Originariamente Scritto da
Felsineo
L'udienza preliminare per i 41 membri del movimento politico "Lega Nord per l'Indipendenza della Padania" si terrà a Verona il 5 Ottobre prossimo. Il Gup della Procura della Repubblica di Verona, Rita Caccamo, è chiamato a pronunciarsi sulla richiesta di rinvio a giudizio formulata nel Gennaio 1998 dal Procuratore capo Guido Papalia.
Nel Maggio 1996, Papalia avviò un’inchiesta dopo che Umberto Bossi riunì a Bagnolo San Vito (Mn) il "Parlamento del Nord" e i "Comitati di liberazione della Padania".
Molteplici le ipotesi dell'accusa: «istigazione a delinquere», «apologia di reato contro la personalità dello Stato», «vilipendio alla bandiera, «costituzione di un'associazione di carattere militare» (la famosa inchiesta contro le "Camicie Verdi") «attentato contro l'indipendenza, l'integrità e l'unità dello Stato» (un reato da ergastolo, art. 241 del Codice Penale), «associazione antinazionale», «apologia sovversiva e antinazionale», «attentato contro la Costituzione dello Stato», «interruzione di pubblico servizio» (per il solo Mario Borghezio) e «offesa al prestigio del Presidente della Repubblica».
Il capo di imputazione fa riferimento a fatti diretti a disciogliere l'unità dello Stato italiano attraverso la disgregazione del suo territorio consistenti nella creazione di una nuova entità statuale. Tra questi fatti: la costituzione delle "Camicie Verdi", l'istituzione di un Governo e del "Parlamento della Repubblica Federale Padana", la pubblicazione di una "Gazzetta ufficiale" contenente gli atti delle istituzioni della Padania, l'indizione di Elezioni per l'elezione del Parlamento della Padania.
Nel Luglio 2001, in seguito al ricorso alla Corte Costituzionale presentato dai legali di alcuni membri del "Veneto Serenissimo Governo" (Flavio, Cristian e Severino Contin), per l'articolo 271 del Codice penale che prevede il reato di «Associazione antinazionale» (punisce chi promuove, organizza, costituisce, dirige e partecipa ad associazioni che si propongono di distruggere o deprimere il sentimento nazionale), la Consulta ha dichiarato incostituzionale tale articolo accogliendo il ricorso. La clamorosa decisione, ha cancellato dal Codice penale italiano un altro pezzo del cosiddetto "Codice Rocco", il complesso di norme penali che il fascismo introdusse per perseguire i dissidenti e che in parte sopravvive nell'attuale codice penale. Con questa pronuncia, la Consulta ha disarmato uno dei capi d'accusa della Procura di Verona, non solo nel procedimento contro i 41 indagati leghisti.
Ma, grazie alla nuova Legge sulla depenalizzazione dei reati d’opinione (che ha riformato la Legge Mancino) approvata dal Parlamento nel Febbraio 2006, con ogni probabilità decadrà l'intera impalcatura del procedimento e porterà al proscioglimento dei 41 indagati dalle contestazioni più gravi. Dei capi d’imputazione potrebbe allora sopravvivere solamente il reato previsto dal decreto legislativo 14 febbraio 1948 numero 43, ovvero la «costituzione di un'associazione di carattere militare con scopi politici», denominata "Camicie Verdi", poi confluita in altra e più complessa struttura denominata "Guardia Nazionale Padana". Tutto questo, secondo la legge, è punibile con la reclusione da uno a dieci anni per gli organizzatori, e fino a diciotto mesi per i partecipanti.