Cari amici e compagni,
in qualità di libero interlocutore/osservatore di quanto si muove nell'area della sinistra lombardiana, ho avuto modo solo alcune settimane fa di denunciare in una lettera i rischi che vedevo progressivamente sorgere all'orizzonte a detrimento dell'intransigenza e delle posizioni teoriche della vostra corrente: troppa illusione in SEL, rischio che il contenuto (socialismo) passasse in secondo piano rispetto al contenitore che si andava a costruire, rischi di riemergente culto della personalità.
A distanza di alcune settimane, avrei voluto accorgermi di essermi sbagliato. Al contrario devo tristemente constatare l'adempimento ed il concretizzarsi dei rischi che percepivo allora.
1) Partiamo da SEL: la mia totale mancanza di fiducia nei confronti della formazione politica denominatasi "Sinistra e Libertà" prima, e "Sinistra Ecologia e Libertà" poi, nasceva dal constatarne l'origine e la ragione della sua esistenza quale risultante di un tentativo da parte dei vecchi tromboni dirigenziali della sinistra radicale, con dirette e gravi responsabilità di governo nell'ultimo esecutivo Prodi (guerre imperialiste, devastazioni ambientali, politiche antisociali), di autoriciclarsi e di rifarsi una verginità politica (Giordano, Peggiore, Mussi, eccetera).
Seguendo le vicende dei lombardiani, e del loro entusiasmo nel "progetto SEL", ho voluto dall'esterno analizzare passo dopo passo fino a che punto fossero essi in grado di cambiare radicalmente l'originaria natura di SEL ed il suo stato di cose presenti, se fossero in sostanza in grado di attuare un "colpo di mano" nella nuova forza politica, trasformandola veramente in un'esperienza partecipata da tanta gente comune della cosiddetta "sinistra diffusa", con prospettive ed aspirazioni diverse dai dirigenti ufficiali, che avrebbe messo in minoranza la stessa classe politica dalla quale SEL aveva preso origine. Una prospettiva del genere si è nel corso della storia talvolta fortuitamente realizzata, basti pensare alla radicalizzazione politica di forze quali il vecchio PSI in alcuni suoi periodi storici così come del Socialist Labor Party americano rispetto alle sue origini. Non altrettanto è avvenuto o sta avvenendo con SEL, provando la correttezza della mia posizione di scetticismo vigile. Non vi è stata alcuna irruzione di quella gente della sinistra diffusa in contrapposizione all'originaria classe dirigente. Il congresso fondativo di SEL ha rinnegato le sue stesse regole congressuali di fronte alla necessità di garantire un'equa rappresentanza alle tre o quattro forze fondatrici rimaste: non si è votato democraticamente o per mozioni, ma all'unanimità un testo e un consiglio nazionale bloccati. Il consiglio nazionale è così andato ad essere composto dai soliti dirigenti autoriciclantisi provenienti dalle esplose frange della sinistra radicale. E in un'inesistente ma plausibile dialettica tra "nuova militanza" (che secondo Socialismo&Sinistra sarebbe affluita numerosa) e "vecchia dirigenza", quest'ultima ha avuto la meglio, anzi, l'unicità. A tutt'oggi non si capisce come e dove SEL sarebbe a livello di militanza anche qualcosa di diverso dai Vendola, Giordano, Peggiore.
2) Di fronte al fallimento dell'illusorio tentativo di portare ad essere SEL qualcosa di diverso dalla mera espressione dell'autoriciclantesi classe politica dirigenziale della sinistra radicale con gravi responsabilità di governo ed in cerca di una nuova verginità politica, non solo non si è riconosciuto il fallimento di tale prospettiva politica, e non si è fatto un passo indietro abbandonando il progetto come sarebbe stato logico, ma si è andati incontro ad un processo di progressiva integrazione con l'espressione maggioritaria di SEL. Socialismo&Sinistra non è più ravvisabile quale corrente organizzata di minoranza interna a SEL, adottando i punti di vista del resto del partito. Intendo dire con questo più precisamente due cose: la partecipazione di S&S a SEL è sembrata inizialmente avvenire in modo critico ; oggi non si ravvedono dichiarazioni, prese di posizioni o altro che facciano presupporre un'autonomia di strategia politica di S&S rispetto alla maggioranza dirigenziale di SEL. Socialismo&Sinistra si è in un primo momento dichiarata fredda verso le precedenti esperienze di governo dell'Ulivo e del centrosinistra, giustamente criticandone i limiti ascritti. Ha al contempo correttamente polemizzato con la dirigenza nenciniana del PSI (già PS) e con i fuoriusciti verso Zavettieri criticandone la ricerca di connubi con il Partito Democratico, PD visto invece come fumo negli occhi e tomba delle aspirazioni di rinascita del socialismo. Poi, da un certo punto in avanti, le cose sembrano cambiare. L'ufficializzazione del sostegno di Nichi Vendola alle primarie in Puglia (cioè sostegno pieno ed acritico ad uno degli esponenti di quella classe dirigenziale autoriciclatisi in cerca di una nuova verginità politica della sinistra radicale con gravi responsabilità di governo... a colui, insomma, che dentro SEL avrebbe dovuto rappresentare la controparte dirigenziale alla nuova militanza in afflusso dal basso). Agli strali contro il PD, che differenziavano S&S dal resto di SEL, all'epoca in cui alla scissione da Rifondazione dei vendoliani sembrava esserci dietro D'Alema intento a garantire al Partito Democratico una gamba sinistra (come cambiano le cose!), ha oggi preso il posto l'invito "Lavoriamo alacremente insieme al PD", nonostante poco prima e poco dopo viene dispregiativamente apostrofato come "bolscevico", con la consueta mescolanza di analisi storico-politica e di considerazioni a carattere partitico-contingente, come è solito vedere negli scritti della corrente. Ed ecco quindi che ora "lottiamo per vincere, per affermare non solo su scala regionale ma nazionale, un nuovo modello di democrazia partecipativa": e pensare che in alcune dichiarazioni precedenti si guardava con distanza le precedenti esperienze di governo con l'Ulivo: ora no, ecco invece una nuova riproposizione della necessità di un grande carrozzone, che sia di volta in volta una desistenza, un accordo tecnico, un accordo organico, un'alleanza per la Costituzione data da contingenze particolari o chissà quant'altro ancora. Cambia la falsa coscienza che la sostanzia e l'ideologia a cui i militonti continuano ad abboccare, l'ammucchiata di centrosinistra ogni volta si riaggrega come il mercurio in precedenza disperso.
3) Ulteriori considerazioni su Vendola ed alleanze: le ultime considerazioni fatte nel punto 1 su SEL potrebbero essere riprese osservando come SEL sia diventato, ancor più di qualche mese fa, il "partito di Vendola" per antonomasia. Capitando sul sito di SEL, in questi momenti non si parla d'altro che di Vendola e delle primarie in Puglia, a dimostrazione che SEL e Vendola sono esattamente la stessa cosa. Anche SEL, dunque, affetta dalla personalizzazione della politica, non dissimile da IDV quale "partito di Di Pietro", Lega quale "partito di Bossi", e via dicendo. La retorica vittimistica di Nichi Vendola quale di "povero outsider del popolo osteggiato dai cattivoni del PD" non è la struggente trama di Philadelphia, ma la posizione ufficiale di SEL, fatta propria pienamente anche da S&S. La conseguente (auto)retorica intorno a NichiVendola/SEL (appurato che siano la stessa cosa) uscito/a vincitore/trice dalle primarie quale "credibile alternativa al PD" e "sogno del popolo che si realizza" è ripresa oggi dagli stessi media e sicuramente porterà un incremento dei voti a livello nazionale alla formazione politica fin'ora data intorno solo al 2%. Ma non trova riscontri oggettivi nella realtà: se Vendola è così "altro" rispetto al PD, perché ha governato cinque anni in coalizione con lo stesso PD? Perché, anziché candidarsi per il proprio partito di cui è leader supremo, deve ricorrere alle primarie per poter essere anche candidato dell' "avversario immaginario" PD? Come mai, a primarie vinte, nega a differenza dei suoi stessi sostenitori, che la sua vittoria non si tratti di una sconfitta del PD, ma che lavoreranno "tutti insieme appassionatamente"? Come mai in prospettiva non chiude la porta neppure all'UDC?
Il patetico autocommiseramento del povero Nichi "osteggiato dai suoi neAmici piddini e vittima di un complotto sulla sua pelle", la ridicola retorica di "Nichiobama che contro i poteri forti fa sognare la sua gente" e di "Vendola unica credibile alternativa ad un PD cattivo ed allo sbando", hanno rappresentato semplicemente la strenua lotta di Vendola per assicurarsi la rielezione e quindi la conservazione della poltrona.
Altrimenti, se si è realmente alternativi al Partito Democratico, i "cattivoni del PD", definiti addirittura spregiativamente "bolscevichi" nell'articolo "La rivoluzione gentile e il tramonto del bolscevismo", li si combatte contrapponendovisi alle elezioni vere, non alle primarie per farseli poi alleati; li si combatte auspicando non solo la sconfitta del PD, ma anche quella di tutti i suoi alleati, non apparentandovisi. Mi dispiace che neanche Socialismo&Sinistra sia in grado di cogliere queste banali verità.
4) Il bolscevismo immaginario. Pur non essendo chiaramente bolscevico, spezzo una lancia, in nome della veridicità storica, a favore dei bolscevichi: non è del tutto vero che fossero un blocco compatto al loro interno. Sicuramente Nel Comitato Centrale del PCUS Lenin finì in minoranza più volte di quante Vendola finirà mai all'interno di SEL. Da socialista libertario rivoluzionario, aderente a livello internazionale al Sindacato Industriale Internazionale dei Lavoratori, ed a livello nazionale a Nuova Italia Unita, personalmente rispetto ad una SEL connotata come sopra mi rimane più facile e naturale interloquire e confrontarmi con i "bolscevichi" del Segretariato Unificato: da Kronstadt di tempo ne è passato, e nei documenti per il loro XVI Congresso si parla di socialismo autogestionario, ecosocialismo, unità nella pluralità... un po' eterodossi questi bolscevichi!

Scapigliato"
(Moreno Esposto)