Quattordici interruzioni e altrettanti applausi. Poi in un tripudio di fazzoletti bianchi, il cardinale risponde in dialetto all’ovazione finale: «A Madonna ci accompagna. A tutti quanti». Come 24 giorni fa, in cattedrale, nel suo primo giorno da vescovo di Napoli. E come allora, prima della cerimonia nel Duomo, era stato a Scampia, quartiere simbolo della missione più difficile, così ieri, Crescenzio Sepe è ritornato nel quartiere per celebrare messa nella chiesa di Maria Santissima del Buon Rimedio. Quasi come un parroco di periferia, ma pronunciando un’omelia solenne, rivelatrice dei temi e dei toni che il cardinale intende adottare dopo il suo insediamento nella Curia di largo Donnaregina. Da un altare di frontiera, ora parla ai fedeli da pastore, lancia un forte appello ai camorristi («smettetela con la violenza e l’odio»). Poi, raccontando in toni familiari i suoi primi giorni trascorsi a Napoli, affronta il tema dell’emergenza rifiuti. «Quando in questi giorni vado in giro per Napoli e vedo tutta la sporcizia che c'è in giro, mi chiedo come sia possibile che una città bella come questa, con tanta gente allegra, possa sopportare tutto ciò». Prima ovazione, con i fedeli che scattano in piedi e applaudono convinti. Poi Sepe strappa subito altri applausi: «È inutile dire siamo belli dentro quando invece si è sporchi fuori. Mi chiedo come facciano i turisti a venire qua, con questa puzza, dovrebbero sentire il profumo del mare e non la puzza dell'immondizia». Quindi l’appello: «Prego tutti i responsabili: puliamo Napoli anche da fuori, ridiamo dignità a questa città. Lo chiediamo per il nostro decoro, per la nostra storia, la nostra civiltà. In queste condizioni certamente non offriamo una bella immagine anche ai tanti turisti che affollano le strade dei nostri quartieri». parole dure che sollecitano l’immediata risposta dell’assessore comunale Gennaro Mola: «Ben venga l'appello del cardinale - dice - mi auguro anzi che sia raccolto da tutti, istituzioni e non. È evidente infatti che ognuno deve fare la sua parte, non basterà raccogliere i rifiuti se poi non si riscontra la collaborazione di quanti devono consentire ad esempio la creazione delle discariche necessarie». Ma a Scampia, il cardinale non può non affrontare il tema della camorra. Un appello ai fedeli: «Non lasciatevi impressionare dalle ricchezze possedute da chi compie il male, da chi vive alimentando la violenza. L'unica ricchezza che conta è quella interiore, che possedete tutti voi in questo quartiere». E rivolgendosi ai camorristi: «Smettetela - dice - di fare del male. Il bene produce il bene, ma il male produce il male». Sepe celebra la messa in una chiesa, quella di Santa Maria del Buon Rimedio, da mesi senza parroco, dove i ladri di recente hanno compiuto un colpo rubando anche il calice. Un gesto sacrilego «opera di qualche sbandato che lo ha fatto per ricavarne qualche euro». Il nuovo parroco - ha assicurato - arriverà entro il 20 agosto. E quanto al calice rubato, offre ai fedeli il suo regalo personale: «Eccone un altro, più bello di quello rubato». Quindi il vescovo ha spiegato, ancora una volta, le ragioni che lo avevano spinto a fare la prima tappa a Scampia. «C'ero anche io - dice - e ricordo ancora le parole pronunciate qui dal papa Giovanni Paolo II nel corso della sua indimenticabile visita nel 1990. La gente di Scampia non deve arrendersi. Venendo in questo quartiere voglio testimoniare la mia attenzione per tutte le periferie».

(Paolo Russo, il Mattino)