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  2. #22
    FATTI PROCESSARE BUFFONE
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    L'archivio segreto del Sismi Centinaia di fascicoli: nel mirino anche De Gennaro Nell'attico di Pompa carte su Telecom, pm e giornalisti Scoperte pure note su pedinamenti e «veline» economiche



    «Cinque anni di lavoro oscuro». E' lo stesso Pio Pompa, il funzionario del Sismi sotto inchiesta a Milano per favoreggiamento, a definire così l'attività che ha svolto riservatamente «per il direttore, per il mio capo», il generale Nicolò Pollari, ora indagato come mandante italiano del sequestro di Abu Omar. Un lavoro oscuro di «massiccia disinformazione» e «reiterato inquinamento delle indagini giudiziarie» che è documentato «con assoluta certezza», secondo i pm, dall'archivio segreto scoperto dalla polizia nella sua casa-ufficio di via Nazionale 230, a pochi metri dalla questura di Roma. Proprio qui Pompa custodiva dossiercontro il capo della polizia; schedature personali di molti magistrati milanesi; decine di fascicoli «riservatissimi» su Abu Omar e sul Nigergate (lo scandalo delle false prove per la guerra in Iraq, che ha coinvolto anche ex appartenenti al Sismi); chili di «veline» passate a giornalisti amici per magnificare la gestione Pollari; false contro-informazioni per screditare il lavoro dei cronisti bollati invece come «nemici».

    Al telefono, intercettato per un mese tra maggio e giugno, Pompa parla anche di pressioni sui politici sempre per favorire Pollari, che dopo la caduta di Berlusconi è rimasto «scoperto a livello governativo», tanto che Prodi progetta «un cambio ai vertici dei servizi» anche se «Bianco e D'Alema parlano benissimo di noi». Telefonate e dossier confermano poi che il Sismi, oltre a cercare di controllare la stampa e ostacolare la giustizia, spiava anche aziende italiane, riservando un'attenzione spasmodica al gruppo Pirelli-Telecom fin dal 2000. Tra i documenti depositati dalla Procura manca ancora tutto l'archivio informatico: nell'attico di via Nazionale c'erano otto computer in quattro stanze, che fanno pensare a una squadra di lavoro formata non solo da Pompa e dalla sua segretaria.

    I dossier riservati

    Il verbale della polizia elenca le intestazioni di centinaia di fascicoli cartacei. Pochissimi riguardano l'attività istituzionale del Sismi: «guerra in Iraq», «ostaggi», «riscatti», «sceicco Al Kubaisi luglio 03», «l'Iran dietro Al Sadr», «Afghanistan»... Tra lettere anonime di dipendenti del Sismi e dettagliatissimi dossier sul caso Telekom Serbia (l'inchiesta torinese culminata nell'arresto di truffatori che calunniavano Prodi e Fassino), spunta uno stranissimo «schema elaborato al computer che riporta in alto a sinistra il nome "Giovanni De Gennaro" e in basso a destra "Ferdinando Mach di Palmstein"». Il capo della polizia viene indicato più volte da Pompa al telefono come «nemico» di Pollari, mentre il riferimento a Mach di Palmstein (il faccendiere craxiano che fu inquisito per tangenti e assolto dall'accusa di traffico d'armi) fa pensare a manovre per screditarlo.
    Due dossier completi di «curriculum vitae» riguardano i pm milanesi Stefano Dambruoso e Armando Spataro, di cui Pompa conserva anche i risultati dei pedinamenti: «Ore 19 incontra in questura Megale», il funzionario della Digos che ha guidato le indagini su Cia e Sismi. Il Sismi ha catalogato anche atti «classificati» e «riservatissimi» su Abu Omar, tra cui «un documento di 12 pagine datato 2 febbraio 2003», 15 giorni prima del sequestro (su cui Pollari ha più volte giurato al Parlamento di non avere mai avuto «nessuna informazione»).

    In una cassaforte Pompa conservava cd e dvd sulla «battaglia dei tre ponti» insieme a veline economiche dal titolo: «Il banchiere fiduciario». Tra chili di carte sul Nigergate, il Sismi aveva pure la «scheda personale, con foto a colori, di Rocco Martino», il presunto autore del falso dossier contro Saddam sull'uranio in Niger. Nella stessa cartellina celeste c'è anche la «trascrizione di una registrazione del 10 settembre».
    Altri «dossier personali» sono intestati a Maurizio Scelli, l'ex commissario della Croce Rossa che lavorò in Iraq per gli ostaggi, e al giornalista Magdi Allam.

    Decine di documenti riguardano Telecom Brasile, lo scontro tra l'azienda italiana e i manager sudamericani legati al banchiere Dantas, che scatenò anche una guerra di spie culminata con l'arresto di investigatori della Kroll. Il Sismi si è procurato anche carte interne all'azienda, come «un documento di 4 pagine su carta intestata Telecom Italia datato 30 gennaio 2006 e indirizzato a Pompa».

    Libero la notizia (pubblicata dal Corriere e poi dall'Espresso) di «una lettera ufficiale di congratulazioni o di encomio di Bush a Mancini, che l'avrebbe consegnata a Letta e al Direttore». Mancini è il capodivisione del Sismi arrestato il 5 luglio per il sequestro di Abu Omar: l'encomio in realtà è diretto a Pollari e firmato da Tenet, allora capo della Cia. Nella stessa telefonata Farina aggiunge che «Tavaroli avrebbe incontrato tre volte Letta... ad Arcore... nel periodo caldo di Parmalat». Pompa: «Ma con chi, il Ciambellano?». La fonte di Farina però si riduce a una voce raccolta dal suo cronista.

    Il 2 giugno il direttore del Riformista, Stefano Cingolani, annuncia «un attacco pesante: faccio un titolo che dice "La sinistra ha tradito Ciampi"...». Il giornalista riceve spesso i «complimenti dal numero uno» e si sente perfino chiedere di scrivere «un documento di dieci pagine del Sismi»: «Ci serve la tua penna per fare cose di altissimo profilo».

    Il 13 giugno Cingolani parla con Pio Pompa del suo ultimo giorno al Riformista. Stefano: «Domani su dopo firmo l'ultimo giornale e poi arriva Franchi... Adesso gli avvocati stanno discutendo le condizioni dell'uscita». Pio: «Quindi hanno insistito su Franchi, eh?» Stefano: «Sì, sì, hanno detto... va beh, sai... insomma, Franchi direttore politico...». Pio: «Tu sgobbi il mulo e lui si piglia...». Stefano: «Esatto... lui va in televisione a fa' il dibattito». Pio: «La ribalta». Stefano: «No, no, infatti... basta.. e Vabbé, cambiamo vita e vediamo un po', Pio: e tanto io sono pronto, domani facciamo tutti i piani, le cose... domani ci facciamo un po' di piani d'azione». Pio: «Perfetto...e allora dopo ti mando sto


    Pollari e i politici

    Intercettato al telefono con giornalisti amici, Pompa attacca pesantemente Prodi. Il 26 maggio spiega che «il capo è scoperto a livello governativo». Lo stesso giorno prevede per «agosto, settembre» un «mutamento ai vertici» di cui aveva parlato una settimana prima direttamente a Pollari, citando «la persona che ha parlato con l'entourage dell'attuale numero uno». Al giornalista Farina, che prepara un'intervista a Bonaiuti, Pompa dice che «se si risucchiano elementi dell'Udc, la transumanza eeeeh, allora è finita». Morale di Pompa con un certo Massimo: «Questi nuovi hanno sete di potere... ma vuoi mettere Amendola!». E «Micheli sottosegretario... Figurati...». Per fortuna «Bianco parla benissimo di noi». E un ministro fa di più. L'intercettazione è del 9 giugno. Pompa: «Ieri è uscita quell'agenzia in cui D'Alema ringraziava pubblicamente Pollari, mandando un segnale durissimo; guarda che proprio l'ha ringraziato ufficialmente, guarda che è un segnale tosto».

    Il primo giugno Pompa discute con il vicedirettore di materiale...».
    ROMA — Alle 7,47 del mattino di giovedì 15 giugno, Pio Pompa aveva già letto i giornali, come sua abitudine. Sulle prime pagine campeggiavano le critiche del ministro degli Esteri Massimo D'Alema agli Stati Uniti per la scarsa collaborazione sul caso dell'uccisione di Nicola Calipari, un tema piuttosto sensibile per il Sismi. Ma, quando, a quell'ora esatta, il funzionario addetto ai rapporti con la stampa chiamò il direttore del Servizio Nicolò Pollari, la conversazione cadde subito su altri argomenti. «Ho qualche notizia» esordì Pompa e il direttore secco: «Dimmi».
    Il primo oggetto d'interesse è l'indagine della Procura di Milano sul rapimento dell'imam egiziano scomparso il 17 febbraio 2003: «Allora, due dipendenti di Telecom sono entrati nell'inchiesta Abu Omar... civili eh, non...». Pollari si stupisce per la precisazione: «E che ci sono dipendenti militari nella Telecom?». Pompa si scusa, quasi mortificato: «No direttore, era una riflessione...». Il direttore taglia corto, vuole sapere «che c'entrano questi qui» e il fido funzionario risponde sibillino: «In sostanza avrebbero riferito cose ai Ros, ai tre dei Ros». Finora di persone dei Ros (cioè il Raggruppamento speciale dei carabinieri) coinvolte nel sequestro c'è solo il maresciallo Pironi, alias "Ludwig", l'unico reo confesso del rapimento di Abu Omar. Pollari però non chiede chiarimenti, non s'interroga sui «tre»; si limita a dire «Ah» prima che Pompa prosegua sul secondo argomento: persone della Telecom che «si son dati da fare per fornire tabulati o comunque schede fasulle».
    Subito dopo l'uomo dell'ufficio di via Nazionale riferisce di «un documento, questo glielo devo

    Contro magistrati Digos e Ros

    Le intercettazioni mostrano Pompa impegnatissimo a depistare l'inchiesta sul sequestro prima contro la Digos, poi contro il Ros dei carabinieri. Il suo timore è che la Procura possa incastrare «lui». Pompa l'11 giugno chiede infatti a un certo "Marc" «se ha incontrato quello e non si è fatto ripiglia'...». Marc: «Incontrato, tranquillo». Pompa è allarmato: «Se li beccano, arrivano direttamente a lui». Quindi aggiunge di «non ascoltare quella persona, che c'è la magistratura»: è uno sconosciuto che ha «consegnato un po' di cose a Marc», che però deve darle a Pompa «domani, non adesso per telefono».

    Il pm Spataro è naturalmente il primo bersaglio delle manovre del Sismi: le telefonate di Pompa hanno convinto il giudice che il procuratore aggiunto è stato sicuramente pedinato e probabilmente anche intercettato abusivamente. La principale vittima dei depistaggi è invece il pm Stefano Dambruoso. E un dossier segreto riguarda «i magistrati dell'Olaf», l'organismo giudiziario europeo. Curiosità: Pollari parla con Pompa anche da un cellulare diverso dal suo, che risulta «intestato al generale Emilio Spaziante», il capo di stato maggiore della Guardia di Finanza.

    Il pressing su Telecom

    Dopo le dimissioni di Mancini, Pompa protesta che «Sole e Repubblica hanno cercato di collegarle a quelle di Tavaroli», l'ex capo della sicurezza di Telecom ora indagato a Milano. Pio aggiunge che «Tavaroli è stato licenziato... e conosciamo bene i retroscena...».
    Il 25 maggio Farina dice a Pompa che si è sentito con Gad Lerner, «il quale dice che questa vicenda per Repubblica è una manovra per far fuori parecchie persone, vuole far fuori da Tronchetti e tutti i suoi nemici».
    Negli stessi giorni, però, Pompa accoglie come una liberazione («perché allora significa che non siamo stati noi, no?») la voce secondo cui al rapimento dell'imam avrebbero partecipato due investigatori legati a Tavaroli e al suo amico Cipriani. La procura ha già accertato che quella era solo un'ipotesi giornalistica diffusa da un cronista di Libero: sentito dai pm, ha citato una fonte di Telecom, Fabio Ghioni, che invece sotto interrogatorio ha smentito tutto. Intanto il Sismi ha però continuato a rilanciare, anzi a perfezionare lo stesso teorema: «La Cia ha aiutato Tavaroli contro la Kroll per Telecom Brasile, quindi lui li ha aiutati per le renditions in Italia...».
    Il giorno dopo Pompa spiega a Pollari che «allora Telecom ha prodotto due documenti alla Procura... dicono di aver scoperto solo ora "strutture nascoste d'intercettazione"...»: Pollari: «Ed erano irregolari?». Pompa: «Assolutamente abusive». Pollari: «Ma a chi si addebita questa responsabilità?». Pompa. «Ai soliti, al suo». Pollari: «Capito».
    Il 31 maggio Pompa e Pollari commentano con preoccupazione un'intervista di Tavaroli al Sole 24 Ore.

    Pompa: «A me è sembrato un segnale mafioso... Lui dice che ci conosce, ma non ha mai lavorato per noi... ma "testa pelata" dice che gli ha trasmesso al magistrato diversamente...». Pollari: «No, ma cosa ordinaria». Pompa: «Punto primo. Punto secondo, dice: e la cosa di Firenze come va? Perché da lì possono venire problemi, perché effettivamente un paio di operazioni il suo capo le ha fatte»». Pollari: «Sì, ma nel passato... (incomprensibile) giudiziale, credo io. E allora?». Pompa: «Niente, è un cretino... Tra l'altro è lui quello che ha paura». Forse è un caso, ma a Firenze lavora Cipriani, l'investigatore privato della Polis d'Istinto che è indagato

    Le audizioni al Copaco

    I capi di Sisde e polizia: nessuna notizia sul sequestro dell'imam
    ROMA — Sisde e polizia monitoravano Abu Omar, ma il rapimento dell'imam egiziano è avvenuto a loro insaputa. Lo hanno riferito ieri al Copaco (Comitato parlamentare di controllo sui servizi di informazione e sicurezza) il direttore del servizio segreto civile, Mario Mori e il capo della polizia, Gianni De Gennaro. Su Abu Omar indagava da tempo la procura di Milano, che per questo aveva incaricato la Digos di un servizio di sorveglianza, ma non ininterrotta e continuativa, ha spiegato De Gennaro nella sua audizione durata circa 2 ore. Il rapimento è quindi sfuggito alla polizia, che ha saputo della scomparsa dell'imam solo quando la moglie ha sporto denuncia. Il capo della polizia ha poi sottolineato che la sorveglianza dell'imam, così come le indagini dopo il sequestro erano operazioni di polizia giudiziaria e quindi gli agenti hanno fatto rapporto ai magistrati, i soli a cui erano tenuti a riferire. Il generale Mori ha spiegato che Abu Omar era ben conosciuto: l'intelligence, infatti, dopo l'11 settembre ha avviato un attento monitoraggio delle moschee e dei luoghi di raduno degli islamici e così l'egiziano non era sfuggito al controllo. Ma il Sisde non pedinava Abu Omar e quindi non ha assistito al rapimento. Sulla vicenda — nell'ambito dell'informativa annunciata nel giorno del suo insediamento dal presidente del Copaco, Claudio Scajola — è stata fissata per domenica 6 agosto l'audizione del direttore del Sismi, Nicolò Pollari (foto). Alla ripresa dei lavori parlamentari, il 20 settembre toccherà al sottosegretario con delega ai servizi, Enrico Micheli. E per il futuro il Comitato ipotizza di ascoltare anche il procuratore milanese Armando Spataro, titolare dell'inchiesta sul sequestro.
    con Tavaroli a Milano ed è amico da una vita di Marco Mancini.
    Parlando di un articolo dell'Unità, il 3 giugno, un certo Massimo chiede a Pompa «cosa ne pensa il capo». E Pompa risponde: «Dice è aperta la caccia grossa su Tronchetti».
    L'indomani Pompa comunica a Pollari che «oggi c'abbiamo un ottimo articolo, che ieri con Betulla abbiamo concordato, a firma Oscar Giannino. Il titolo è: se Repubblica attacca Telecom». Pollari: «Ah va bene, sono contento».
    Merita di essere riportata integralmente la conversazione in cui il giornalista Renato Farina informa Pompa di una svolta nell'inchiesta milanese su Telecom: la scoperta di un presunto traffico di tabulati telefonici, che qualcuno avrebbe fornito abusivamente nel 2003 proprio al Sismi. Un cronista di Libero, Claudio Antonelli, era riuscito a farsi passare una prima lista di numeri «spiati» da un manager della sicurezza di Telecom, Fabio Ghioni, per questo perquisito e interrogato come testimone nel giorno degli arresti al Sismi.
    Pio: «Pronto...».
    Farina: «Hai ricevuto?» Pio: «Sì, sì».
    Renato: «Ecco, domani mattina... ti spiego più in dettaglio...» Pio: «Esatto, ne parliamo a voce».
    Renato: «Uno di questi numeri... comunque, è di Geronzi... uno dei primi... il cellulare di Geronzi...» Pio: «E certo...» Renato: «C'è stata una richiesta fuori... non dai magistrati... capito?» Pio: «Ho capito... ma le altre pure... pur quelle?» Renato: «Tutte, sono numeri che sono stati richiesti a uno di quelli che aveva accesso a quel sistema... da parte di Bove o Tavaroli... con richiesta di tabulati, e lui ha consegnato... però ha consegnato... ha conservato un appunto di questo, hai capito?».
    La telefonata ha un risvolto inquietante. Adamo Bove, il manager della sicurezza di Tim e Telecom che si è ucciso venerdì a Napoli in circostanze misteriose (la procura indaga per «istigazione al suicidio»), aveva confidato ai suoi familiari che si sentiva disperato, perché qualcuno aveva deciso di sacrificarlo come «capro espiatorio». Di scaricare ingiustamente su di lui la colpa di aver rubato quei tabulati, per cui invece la procura indaga su altri. Adamo Bove non era indagato da nessuna procura (nonostante false notizie contrarie). Anzi, proprio lui aveva aiutato la Digos e i pm a tenere segrete le intercettazioni che hanno incastrato il Sismi.


    Paolo Biondani



    27 luglio 2006

  3. #23
    Hanno assassinato Calipari
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    alla faccia di tronchetti provera

  4. #24
    Giu' la maschera!
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    Citazione Originariamente Scritto da ItaloConservatore
    dal vostro punto di vista, quali amici dei terroristi, e' una posizione piu' che comprensibile.
    cioe' non so se mi spiego, questi sono indignatissimi e sconvolti ke un terrorista ke pianificava kissa' cosa (forse persino contro obbiettivi italiani) sia stato rapito...mentre appunto contro coloro ke commettono atti di terrorismo manco li si sente fiatare...
    Mr. Hyde


  5. #25
    Giu' la maschera!
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    Citazione Originariamente Scritto da sicilia_libera
    hanno tradito e violentato la costituzione. i comunisti, i giudici, i terroristi e gli arabi non c'entrano UNA CIPPA. avete in cervello intriso delle minchiate del nano e siete irrecuperabili.
    i 300 poveri innocenti dilaniati a madrid, l'altra 60ina a londra sono anke esse "intrise da minkiate del nano"? se essersi liberati di questo individuo puo' aver anke solamente del 20% ridotto l'eventualita' di tale atto nel suolo italico, allora ben venga in faccia a voi buonisti sempre pronti a calare le braghe e mettervi a novanta per questi fanatici...
    Mr. Hyde


  6. #26
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    Citazione Originariamente Scritto da Mr. Hyde
    cioe' non so se mi spiego, questi sono indignatissimi e sconvolti ke un terrorista ke pianificava kissa' cosa (forse persino contro obbiettivi italiani) sia stato rapito...mentre appunto contro coloro ke commettono atti di terrorismo manco li si sente fiatare...
    Sul cosa (e se) stesse pianificando stava indagando la Magistratura italiana.

    Adesso non lo saprai mai.
    E, magari, i suoi complici a piede libero stanno ANCORA lavorando a quelle "pianificazioni".

    Complimenti: a te ed a Pollari.

  7. #27
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    Citazione Originariamente Scritto da MrBojangles
    Molte (troppe) volte il "mondo" è stato "mosso" da incommensurabili tarocchi.
    E questo perchè c'è sempre stato qualche (molti) coglione che c'ha creduto.
    proprio perchè c'era qualcuno che come sempre voleva fottere l'umanità...........
    non avete visto come persino previti ora riesce a farla franca???
    su questo forum è meglio non rispondere ai fessi!
    voi nazifascisti di oggi e i vostri servi siete solo gli ayatollah E I TALEBANI dell'occidente..

  8. #28
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    Che sia una vicenda intricata lo dimostra anche il comunicato di Pollari a seguito dell'articolo di Biondani sul Corriere:

    Comunicato del direttore del Sismi
    «Fuga notizie espone a rischio di vita»
    http://www.corriere.it/Primo_Piano/C.../pollari.shtml


    ANSA - Mer 19 Lug, Abu Omar: Pollari, fonti a rischio
    http://it.news.yahoo.com/19072006/2/...i-rischio.html

  9. #29
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    Sismi, la grande ragnatela tra le spie e i giornalisti
    Nelle telefonate una campagna contro "Repubblica"
    Articoli dettati ad alcuni cronisti per depistare le indagini
    Il caso Telecom ricorre più volte soprattutto per l'inchiesta di Milano sulle intercettazioni abusive e le indagini su Abu Omar

    Articolo

  10. #30
    Giu' la maschera!
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    Citazione Originariamente Scritto da MrBojangles
    Sismi, la grande ragnatela tra le spie e i giornalisti
    Nelle telefonate una campagna contro "Repubblica"
    Articoli dettati ad alcuni cronisti per depistare le indagini
    Il caso Telecom ricorre più volte soprattutto per l'inchiesta di Milano sulle intercettazioni abusive e le indagini su Abu Omar

    Articolo
    e' interessante vedervi profondamente intrapresi da questi fatti. strano pero' ke non vi si veda mai quando assassini fanno saltare in aria, ke so, treni con decine e decine di innocenti...
    Mr. Hyde


 

 
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