Stati Uniti e Israele hanno rotto gli indugi e sono passati all’offensiva – per ora solo economica e mediatica – contro la Russia, accusata di armare gli “Stati canaglia” di Iran e Siria e, tramite questi, Hezbollah.
Aerei e missili da Mosca a Teheran. Il governo di Washington ha imposto sanzioni unilaterali contro due colossi dell’industria bellica russa, la produttrice di aerei Sukhoi e la agenzia di esportazione statale Rosoboronexport.
La prima è accusata di aver venduto all’Iran caccia intercettori e bombardieri Su-17, Su-24 e Su-25, e la seconda di aver fornito alle forze armate degli ayatollah diversi sistemi d’arma, in particolare i 29 missili anti-aerei Tor-M1, oggetto del contestatissimo contratto stipulato tra Mosca e Teheran lo scorso dicembre.
Le due aziende, a causa delle sanzioni, vedono cancellati tutti i progetti industriali avviati con aziende Usa (la Sukhoi con la Boeing e la Rosoboronexport con la General Motors).
Il ministero degli Esteri russo ha definito “inaccettabili” e “illegittime” queste sanzioni, sottolineando che le forniture militari non riguardano “armi di distruzione di massa” e non violano i trattati internazionali di non-proliferazione nucleare né le leggi internazionali sull’esportazione di armi.
Hezbollah usa nuovi lanciarazzi russi. Contemporaneamente, il governo israeliano ha rivelato che i miliziani libanesi di Hezbollah stanno utilizzando un nuovo tipo di lanciarazzi di fabbricazione russa, in grado di penetrare le corazze dei famosi carri-armati israeliani ‘Merkva’.
Secondo Tel Aviv, i combattenti sciiti hanno in dotazione i nuovissimi Rpg-29 provenienti dalla Siria, che a sua volta li ha acquistati dalla Russia. Il quotidiano israeliano Haaretz, che ha riportato la notizia, osserva che la maggior parte delle perdite subite dalle forze israeliane in Libano sono dovute proprio a questo tipo di razzi ad alta penetrazione.
Ma secondo l’intelligence israeliana, anche i lanciamissili terra-aria a spalla Sa-18 ‘Igla’ che Mosca ha venduto l’anno scorso a Damasco sono finiti in mano a Hezbollah, che però finora non li ha mai usati.
A queste accuse, il Cremlino ha risposto che solo conoscendo i numeri di serie delle armi in questione si può accertare la loro provenienza, altrimenti – è stato il commento di Mosca – si tratta di semplici illazioni.
Un canale diretto tra Hezbollah e Mosca. In ogni caso, anche fosse vero, la responsabilità della Russia nel trasferimento a Hezbollah di armi vendute alla Siria sarebbe a dir poco difficile da provare.
Ma negli ambienti del Mossad e della Cia si sostiene da tempo che i guerriglieri libanesi abbiano un canale diretto con Mosca, oltre a quello indiretto via Damasco e Teheran. Emissari del movimento sciita residenti nella capitale russa terrebbero da anni le fila dei rapporti con i servizi segreti militari russi, allo scopo di ottenere non solo forniture di armamenti ma addirittura assistenza militare e addestramento nelle basi di Hezbollah nella Valle della Bekaa, in Libano, ad opera di ex membri delle forze speciali russe. Secondo queste accuse, la Russia fornirebbe armi alla Siria e all’Iran ben sapendo che parte di queste poi finiscono in mano ai combattenti libanesi.
Secondo molti accusatori della Russia, la prova della complicità di Mosca con Hezbollah è la sua scelta di non includere questo movimento nella lista dei gruppi terroristici che il Cremlino ha stilato a fine luglio, in controtendenza rispetto a quanto fatto da tutti i paesi occidentali.