così, alla lunga, Israele si scava la fossa.
    Nessuno crede che sia davvero minacciato a tal punto.
    Una potenza nucleare, che ha più testate atomiche della Cina e la possibilità di «secondo colpo» ossia di ritorsione nucleare, non può comportarsi in modo «pazzo».
    Israele è pronto a rispondere ad un atto di terrorismo o a un’aggressione convenzionale con armi atomiche: e il mondo intero si sente minacciato.
    Il massacro del Libano che compie in queste ore non farà che accelerare la coscienza mondiale: Israele è un problema, il cane idrofobo è un pericolo per tutti.
    Oggi, avendo gli USA al suo fianco, Israele può essere sicuro che non sarà toccato.
    Ma con l’uso della forza illimitata, della violenza sproporzionata come prima e sola risposta, si è messo nelle condizioni di far capire a molti Stati, anche potenti e lontani, che la sola cosa che può renderlo inoffensivo è un colpo nucleare.
    Il fatto che si sia dato le bombe atomiche, e si rifiuti di assicurare che non le userà come risposta ad attacchi convenzionali, innesca in ogni Paese che si sente minacciato (vedi Iran) una corsa all’armamento atomico.

    Israele atomico non si è reso più sicuro, ma meno.
    Israele comincia ad essere percepito come un cane idrofobo nucleare, come una minaccia planetaria.
    E magari non oggi, ma fra cinquant’anni, chi ha fidato nella pura forza finirà per trovare un avversario più forte.
    Possono formarsi coalizioni oggi inimmaginabili.
    Se Israele vuole essere ancora lì fra mezzo secolo, deve diventare più ragionevole.
    Dare garanzie e riceverne, firmare trattati di pace con giustizia.
    Ma vuole davvero esistere Israele, fra cinquant’anni?
    Tutto ciò che fa suggerisce il contrario; una voglia di morte e di nulla.
    Non vuole vivere, vuole solo trascinarci con sé nel suo abisso, perché non sopporta che l’umanità possa fiorire come il Libano senza di lui, e col tempo dimenticarlo, liberato dai suoi morsi idrofobi.
    Così è condannato dalla sua superbia messianica a mordere, ad essere una molestia armata per il mondo; non può farne a meno, la sua invidia è troppo grande.
    Nel fondo del suo cuore arrabbiato risuona la parola che non vuol sentire: «Che ti serve conquistare il mondo, se poi perdi l’anima tua?».
    Domina già il mondo, con le armi e la paura, con l’inganno e le sue quinte colonne; ma non è, come sperava, nel «regno».

    Chi vuole il regno dell’aldiquà, già prova l’inferno in questa vita; cane pazzo assediato da cani pazzi, costretto a mordere e distruggere perchè nessuno sia felice, per spegnere sorrisi di bambini palestinesi, per tramutare le belle ragazze libanesi in profughe spaurite e scarmigliate, per deturpare la terra promessa, vigna del Signore, con un orrendo muro da paranoidi.
    Il «regno della promessa» senza Cristo è già l’inferno.
    E Giuda se lo sta creando da sé.
    Sappiamo che solo un piccolo resto infine dirà, cedendo, la parola soave: «Benedetto Colui che viene nel nome del Signore».
    Fino a quel giorno, Israele tesse attorno a sé la Gehenna, per sé e per noi.

    15/07/2006

  6. #16
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    Le responsabilità della guerra ricadano interamente sul regime coloniale sionista


    Come avevamo anticipato alcuni giorni fa, la cd. “Comunità internazionale” riunita nel G8 di San Pietroburgo è incapace non solo di condannare solennemente l’ennesima aggressione israeliana nei confronti di uno Stato sovrano ma anche di prendere un qualsivoglia provvedimento teso a fermare la strage quotidiana del popolo libanese.

    Il “Paese dei cedri” è stato in queste ore riportato all’ “età della pietra” dai bombardamenti sionisti, tutti concentrati sulle abitazioni e sulle infrastrutture civili, allo scopo di fiaccare il morale di coloro che hanno osato sfidare l’arroganza e l’impunità di Tel Aviv.

    Il fine ultimo della strategia israeliana è però ancora più drammatico e consiste nell’alzare il tono delle provocazioni belliche con l’obiettivo di trascinare nel conflitto anche Siria ed Iran, un aggravamento della crisi che determinerebbe di fatto la Terza Guerra Mondiale.

    Ribadiamo perciò ancora una volta come le responsabilità della guerra ricadano interamente sul regime coloniale sionista, che sta inoltre approfittando dell’attacco al Libano per intensificare i suoi massacri in una Palestina già da decenni martoriata senza pietà.

    Ricordiamo agli sprovveduti che la resistenza libanese e quella palestinese non si faranno comunque intimidire dalla supremazia militare israeliana e usciranno vincitrici da questo confronto, così come già sta succedendo per la guerriglia antiamericana in Iraq e Afghanistan. Invitiamo tutte le istituzioni a stracciare gli accordi di cooperazione con lo Stato israeliano (ultimi esempi quelli della Regione Lazio e della Regione Lombardia) e la società civile a manifestare decisamente contro la politica bellica dell’entità sionista e dei suoi sostenitori


    Coordinamento Progetto Eurasia - www.cpeurasia.org

  7. #17
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    I bombardamenti Israeliani potrebbero condurre ad un escalation bellica in Medio

    di Michel Chossudovsky

    A seguito dei bombardamenti di Beirut da parte israeliana, c’è il pericolo che la guerra mediorientale finanziata dagli Stati Uniti, attualmente caratterizzata da tre scenari distinti (Afghanistan, Palestina ed Iraq) aumenti e si estenda all’intero Medio Oriente - tutta la ragione dell’Asia Centrale.

    I bombardamenti del Libano fanno parte di un’agenda militare attentamente pianificata. Non sono spontanei atti di rappresaglia da parte di Israele. Sono atti di provocazione.

    Gli attacchi potrebbero infatti essere usati come pretesto per scatenare un’operazione militare molto più vasta, che è già in fase di pianificazione attiva. In tutta probabilità, i bombardamenti sono stati condotti con l’approvazione di Washington.

    Questi bombardamenti coincidono con la resa dei conti riguardo l’Iran e il suo presunto programma di armi nucleari. Dovrebbero essere visti ed analizzati in relazione agli interessi geo-politici e strategici israelo-statunitensi nella regione.

    A partire dal 2004, gli Stati Uniti, Israele e la Turchia hanno formulato concreti piani di guerra che comportano raid aerei sui siti nucleari dell’Iran. Israele ha buone probabilità di giocare un ruolo diretto nell’operazione militare sostenuta dagli Stati Uniti contro l’Iran, che è anche l’obbiettivo del meeting del G8 a San Pietroburgo tra il 15 e il 17 luglio.

    Dalla fine del 2004, Israele ha accumulato sistemi d’armi statunitensi in previsione di un attacco all’Iran. Questo accumulo, che è finanziato dagli aiuti dell’esercito Usa, è stato in gran parte completato nel giugno 2005.. Israele ha avuto consegna dagli Stati Uniti di molte migliaia di “armi aeree intelligenti” tra cui 500 bombe anti-bunker, che possono essere usate anche per sganciare bombe nucleari tattiche. Le armi nucleari tattiche statunitensi sono state dislocate dagli Usa e da molti dei loro alleati, e potrebbero essere impiegate contro l’Iran. I missili termonucleari di Israele sono puntati su Tehran.

    Un fattore è anche la partecipazione della Turchia nell’operazione militare israelo-statunitense, in base all’accordo raggiunto lo scorso anno tra Ankara e Tel Aviv.

    Estensione della guerra

    Thehran ha confermato che risponderà, se assalita, nella forma di attacchi con missili balistici diretti contro Israele. Questi attacchi potrebbero anche prendere di mira le strutture militari degli Stati Uniti in Iraq e nel Golfo Persico, portando immediatamente ad uno scenario di escalation militare e di guerra totale.

    G8

    Sull’agenda del G8 c’è una bozza di risoluzione delle Nazioni Unite riguardo il presunto (non esistente) programma di armi nucleari dell’Iran, la quale, secondo alcune notizie, è stata approvato tatticamente dalla Russia e dalla Cina. Questa risoluzione, se approvata, potrebbe aprire la strada per bombardamenti punitivi sull’Iran, con il pieno sostegno degli alleati europei degli Stati Uniti.

    Israele fa ora parte della coalizione militare anglo-statunitense. Se questi bombardamenti fossero portati a termine, con la partecipazione attiva di Israele, sia il Libano che la Siria diventerebbero parte di un’estesa zona di guerra.

    L’intera regione si infiammerebbe.

    E’ dunque essenziale che i movimenti dei cittadini di tutto il mondo agiscano risolutamente per affrontare i loro rispettivi governi, invertire e smantellare questa agenda militare che minaccia il futuro dell’umanità.

    Fonte: globalresearch.ca

  8. #18
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    08:17 Due israeliani feriti
    Due soldati israeliani sarebbero stati feriti nei combattimenti in corso al confine tra Libano e Israele.


    08:04 Hezbollah: Abbiamo distrutto due carri armati
    Hezbollah ha annunciato di aver distrutto due carri armati israeliani durante i combattimenti in corso lungo il confine tra Libano e Israele, dove l'esercito di Tel Aviv conduce un'operazione mirata a distruggere i bunker della milizia sciita. Secondo il portavoce di Unifil, Milos Strugar, la forza di pace dell'Onu, "intensi combattimenti" sono in corso lungo il confine nell'area di Aita Shaab.


    07:25 I marine sbarcano a Beirut dopo 23 anni
    Almeno 40 marine nell'esercito americano sono sbarcati sulla spiaggia di Beirut per aiutare l'evacuazione dal Libano di 1.200 cittadini americani. I marine sono giunti con mezzi leggeri da sbarco provenienti dalla nave da trasporto truppe USS Nashville. Con questa operazione il corpo militare è tornato in Libano dopo 23 anni. I marine si ritirarono dal Libano dopo che, nel 1983, un'attacco dei guerriglieri Hezbollah ad un loro acquartieramento provocò la morte di 241 militari.


    07:23 Libano: si combatte al confine
    Scontri a fuoco tra soldati israeliani e guerriglieri Hezbollah in due diverse zone nei pressi del confine tra Israele e Libano. I combattimenti stanno avvenendo nei luoghi dove ieri sono stati uccisi due soldati israeliani. Durante la notte, l'esercito israeliano ha intimato alla popolazione residente a Sud del Libano di ritirarsi oltre il fiume Litani che dista 40 km a Nord del confine. Intanto l'aviazione israeliana ha ripreso i bombardamenti sui quartieri a Sud di Beirut


    07:19 Attaccato nella notte il bunker di Nasrallah
    L'esercito israeliano ha pesantemente bombardato con 23 tonnellate di esplosivo, quello che si pensava fosse il bunker dello sceicco Nasrallah a Beirut. Ma l'informazione si è rivelata errata come ha psubito precisato l'emittente del partito di Dio Al Manar

  9. #19
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  10. #20
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    Equivicinanze


    di Miguel Martinez

    Tre piccoli segni dei tempi e delle equivicinanze.

    Un mese fa, un certo Ben Kurtzer si è stabilito, con moglie e cinque figli, a Maaleh Adumim, la gigantesca colonia israeliana nei Territori Occupati, che taglia in due il cosiddetto West Bank e viola clamorosamente quella cosa ormai dimenticata che un tempo chiamavano “legalità internazionale”.

    Ricordiamo a chi cerca di distinguere tra lo stato d’Israele e “pochi coloni estremisti” che Maaleh Adumim è stata voluta da un governo laburista e costruita da un governo likudista.

    E che a ricevere il neo-colono all’aeroporto, c’era il presidente d’Israele e il ministro dell’immigrazione.

    Ben Kurtzer - secondo da sinistra - accolto dal presidente d’Israele

    Mentre i nativi palestinesi vivono sotto quotidiano coprifuoco, esproprio e bombardamento, questo signore di Dallas nel Texas annuncia che per lui “è il luogo più comodo” e che “non ha paura. Ci sono un sacco di cose buone che succedono in Israele”.

    La notizia sarebbe quasi irrilevante, se Ben Kurtzer non fosse il fratello di Dan Kurtzer, un signore che ha appena lasciato il posto di ambasciatore degli Stati Uniti in Israele.

    Ben dice che “mio fratello è molto felice e orgoglioso che siamo immigrati in Israele. Ho cercato di convincere anche lui a immigrare, ma la decisione spetta a lui. Cercherò di usare le mie abilità diplomatiche per convincerlo”.

    Alcuni giorni fa, un tribunale belga ha condannato due impiegati del Centro Islamico Belga a 10 mesi di carcere e al pagamento di 17.500 euro per “istigazione all’odio razziale”.

    Il reato?

    Il loro sito web, http://www.assabyle.com, aveva pubblicato un link a un video libanese; e in quel video, qualcuno aveva paragonato l’ex-ministro degli esteri dello Stato d’Israele, David Levy, a Hitler, “per aver detto che “la terra del Libano sarebbe stata consumata dal fuoco” (”"The soil of Lebanon will burn”") nel caso di attacchi contro la cittadina di Kiryat Shimon nel nord d’Israele. Presumo che il video avesse un tono acceso, anche se non quanto un qualunque editoriale di Libero, per intenderci.

    Il link era stato tolto subito dal sito, ma il giudice ha voluto ugualmente applicare la condanna, sull’improbabile base che il cittadino e uomo politico israeliano David Levy è di religione ebraica.

    Ora, noi possiamo immaginare che i due condannati, se non sono dei filosofi, finiranno per pensarla più o meno come il giudice: cioè, che lo stato mediorientale che si chiama Israele “è” in qualche modo “gli ebrei”.

    E’ importante distinguere sempre tra giudaismo e sionismo, e non per banalità di political correctness.

    Lo si deve fare, per il semplice motivo che il sionismo è nato come rifiuto radicale di duemila anni di giudaismo post-templare, come tentativo di inventare un nazionalismo sul modello di quelli europei e di creare un “uomo nuovo” il più possibile alieno alla cultura tradizionale. Ed è solo dopo il 1967 che cade la netta distinzione evidente tra i due fenomeni.

    Però è anche vero che le concrete organizzazioni ebraiche - a mio avviso criticabili quanto le concrete organizzazioni cattoliche o islamiche - fanno spesso il possibile per confondere i due concetti, proprio come ha fatto il giudice belga.

    L’agenzia AGI del 3 luglio, ad esempio, ci informa che “Gli ebrei italiani chiedono al Governo Prodi una presa di posizione chiara contro i rischi di un rinascente antisemitismo, ‘mascherato da posizioni di equidistanza nel conflitto israelo-palestinese’.”

    Leggiamo così che il Congresso dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI) ha votato all’unanimità una mozione che invita il governo italiano a intervenire in una faccenda puramente politica in un paese mediorientale: il sequestro di un soldato israeliano da parte di milizie palestinesi che chiedevano il rilascio delle donne (circa 130) e dei minorenni (circa 200) sequestrati, a loro volta, dall’esercito di cui fa parte lo stesso soldato.

    In un’altra mozione, la stessa UCEI chiede che il governo non avvii alcuna relazione con il governo legittimamente eletto dai palestinesi.

    Poi chiede che Israele possa entrare nell’Unione Europeo, nonostante la grande distanza geografica e l’assenza di una costituzione.

    Tutto questo accompagna la vittoria elettorale della destra nelle elezioni interne della comunità, una destra che ha l’inequivocabile nome di Lista Per Israele.

    Chiaramente, una persona colta e ragionevole saprà ugualmente distinguere tra questa militanza a sostegno di uno stato estero particolarmente aggressivo, e i lunghi secoli di cultura umana e religiosa del giudaismo.

    Ma è chiaro che un simile comportamento da parte di un’organizzazione che dovrebbe rappresentare i cittadini italiani di un determinato credo religioso, e non la lobby politico-militare di uno stato estero, non aiuta.

    Immaginiamo le reazioni, ad esempio, se la Consulta Islamica da poco istituita - dopo la vittoria della “Lista Per lo Stato Islamico” - esigesse dal governo italiano il ritiro delle truppe italiane dall’Afganistan, il rifiuto di riconoscere il governo collaborazionista iracheno e l’appoggio al diritto di ritorno dei profughi palestinesi.

    Però questo equivoco fa indubbiamente comodo allo stato d’Israele. Non solo perché nel lontano Belgio, si può far condannare un critico delle sue politiche per “antisemitismo”; ma soprattutto perché il risentimento confuso e generico contro “gli ebrei” che scaturisce da simili equivoci è alla base stessa dell’esistenza di Israele.

    Spaventati dall’antipatia per gli ebrei che la politica d’Israele genera, gli ebrei in tutto il mondo cadono facilmente preda delle campagne sioniste. Magari anche a Dallas, si sentono minacciati in quanto ebrei e pronti a dare soldi, o persino a insediarsi nelle colonie.

    Un brutto circolo vizioso.

    15/07/2006

 

 
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