In Occidente il futuro demografico è dei conservatori
di Guglielmo Piombini
Il Domenicale, 22 luglio 2006
Le statistiche demografiche confermano un dato che molti avevano già intuito: la mappa dell’infertilità coincide esattamente con quella della secolarizzazione. I paesi dove il calo delle nascite determinerà nei prossimi anni un crollo della popolazione, infatti, sono quelli che facevano parte dell’ex impero sovietico, dove l’ateismo di Stato ha regnato per generazioni: secondo le proiezioni delle Nazioni Unite tra cinquant’anni la Russia e la Romania avranno perso il 22 % degli abitanti, la Bielorussia il 28 %, la Bulgaria il 34 %, l’Ucraina addirittura il 43 %. La situazione è solo leggermente migliore nei paesi dell’Europa occidentale investiti dalla secolarizzazione a partire dalla fine degli anni Sessanta, che con un tasso di natalità di circa 1,4 figli per donna dovrebbero perdere, nello stesso arco di tempo, percentuali variabili dal 4 % al 12 % della popolazione.
Il confronto con l’alta natalità del mondo musulmano, in piena rinascita religiosa e solo marginalmente toccato dalla modernità, è eclatante. Non meno interessante, però, è il paragone con gli Stati Uniti d’America, dove la pratica religiosa è molto più diffusa che in Europa.
Lì la natalità è attualmente prossima a quello che in gergo tecnico si chiama tasso di rimpiazzo generazionale pari a 2,1 figli per donna e tutto indica che la popolazione continuerà a crescere, raggiungendo nel 2050 i 400 milioni di abitanti. Di questo passo fra cinquant’anni gli europei saranno cento milioni in meno, gli statunitensi cento milioni in più. Eppure solo trent’anni fa gli Stati Uniti, che erano stati all’avanguardia nella “rivoluzione sessuale”, avevano una natalità inferiore all’Europa: nel 1976 le donne americane avevano in media 1,7 figli, contro i due delle donne europee. A partire dagli anni Ottanta, tuttavia, mentre l’Europa accelerava sulla via della secolarizzazione, negli USA cominciava una inaspettata controrivoluzione conservatrice, che ha portato ad un risveglio religioso e ad una lenta ma costante ripresa della natalità.
Non tutti gli USA sono USA
L’esistenza di due americhe molto diverse tra loro, quella delle aree abitate in maggioranza dai cristiani born again e dai cattolici osservanti, che alle ultime elezioni hanno votato per Bush, e quella delle aree più laicizzate e simili all’Europa che hanno votato per Kerry, trova conferma anche dal punto di vista demografico. Il cuneo tra queste due americhe sembra destinato ad allargarsi, giacché gli americani maggiormente credenti che abitano gli stati “rossi” (così vengono contrassegnati tradizionalmente gli Stati che votano per il Partito Repubblicano) continuano ad avere più figli degli americani secolarizzati che abitano gli stati “blu” (regno del Partito Democratico).
Lo Stato più liberal d’America, il Vermont, che è rappresentato al Congresso addirittura da un socialista, Bernie Sanders, ha il più basso tasso di natalità: solo 1,57 figli per donna. All’opposto, lo Stato socialmente più conservatore, lo Utah dei mormoni, ha un numero di nascite di 2,71 figli per donna, il più alto del paese. Con questi tassi di natalità, se lo Utah e il Vermont avessero oggi la stessa popolazione e non ci fosse immigrazione o emigrazione, in due generazioni i bambini dello Utah diventerebbero il triplo di quelli del Vermont.
Il fatto che una rivista abbia proclamato New York come “la capitale americana del figlio unico” dimostra con evidenza come le aree metropolitane e costiere “europeizzate” siano destinate a perdere influenza politica rispetto alle più prolifiche zone rurali ed interne della cosiddetta Bible-Belt. Tra vent’anni la maggioranza religiosa potrebbe quindi diventare una super-maggioranza ad ogni livello di governo.
Il socialismo contro i figli
Un processo simile è avvenuto in Israele, dove gli ebrei ortodossi hanno tassi di natalità superiori a quelli degli ebrei laici. I fondatori dello Stato d’Israele, infatti, erano per la stragrande maggioranza ebrei socialisti provenienti dall’Europa. Le loro idee erano così di sinistra, che il partito di destra likud di Menachen Begin perse le prime otto elezioni generali. Nell’ultimo quarto di secolo, tuttavia, la base demografica dei laburisti è andata scemando, mentre la destra conservatrice è diventata competitiva grazie all’apporto elettorale delle famiglie ebraiche originarie del Nordafrica e del Medio Oriente, più numerose ed osservanti.
Il Canada multiculturalista, da parte sua, sembra voler seguire l’Europa e gli stati blu americani sulla strada della secolarizzazione e della sterilità. Emblematico è il caso della provincia francofona del Quebec, che nel 1960 era la terra cattolica più fervente e feconda del mondo. La messa domenicale era seguita dall’80-90 % percento degli abitanti, e i tassi di natalità erano di ben quattro figli per donna. Dalla fine di quel decennio, tuttavia, il Quebec ha conosciuto un brusco abbandono della pratica religiosa, e i suoi tassi di natalità si sono allineati a quelli attuali dell’Europa.
Il problema è che nella distopia sociale prospettata dai social-progressisti non c’è spazio per i figli, perché se si disprezza e si rifiuta la propria eredità religiosa o culturale, non c’è più ragione per tramandarla. A ciò si aggiunga che nelle moderne socialdemocrazie assistenziali la trasmissione della vita ha perso ogni valore economico, perché a mantenere e assistere i genitori durante la vecchiaia provvederà comunque la burocrazia dello Stato sociale. In ultima analisi, il test decisivo per valutare una civiltà potrebbe davvero essere il seguente: i suoi meccanismi sociali permettono alla società di autoriprodursi, o contengono un vizio fatale che porta alla decadenza e all’estinzione?
L’evoluzione sociale degli ultimi decenni sembra confermare che la socialdemocrazia laicista, nella quale la famiglia e i figli non servono più perché è lo Stato a prendersi cura dell’individuo “dalla culla alla bara”, abbia il destino segnato perché contiene in sé i germi della propria dissoluzione. Gli attuali sistemi sociali europei, che coniugano statalismo politico e progressismo culturale, sono minati da una contraddizione, perché tendono a distruggere quella larga base demografica necessaria a finanziare gli imponenti apparati assistenziali.
Gli europei secolarizzati che hanno orgogliosamente voltato le spalle al cristianesimo e alla famiglia tradizionale possono anche credere di essere all’avanguardia del progresso umano, ma in verità le culture e gli stili di vita che determinano la sparizione della società in poche generazioni hanno qualcosa di patologico, che contrasta profondamente con le leggi naturali, e vanno considerati fallimentari.
Sono queste le ragioni per cui Mark Steyn, uno dei più corrosivi giornalisti canadesi, ha affermato che le vere persone razionali e ragionevoli del mondo contemporaneo sono i cattolici ferventi, i born again americani, gli ebrei ortodossi e financo i fondamentalisti islamici, mentre gli occidentali secolarizzati seguono un sistema di idee cieco e irrazionale, che li condannerà a scomparire.