Maledetto Libero, ha svelato il Codice Visco
di MATTIAS MAINIERO
Troppo onore, viceministro Visco, troppa grazia. Lei (o chi per lei) ci lusinga, ma esagera, e non è giusto. Il nostro è solo un quotidiano. Raccontiamo le cose che avvengono nel mondo, tentiamo di interpretarle. Tutto qui. Poi arriva lei (o chi per lei) e ci dipinge come una potenza mondiale, ma noi abbiamo solo computer, mica testate nucleari. Premessa per i lettori (il ministro, o chi per lui, già sa o dovrebbe sapere): ieri ha fatto la sua comparsa in edicola una nuova rivista. Si chiama "aideM" (proprio così, il nome finisce con una maiuscola), è diretta da Giulietto Chiesa e si occupa di comunicazione
Nel primo numero molti articoli. Uno, scritto da
Roberto Seghetti, portavoce del viceministro Visco, parla anche di noi. Non troppo bene. In sintesi: Libero, come il Giornale, Italia Oggi e in parte anche il Sole 24 Ore, sarebbe responsabile del disastro della finanziaria. Meglio: del fatto che la finanziaria venga vista come una iattura da molti italiani.
Avete letto bene: loro mettono le tasse e non si spiegano, loro dicono che i Suv devono pagare il superbollo, poi cambiano idea, poi la cambiano di nuovo. Loro fanno tutto. E i responsabili del caos interpretativo saremmo noi, noi giornalisti incapaci di rappresentare, un po' per superficialità e un po' (dobbiamo presumere) per malafede, la realtà. Quanto siamo cattivi
Pensate un po': secondo il portavoce del viceministro, noi saremmo addirittura gli inventori del Grande fratello fiscale. Le cose sarebbero andate così: il governo, dovendo raccattare qualche miliardo di euro, avrebbe deciso di combattere l'evasione fiscale. Cosa buona e giusta. Sennonché, noi di Libero un bel mattino ci siamo svegliati e abbiamo scritto: italiani, attenzione, qui ci spiano. E su questo tema del buco della serratura avremmo imbastito un melodramma.
Essendo poi la ben nota potenza mondiale, saremmo anche riusciti a convincere mezza Italia della bontà delle nostre tesi. Siamo proprio cattivissimi. Abbiamo una perfida fantasia. E dobbiamo fare ammenda, per ché la verità, ci spiega Seghetti, sempre portavoce del viceministro Visco, è ben diversa: anche prima del governo Prodi «era legittimamente possibile vedere» dentro i conti correnti e dunque nulla è cambiato. Oltre che cattivissimi, dobbiamo essere anche un po' stupidi.
Domanda a Visco (o chi per lui): ma se nulla è cambiato, a cosa serve l'anagrafe dei conti correnti istituita dal governo? Solo a dire di aver fatto qualcosa per combattere l'evasione? Dobbiamo interpretare il tutto come una sofisticata forma di passatempo governativo? Se così dovesse essere, caro ministro, tappi il buco della serratura e si dedichi ai solitari. Come forma di passatempo è sicuramente meno nociva. Nel frattempo, ci presti un po' di attenzione. Magari, fra un tre di picche e un re di denaro, si renderà conto che Libero non può essere l'assopigliatutto e che qualche colpa, piccola, non si preoccupi, c'è l'ha pure lei, assieme ai suoi colleghi. È vero, vendiamo un bel numero di copie e sempre più lettori ci seguono e ci apprezzano. Ma vuol farci credere che i due milioni di italiani scesi in piazza per manifestare contro il governo delle tasse sono tutti lettori di Libero? E i trentamila poliziotti che hanno protestato contro la finanziaria? Non c'era nessuno tra loro che abitualmente compra Repubblica o il Messaggero o l'Unità?
E gli operai che ieri allo stabilimento Mirafiori hanno contestato i sindacati? Anche loro tutti Liberodipendenti? Nel suo lungo articolo su "aideM" (sta per "Media", scritto al contrario), Roberto Seghetti elenca i meriti della riforma del Tfr.
Ieri a Mirafiori la riforma del Tfr è stata la più bersagliata dagli operai. Per favore, signori metalmeccanici, smettetela di leggere Libero e di contestare i sindacalisti troppo proni. Non vedete che Visco è dalla vostra parte, che i sindacati si battono per voi, che le tasse sono solo un'invenzione della stampa che non ama il governo? E intanto gli operai...
Promemoria per il viceministro Visco (ma anche per Prodi, evidentemente):
secondo uno studio Ires-Cgil condotto con la collaborazione della Swg (roba qualificata, possiamo crederci), al Nord il 47,50 per cento degli operai sta con il centrodestra, solo il 37,5 con il centrosinistra. Secondo uno studio noto a tutti e risalente alla notte dei tempi, gli operai tradizionalmente votavano a sinistra. Votavano, fino a quando sulla scena è comparso il governo delle tasse. Anzi, come spieghiamo proprio oggi, il governo delle cento nuove tasse.
Troppe, non vi pare cari italiani tutti lettori di Libero? Cento tasse, roba mai vista. Soprattutto, roba messa spesso di nascosto, celata nelle pieghe di qualche emendamento, abilmente mascherata. E da noi smascherata. Ma voi, lettori, non fateci caso. Noi siamo quelli che esagerano, quelli che non capiscono il Codice da Visco (titolo dell'articolo di Seghetti). Noi siamo quelli di Libero, siamo una superpotenza, sediamo anche al tavolo del G8. E le tasse non ci piacciono. E questa non è un'esagerazione.