Casini e il Partito Cristiano
FRANCESCO MERLO
24-11-2005
IL PERSONAGGIO
Chi ancora non ha capito cosa potrebbe accadere del berlusconismo dopo le elezioni politiche di primavera e la probabile sconfitta del centrodestra, farebbe bene a riguardare le immagini deprimenti, da tuffo al cuore, dell´inaugurazione dell´anno accademico della Pontificia Università Lateranense, ieri mandate in onda da tutti i telegiornali italiani. Tra il tetragono Ruini, cardinale ideologo, e il dotto monsignor Fisichella, rettore teologo e cappellano di Montecitorio, c´era il presidente della Camera, il debole e perdente Pierferdinando Casini, nel ruolo del Pinocchio tra i due gendarmi. Il quadro, che potrebbe avere come titolo "l´ostaggio", ritrae plasticamente quella metamorfosi all´incontrario della politica italiana, dove la farfalla laica torna a farsi crisalide confessionale. Di certo non è solo Casini a covare la crisalide, ma è lui l´unico a parlare, ormai non più in privato, di un Partito Cristiano. Del resto già il 7 novembre scorso, Casini, sponsorizzato da Ruini, era stato il primo politico ad essere ufficialmente ricevuto dal Papa tedesco, ben prima sia del peccatore Berlusconi, che è riuscito a farsi ricevere solo l´altro ieri, sia del monacato Pera, che ha dovuto sinora accontentarsi di una papale lettera autografa di incoraggiamento. Fuori quota, solo Mastella aveva di straforo incontrato il Papa, ma perché, con un trucco levantino, stazza grossa e cervello fino, si era imbucato in un´udienza di devoti salernitani e, fingendo d´essere lì per caso, si era fatto riconoscere: «Ma lei non è Mastella?». Con torno di contrita vergogna, pare abbia risposto: «Purtroppo sì, Santità; sono Mastella».
Insomma è Casini il "campione" del cattolicesimo italiano, l´uomo di fiducia di Ruini, al punto che l´invidioso Storace, ogni volta che lo incontra alle affollate messe del cardinale, gli mormora: «Sei venuto a dire le preghiere o a fare le consultazioni?».
Di sicuro, il leader dell´Udc, dopo avere liquidato il troppo laico Follini, lavora intensamente alla scomposizione-ricomposizione dei mille pezzi della vecchia Dc, e apertamente naviga verso una "cosa" confessionale, un approdo vaticano che consegni la politica ai nemici della politica, ai teorici del Papa Re, ai professori del Califfato cristiano. Per Casini dunque, entusiasticamente elogiato e celebrato dal cardinale Ruini e da monsignor Fisichella come «forte coscienza cristiana» ed «esempio di vita politica ispirata dalla fede», la giornata di ieri è stata da un lato un battesimo e un´incoronazione, e dall´altro una drammatica confessione di debolezza. Segna infatti il definitivo "imparrocchiamento" della sua politica e la "pretificazione" della sua dimensione di leader. Presentendo la sconfitta, che presto lo scioglierà dalla custodia dei commessi della Camera, uno a destra e l´altro a sinistra, Casini si è ricoverato in sacrestia tra i due stipiti della nuova militanza, il rettore e il cardinale. Casini è già nel futuro, anche se può far sorridere il paragone con don Sturzo che fu il fondatore della Dc, e non solo perché quello era un prete dalla politica liberale mentre questo è un politico che aspira a una politica da prete. Ma anche perché solo la Sacra Rota e non il divorzio potrebbe ormai liberarlo dal suo primo matrimonio con la signora Roberta Lubich, la quale, per sposarlo, era già stata costretta ad annullare un altro matrimonio. C´è, alla fine, il segno allegro di una certa debolezza della Chiesa anche nell´idea che proprio questo ex giovanottone sia il cavallo di Troia di Ruini, il leader dell´imminente ma ancora misterioso Partito Cristiano. Del resto, malgrado il bombardamento dei giornali e delle televisioni italiane, e le sospette e a volte ridicole conversioni di alcuni nostri politici in cerca di consensi e di legittimazione, la Chiesa sta davvero attraversando uno dei momenti più difficili della sua lunghissima vita. Nonostante sia sempre più diffuso e forte il bisogno di spiritualità, quella cattolica è infatti un religione minoritaria nel mondo, in grande e radicata crisi di vocazioni, poco praticata anche lì dove è più diffusa. Ed è per giunta dominata da una gerarchia troppo invischiata negli intrighi politici italiani, una stentorea nomenklatura vaticana e romana, resistente a tutti i cambiamenti e a tutte le stagioni, guidata appunto dall´eterno Camillo Ruini che proprio ieri Le Monde ha ribattezzato "don Camillo", versione "tartufo" del simpatico Fernandel. Questa nomenklatura, che non sa più catturare le anime, si è inserita con grandissima energia nel trambusto di una campagna elettorale italiana, imponendole il dibattito sull´aborto, sulla pillola, sul divorzio, sui valori etici, sulla santificazione delle feste, sul peccato dei gay e su tutti i luoghi comuni del cristianesimo bigotto, e offrendo così una scialuppa di salvataggio ai perdenti della destra innanzitutto, ma anche a sinistra perché, come ha notato appunto Le Monde, «il voto cattolico non è inaccessibile a sinistra, a patto di non scontrarsi con la Chiesa». Casini sacrestano può insomma far sorridere chi lo ricorda smargiasso allievo di Forlani, ragazzone di bottega che ai giornalisti diceva: «Guarda cosa gli faccio dire oggi al vecchio Arnaldo». Ma Casini, che appena nominato presidente della Camera, invece di ringraziare gli elettori, si genuflesse devotamente davanti alla statua della Madonna protettrice di Bologna, è l´uomo che ha voluto nell´aula di Montecitorio una targa in memoria della visita del Papa polacco proprio lì dove c´era stata la lapide celebrativa dell´Impero fascista. Abbandonato il gruppo misto di Montecitorio per quello dell´Udc, e smesse così le vesti super partes di presidente della Camera, Casini è ormai l´uomo di fazione e di parrocchia che almeno una volta alla settimana dà incarico al suo ufficio di affollare la messa del cappellano monsignor Fisichella, il quale spesso e volentieri cede il posto di celebrante a don Camillo Ruini. E monsignor Fisichella, sempre con l´aiuto del presidente Casini, organizza i viaggi spirituali dei deputati. L´ultimo di questi pellegrinaggi è avvenuto, il mese scorso, negli ex territori bizantini dell´infedele Turchia. I cronisti raccontano charter e torpedoni come convegni per affinare l´anima, ma anche come prove generali itineranti del terzo polo della trasversalità cristiana: i mastelliani con i casiniani, gli ex democristiani della Margherita con i "Dio Patria e Famiglia" di An e con i brambilla ambrogini di Forza Italia, tra barzellette salaci ed esercizi spirituali, tra turismo esotico e azzardi politici. Comicità? Commedia all´italiana? Sarebbe troppo facile liquidarli così. Convinti di emulare e superare don Sturzo, i "cristianisti" di Ruini e Casini lavorano in realtà al fallimento di don Sturzo, lo sconfessano imitandolo. Don Sturzo, e dopo di lui De Gasperi, con Cristo animavano infatti la loro politica, mentre questi mortificano Cristo con la politica. Quelli erano vitali e questi sono i becchini di un´idea alta e di un progetto che fu forte, perché era il progetto dentro il quale si ricostruiva l´Italia di leader come Nenni, come Togliatti e come Fanfani; più autorevoli, ciascuno di essi, dei rispettivi papi, cardinali e vescovi. Sono stati loro i cardinali d´Italia, i cardinali della tre chiese: la rossa, la bianca e la laica. Questi invece, se davvero dovessero farcela, introdurrebbero i venerdì del mese e la frequenza obbligatoria degli oratori, metterebbero fuori Darwin dai programmi scolastici, sostituirebbero la Sacra Rota ai tribunali, il gay represso a quello liberato… E, sempre, il Papa tedesco über alles.