Bloccata la richiesta della restituzione del bonus bebè per gli stranieri

Immigrati, via libera a 350mila ingressi

Il governo riapre le quote per i lavoratori extracomunitari. Il ministro Ferrero: «Misura di civiltà»


ROMA - Il Consiglio dei ministri ha autorizzato la riapertura delle quote consentendo l'ingresso di ulteriori 350mila lavoratori extracomunitari. Paolo Ferrero, ministro della Solidarietà sociale, ha spiegato che si sana così la differenza tra le 520.000 domande presentate dai datori di lavoro e i 170.000 permessi concessi dal governo precedente. «Il nuovo decreto flussi prende atto della realtà delle domande», ha spiegato Ferrero. Il nuovo decreto flussi per il 2006, varato venerdì, andrà all'esame della conferenza Stato-Regioni e delle competenti commissioni parlamentari, quindi «è prevedibile la sua efficacia per fine settembre».

IL MINISTRO - «Questo decreto flussi ha un carattere semplice: prende atto della realtà e colma il gap tra le domande arrivate e quelle accettate», ha proseguito Ferrero in una conferenza stampa a palazzo Chigi. Due sono gli elementi notevoli che il ministro ha voluto sottolineare: «Com'è evidente a tutti moltissima parte delle persone che beneficeranno del decreto sono già in Italia», senza contare che «le richieste dei datori di lavoro comprendono la garanzia non solo del posto di lavoro, ma anche di un alloggio». Insomma, «non si tratta di ingressi indiscriminati». La situazione ereditata dal governo precedente, ha insistito Ferrero, «condannava almeno 350.000 persone a lavorare in nero con relativa perdita di gettito per lo Stato e il rischio per queste persone di finire in carcere come clandestini». Il nuovo dl, chiude l'esponente di Rifondazione, «è un interesse collettivo sia per il grado di civiltà del paese sia per gli introiti dello Stato», che sono quantificabili «tra contributi previdenziali e fisco in un miliardo o un miliardo e mezzo».

BONUS BEBE' - Il governo ha inoltre deciso di bloccare la richiesta di restituzione del bonus bebè (dell'ammontare di mille euro) e delle successive multe agli immigrati che non ne avevano diritto. «Si tratta - ha precisato il ministro della Famiglia Bindi - di sanare gli errori commessi dal precedente esecutivo e di evitare che vengano penalizzate le famiglie di immigrati che, senza aver chiesto nulla, hanno ricevuto la lettera in cui si comunicava la possibilità di incassare il bonus».



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