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    Predefinito 22 luglio - S. Maria Maddalena o di Magdala

    In onore di questa santa penitente apro questo thread.

    Aug.

    ****
    dal sito SANTI E BEATI:

    Santa Maria Maddalena (di Magdala)

    22 luglio - Memoria

    Magdala, sec. I

    La Chiesa latina era solita accomunare nella liturgia le tre distinte donne di cui parla il Vangelo e che la liturgia greca commemora separatamente: Maria di Betania, sorella di Lazzaro e di Marta, la peccatrice «cui molto è stato perdonato perché molto ha amato», e Maria Maddalena o di Magdala, l'ossessa miracolata da Gesù, che ella seguì e assistette con le altre donne fino alla crocifissione ed ebbe il privilegio di vedere risorto. L'identificazione delle tre donne è stata facilitata dal nome Maria comune almeno a due e dalla sentenza di San Gregorio Magno che vide indicata in tutti i passi evangelici una sola e medesima donna. I redattori del nuovo calendario, riconfermando la memoria di una sola Maria Maddalena senz'altra indicazione, come l'aggettivo "penitente", hanno inteso celebrare la santa donna cui Gesù apparve dopo la Risurrezione. È questa la Maddalena che la Chiesa oggi commemora e che, secondo un'antica tradizione greca, sarebbe andata a vivere a Efeso, dove sarebbe morta. In questa città avevano preso dimora anche Giovanni, l'apostolo prediletto, e Maria, Madre di Gesù. (Avvenire)

    Patronato: Prostitute pentite, Penitenti, Parrucchieri

    Etimologia: Maria = amata da Dio, dall'egiziano; signora, dall'ebraico

    Emblema: Ampolla d'unguento

    Martirologio Romano: Memoria di santa Maria Maddalena, che, liberata dal Signore da sette demòni, divenne sua discepola, seguendolo fino al monte Calvario, e la mattina di Pasqua meritò di vedere per prima il Salvatore risorto dai morti e portare agli altri discepoli l’annuncio della risurrezione.

    Martirologio tradizionale (22 luglio): Presso Marsiglia, in Francia, il natale di santa Maria Maddalena, dalla quale il Signore scacciò sette demoni, e che per prima meritò di vedere lo stesso Salvatore risorto da morte.

    Maria di Magdala, risanata dal Signore Gesù, seguendolo lo serviva con grande affetto (Lc. 8,3). Alla fine, quando i discepoli erano fuggiti, Maria Maddalena era là in piedi presso la croce del Signore con Maria, Giovanni ed alcune donne (Gv. 19,25). Il giorno di Pasqua Gesù apparve a lei e la mandò ad annunciare la sua risurrezione ai discepoli (Mc. 16,9; Gv 20,11-18).
    La Chiesa latina era solita accomunare nella liturgia le tre distinte donne di cui parla il Vangelo e che la liturgia greca commemora separatamente: Maria di Betania, sorella di Lazzaro e di Marta, l'innominata peccatrice "cui molto è stato perdonato perché molto ha amato", e Maria Maddalena o di Magdala, l'ossessa miracolata da Gesù, che ella seguì e assistette con le altre donne fino alla crocifissione ed ebbe il privilegio di vedere risorto. L'identificazione delle tre donne è stata facilitata dal nome Maria comune almeno a due e dalla sentenza di S. Gregorio Magno che vide indicata in tutti i passi evangelici una sola e medesima donna.
    I redattori del nuovo calendario, riconfermando la memoria di una sola Maria Maddalena senz'altra indicazione, come l'aggettivo "penitente", hanno inteso celebrare la santa donna cui Gesù apparve dopo la Risurrezione. Al capitolo settimo S. Luca, dopo aver descritto l'unzione della peccatrice che irrompe improvvisamente nella sala del banchetto e versa sui piedi di Gesù profumati unguenti che poi asciuga coi propri capelli, prosegue così il suo racconto: "In seguito Gesù passava di città in città, di villaggio in villaggio... e con lui andavano i dodici, ed anche alcune donne, le quali erano state guarite da spiriti maligni e da infermità: Maria, detta Maddalena, da cui erano stati cacciati sette demoni, Giovanna... e molte altre donne, le quali somministravano ad essi i loro averi".
    L'ignota peccatrice, che per la contrizione perfetta ha meritato il perdono dei peccati, è distinta dalla Maddalena, ben conosciuta, che segue costantemente il Maestro dalla Galilea alla Giudea, fino ai piedi della croce e il cui ardente amore Gesù premia nel giorno della Risurrezione. Ella è inconfondibilmente "presso la croce di Gesù", poi in veglia amorosa "seduta di fronte al sepolcro", infine, all'alba del nuovo giorno è la prima a recarsi di nuovo al sepolcro, dove ella rivede e riconosce il Cristo risorto da morte. Alla Maddalena, in lacrime per aver scorto il sepolcro vuoto e la grossa pietra ribaltata, Gesù si rivolge chiamandola semplicemente per nome: "Maria!" e a lei affida l'annuncio del grande mistero: "Va' a dire ai miei fratelli: io salgo al Padre mio e Padre vostro, al mio Dio e vostro Dio". E’ questa la Maddalena che la Chiesa oggi commemora e che, secondo un'antica tradizione greca, sarebbe andata a vivere a Efeso, dove sarebbe morta. In questa città avevano preso dimora anche Giovanni, l'apostolo prediletto, e Maria, Madre di Gesù.
    L’Ordine dei Predicatori l’annoverò nel numero dei suoi Patroni. Frati e Suore la onorarono in ogni tempo col titolo di “Apostola degli Apostoli”, come viene celebrata nella Liturgia Bizantina, e paragonarono la missione della Maddalena, di annunciare la risurrezione, col loro ufficio apostolico.






  2. #2
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    Predefinito Dalle «Omelie sui vangeli» di san Gregorio Magno, papa

    Om 25, 1-2. 4-5, in PL 76, 1189-1193

    Maria Maddalena, venuta al sepolcro, e non trovandovi il corpo del Signore, pensò che fosse stato portato via e riferì la cosa ai discepoli. Essi vennero a vedere, e si persuasero che le cose stavano proprio come la donna aveva detto. Di loro si afferma subito: «I discepoli intanto se ne tornarono di nuovo a casa»; poi si soggiunse: «Maria invece stava all'esterno, vicino al sepolcro, e piangeva» (Gv 20, 10-11).
    In questo fatto dobbiamo considerare quanta forza d'amore aveva invaso l'anima di questa donna, che non si staccava dal sepolcro del Signore, anche dopo che i discepoli se ne erano allontanati. Cercava colui che non aveva trovato, piangeva in questa ricerca e, accesa di vivo amore per lui, ardeva di desiderio, pensando che fosse stato trasfigurato.
    Accadde perciò che poté vederlo essa sola che era rimasta per cercarlo; perché la forza dell'opera buona sta nella perseveranza, come afferma la voce stessa della Verità: «Chi persevererà sino alla fine, sarà salvato» (Mt 10, 22).
    Cercò dunque una prima volta, ma non trovò, perseverò nel cercare, e le fu dato di trovare. Avvenne così che i desideri col protrarsi crescessero, e crescendo raggiungessero l'oggetto delle ricerche. I santi desideri crescono col protrarsi. Se invece nell'attesa si affievoliscono, è segno che non erano veri desideri.
    Ha provato questo ardente amore chiunque è riuscito a giungere alla verità. Così Davide che dice: «L'anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente, quando verrò e vedrò il volto di Dio?» (Sal 41, 3). E la Chiesa dice ancora nel Cantico de Cantici: Io sono ferita d'amore (cfr. Ct 4, 9). E di nuovo dice: L'anima mia è venuta meno (cfr. Ct 5, 6).
    «Donna perché piangi? Chi cerchi?» (Gv 20, 15). Le viene chiesta la causa del dolore, perché il desiderio cresca, e chiamando per nome colui che cerca, s'infiammi di più nell'amore di lui.
    «Gesù le disse: Maria!» (Gv 20, 16). Dopo che l`ha chiamata con l'appellativo generico del sesso senza essere riconosciuto, la chiama per nome come se volesse dire: Riconosci colui dal quale sei riconosciuta. Io ti conosco non come si conosce una persona qualunque, ma in modo del tutto speciale.
    Maria dunque, chiamata per nome, riconosce il Creatore e subito grida: «Rabbunì», cioè «Maestro»: era lui che ella cercava all'esterno, ed era ancora lui che la guidava interiormente nella ricerca.

  3. #3
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    Predefinito Dall'Esposizione del vangelo secondo Luca di sant'Ambrogio.

    Expositio Evangelii secundum Lucam VI, 17-19. 21-26. 34-35, in Opera omnia, Mediolani, Bibliotheca Ambrosiana, 1978, t. 12, pp. 22-28. 34-36

    In qualunque luogo udrai che è giunto il Giusto, sia pure nella casa di un indegno, sia pure nella casa di un fariseo, muoviti, strappa il privilegio al padrone di casa, porta via il regno dei cieli; infatti, dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono. Accorri ovunque udrai il nome di Gesù; di chiunque verrai a sapere che Gesù è entrato nella casa più interna, affrettati anche tu. Quando avrai trovato che la Sapienza, quando avrai scoperto che la Giustizia è seduta a tavola negli interni recessi di qualcuno, corri ai suoi piedi, cioè cerca almeno l'estremità della Sapienza. Non aver ripugnanza per i piedi: quell'altra donna toccò il lembo del vestito e fu guarita.
    Confessa con le lacrime le tue mancanze, dica anche di te Colui ch'è la giustizia celeste: Mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Proprio per questo, forse, Cristo non ha lavato i propri piedi, affinché noi glieli laviamo con le lacrime. Lacrime benedette, che non soltanto possono lavare la nostra colpa, ma anche bagnare i piedi del Verbo celeste, perché i suoi passi abbondino dentro di noi. Lacrime benedette, nelle quali si trova non soltanto la redenzione dei peccatori, ma anche il cibo dei giusti: questa è appunto parola di un giusto: Le lacrime sono mio pane.
    Ma se non puoi avvicinarti al capo di Cristo, Cristo tocchi con i suoi piedi il tuo capo. Anche il lembo del suo vestito risana, anche i suoi piedi guariscono.

    Beato colui che può ungere anche con l'olio i piedi di Cristo. Del resto, Simone non li aveva ancora unti; ma più beata colei che unge con l'unguento: l'incanto concentrato di molti fiori effonde le varie soavità dei suoi profumi. E forse nessun altro potrebbe recare con sé questo unguento, eccettuata la Chiesa, la quale possiede innumerevoli fiori di diverso profumo: e giustamente essa prende la figura della peccatrice, dal momento che pure Cristo assume l'aspetto del peccatore.
    Anche per questa ragione nessun altro può amare tanto quanto lei, la quale ama in molti. Neppure Pietro, che disse a lui: Signore, tu lo sai che ti amo, neppure Pietro, che si contristò nel sentirsi interrogare: Mi ami? Non desiderava di sentirsi chiedere una cosa evidente, come se non fosse nota. Neppure Pietro, dunque, perché fu la Chiesa ad amare in Pietro, e neppure Paolo, perché anche Paolo fa parte di essa.

    Anche tu ama tanto affinché sia perdonato tanto anche a te. Paolo peccò molto, perché fu perfino un persecutore, ma amò molto, perché perseverò fino al martirio. Gli furono perdonati i suoi molti peccati, poiché anche lui amò molto, e non risparmiò il suo sangue per il nome di Dio.
    Nota anche l'ordine con cui si procede: la peccatrice viene lodata nella casa del fariseo, e nella casa della legge e del profeta non il fariseo, ma la Chiesa viene giustificata. Infatti, il fariseo non credette, costei invece aveva la fede. Del resto, colui andava dicendo: Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca. Ma la casa della legge è la Giudea, e non viene scritta su tavole di pietra, ma sulle tavole del nostro cuore. In essa la Chiesa viene giustificata, lei ch'è ormai superiore alla legge; infatti, la legge ignora la remissione dei peccati, la legge non possiede il mistero, per il quale si purificano le mancanze nascoste; per questo le deficienze che sono nella legge si perfezionano nel vangelo.

    Un creditore, aggiunge Gesù, aveva due debitori: l’uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Chi sono questi due debitori se non i due popoli — l'uno dei Giudei, l'altro delle Genti — obbligati a quel creditore del tesoro celeste? L’uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non è di poco valore questo denaro, sul quale è raffigurata l'effigie del Re, e che porta impresso il trofeo dell'Imperatore. A questo creditore non dobbiamo denaro materiale, ma la quantità dei meriti, la moneta delle virtù, il cui valore si misura col peso della serietà, con l'immagine della giustizia, col tintinnio della confessione.
    Povero me, se non sarò in possesso di quanto ho ricevuto; anzi, poiché è difficile che qualcuno possa saldare pienamente il debito a questo creditore, povero me, se non avrò implorato: Rimettimi il debito! Il Signore non ci avrebbe insegnato a pregare così, a chiedere cioè che fossero perdonati i nostri debiti, se non avesse saputo che era difficile trovare debitori solventi.

    Chi è questo popolo, che ha un debito maggiore, se non noi, ai quali è stato dato di più? A loro sono state date le parole di Dio, a noi è dato il Figlio della Vergine. Ecco il talento, il Figlio della Vergine, ecco il frutto centuplo della fede. Ci è stato dato l’Emmanuele, il Dio con noi, si sono state date la croce, la morte, la risurrezione del Signore. Sebbene Cristo abbia patito per tutti, tuttavia ha patito in modo speciale per noi, perché ha sofferto la passione per la Chiesa. Non c'è dubbio, perciò, che deve di più chi ha ricevuto di più.
    Presso gli uomini, dispiace di più chi ha un debito maggiore, mentre per la misericordia del Signore la situazione si cambia, in modo che colui il quale ha un debito maggiore ami di più, purché abbia ottenuto la grazia. Infatti, possiede la grazia chi la ricambia, e d'altra parte chi la possiede, per il solo fatto di possederla, è in grado di soddisfare il proprio debito; essa, infatti, nel ricambiarla si possiede, e nel possederla si ricambia.

    Non c'è nulla che noi possiamo dare in cambio a Dio degnamente; infatti, che cosa daremmo in cambio degli affronti subíti dal corpo che prese il Signore, che cosa in cambio delle sferzate, che cosa in cambio della croce, della morte, della sepoltura? Perciò, guai a me, se non darò l'amore! Non temo di affermare: Pietro non diede nulla in cambio e per questo amò di più, non diede nulla Paolo: certo, diede la morte in cambio della morte, ma non diede altro, perché aveva molti debiti.
    Ascolta lui stesso dire che non diede nulla in cambio: Chi gli ha dato qualcosa per primo, sì che abbia a riceverne il contraccambio? Diamo pure la croce in cambio della croce, la morte in cambio della morte, ma forse lo potremo ripagare per aver avuto da lui, per mezzo di lui e in lui tutte le cose che abbiamo? Diamogli dunque l'amore per il nostro debito, la carità per il beneficio, la riconoscenza per questa ricchezza; ama di più colui a cui è condonato di più.

    Ciascuno si metta ad acquistare, col suo impegno e con lo sforzo virtuoso, un vaso di alabastro per l'unguento: ma non uno ordinario, di poco valore, bensì un prezioso unguento degno dell'alabastro, e un unguento genuino. Quando uno raccoglie i fiori di una fede genuina, e annunzia Gesù Cristo crocifisso, allora spande il profumo della sua fede per tutta la Chiesa, Corpo di Cristo, che è morta al mondo e riposa in Dio.
    Tutta la casa comincia a profumare della passione del Signore, comincia a profumare della sua morte e della sua risurrezione, e così chiunque appartenga all'insieme del popolo santo può dire: Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo. Spira il profumo, si effonde l'unguento nel corpo, se qualcuno può — e magari lo possa anch'io! — dire con fiducia: Il mondo per me è stato crocifisso. 10 Il mondo è crocifisso per chi non ama le ricchezze, gli onori mondani, per chi non ama quel ch'è suo, ma quel ch'è di Gesù Cristo, per chi non ama la cose visibili, ma quelle invisibili, per chi non brama di vivere, ma per chi si affretta a morire per essere con Cristo.

    Questo vuol dire prendere la croce e seguire Cristo, affinché anche noi moriamo insieme con lui e siamo sepolti insieme con lui, affinché possiamo esalare il profumo dell'unguento, che questa donna ha versato per la sua sepoltura. Non è un unguento di poco valore, se per suo mezzo il nome di Cristo si spande per ogni dove. Per tale motivo è stato detto anche in senso profetico: Il tuo nome è un profumo versato,e versato perché la fede olezzasse d'un profumo più intenso.
    Noi impariamo da questa donna l'importanza di quella parola dell'Apostolo: Dove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia. Se in questa donna non avesse sovrabbondato il peccato, la grazia non avrebbe sovrabbondato: ella riconobbe il peccato e attirò la grazia. Perciò la legge fu necessaria, perché per suo mezzo io sono venuto a conoscenza del peccato. Senza la legge, il peccato rimarrebbe nascosto. Riconoscendo il peccato, io chiedo il perdono. Perciò per mezzo della legge vengo a conoscere le categorie dei peccati e persino la colpa della prevaricazione, ma corro alla penitenza e ottengo la grazia. La legge quindi facilita il bene, perché indirizza alla grazia.

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    Predefinito Dal "Trattato" di un autore del XII sec. sulla passione e risurrezione del Signore

    Meditatio in passionem et resurrectionem Domini XV, 37-38, in PL 184, 765-766.

    Gli uomini — cioè gli Apostoli — erano fuggiti andandosi a nascondere ; invece la donna in lacrime stava imperterrita presso il sepolcro; non aveva più vivo il suo Amato, ma ardeva con tutta se stessa per lui morto. Non riusciva ad allontanarsi dalla tomba, da cui il corpo era stato portato via.
    Quanto più il Signore era sottratto alle sue mani e ai suoi occhi, tanto più il suo animo si accendeva teso a cercarlo. Per riacquistare quel corpo sarebbe stata pronta a riempire il sepolcro con le sue lacrime. Stava là e piangeva: di te, Signore, non le rimaneva altro. Il corpo, infatti, è stato sottratto, ma chi le toglierà le sue lacrime? Abbandonati, o donna, a tutti i sentimenti, sciogliti pure in lacrime irrefrenabili, finché otterrai il tuo Signore risorto. Chinati e richinati a guardare il posto dove l'avevano deposto: ora è vuoto. E più fissi quel luogo che ti raffigura l'assenza di colui che ricerchi, tanto più le tue lacrime non conoscono tregua.

    Vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero:“ Donna, perché piangi?”.
    Veramente, o angeli piissimi, sapevate molto bene perché Maria piangeva e chi cercava; e perché allora col ricordo la provocate di nuovo al pianto? Ma era già prossima la gioia dell'inaspettata consolazione ed è bene perciò che si sfoghi tutta la violenza del dolore e del pianto.
    Si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. O santo e dolce spettacolo di pietà! Colui che è cercato e desiderato, si nasconde e si mostra al tempo stesso. Si nasconde perché lo cerchi con più ardore e, avendolo ricercato, provi più gioia nel trovarlo; trovatolo, lo stringa a sé con sollecitudine e una volta che lo possiede, non se lo lasci più sfuggire, finché non l'abbia introdotto nel talamo del suo amore per farne la sua dimora. Con queste arti la Sapienza scherza sulla terra, ponendo le sue delizie tra i figli dell’uomo.

    Donna, perché piangi? Chi cerchi? Sei già in possesso di colui che cerchi e non te ne accorgi? Hai con te la gioia vera ed eterna e piangi ancora? Hai già in te colui che stai cercando fuori di te. Veramente stai presso il sepolcro, di fuori, e piangi. Il tuo cuore è il mio sepolcro; ivi riposo, non già morto, ma vivente per l'eternità. Il tuo cuore è il mio giardino. Hai giudicato bene, prendendomi per il custode del giardino. Il tuo pianto, la tua pietà, il tuo desiderio è opera mia: mi possiedi dentro di te e non te ne accorgi, perché mi cerchi di fuori. Ecco dunque che mi mostro a te di fuori per ricondurti dentro, e allora troverai in te colui che cerchi fuori.
    Maria, ti conosco per nome: impara ormai a conoscermi per fede.
    “Rabbuni!”, che significa Maestro. Come se dicesse: Insegnami a cercarti, insegnami a toccarti e a cospargerti d'unguento. Gesù le disse: Non mi trattenere come uomo, come mi toccasti e mi ungesti quand'ero ancora mortale.

    Non sono ancora salito al Padre; non hai ancora creduto pienamente che io sono uguale, coeterno e della stessa sostanza del Padre: credi ciò, e mi avrai davvero toccato. Tu vedi un uomo, perciò non credi: quello che si vede non è oggetto di fede. Dio non lo vedi: credi e lo vedrai. Con la tua fede mi tocchi, come quella donna toccò il lembo del mio mantello e all'istante fu guarita E perché? Perché mi toccò con la sua fede. Con questa mano toccami, con tali occhi cercami, con questi piedi affréttati a correre verso di me; non sono infatti lontano da te.
    Io sono un Dio che si avvicina, sono la Parola che è vicino a te, sulla tua bocca e nel tuo cuore. Che cosa è più vicino all’uomo del suo cuore? Lì dentro mi troverà chiunque potrà trovarmi: le cose esteriori hanno solo apparenza. È vero, sono opere mie, ma sono transitorie, caduche: io invece, che sono il loro artefice, risiedo nella parte più segreta dei cuori senza macchia.

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    Predefinito Dalle Prediche di san Bernardino da Siena.

    Quadragesimale de Evangelio aeterno, Sermo 46, Venetiis, 1745, t. 2, 270.274.275.277.

    Le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato (Lc 7, 47).
    L'amore possiede una forza cosi irresistibile che rende difficile ogni possibilità di rifiuto. L'amore tutto vince, tutto soggioga, tutto spinge a un continuo progresso. Riporta vittoria sui nemici, amandoli e trasformandoli in amici. Avversari e rivali servono appunto al totale trionfo della carità.
    Perciò l'amore invincibile di Maria Maddalena trionfa sul fariseo che denuncia l'impurità di tale donna. Questo amore trionfa su Marta che accusa‑ Maria di essere oziosa, e trionfa su Giuda che la incolpa di prodigalità.
    Maria può dire a Gesù questo versetto di Giobbe: Si tu la mia garanzia presso di te! Per questo‑ non li lascerai trionfare (Gb 17, 3.4). L'amore di Maria ha una tale potenza che supera persino l'amore di Cristo, poiché alla risurrezione di Lazzaro Gesù si commuove fino alle lacrime per amore di lei.
    Indomito amore di Maria Maddalena! Con la tua intensità hai vinto l'invincibile!

    Il cuore di Maria avvampa di una carità che ignora cedimenti e stanchezze. Dio ama gli uomini e in cambio non si aspetta altro che amore, per cui ogni creatura può confessare: Sei tu il mio Signore, e non hai bisogno delle mie ricchezze (Sal 15, 2).
    Se Dio chiede all'uomo unicamente amore, ciò a nessuno sarà difficile, secondo il detto di sant'Agostino: "Solo l'amore non conosce la parola difficoltà" (Gn 29, 20). Infatti chi ha dato tutto all'amato, crede di aver dato poco o niente. Eccone un esempio tratto dalla Genesi. Giacobbe servì sette anni per Rachele: gli sembrarono pochi giorni tanto era il suo amore per lei (Gn 29, 20).
    Chi ama sul serio si accorge a stento di quel che patisce per il diletto, tanto è innamorato. Egli pensa unicamente a chi vuol bene e gli dice: Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio (Ct 8, 6).
    Maria Maddalena si è consegnata totalmente all'amore di Cristo. Non conosce stanchezza nell'ascoltare l'amato, nel seguirlo vivo o morto, dappertutto. Senza concedersi tregua, prepara gli aromi per la sepoltura di lui, va e viene dal sepolcro, cercando colui che il suo cuore ama; eppure reputa di non aver fatto nulla per lui.

    Se l'amato si sottrae, il desiderio che si ha per lui aumenta, perché quanto più intenso è l'affetto, più dolorosa è l'assenza. Ecco perché Maria ripeteva spesso il versetto del Cantico: Dite al mio diletto che sono malata d'amore (Ct 5, 8).
    "Sono malata d'amore per il Signore Gesù, mio redentore. Se non sento la sua dolcezza, tutta quanta ne languisco". Questo mal d'amore è provocato dal tedio di un desiderio impaziente, tedio tanto più cupo perché l'amato è assente; Assenza dolorosamente presente, presenza del diletto nonostante la sua assenza. Lo perdi e lo possiedi ad un tempo, o anima benedetta. La fame che ti divora è il desiderio.
    Hai solo voglia di desiderare, ma il desiderio non riesce ad appagarti.
    Si, l'anima che vuole davvero bene a Dio, non è mai saziata dal suo affetto, perché Dio è amore e amare Dio significa amare l'amore. Perciò è un girare in tondo, dato che l'amore di Dio non ammette misure o confini.
    Insaziabile amore di Maddalena, tu divori tutto e trasformi in povertà ogni ricchezza. Quanto più assapori le delizie di Dio, tanto più ardi dal desiderio. Quand'anche ti fosse dato di possederlo in pienezza, non ne avresti mai sazietà, come dice la Scrittura: Quanti si nutrono di me avranno ancora fame (Sir 24, 20).
    Dio di bontà, amare te è cibarsi; ma più tu nutri quelli che ti amano, più essi sono affamati, poiché tu sei insieme cibo e fame. Chi non ti ha gustato non sa che cosa sia la fame, giacché ci nutri per risvegliare la nostra fame di te.

    Vani sarebbero i tentativi dell'anima affamata d'amore per mitigare la pena, per temperare la tristezza, per rinvigorire il languore che la prostra: solo l'intervento divino può sanare la ferita d'amore. Nessun conforto umano è capace di lenire la santa amarezza del suo segreto dolore, giacché ogni gusto e dolcezza sono scomparsi dall'anima. Non le resta che dire con Giobbe:Siete tutti consolatori molesti (Gb 16, 2).
    Questi sentimenti portano Maria Maddalena a esclamare: lo rifiuto ogni conforto.
    Mi ricordo di Dio e gemo (Sal 76, 34). Io non posso preferire la creatura al Creatore, perché cielo e terra non mi procurano alcuna gioia. Niente sotto il sole ha per me attrattiva di fronte all'amore di Cristo. Tutto mi pare oscurità paragonato alla luce che contemplano i cherubini e amano i serafini, quando proclamano: "Santo, santo,santo il Signore .
    E' uno struggimento beato, perché trae origine non dalla creatura ma dal Creatore; l'anima infatti non geme per le pene della vita presente, ma brama di essere consolata dal Dio di ogni consolazione. Ecco perché rifiuta di lasciarsi rasserenare dal concorso delle creature.

    Quando l'anima impara ad amare totalmente Dio, non trova nulla fuori di lui che la sollevi, perché Dio è l'unico che sappia consolarla. Lui solo infatti è l'amore e può dimorare in lei.
    Se Dio non manca mai di ricompensare i giusti, tanto meno li priva del suo conforto. Quand'egli sembra venire a mancare, procura loro un gran merito; quando si fa presente è ricco di consolazioni. Durante l'assenza Dio si diletta nell'anima, con la presenza l'anima gode in Dio. L'assenza giova, la presenza allieta.
    Maria Maddalena ha Dio con sé, ma senza che il cuore abbia la minima percezione di questa nascosta soavità. Le pare che lo Sposo bramato tardi a venire. Però non si assopisce come le vergini stolte e rimane in stato di veglia, scossa da gemiti e struggenti sospiri. Non può dissimulare la sua pena, non può nascondere il fuoco che le avvampa dentro, perché ogni misura e capacità di controllo sono svanite. Il suo unico assillo è ravvivare la perduta dolcezza dell'amato al punto che per quanto lui si affretti a venire, per lei è sempre tardi.

    L'amore di Maria Maddalena assomiglia all'occhio casto della colomba che fissa lo sguardo sulle realtà umane senza ombra di voluttà e contempla l'eterno in ciò che passa.
    Questo sguardo retto, vero, positivo, puro non si disperde in qualche cattiva intenzione, perché nessun affetto terreno può piegarlo verso il basso. Quest'occhio semplice e prudente non resta offuscato dalla diffidenza né sedotto dalla curiosità, perché senza posa fissa colui che gli angeli desiderano di contemplare.
    L'amore appassionato non può non scorgere l'oggetto che ama, perché l'amore è occhio perché amare è vedere. Questo sguardo innamorato ferisce Dio, come è detto nel Cantico dei cantici: Tu mi hai rapito il cuore con un solo tuo sguardo, sorella mia Sposa (Ct 4, 9).

    Maria Maddalena è illuminata dallo splendore della sua fede, assistita dalla speranza e incendiata dall'amore di Dio nella misura di questa stessa fede. Può dire perciò con il salmista: Il Signore è mia luce e mia salvezza, di chi avrò paura? Il Signore e difesa della mia vita, di chi avrò timore? (Sal 26, 1).
    La luce simboleggia la fede e la salvezza rappresenta la speranza. L'amore poi è raffigurato dal rifugio che protegge l'amata.
    Quando l'anima è al riparo, trova la pace che le rapisce la mente verso le realtà interiori. E' una pace che sgombra la memoria da ogni immagine esterna e fa accedere alle profondità della mente. Questa pace, che riflette terso il lume della ragione, colma i desideri del cuore e tiene assorto l'intelletto. Cosi, ormai nella quiete, l'intelligenza non è più molestata dal pungolo della cupidigia o tormentata dai morsi della paura. Maria Maddalena gode di tale pace e può dire con il salmista: In pace mi corico e subito mi addormento (Sal 4, 9).
    Per comprendere che cosa s'intenda qui per dormire pensiamo a quello che capita al quando lo coglie il sonno. Allora la coscienza viene sopraffatta e gli occhi, gli orecchi e tutti gli altri sensi corporei sono privati della loro funzione, addormentati nel sonno fisico. Paragoniamo ora questo al sonno interiore di Maria Maddalena. Esso domina tutti i sensi dell'anima, assorbe il pensiero, l'immaginazione, la memoria.

    Una goccia d'acqua mescolata a molto vino sembra perdersi completamente in esso e acquistarne il gusto, la forza, il colore. Accade la stessa cosa a Maria Maddalena e a Gesù. La donna non è più cosciente dei suoi atti d'amore o dei suoi progressi in Dio, ma sente di essere in Cristo. Il Signore l'aveva predetto, dicendo: Là dov'è il tuo tesoro. sarà anche il tuo cuore (Mt 6, 21). E nel salmo 41 (Sal 41, 8), Un abisso chiama l'abisso. Infatti l'abisso dell'immensità divina attira l'abisso del nulla umano per trasformarlo.
    Appartiene alla natura dell'amore ardente di tendere e aspirare a vivere nell'intimità del diletto, fino a divenire in qualche modo il diletto stesso. Succede allora che quando l'anima prova un grande amore per Dio, questo sentimento diventa l'amore di Dio, sicché supera ogni affetto che l'anima potrebbe avere per sé.
    Abitata dall'amore di Dio, dimentica di sé, l'anima si annichilisce davanti all'amore per il suo diletto. Questa carità, però, sarà colmata in pienezza solo nel giorno della gloria eterna.

  6. #6
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    Predefinito Dalle Meditazioni sulla passione del Signore di san Claudio La Colombière.

    Meditations sur la passion de N. S. J. C., X, l, in Ecrits spirituels, Desclée de Brouwer, 1962, 261‑263.

    Maria Maddalena fa penitenza ai piedi di Gesù in casa di Simone il fariseo. Questa perfetta penitenza le ottiene immediatamente la remissione dei peccati.
    Cari penitenti, vi invito a considerare e imitare Maria Maddalena. Ella si è posta alle spalle di Gesù, perché si vergogna dei propri peccati. Ha ragione di vergognarsene, noi altrettanto. Come osare infatti di comparire davanti Dio, dopo aver tante volte disprezzato le grazie che ci concedeva?
    Maria Maddalena è coraggiosa: non arrossisce davanti agli uomini, ma di fronte a Gesù Cristo. Quanto era stata audace nel peccare, altrettanto è ardita nella conversione.
    Questa donna non era solita entrare in quella casa. Vi arriva quando i convitati soltanto uomini sono a tavola. Eppure ella non esita ed entra. Ma acconciata in quale maniera? Eccola pallida, scarmigliata, discinta.
    Che pensare? Era proprio necessario giungere a quello stato fin dal primo giorno? Non sarebbe stato meglio andare per gradi, dosare le tappe della penitenza?
    Ti avrei forse detto di si, qualora tu mi avessi domandato consiglio. Se però tu fossi stato pieno dello spirito che animava Maria Maddalena, non mi avresti ascoltato, anzi non ti sarebbe nemmeno venuto in mente di consultarmi.

    Il primo sentimento che ispira la grazia della conversione è il profondo e amaro turbamento per aver peccato. Signore, come sono vissuto fino ad ora! Quanta ingratitudine, quanta vanità, che vita inconsistente la mia!
    Dove troverò il coraggio per presentarmi davanti a Dio? Se mi vergogno di comparire da lui, almeno potrei confessare con ardore i miei peccati davanti agli uomini, accompagnando il mio dolore con il piacere di vendicarmi di quanto commisi.
    Se mi vergogno dei miei peccati, non mi vergognerò di farne penitenza. Questo lo dico, ma poi non farò il contrario? In realtà non ho forse paura di accusarmi? Eppure non esitai a peccare, anche se in fondo avevo il mal celato timore che un giorno avrei dovuto riconoscerlo.
    Se fossi pentito sul serio, la confessione mi sarebbe meno difficile; vediamo spesso che piacere prova la gente afflitta a caricare di rimproveri chi l'angustiò. Perché allora non ci dovrebbe piacere di vendicarci dei nostri peccati, accusandoli in pubblico? Questo è l'atteggiamento di un'anima che è davvero penitente.
    Uno spirito contrito non si accontenta di rinunziare a tutto, ma impiega in senso inverso gli strumenti che servirono alla sua vanità.
    Ecco perché vediamo qui Maria Maddalena servirsi degli occhi, dei capelli e dei profumi.
    Tutto può diventare utile, magari prezioso, per mettere in atto la conversione.
    Che conforto possiamo trarre dal nostro pentimento? Che frutto dobbiamo aspettarci? Contempliamo l'esempio di Maria Maddalena.
    Gesù la tira fuori dallo stato di peccatrice dicendole: Ti sono perdonati i tuoi peccati. Ella entra nel numero degli amanti di Gesù Cristo, cerchia che sta più in alto della maggioranza dei santi più fervidi.
    Simone il fariseo non lo crede affatto e mormora in sé stesso: Questa donna e una peccatrice. Il Figlio di Dio gli risponde: Vedi questa donna? E' più pura di te, ama maggiormente Dio di quanto tu non ne sia stato capace durante tutta la vita.
    Signore, come fai a dimenticare cosi presto i nostri peccati? Già santa Teresa se ne lamentava, esclamando: "Tutti i giorni si vedono peccatori ai quali Dio dona più grazie in due giorni i di quante in tutta la vita ne ricevono le anime più fedeli!".
    Tuttavia non stupisce che persone senza grandi colpe, ma anche senza grande amore, si lascino distanziare da altre. A costoro Gesù dice: Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi (Mc 10, 31).
    I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio (Mt 21, 31).

    Tu che ti dici cristiano, guarda questa donna che si è appena convertita confessando le sue colpe. In cuor tuo la stai ancora disprezzando, ma Dio e i suoi angeli hanno tutt'altro giudizio. Certo ha peccato, ma appena Dio la illuminò, ella gli ha sacrificato cose che tu gli rifiuti ancora. Lei ha abbandonato tutto, ha spezzato tutti i legami, mentre tu ancora tergiversi con Dio in merito a un nulla. Continui ad annaspare in una mediocrità da cui Dio stesso non riesce a tirarti fuori, nonostante tutte le sue grazie.
    Come osiamo servire Dio con tepidezza e donarci a lui soltanto a metà? Quando i soldati combattono sotto gli occhi del capitano, si lanciano nella mischia a testa bassa, soprattutto se il loro capo è una persona dai meriti eccezionali. Rischiano la vita nella speranza di procurarsi la stima di lui, ben consapevoli delle ricompense che vi terranno dietro.
    Noi invece, che serviamo il Signore dei signori e siamo continuamente Sotto il suo sguardo, ci comportiamo da codardi. Eppure dovremmo sapere che un fervore autentico al servizio del nostro Dio ci attirerebbe la sua benevolenza, oltre a permetterci di fare molto e con facilità in brevissimo tempo.
    Prendiamo dunque generose risoluzioni in armonia con il nostro stato, e poi mettiamole in atto con vigore.

  7. #7

  8. #8
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    Segna di Buonaventura, S. Maria Maddalena, XIV sec., Alte Pinakothek, Monaco

    Giambattista Cima da Conegliano, Vergine col Bambino tra i SS. Maria Maddalena e Giovanni Battista, XV sec., Musée du Louvre, Parigi

    Lorenzo di Credi, S. Comunione di Maria Maddalena, 1510 circa, Christian Museum, Esztergom

  9. #9
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    BENEDETTO XVI

    ANGELUS


    Les Combes (Introd), Valle d’Aosta, Domenica, 23 luglio 2006

    ...

    Abbiamo celebrato ieri la memoria liturgica di santa Maria Maddalena, discepola del Signore, che nei Vangeli occupa un posto di primo piano. San Luca la annovera tra le donne che avevano seguito Gesù dopo essere state "guarite da spiriti cattivi e da infermità", precisando che da lei "erano usciti sette demoni" (Lc 8,2). Maddalena sarà presente sotto la Croce, insieme con la Madre di Gesù e altre donne. Sarà lei a scoprire, al mattino del primo giorno dopo il sabato, il sepolcro vuoto, accanto al quale resterà in pianto finché non le comparirà Gesù risorto (cfr Gv 20,11). La storia di Maria di Màgdala richiama a tutti una verità fondamentale: discepolo di Cristo è chi, nell’esperienza dell’umana debolezza, ha avuto l’umiltà di chiedergli aiuto, è stato da Lui guarito e si è messo a seguirLo da vicino, diventando testimone della potenza del suo amore misericordioso, più forte del peccato e della morte.

    ....

  10. #10
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