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    L'entità sionista scatena un massacro contro il Libano!

    Si combatte nel sud del Libano
    Colpita Nazareth: tre morti
    Scontro frontale nel sud del Libano tra truppe israeliane e miliziani libanesi, due soldati israeliani sono morti. Pesante anche il bilancio dei raid aerei israeliani compiuti tra stanotte e l'alba: una cinquantina i morti, molti civili. Il centro più devastato è quello di Srifa, 20 chilometri a est della città portuale di Tiro dove si contano 21 morti e 30 feriti. Per la prima volta Israele bombarda centro di Beirut. Tre vittime israeliane a Nazareth.




    17:11 Piena di sfollati la base Onu bombardata
    E' piena di sfollati la postazione dell'Unifil, la forza Onu in Libano, bombardata oggi dall'artiglieria israeliana a Marun el-Ras. Lo hanno riferito all'Ansa fonti dell'Unifil.
    Civili libanesi in fuga dal villaggio di Marun er-Ras, al confine con Israele, avevano cercato rifugio nella base dell'Unifil.


    167 Croce Rossa: "Raid Israele pone principio di proporzione"
    Il comitato internazionale della Croce Rossa ha dichiarato oggi che si pongono "questioni serie" in merito ai raid israeliani contro il Libano, alla luce del pesante tributo di vittime civili. "Il numero elevato di morti e l'estensione delle distruzioni di infrastrutture pubbliche essenziali pongono questioni serie relativamente al rispetto del principio di proporzione nella condotta delle ostilita", ha dichiarato alla stampa Pierre Kraehenbuehl, direttore delle operazioni della Croce Rossa, la cui sede è a Ginevra.


    168 Nazareth, tre israeliani morti, due sono bambini
    Tre israeliani sono stati uccisi da un razzo Hezbollah a Nazareth, nel nord del Paese. Secondo le squadre di soccorso si tratta di due bambini e un adulto. La polizia ha riferito che quattro razzi hanno colpito la città e che uno di questi ha centrato una casa.


    16:14 Assad: "Siria chiede il cessate il fuoco"
    Il presidente siriano Bashar al Assad ha detto oggi che un cessate il fuoco è necessario per porre fine all'offensiva israeliana contro il Libano. Lo riferisce l'agenzia ufficiale siriana Sana.


    16:10 D'Alema: "Aperture significative da Israele"
    "In queste ore si registra qualche significativa apertura da parte di Israele" dopo l'incontro tra l'alto rappresntante dell'Ue per la politica estera Javier Solana e il premier israeliano Ehud Olmert e il ministro degli Esteri Tzipi Livni. Lo ha riferito il vicepremier e ministro degli Esteri Massimo D' Alema durante il question time trasmesso in diretta televisiva dall'Aula di Montecitorio.


    15:45 Olmert: Offensiva israeliana andrà avanti
    L'offensiva militare israeliana in Libano continuerà "fino a che sarà necessaria". Lo ha ribadito il premier israeliano, Ehud Olmert, all'Alto rappresentante per la politica estera dell'Ue, Javier Solana, in missione a Gerusalemme. "Il primo ministro", si legge in una nota, "ha sottolineato che Israele porterà avanti la lotta contro Hezbollah fino a quando sarà necessario per far tornare a casa i soldati rapiti e attuare pienamente" la risoluzione Onu 1559, che chiede il disarmo delle milizie libanesi.


    157 Russia: Attacchi Israele ostacolano rilascio ostaggi
    Per il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov l'attacco israeliano al Libano non accelererà affatto il rilascio dei soldati dello stato ebraico rapiti dall'Hezbollah. "Comprendiamo - ha detto oggi Lavrov ai microfoni della radio Ekho Moskvì - le legittime domande di Israele per il rilascio dei suoi soldati ma non penso che gli avvenimenti in Libano possano accelerarne il rilascio. Azioni così radicali incitano i radicali dell'altra parte".


    15:28 Haniyeh: Israele ridisegna Medio Oriente
    Israele punta a "ridisegnare completamente" il Medio Oriente, "secondo la visione israeliana e americana": lo ha affermato oggi davanti al parlamento palestinese il premier di Hamas Ismail Haniyeh. Haniyeh ha aggiunto di ritenere che "quanto Israele sta facendo aa Gaza supera il problema del soldato israeliano, e quanto sta facendo in Libano supera il problema dei soldati prigionieri".


    15:26 Olmert: crisi colpa di Siria e Iran
    La crisi in corso in Medio Oriente è conseguenza delle "provocazioni" di Teheran e Damasco. A ribadirlo è stato il premier israeliano Ehud Olmert durante l'incontro con l'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune europea, Javier Solana.


    15:10 Centinaia di cittadini polacchi e rumeni in fuga
    Diverse centinaia di cittadini polacchi e romeni sono stati rimpatriati dal Libano a seguito dei bombardamenti in atto nel paese. La maggior parte sono persone coniugate con libanesi e i loro figli. In tutto, secondo stime delle autorità consolari, circa 700 polacchi vivono in Libano, mentre 214 soldati polacchi fanno parte del contigente Onu stazionato in Libano sul confine israeliano.


    15:05 Blair: Nessun appello senza rilascio ostaggi
    Il premier britannico Tony Blair non ha voluto lanciare un appello per un cessate il fuoco israeliano in Libano, affermando che Hezbollah deve prima di tutto liberare i militari israeliani rapiti il 12 luglio e bloccare il lancio di razzi sul nord di Israele. Parlando al Question Time alla camera dei Comuni, il leader britannico ha detto no ai liberaldemocratici che gli chiedevano un appello per uno stop ai combattimenti in Libano.


    15:03 Olmert: Apprezziamo posizione Ue
    Il primo ministro Ehud Olmert ha espresso oggi all' Alto Rappresentante Ue per la politica estera e la sicurezza Javier Solana l'apprezzamento di Israele per la posizione presa dall' Unione Europea davanti alla grave crisi israelo-libanese. Lo ha riferito l' ufficio del premier in un comunicato emesso a conclusione del colloquio che Olmert ha avuto con Solana.


    15:02 Attaccati i depositi degli Hezbollah
    Gli aerei israeliani hanno attaccato oggi in Libano diversi depositi dove l'Hezbollah custodisce il suo denaro, riferiscono fonti militari citate sul sito Ynet news. In particolare sono state colpite quattro "el Mal" (case del denaro) a Bint Jbeil, Nabatieh, Baalbek e nell'area di Tiro. Inoltre sono stati colpiti a Beirut uffici finanziari del partito sciita, compresa la sede del "fondo Shahid" legato all'Hezbollah.


    15:01 Razzi sul Nord di Israele
    Oltre 30 razzi lanciati dal Libano sono caduti sul nord di Israele, colpendo la citta' di Haifa e centrando un'abitazione a Karmiel. Lo rende noto una fonte militare. Una serie di citta' del nord, tra cui Haifa, Karmiel e Nahariya, sono state colpite. La televisione Channel 10 riporta vittime a Tiberiade, sulla costa del Mar di Galilea.


    14:42 Cannonate su Beirut
    Cannonate dal mare sono state sparate poco fa sulle piste dell'aeroporto di Beirut, che si trovano proprio in riva al mare, dove la struttura sorge su terrapieni di riporto. L'aeroporto internazionale di Beirut Rafic Hariri è dotato di tre piste, che sono state già bombardate fin dall' inizio dell'offensiva israeliana. Obiettivi erano stati in precedenza serbatoi di carburante e edifici amministrativi.


    143 Peretz: Nessuna bandiera Hezbollah al confine
    "Hezbollah si ritirerà dal confine in modo che la sua bandiera non sventolerà alla frontiera": lo ha detto il ministro della Difesa israeliano Amir Peretz, prima di incontrare l'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune, Javier Solana. "Il governo libanese - ha aggiunto Peretz - è sovrano e deve assumersi la responsabilità per quello che accade nel suo territorio.


    141 Hezbollah: Ne abbiamo uccisi tre
    Al Manar, la televisione degli Hezbollah, ha fatto sapere che sarebbero tre e non due i soldati israeliani uccisi durante lo scontro di questa mattina tra il Partito di Dio e i soldati israeliani. Dallo stato ebraico non è arrivata nessuna conferma, neanche sui 10 soldati feriti citati dalla tv.


    14:27 Ancora razzi sulla Galilea
    Razzi katiuscia sono caduti in diverse località della Galilea, inclusa Tiberiade. Secondo una stazione Tv israeliana ci sarebbero feriti tra gli abitanti.


    14:24 Usa: marcia indietro sul rimborso evacuazione
    I cittadini americani che vogliono lasciare il Libano non dovranno alla fine rimborsare il governo. A fronte delle polemiche sulla 'tassa sull'evacuazione' il Dipartimento di Stato ha fatto marcia indietro.


    14:20 D'Alema incontra Saad Hariri
    Il ministro degli Esteri Massimo D'Alema avrà domani un incontro alla Farnesina con Saad Hariri, il figlio dell'ex premier libanese ucciso in un attentato a Beirut il 14 febbraio dello scorso anno, leader del partito "Future Movement". L'incontro avviene nel pieno della crisi tra Israele e Libano, e si inquadra nei contatti che il governo italiano ha avviato con tutte le parti coinvolte nel conflitto.


    14:03 Francia propone a Onu il cessate il fuoco
    La Francia ha proposto che il Consiglio di Sicurezza dell'Onu affronti una risoluzione che chiede un cessate il fuoco duraturo in Medio Oriente, la liberazione dei soldati israeliani sequestrati e la possibilità di una nuova forza di pace. La proposta francese è stata fatta circolare in Consiglio di Sicurezza dall'ambasciatore francese Jean Marc de la Sabliere, che ha la presidenza di turno per il mese di luglio. De la Sabliere ha detto che questa misura potrebbe essere presa in esame dopo il briefing di domani in Consiglio di Sicurezza del segretario generale Kofi Annan sulla missione del suo consigliere politico Vijay Mambiar da lui inviato nella regione e che oggi fa ritorno a New York.


    139 Allarme Unicef: "30% persone colpite sono bambini"
    Con la crisi militare in Libano, che entra nella sua seconda settimana, l'Unicef lancia l'allarme per il rapido deterioramento della situazione umanitaria. Le preoccupazioni maggiori riguardano le popolazioni civili, intrappolate nel paese e in larga parte isolate a causa delle operazioni militari. "Nel solo Libano si contano ormai più di 200 morti, oltre 550 feriti e tra i 400-500.000 sfollati, 30.000 dei quali accampati in scuole e spazi pubblici fuori dalla capitale Beirut. Il 30% delle persone colpite dalla guerra sono bambini".


    13:06 Bombe su orfanotrofio a est Tiro
    Un orfanotrofio a est di Tiro è stato colpito oggi nei bombardamenti israeliani nei dintorni del porto 70 km a sud di Beirut. Lo ha riferito la Tv libanese Lbc. L'emittente ha precisato che l'orfanotrofio è situato nei pressi del villaggio di Shukin, lungo la strada che collega Tiro alla cittadina di Nabatiye, una trentina di km più a nord-est.
    Per il momento, non si ha notizia di vittime tra i bambini ospiti.


    128 Hezbollah, respinti tre attacchi Aitarun
    Hezbollah ha affermato che i suoi miliziani hanno respinto stamani tre tentativi delle truppe israeliane per occupare Aitarun, a tre chilometro dal confine con Israele, dove i soldati dell'esercito dello stato ebraico hanno in precedenza conquistato il villaggio di Al-Ghajar. Lo ha riferito la Tv libanese Lbc.


    126 Via libera Usa a un'altra settimana bombardamenti Israele
    Israele ha ottenuto il 'via libera' degli Stati Uniti ad un'altra settimana di bombardamenti sul Libano: è quanto scrive la stampa internazionale. Secondo il 'New York Times', che cita come fonti "funzionari" statunitensi e israeliani, nel giro di una settimana il presidente George W. Bush invierà Condoleezza Rice in missione diplomatica nell'area.


    124 Chirac, "corridoi umanitari" per proteggere civili
    Il Presidente della Francia Jacques Chirac ha esortato oggi la creazione di "corridoi umanitari" sul territorio libanese per proteggere i civili dai bombardamenti israeliani.


    128 Cisgiordania, ruspe israeliane abbattono edifici governo Anp
    Ruspe corazzate israeliane hanno raso al suolo a Nablus, nel nord della Cisgiordania, due edifici utilizzati per i propri uffici dal governo dell'Autorità Nazionale Palestinese, guidato ora dai radicali di Hamas. Lo hanno riferito fonti ospedaliere.


    123 Razzi su Haifa, terzo attacco del giorno
    Alcuni razzi Hezbollah sono esplosi in un rione meridionale di Haifa. Finora non si ha notizia di vittime. Si tratta del terzo attacco del giorno contro la città israeliana.

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    Olmert all'Onu: "Non ci fermiamo"
    Croce Rossa: "In Libano 700mila sfollati"
    Annan: "Forza di stabilizzazione Onu quando ci sarà la tregua"
    Bush avverte la Siria: "Non state facendo abbastanza"


    In fuga dal Libano
    TEL AVIV - Israele andrà avanti con l'offensiva contro il movimento Hezbollah fino a quando "non saranno liberati i due soldati rapiti e non sarà ripristinata al sicurezza dei cittadini israeliani". Il primo ministro Ehud Olmert, parlando con gli inviati dell'Onu a Gerusalemme, è stato chiaro. "C'è l'Iran dietro il rapimento", ha aggiunto: d'accordo con gli sciiti libanesi, vuole infatti distogliere l'attenzione dal programma nucleare. Fin quando non "cesseranno le ostilità", ha detto a Bruxelles il segretario dell'Onu Kofi Annan, non sarà preso in considerazione l'invio in Libano di una forza di stabilizzazione delle Nazioni Unite.

    La situazione in Libano si fa sempre più drammatica: settecento mila persone sono state sfollate secondo la Croce Rossa (l'Unicef parla di mezzo milione in fuga), e cominciano a scarseggiare i viveri. Anche perché i collegamenti con la Siria, da dove arrivavano rifornimenti (ma anche armi), sono stati resi quasi impossibili dai bombardamenti israeliani. Proprio alla Siria e al sua presidente Bashar Assad, George Bush ha inviato un avvertimento, sostenendo che i siriani non stanno facendo abbastanza per riportare la stabilità in Libano. Il presidente degli Usa ha inoltre sottolineato che è "essenziale" che il governo libanese sopravviva a questa crisi, la cui radice - ha detto - è il movimento Hezbollah.

    Dal canto suo il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, ha fatto sapere che andrà in Medio Oriente quando sarà "appropriato, necessario e utile". Ma dall'ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite è arrivata un'indiscrezione: la Rice si recherà nella zona della crisi venerdì. Il premier libanese, Fuad Siniora, ha accusato Israele di aver "aperto le porte dell'inferno e della pazzia" in Libano e ha chiesto una tregua sia a Tel Aviv sia agli Hezbollah.

    Le condizioni di Israele. Secondo Olmert le condizioni necessarie perché abbiano fine le ostilità sono quelle espresse nei principi della decisione del G8. Vale a dire la restituzione dei due soldati rapiti, la creazione di una zona cuscinetto a nord della frontiera, controllata dall'esercito libanese, da cui vengano allontanato il movimento Hezbollah, e il disarmo dei miliziani sciiti, in applicazione della risoluzione 1559 Onu. Dalle Nazioni Uniti è arrivata la proposta di dislocare nel sud del Libano, a ridosso del confine israeliano, una forza internazionale in grado di impedire attacchi degli Hezbollah. "Prenderemo in considerazione anche altre proposte", ha osservato il ministro degli Esteri Trizpi Livni, mentre il vice premier, Shimon Peres, è sbottato: "L'esercito libanese ha 70 mila uomini. Non ha bisogno di forze internazionali per garantire la sicurezza alla frontiera. Semplicemente non vogliono combattere".

    Usa, Iran e Siria. Rapporti sempre più tesi tra i tre paesi. Bush ha detto di avere l'impressione che la Siria voglia tornare in Libano. Inoltre le sue accuse ad Assad ("La Siria non fa abbastanza") sono state la risposta a una dichiarazione di Damasco, che aveva puntato il dito contro gli Stati Uniti e non meglio precisati "Paesi europei", colpevoli di aver dato "luce verde" a Israele per la sua "offensiva assassina contro il Libano".

    Gli attacchi degli Hezbollah. L'offensiva dei militanti sciiti libanesi sono in calo, secondo il capo del comando nord di Israele, generale Udi Adam. Gli israeliani tuttavia vivono in costante allerta e si sono nascosti nei rifugi. Su almeno 12 città della Galilea, infatti, si sono abbattute ondate di razzi. A Naharia un uomo è stato ucciso: aveva appena aiutato alcuni suoi familiari a scendere in un rifugio quando è stato colpito dalle schegge di un razzo. Altre 30 persone sono state ferite.
    Colpite anche le città di Haifa, Tiberiade, Safed, Rosh Pina: l'urlo delle sirene in molti casi ha consentito agli abitanti di mettersi in salvo. Dall'inizio delle ostilità sarebbero 13 i civili israeliani uccisi, 12 i militari e centinaia i feriti.

    I bombardamenti sul Libano. Israele ha bombardato strade, ponti, e persino caserme dell'esercito regolare libanese, causando la morte di almeno una quindicina di militari. Distrutti anche alcuni mezzi provenienti dalla Siria che trasportavano armi per gli Hezbollah. Colpite nuovamente la periferia sud sciita di Beirut e la valle della Bekaa, dove è morta una donna giordana con due suoi figli e altri tredici civili. Sarebbero 245 i morti libanesi nel conflitto.

    Emergenza umanitaria. Continua l'evacuazione degli stranieri nei loro paesi d'origine. Tra gli altri, gli Stati Uniti hanno inviato cinque navi da guerra per mettere in salvo 5mila americani. Sei navi britanniche si preparano a imbarcare 22mila sudditi di Sua Maestà. In totale 450 italiani hanno lasciato la zona e per giovedì è in programma un'altra ondata di rimpatri con due navi della Marina militare. L'Onu ha evacuato il personale non necessario.

    Il mazzo di carte. Il quotidiano Maariv ha pubblicato oggi, come fecero gli americani all'inizio della guerra in Iraq, le "carte da gioco dei ricercati" dei leader Hezbollah, con le facce dei 12 capi del movimento sciita. Lo sceicco Hassan Nasrallah è l'asso di quadri, mentre il suo vice Naim Kassem è il re di picche.

    (18 luglio 2006) Torna su

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    Lo riferisce "Sana" l'agenzia ufficiale del Paese mediorientale Anche la Siria chiede il cessate il fuoco Il presidente al Assad dice che si tratta dell'unica possibilità per porre fine all'offensiva israeliana contro il Libano STRUMENTIVERSIONE STAMPABILEI PIU' LETTIINVIA QUESTO ARTICOLO
    DAMASCO - Più volte chiamata in causa in questi giorni anche la Siria per voce del presidente Bashar al Assad chiede il cessate il fuoco del conflitto in atto in Medio Oriente tyra Israele e gli hezbollah libanesi.
    Il presidente della Siria Bashar al Assad (Internet)

    «Per porre fine all'offensiva israeliana contro il Libano - dice Assad - è necessario un cessate il fuoco». Lo riferisce l'agenzia ufficiale siriana Sana.

    Il presidente siriano, inoltre, avrebbe telefonato al premier turco Recep Tayyip Erdogan per chiedergli di fare pressioni su Israele affinchè dichiari un cessate il fuoco in Libano.

    Lo riporta la Cnn turca. Secondo quanto riferito dall'emittente, Erdogan ha risposto che la Turchia sta lavorando perchè si arrivi alla dichiarazione di un cessate il fuoco e che continuerá a farlo.

    Erdogan ha ricevuto la telefonata del presidente siriano a Cipro, dove si trova per una visita ufficiale alla parte turca dell'isola. La Turchia ha buone relazioni con tutte le parti coinvolte nella crisi, Israele, Libano e palestinesi, e spesso ha agito da mediatore nel conflitto mediorientale.
    19 luglio 2006

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    L'escalation delle violenze Medio Oriente, alta tensione dal 25 giugno Dal rapimento del soldato israeliano all'attacco del Libano, le tappe fondamentali del riacceso conflitto nei Territori STRUMENTIVERSIONE STAMPABILEI PIU' LETTIINVIA QUESTO ARTICOLO
    Dal rapimento del soldato israeliano all'attacco israeliano nel Libano, le tappe fondamentali del riacceso conflitto mediorientale
    25 GIUGNO Sale la tensione nella Striscia di Gaza. All'alba militanti palestinesi attaccano una postazione di confine controllata dagli israeliani. Nel raid muoiono quattro persone. E' il primo attacco mortale lanciato dalla Striscia di Gaza contro Tel Aviv dal ritiro delle truppe israeliane, la scorsa estate. I militanti palestinesi rapiscono il caporale israeliano Ghilad Shalit.
    26 GIUGNOI capi di Hamas nel mirino di Israele. Il primo ministro israeliano Olmert ordina allo Stato maggiore di prepararsi per una grande offensiva, in risposta alla cattura del caporale Shalit. Il premier Olmert respinge la richiesta dei militanti di liberare donne e detenuti nelle sue carceri in cambio di informazioni sul soldato israeliano rapito.
    27 GIUGNO Dura offensiva di Israele nella Striscia, a due giorni dal rapimento del soldato da parte di miliziani palestinesi. «Che nessuno entri e nessuno esca» stabilisce il premier Ehud Olmert. La chiusura avviene sul versante israeliano della Striscia. Sul mare pattugliano le motovedette israeliane. Il governo di Olmert approva un piano di contingenza che taglierebbe le forniture di cibo, acqua e gas alla Striscia se il soldato 19enne non dovesse essere rilasciato. Nel frattempo, Hamas e Fatah raggiungono un accordo di principio su un documento che auspica la soluzione dei due stati per chiudere il conflitto mediorientale, riconoscendo quindi implicitamente lo stato di Israele.
    28 GIUGNO I carri armati israeliani avanzano nella Striscia di Gaza da sud e da nord alla ricerca del soldato rapito. Ehud Olmert ripete che l'obiettivo principale dell'operazione militare è riportare a casa il soldato rapito. «Non intendiamo rioccupare Gaza - dice il premier -. Ma siamo pronti ad azioni estreme per liberare Gilad».
    29 GIUGNO Viene ucciso un giovane colono sequestrato in Cisgiordania. Il corpo di Eliahu Asheri, 18 anni, viene trovato dai militari israeliani vicino al villaggio di Beitunia, a poca distanza da Ramallah. Era stato sequestrato mentre faceva l'autostop da Gerusalemme verso casa.
    30 GIUGNO Israele intensifica i raid aerei contro la Striscia di Gaza, colpendo una trentina di obiettivi fra cui l'edificio del ministero degli Interni a Cittá di Gaza. Prosegue intanto una mediazione sotto gli auspici del presidente egiziano Hosni Mubarak con la Siria e il leader dell'ufficio politico di Hamas, Khaled Meshaal, in esilio a Damasco, con l'obiettivo di ottenere la liberazione del soldato israeliano rapito. nel frattempo arrivano anche le accuse di Hamas a Israele «Vuole annientarci: fallirà».
    1 LUGLIO Il presidente Abu Mazen ha deciso di parlare per la prima volta dal rapimento del caporale Gilad Shalit. «Le trattative non sono a un punto morto, un accordo può essere raggiunto» dice Abu Mazen, ammettendo però che uno dei problemi è con chi trattare. «I leader di Hamas all'estero dicono che le decisioni sono nelle mani dell'ala militare a Gaza. L'ala militare a Gaza risponde che tutto dipende dai leader all'estero. Il premier Ismail Haniyeh non sembra avere alcun ruolo in quello che sta succedendo». Risultato: «I negoziatori egiziani non sanno a quale porta bussare». I tank dell'esercito israeliano intanto vengono attaccati dai miliziani nella Striscia. Il governo Olmert: no allo scambio dei prigionieri.
    2 LUGLIOUn elicottero israeliano lancia un razzo il contro l'ufficio del primo ministro palestinese di Hamas Ismail Haniyeh, a Gaza City. Pochi minuti dopo un altro missile israeliano colpisce la al Arqam School, sempre a Gaza, fondata dallo sceicco Yassin. Il premier palestinese Ismail Haniyeh condanna duramente l'attacco aereo israeliano definendolo un «attentato contro un simbolo del popolo palestinese» e annuncia vendetta. Il premier israeliano Olmert replica: «Faremo tutto il possibile per liberare l'ostaggio». Hamas intanto lancia un ultimatum: «Se l'occupante non comincia a liberare i detenuti palestinesi, considereremo chiuso il caso del soldato».
    3 LUGLIO Israele «non si arrenderà ai ricatti»: questa la risposta del premie israeliano Olmert allo scadere dell'ultimatum di 24 ore lanciato dai rapitori del soldato. «Non negozieremo con i terroristi» precisa OLmert. Intanto i gruppi che tengono prigioniero il soldato fanno sapere che non hanno intenzione di uccidere il sequestrato.
    4 LUGLIO Scaduto l'ultimatum, i rapitori scelgono una tecnica alla libanese: nessuna notizia sul caporale Gilad Shalit, in una guerra di nervi con il governo israeliano.
    5 LUGLIO Israele intensifica l'offensiva su Gaza. La «Pioggia d'estate» si trasforma in una tempesta. Dal governo israeliano arriva il via libera allo Stato maggiore perché estenda l'operazione nel nord di Gaza. Le truppe e i tank di Tsahal si posizionano tra le macerie dei vecchi insediamenti evacuati meno di un anno fa. Le dune deserte di Elei Sinai sono usate come base di lancio per i Qassam: due razzi nuovo modello colpiscono Ashkelon, città di 120 mila abitanti, sulla costa. Dura la denuncia dell'Onu: «Violati i diritti umani».
    6 LUGLIO Battaglia tra l'esercito e Hamas: ventuno palestinesi restano uccisi in un'operazione dell'esercito israeliano il cui obiettivo è fermare i lanci di razzi Qassam contro il sud di Israele. il ministro degli Interni di Gaza ordina alle forze di sicurezza: «sparate sui soldati israeliani».
    7 LUGLIO Nuove incursioni di Israele a Gaza: muoiono otto palestinesi. Il governo israeliano discute per la prima volta di uno scambio di prigionieri. I rapitori del soldato fanno sapere: «La via per salvarlo è trattare».
    8 LUGLIOHamas propone una tregua e Israele rifiuta: «Prima deve essere liberato il nostro soldato». Incursione notturna dell'esercito israeliano a Gaza City, mentre comincia il ritiro delle truppe da Beit Lahiya. Uccisa una madre palestinese con i due figli.
    9 LUGLIO Emissari di Abu Mazen in Siria per convincere Meshal a far rilasciare il soldato rapito. Il premier israeliano Olmert: «L'offensiva di Gaza è una guerra senza scadenze». Il segretario generale dell'Onu Kofi Annan chiede l'accesso immediato degli aiuti nella Striscia.
    10 LUGLIO Interviene il «duro» di Hamas. Khaled Meshal, leader di Hamas all'estero, riappare a Damasco per insistere perché Israele accetti uno scambio di prigionieri per la liberazione del caporale Gilad Shalit. No del premier israeliano Olmert.
    11 LUGLIOUn palestinese è ucciso e quattro rimangono feriti in un raid dell’aviazione militare israeliana sferrato a Beit Hanun, nel nord della Striscia di Gaza. «Una forte esplosione ha fatto scuotere stamani il nord della striscia di Gaza» riferisce l'undici luglio la tv satellitare araba Al Jazira.
    12 LUGLIOSi profila lo spettro di una nuova guerra del Libano: la milizia libanese filoiraniana degli Hezbollah rapisce due soldati israeliani. Immediata la risposta del premier Ehud Olmert che invia truppe di terra e cacciabombardieri in un'offensiva nel sud del Libano. Nel frattempo, sul fronte palestinese, un altro raid israeliano a Gaza causa più di venti vittime.
    13 LUGLIO Pioggia di razzi israeliani sul Libano, almeno ottanta i lanci . Attaccata anche Haifa. Beirut viene colpita al cuore: razzi sull'aeroporto, la capitale è isolata. Nella rappresaglia nel Sud del Paese muoiono 55 civili. Con dieci voti a favore, quello contrario e determinante degli Stati Uniti, e 4 astenuti, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite boccia la bozza di risoluzione proposta dal Qatar che condannava l’operazione militare di Israele nella Striscia di Gaza.

    14 LUGLIO - Raid su Beirut. Bombe su un aeroporto e su una base palestinese nella Bekaa. Oltre 50 morti e 150 feriti. Razzi di Hezbollah sull'Alta Galilaa. Olmert: «Cessate il fuoco a 3 condizioni». Hezbollah: «Pronti alla guerra totale»

    15 LUGLIO - Libano: bomba su un pullman, strage di civili. Colpiti i porti di Beirut e Tripoli. Raid anche nella città dei templi romani. Evacuati dalle zone di crisi i cittadini occidentali. Razzi di Hezbollah contro Tiberiade. Appello del premier libanese: «L'Onu deve imporre il cessate-il-fuoco».
    16 LUGLIO - Razzi Hezbollah su Haifa, 8 morti. Raid israeliani nel sud del Libano: 40 morti. Un missile su Tiro ucccide 16 persone. Messaggio tv del leader dei miliziani Nasrallah: «Questo è solo l'inizio». La Siria: «Se attaccati reagiremo con tutti i mezzi». Prodi chiede la mediazione iraniana.
    17 LUGLIO - Le truppe israeliane entrano in Libano. Sotto le bombe Beirut e Tripoli: più di 40 i morti. Evacuati migliaia di stranieri dalla capitale. La chiusura del G8 a San Pietroburgo, intanto, è segnata dalla proposta del segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan di creare una forza internazionale di sicurezza nel sud del Paese. Il premier israeliano Olmert respinge la proposta dell'Onu. Ed è muro contro muro con Hezbollah, che rifiuta le proposte internazionali di cessate il fuoco, giudicandole una «condizione israeliana».
    18 LUGLIO - «L'offensiva in Libano continua»: lo ribadisce il premier israeliano Olmert nel settimo giorno di guerra, denunciando anche il coinvolgimento dell'«Iran nel rapimento dei soldati». Nella notte riprendono i raid aerei sul Paese, colpite 2 caserme. Almeno 15 le vittime di 50 azioni israeliane. Nuovi razzi hezbollah sulla città israeliana di Tiberiade, in Galilea. Intanto la Croce Rossa annuncia: gli sfollati sono 700mila, «ma il numero di profughi è destinato a crescere». Il segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan avverte: la tregua prima dell'invio delle forze Onu.
    19 luglio 2006

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    Libano del sud: Hezbollah garante delle frontiere
    di Dagoberto Bellucci

    venerdì, 01 luglio 2005

    Il sud del Libano torna ad essere incandescente dopo i recenti scontri tra le milizie di Hezbollah e l'Esercito con la Stella di David. L'integrità territoriale dello Stato libanese è garantita dalla Resistenza Islamica. Anche la Russia sta con le rivendicazioni di Beirut.



    Dopo gli scontri di mercoledì pomeriggio scorso, le due parti (Hezbollah e l'Esercito di occupazione sionista) si rimpallano le responsabilità. Nella polemica su chi abbia aperto il fuoco, rompendo un periodo di tregua che durava da quasi sei mesi, entrano di prepotenza tanto le Nazioni Unite quanto l'America, schierandosi, ovviamente, al lato dell'Entità Sionista.
    Per il Dipartimento di Stato Usa è "Hezbollah il solo responsabile degli incidenti di mercoledì", mentre l'Onu avrebbe rilevato "una violazione della linea blu che separa i due paesi" dimenticandosi però di rilevare che le fattorie di Sheb‘a - lembo di territorio libanese sotto occupazione sionista - sono considerate dal movimento di resistenza libanese di Hezbollah come "parte integrante dello Stato" e come il Governo di Beirut ne rivendichi la sovranità.
    L'ambasciatore americano a Beirut, Feltmann, ha accusato "Hezballah di aver provocato questi incidenti a fini di politica interna", mentre il suo omologo francese ha invitato le due parti a sospendere ogni attività militare richiedendo al Governo libanese la piena applicazione della risoluzione Onu 1559 che prevede lo smantellamento di tutte le "milizie" ed il loro disarmo.
    Più volte sia il Governo libanese che il movimento sciita filo-iraniano Hezbollah hanno ribadito che la Resistenza Islamica non è una milizia bensì un movimento di liberazione nazionale legittimo che continuerà a salvaguardare, armi in pugno, la libertà riconquistata cinque anni or sono dopo un ventennio di occupazione sionista.
    Del problema del disarmo dei campi palestinesi e della Resistenza Islamica se ne è parlato anche durante l'incontro di mercoledì 29 giugno scorso tra il premier libanese Naghib Miqati e il vice-ministro degli Affari Esteri russo Alexander Sultanov. La Russia ha ribadito che il Governo libanese dovrà estendere la sua sovranità su tutto il territorio, pur sottolineando che è necessario che sia garantita la sicurezza delle sue frontiere e dei suoi territori. Sicurezza che, allo stato attuale, è garantita solamente dalla Resistenza Islamica senza la quale l'Entità Sionista avrebbe mano libera per qualsiasi operazione militare contro lo Stato libanese.
    Le dinamiche degli scontri di mercoledì acquistano una maggiore chiarezza dopo che la tv "al-Manar" , collegata al movimento sciita, ha diffuso le immagini degli scontri e riportato la versione fornita dall'Ufficio Politico di Hezballah. Il deputato del Partito di Dio, Hussein Hajj Hassan, ha dichiarato che "un commando della Resistenza avrebbe intercettato una pattuglia israeliana che stava cercando di forzare la linea blu per penetrare in territorio libanese nel settore delle fattorie di Sheb‘a". La tv sionista ha invece dichiarato l'esatto contrario, sostenendo che le postazioni israeliane sarebbero state bersagliate da colpi di mortaio e razzi katyusha da elementi della Resistenza. Circa una ventina di razzi katyusha sarebbero stati lanciati contro le postazioni militari sioniste di Ramta e Sammaqiye e contro la base d'artiglieria di Aamfit nella zona del Golan siriano occupato. L'Ufficio Politico di Hezbollah ha confermato che alcuni razzi sono stati lanciati contro postazioni israeliane sulle alture del Golan. Hussein Hajj Hassan, intervistato dalla tv satellitare "al-Arabiya", ha dichiarato che "non si deve dare alcuna interpretazione politica a questo episodio, che si spiega unicamente con l'occupazione israeliana di parte del territorio libanese".
    Il bilancio finale degli scontri di mercoledì sarebbe di un soldato israeliano ucciso e di altri tre (tra i quali un ufficiale) feriti. Secondo quanto ha riportato l'Agenzia Nazionale d'Informazioni di Beirut non meno di 250 obici di artiglieria sarebbero stati lanciati dalle batterie israeliane nei settori delle fattorie di Sheb‘a e contro il villaggio libanese di Kafar Chouba. Lo stato maggiore dell'esercito di occupazione sionista ha invece dichiarato che almeno due obici sarebbero caduti nel nord della Palestina occupata. "In un attacco programmato - hanno dichiarato fonti militari israeliane - i guerriglieri di Hezbollah hanno aperto il fuoco con tiri di mortaio su una postazione dell'esercito a Har Dov facendo varie vittime", senza peraltro specificare se si trattasse di morti o feriti. Una dozzina di missili terra-aria israeliani avrebbero colpito i villaggi libanesi di Hebbaniye e Wadi Halta provocando il danneggiamento di almeno una quindicina di abitazioni civili. In risposta la Resistenza Islamica avrebbe lanciato diversi colpi di mortaio contro la postazione israeliana di Fachkoul. Varie le incursioni aeree compiute in diverse zone del sud Libano dall'aviazione israeliana.
    La notizia diffusa dalla tv israeliana sulla morte di un combattente della Resistenza Islamica è stata prontamente smentita. Israele sostiene di averne recuperato il corpo giovedì mattina. Hezbollah ha dichiarato che non vi sono vittime tra le file della Resistenza né feriti.
    Tutti i partiti politici libanesi hanno condannato l'aggressione israeliana ed il Governo di Beirut ha esplicitamente accusato i sionisti di aver "violato lo spazio aereo libanese". Lanci di volantini sarebbero avvenuti in varie località del Libano nella notte tra mercoledì e giovedì. Nel testo gli israeliani invitavano la popolazione civile a dissociarsi dalla Resistenza accusando Hezbollah di terrorismo e di operare per inasprire il conflitto. I sionisti accusavano anche il Governo Libanese di sostenere le attività di Hezbollah, lanciando minacce su eventuali rappresaglie. Tra le località oggetto di questo lancio di volantini anche la cittadina natale del neodesignato primo ministro, Siniora.
    La tensione, al momento, sembra attenuarsi ma - inevitabilmente - questi scontri rappresentano un inasprimento del clima politico nella regione. L'escalation militare israeliana, per quanto contenuta dai combattenti del Partito di Dio, apre un nuovo capitolo della lunga guerra che oppone Hezbollah all'Entità Sionista. Ed è un messaggio chiaro che Hezbollah ha lanciato al di là della frontiera meridionale: la Resistenza è sempre in allerta.

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    La guerra in Libano - Fino ad oggi oltre 200 le vittime



    BEIRUT (Libano) - Ammontano ad almeno 47 le persone che soltanto oggi hanno perso la vita in Libano a causa degli attacchi delle forze israeliane, o comunque in seguito ai combattimenti tra queste ultime e i miliziani sciiti di Hezbollah. Lo hanno reso noto fonti ospedaliere e della polizia locale, secondo cui in sei giorni di scontri il numero complessivo delle vittime ha ormai superato le duecento unità, arrivando come minimo a 207: si tratta di 195 civili e di dodici soldati governativi, nove dei quali hanno perso la vita in giornata sotto un bombardamento. Ad essi vanno aggiunti quattro guerriglieri del “Partito di Dio”, l’ultimo dei quali morto anch’esso oggi stesso: a riferirlo è stato proprio il gruppo integralista filo-iraniano e filo-siriano, le cui perdite non sono inserite nel computo ufficiale; questo comprende anche più di 440 feriti. Vi rientrano inoltre dieci libanesi i cui cadaveri sono stati ritrovati ritrovati sempre oggi, ma dei quali si ignorano le circostanze precise del decesso.

    L’episodio odierno più grave è stato dovuto dal lancio di un missile aria-terra da parte di un aereo d’Israele contro un mini-bus, diretto verso la città costiera di Rmeileh: dodici i civili sterminati dalla conseguente esplosione, inclusi tre bambini e due donne

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    Libano: 47 le vittime dei bombardamenti israeliani



    Beirut, 13 luglio - Sono 47 sino ad ora le vittime libanesi degli attacchi israeliani contro il sud del Paese, tra cui almeno 15 bambini. E’ già attivo il blocco aeronavale israeliano imposto al Libano. I porti libanesi sono di fatto isolati.

    Il ministro degli Interni libanese ha dichiarato alla Cnn che l’attacco alle piste dell’aeroporto di Beirut costituisce un “atto di guerra generale al Libano, alla sua economia, alla sua industria turistica”. Sempre secondo l’emittente tv statunitense, le piste danneggiate potrebbero essere riparate in 48 ore, ma non è dato sapere se Israele è intenzionato a ribombardarle ancora nel caso l’aeroporto venisse riaperto. Siamo di fronte al banditismo che ha preso in ostaggio la comunità internazionale.

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    14 parlamentari inglesi pubblicano una lettera di appoggio al popolo palestinese



    Londra, 13/07/2006

    Dal Centro di Informazioni palestinese di Londra.

    Il giornale londinese Guardian, nel numero di ieri, 12 luglio, ha pubblicato una lettera firmata da numerose personalità - in testa il sindaco di Londra -, in cui si chiede al governo britannico di non essere parte del complotto americano- europeo-sionista contro il popolo palestinese e il suo governo eletto.

    Tra le altre richieste contenute nella lettera, la ripresa dell’invio degli aiuti europei all’autorità palestinese, la fine dell’embargo sionista imposto al popolo palestinese e al suo governo democraticamente eletto, e la restituzione delle imposte dovute ai palestinesi.

    All’entità sionista è stato chiesto di fermare tutte le operazioni militari nei territori occupati, di liberare i dirigenti palestinesi eletti e iniziare un programma di liberazione di tutti i detenuti palestinesi imprigionati da Israele in violazione delle leggi internazionali.

    Inoltre, nella lettera si chiede di far pressioni sull’entità sionista attraverso le Nazione Unite per applicare le risoluzioni del 1967, e fermare il commercio di armi tra la Gran Bretagna e Israele finché quest’ultimo non rispetti le leggi intenazionali.

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    E’ la comunità internazionale che porta la responsabilità per le aggressioni israeliane


    Milano, 13 luglio - L’aggressione israeliana prima all’Autorità nazionale palestinese e oggi al Libano richiama ancora una volta l’attenzione sul principale problema del Medio Oriente che è la condotta dello Stato ebraico.. Israele è una realtà che si colloca al di fuori delle regole, delle leggi, delle convenzioni internazionali. Chi continua a rivendicare una posizione equidistante dal carnefice e dalla vittima, sta con il carnefice.

    Negli anni Novanta l’opinione pubblica internazionale è stata bombardata, a proposito del conflitto nella ex Jugoslavia, con il concetto di guerra ai danni dei civili per ottenere vantaggi militari sul terreno. E’ la stessa cosa che avviene nei Territori occupati, assediati o invasi dalle forze militari israeliane, ma mancano le denunce.

    Ripetere in questa situazione che lo Stato ebraico ha diritto alla propria sicurezza è come parlare del sesso degli angeli. Nessuno ha diritto alla propria sicurezza a danno della sicurezza degli altri. Operazioni squisitamente militari compiute da gruppi palestinesi e libanesi ai danni di militari occupanti hanno generato risposte terroristiche da parte dello Stato d’Israele ai danni di civili e di infrastrutture della società civile.

    Invece di negoziare, per trattare il rilascio dei propri soldati in cambio di migliaia di arabi rinchiusi nelle carceri israeliane, il più delle volte senza nessuna imputazione, Israele ha scelto di alzare il tiro. Lo ha fatto sapendo di poterlo fare. La responsabilità è israeliana, ma è soprattutto della comunità internazionale, del mondo occidentale, di quei governi del mondo arabo-islamico che a Israele concedono tutto per condivisione di interessi, senso di colpa, per non rendersi la vita difficile, per conservare il potere, per miopia

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    Difendere Israele”. Regola n. 1: stravolgere la realtà


    di Enrico Galoppini

    Uno dei recenti ‘trucchi linguistici’ escogitati per difendere la causa del Sionismo è l’utilizzo improprio delle parole “rapimento” e “sequestro”.

    Nessuna tv o giornale “autorevole” fa eccezione (per cui è superfluo proporre esempi), ma se ancora il dizionario della lingua italiana ha un senso si dovrebbe parlare di militari israeliani fatti “prigionieri” dai miliziani dello Hezbollah libanese. Ma questo sarebbe pretendere troppo, perché significherebbe che al nemico viene riconosciuto lo status di belligerante, mentre nei fatti è considerato alla stregua di una “anonima sequestri”: i “rapimenti” e i “sequestri” non li fanno, appunto, dei volgari banditi?

    Ma oggi viviamo una situazione irreale: di tutti gli Stati che aderiscono all’Onu, ne abbiamo tre - Usa, GB e Israele – che si arrogano l’esclusivo diritto di potersi fregiare a pieno titolo del rango di Stato, mentre gli altri son tutti potenzialmente oggetto di “operazioni di polizia internazionale”; è il motivo per cui la guerra non si “dichiara” più, per il semplice fatto che la suddetta triade non riconosce, all’atto pratico, altri Stati. Questo considerarsi al di sopra di tutto e tutti comporta tutta una serie di atteggiamenti sbalorditivi, quali, ad esempio, il bombardamento di un aeroporto internazionale di uno Stato membro delle Nazioni Unite (il Libano), il sorvolo a bassa quota con aerei da guerra del palazzo presidenziale di un altro Stato membro delle Nazioni Unite (la Siria), la traduzione di fronte ad un tribunale fantoccio del legittimo Governo di uno Stato membro delle Nazioni Unite (l’Iraq), il paventato arresto del presidente di uno Stato membro delle Nazioni Unite (l’Iran) qualora si fosse presentato a tifare per la sua nazionale ai mondiali di calcio!

    Non si può certo dar torto al presidente bielorusso Lukashenko, che ha affermato per mettere i puntini sulle “i”: “L’Onu siamo noi”.

    Sostenere che solo Usa, GB e Israele si sono esclusivamente attribuiti la dignità di Stato sovrano negandola agli altri non è un’esagerazione che, al limite, può andare bene solo in relazione agli Stati arabi: si pensi alle pressioni a non finire sull’Austria all’epoca del “caso Haider”, oppure alla fine della Jugoslavia (bombardamento su Belgrado, processo farsa a Milosevic ecc.: ricordo che l’unico aviatore serbo che riuscì ad abbattere un aereo della Nato è stato poi messo sulla graticola giudiziaria come un volgare “terrorista”).

    Conosco anche l’obiezione degli arroganti – perché ipermediatizzati - “avvocati d’Israele”: che Hezbollah “non è l’esercito libanese”. Ma nell’atipica situazione libanese va detto che esso rappresenta l’unica garanzia d’intangibilità del territorio del Libano. E non lo dico io, lo dimostrano i fatti recenti del Libano. La verità è che la piega che si voleva far prendere agli eventi in seguito all’assassinio di Hariri non è quella desiderata dai suoi mandanti: Hezbollah, oltre ad aver ottenuto 14 parlamentari non ha smobilitato le sue milizie, e questo non perché si è imposto unilateralmente sui desideranti un “Libano libero” (e “arancione”), ma perché almeno mezzo Libano (compresi settori cristiani) si è reso conto che disarmare Hezbollah equivaleva ad un suicidio nazionale.

    Ma torniamo ai “sequestri” e ai “rapimenti”. Aljazeera per descrivere i militari israeliani nelle mani di Hezbollah usa il termine asîr (pl. asrà), che significa appunto “prigioniero”, e lo stesso Hasan Nasrallah parla di “prigionieri” di Hezbollah in mano all’esercito israeliano, proponendo difatti uno “scambio di prigionieri”. Evidentemente c’è della dignità nella considerazione che Hezbollah ha dei militari israeliani, ma non il contrario. Lo si evince anche dal modo in cui gli oltre sessanta uomini politici palestinesi nelle mani degli israeliani vengono descritti da questi ultimi: trattasi di “arresti”. Ora, mi sembra un po’ strano che i membri di un parlamento e di un governo di uno Stato (seppur un simulacro di Stato, comunque uno “Stato”: non salmodiano sempre “due Stati per due popoli”?) possano essere “arrestati” da un altro Stato. Al limite dovrebbe trattarsi di “prigionieri”, ma non sia mai detto, o forse proprio in questo caso si tratta effettivamente di “rapiti” e “sequestrati”…

    Come che sia, anche questa volta “Israele” la farà franca: dopo aver causato al Libano in un solo giorno un danno economico stimato in decine di milioni di dollari (ponti, strade, piste dell’aeroporto, turisti in fuga, viaggi annullati, blocco delle importazioni e delle esportazioni, borsa crollata: a proposito, a chi si rivolgerà il turista italiano per il risarcimento del biglietto? all’Ambasciata israeliana? al gran rabbino?) riceverà, in ossequio alla logica della “equivicinanza” elaborata in qualche Centro che naturalmente auspica la “pace in Medio Oriente”, rinnovate e più sperticate lodi, che supereranno in fantasia e piaggeria il “siamo tutti ebrei” di Bertinotti (dopo aver ricevuto delle minacce!), la denuncia dei “rigurgiti di antisionismo” (Giordano), l’individuazione nello “scudo di David” delle “radici europee”… fino all’”Israele patrimonio dell’umanità” (Prodi): fino ad ora avevo sentito parlare di “patrimoni dell’umanità” con riferimento a città, opere d’arte o architettoniche, ma stavolta viene il dubbio che il “patrimonio” stia nell’assetto istituzionale (discriminatorio) dello Stato sionista, o addirittura nel c.d. “popolo ebraico”, in tal modo custodito come una sorta di bene prezioso, il Bene incarnato.

    Ma i complimenti, sebbene graditi da “Israele”, non bastano mai se non sono accompagnati dalle palanche. E’ di questi giorni la notizia di un accordo firmato tra la Regione Lazio e un Centro industriale israeliano per “la ricerca e lo sviluppo”, le cui basi sono state gettate circa un mese fa in occasione dell’ennesimo “viaggio della memoria”. Parafrasando il titolo del celebre libro di Finkelstein verrebbe da titolare “Industria e Olocausto”! Quanto ai palestinesi, si accontenterebbero di un banalissimo riconoscimento dei torti subiti (uccisioni, distruzioni, espulsioni ecc.), senza scomodare gli “olocausti”, ma non hanno nemmeno questa magra consolazione: le industrie e gli “accordi”, per il momento, se li possono sognare!

 

 
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