Il governo era contrario, ma i parlamentari se ne sono infischiati. Sia quelli della maggioranza sia quelli dell'opposizione. Tutti i membri della commissione bilancio del Senato hanno votato, venerdì scorso, a favore dell'emendamento che ha trasformato le vecchie mille lire di rimborso - adeguate a suo tempo a 60 centesimi - per ogni firma presentata dai promotori di un referendum in un euro, che di lire ne vale 1936,27. Costo del cambio mille lire = un euro: 2,5 milioni di euro.
Chi paga? Il contribuente italiano: "All'onere derivante si provvede mediante l'utilizzo di parte delle maggiori entrate recante dal presente decreto". Tradotto: voi stringete la cinghia, noi allarghiamo i rimborsi. Firmato: i vostri parlamentari preferiti, sinistra-destra-centro. Tutti d'accordo. L'onorevole segue l'esempio del fruttivendolo, quello che il 31 dicembre 2001 vi faceva pagare le cipolle 1000 lire al chilo e il due gennaio 2002 un euro, sempre al chilo. Un ritocchino del 100%, che quattro anni fa, nel passaggio lira-euro, andava tanto di moda fra i commercianti.
"Avevo espresso parere contrario" spiega Natale Ripamonti, senatore dei Verdi e relatore del testo. "Così come pure il governo aveva espresso parere contrario. Però, in commissione si sono trovati tutti d'accordo con l'aumento del rimborso e l'emendamento è passato all'unanimità". Non solo. Gli onorevoli senatori hanno anche deciso che questi soldi li vogliono subito. Il vecchio testo, la legge 157 del '99, indicava che "i rimborsi sono corrisposti entro il 31 luglio di ciascun anno, in misura pari, al primo anno, al 40% della somma spettante, e, per i quattro anni successivi, al 15% della somma spettante".
(affari italiani)