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    Libro sull'Etnonazionalismo Völkisch: "I Fondamenti dell’Etnonazionalismo Völkisch"

    Federico Prati – Silvano Lorenzoni – Flavio Grisolia

    I Fondamenti dell’Etnonazionalismo Völkisch

    "Nella vita sangue e conoscenza
    debbono coincidere.
    Allora sorge lo spiri
    to"
    FRANZ SCHAUWECKER


    "Riteniamo di fondamentale importanza, in un’epoca etnicamente e
    culturalmente decadente, un’epoca che disprezza ogni distinzione
    qualitativa, fornire gli elementi essenziali per poter comprendere
    appieno concetti così rilevanti per l’Europa quali sono, a nostro avviso,
    i fondamenti dell’etnonazionalismo völkisch.
    Gli Stati-Nazione, di chiara matrice giacobina, stanno segnando
    il passo. Ad essi pare si voglia sostituire un’Unione Europea, voluta
    unicamente da tecnocrati e dalla finanza apolide e nettamente
    rifiutata dalle Comunità etniche, che in essa vedono, realisticamente,
    il pericolo della perdita d’ogni propria Identità.
    A difesa e salvaguardia dei Popoli d’Europa dal mondialismo multirazziale
    e dalla globalizzazione omologante si pone unicamente
    l’etnonazionalismo.”(…)


    __________________________________________________ _______________

    Per richiederlo:

    Effepi Edizioni
    effepiedizioni@hotmail.com
    tel. 338.9195220

    Titolo: I Fondamenti dell'Etnonazionalismo Völkisch

    Autori: Federico Prati – Silvano Lorenzoni – Flavio Grisolia

    Dati: 154 p.,

    Anno: 2006

    Prezzo: 16,00 Euro

    Editore: Effepi Edizioni.

  2. #2
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  3. #3
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  4. #4
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    domenica, 10 settembre 2006

    etnonazionalismo

    ETNONAZIONALISMO



    tre libri fondamentali sulla ideologia dell' Etnonazionalismo Voelkisch

    " Nella vita sangue e conoscenza debbono coincidere. Allroa sorge lo spirito" ( Franz Schauwecker).





    Gli amici della associazione Identità Tradizione hanno pubblicato alcuni volumi sulla ideologia dell' Etnonazionalismo. Per questo sistema di valori, sono stabili e hanno futuro solo le organizazioni sociali basate sul binomio "sangue e suolo" : solo le società fortemente identitarie sono stabili e si sviluppano nel futuro. Sono, con termine tratto dalla biologia, degli "organismi viventi". Le società multirazziali, multreligiose, multiculturali sono - l'espressione è del sottoscritto - composti sociali privi di stabilità e di futuro. I singoli elementi di diverse identità che li compongono ( diverse, razze, etnie, religioni, culture, etiche) tendono a un movimento continuo per cercare all'interno della società multiculturale, quello spazio e quella ampiezza che ne permette il perpetuarsi. Da tale movimento nasce il contrasto e l'attrito con le altre identità costrette nel medesimo territorio. Il che è del tutto naturale : solo una identità morta o morente ( come quella 'bianca' all'interno dei composti sociali caotici euro-occidentali) non 'reagisce' . Tali ovvie dinamiche sociali portano alla fine alla distruzione dell 'equilibrio del composto sociale multiforme instabile. Da questo punto di vista la ideologia etnonazionalista che rivaluta il valore positivo della identità sociale biologico-culturale forte, non può che essere guardata con interesse.

    Segnalo i libri che svuluppano i principi e le potenzialità dell' Etnonazionalismo, ideologia voelkisch, cioè popolare : è intuitivo che una tale ideologia può essere solo con il popolo e per il popolo. Senza il popolo non esiste. Però essa si rivolge ai soli popoli che esistono nelle nostre terre e che possano dire con fierezza : " questa terra è la terra dei miei Avi". La terra su cui un popolo cammina non può essere venduta. Nè svenduta a bande di disattati stranieri per un pugno di dollari o per quattro sudici voti elettorali a qualche banda di predoni senza patria e senza onore che si sono insediati nelle stanze governative, per fare strame di quel popolo sovrano che questa cricca di predoni comunisti vuole trattare come gli americani trattarono i Sioux nelle loro terre. Il popolo che vende la sua terra ( per un pugno di voti o per quattro bottiglie di whiskey) è destinato a morire. Riprendiamoci la sovranità e la nostra Terra.
    edr 88


    I libri che vi segnalo sono i seguenti. A fianco il link della email dell' editore presso cui acquistarli
    effepiedizioni@hotmail.com
    e quelli delle librerie dove è possibile ordinarli.

    I fondamenti dell' Etnonazionalismo Voelkisch

    http://www.scriptamanent.biz/SchedaD...ro.asp?ID=1790

    Etnonazionalismo ultima trincea d'Europa

    http://www.orionlibri.com/index.php?...wbyid&idn=1208

    Scritti etnonazionalisti - Per un 'Europa delle Piccole Patrie

    http://www.orionlibri.com/index.php?...wbyid&idn=1200

    i libri possono essere anche ordinati scrivendo a :

    Scripta Manent info@scriptamanent.biz

    http://antizog.splinder.com/tag/libri

    http://antizog.splinder.com/tag/links[/QUOTE]

  5. #5
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    Federico Prati - Silvano Lorenzoni, Scritti etnonazionalisti. Per un'Europa delle Piccole Patrie, Effepi, Genova 2005


    “Etnonazionalismo” è un neologismo che, se non è stato coniato dagli autori di questo libro, viene comunque da loro assunto come denominazione dell’”ideologia” (p. 3) di cui essi si fanno portatori. Essendo costituito da etno-, elemento di composizione nominale col valore di “nazione” (dal greco ethnos) e dal sostantivo nazionalismo, il neologismo in questione dovrebbe logicamente designare un “nazionalismo della nazione”; concetto, questo, che gli autori del libretto vorrebbero determinare per mezzo dell’aggettivo tedesco völkisch, che essi stessi traducono con “etnonazionale” (p. 4). Ne risulta, quindi, un “nazionalismo nazionalnazionale della nazione”. Ci viene in tal modo fornito l’esempio di un procedimento linguistico che, se ulteriormente applicato, potrebbe dar luogo a formazioni analoghe, quali ad esempio “socialsocialismo sociale della società”, “popolarpopulismo popolare del popolo” ecc. ecc.
    Al ridondante sintagma “etnonazionalismo völkisch”, per fortuna, gli autori cercano di dare un contenuto semantico. “L’etnonazionalismo, e gli etnonazionalisti, - leggiamo a p. 3 – si rifanno al federalismo etnico, forma modernizzata del nazionalismo etnico e dell’ideologia völkisch. Tale ideologia assegna la priorità alla tutela del Volk, inteso come comunità di Sangue e Suolo. (…) Nella nostra visione etnonazionalista la mappa geopolitica dell’Europa deve essere ridisegnata, attraverso la nascita di una federazione europea etnica, costituita da Regioni-Stato, etnicamente omogenee”. Quali siano le “Regioni-Stato” che dovrebbero costituire la “Federazione europea etnica”, gli autori non lo dicono; a quanto ci sembra di capire, tali “Regioni-Stato” dovrebbero coincidere, nel progetto ideale degli autori, con le “nazioni etniche d’Europa”, alcune delle quali vengono esplicitamente nominate: “Veneto, Trentino-Tirolo, Insubria, Occitania, Piemonte, Fiandre, Baviera, Vallonia” (p. 47). Sulla omogeneità etnica di ciascuna di queste regioni ci sarebbe alquanto da eccepire, se si considerano gli effetti dell’”invasione allogena” (p. 46) che negli ultimi decenni le ha interessate. Certo, gli autori potrebbero ipotizzare provvedimenti di pulizia etnica intesi a restituire a tali regioni la loro omogeneità. Ma quali misure potrebbero mai rendere omogenee tutte quelle zone in cui nazionalità diverse vivono da decenni e talvolta da secoli a stretto e immediato contatto le une con le altre? In che modo potrebbero essere rese omogenee non diciamo la Macedonia, che è diventata eponima dell’insalata di frutta, ma anche soltanto la Transilvania, in cui numerosi centri urbani ed agricoli sono condominio di Romeni, Ungheresi, Tedeschi? Sono realtà, queste, che non rientrano nello schema degli etnonazionalisti, i quali affermano testualmente che “lavorare insieme in modo proficuo è possibile soltanto fra unità etniche geneticamente analoghe” (p. 13). Che ne facciamo allora di quelle “unità etniche” (Finni, Careliani, Estoni, Magiari, Turchi, Tatari, Baschi ecc. ecc.) le quali, pur essendo radicate da secoli sul suolo europeo, non sono legate agli altri popoli del medesimo “grande spazio” dal vincolo biologico e quindi non soddisfano il criterio etnonazionalista di “Sangue e Suolo”?
    Come “ultimo fulgido esempio” (p. 13) di sistema politico imperiale adatto a garantire la collaborazione tra etnie diverse, gli autori menzionano la duplice Monarchia absburgica, che “già nella prima metà dell’Ottocento ci si preparava a render (…) triplice”, sicché, se non fosse stato per la guerra del 1866, “dopo Vienna e Budapest, Venezia ne sarebbe diventata la capitale” (ibidem). Dobbiamo però osservare, en passant, che prima dell’Ausgleich del 18 febbraio 1867 la Monarchia absburgica non era nemmeno duplice e Budapest non possedeva il rango di capitale. Ma non è tanto su questa svista che intendiamo soffermarci, quanto su di un fatto che dovrebbe interessare gli etnonazionalisti: l’Impero austriaco prevedeva, in materia di emigrazione all’interno dell’area imperiale, norme che difficilmente potrebbero apparire fulgide ed esemplari ai fautori delle “piccole patrie” etnicamente omogenee. Si consideri infatti l’art. 4 della Legge costituzionale austriaca del 21 dicembre 1867: “Il libero passaggio delle persone e delle sostanze da un luogo all’altro del territorio dello Stato non sottostà ad alcuna restrizione. (…) La libertà di emigrare non è limitata per parte dello Stato, se non dagli obblighi del servizio militare”. D’altronde, mentre gli etnonazionalisti vagheggiano “uno Stato che coincida con un’etnia” (ibidem), la concezione politica che ispirava l’Impero austriaco era invece multietnica e sopranazionale: “Tutti i popoli dello Stato appartenenti a razze diverse sono eguali nei diritti, ed ogni singola razza ha l’inviolabile diritto di conservare e di coltivare la propria nazionalità ed il proprio idioma” (art. 19). Oltre a ciò, l’Impero era pluriconfessionale: “Il godimento dei diritti civili e politici è indipendente dalla confessione religiosa” (art. 14); “ogni chiesa ed associazione religiosa riconosciuta dalla legge ha il diritto di esercitare pubblicamente e in comune la propria religione” (art. 15).
    Tra i pensatori che gli etnonazionalisti indicano come particolarmente vicini alle loro posizioni c’è Guillaume Faye. Che questo intellettuale della destra “identitaria” possa essere considerato un “etnonazionalista völkisch”, non lo si può certo negare. Ma proprio in un caso come quello rappresentato da Guillaume Faye emerge l’incompatibilità fra l’etnonazionalismo e l’idea imperiale europea. Non potendo qui dilungarci ad illustrare tale affermazione, rinviamo il lettore all’analisi critica del pensiero di Guillaume Faye che è stata effettuata da Tahir de la Nive nel libro Les Croisés de l’Oncle Sam (Avatar 2003, distrib. Edizioni all’insegna del Veltro).
    Un altro nome citato dagli autori laddove essi indicano il loro “punto di riferimento culturale” (p. 5) è quello del defunto democristiano bavarese Franz Joseph Strauss, sostenitore dell’Internationales Institut für Nationalitätenrecht und Regionalismus. Abbiamo anche qui un caso particolarmente istruttivo del nesso che lega il particolarismo etnico e regionalista con il filoatlantismo. Strauss infatti, oltre ad essere uno degli artefici di quello che fu chiamato “l’asse Tel Aviv – Bonn” (Tadeusz Walichnowski, L’axe tel Aviv – Bonn et la Pologne, Interpress, Varsavia 1968), fu un accanito partigiano dell’Alleanza Atlantica, che secondo lui avrebbe dovuto agire anche nei confronti del Vicino e Medio Oriente, dell’Africa e dell’America Latina. “L’America, dopo il 1945, unica difesa dei popoli liberi” – scriveva Strauss in un suo testo programmatico pubblicato da Volpe Editore nel 1967 col titolo Un piano per l’Europa.

    Claudio Mutti

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  7. #7
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