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Discussione: Allah è Grande

  1. #1
    Cavaliere d'oro
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    Red face Allah è Grande

    Il sogno delle 72 vergini (l'espresso)
    .
    Sesso. Piacere. Profumi. Felicità. Ecco le promesse degli imam per convincere i giovani a immolarsi come uomini bomba. Lo racconta il pentito Rihad Jelassi a uno psico-criminologo.
    di Peter Gomez da L'Espresso del 22 luglio 2005, pag. 24
    Per capire conviene cominciare dalle vergini. Dalle 72 vergini che attendono il kamikaze nell'aldilà. Di loro, chi aspira a diventare uno shaid, cioé un «”testimone di Dio", sa tutto. Per mesi, a volte per anni, gli imam che anche nelle moschee italiane preparano i ragazzi alla guerra contro i nemici di Allah, spiegano con dovizia di particolari chi sono e cosa fanno. In arabo classico, parlando con voce bassa e monocorde, gli imam chiedono ai discepoli di immaginare il paradiso, dove il martire siederà dietro a Dio su poltrone d'oro e diamanti, e le sue donne. Poi ne descrivono le figure. Dicono che le ragazze "hanno una bellezza araba, sono alte tra un metro e 65 e il metro e 70, pesano dai 70 agli 85 chili, hanno i seni all'insù sodi, la pelle bianca, indossano abiti arabi eleganti e lunghi, hanno il naso piccolo, la bocca piccola, grandi occhi neri, capelli lunghi, guance rosse, il collo lungo e un culo rotondo e ben fatto». E aggiungono: in paradiso la bellezza dello shaid è tale che una vergine quando lo vede sviene. Il giorno in paradiso dura settantamila anni. Tu hai tutto il tempo per scopare. Passi dieci anni con una, cento con l'altra e così via”.
    Eros eThanaros. amore e morte. O, se preferite, sesso (negato in vita) e morte. (C'è tutto questo nella psiche di chi decide a vent'anni di caricarsi di tritolo e farsi saltare in aria. Diventare una bomba umana non è semplicemente una scelta politica o religiosa. E qualcosa di più. E’ l'esito di un percorso iniziatico comune a molte sette. E il risultato di un'abile “manipolazione psicologica" che in Europa, come in Oriente e in Nord Africa, viene effettuata da decine di cattivi maestri.
    È questa, forse, la scoperta piu sorprendente contenuta nelle 109 pagine di una consulenza tecnico-pischiatrica disposta dal pm di Milano Elio Ramondini su Rihad Jelassi, il primo pentito italiano di Al Qaeda. Dopo 17 sedute lo psico-criminologo Nico Zanovello ha stabilito che davvero Jelassi, come avesa sostenuto nei suoi primi verbali, ha subito una sorta di « lavaggio del cervello" da parte di alcuni imam delle moschee milanesi di viale Jenner e via Quaranta. Un incessante lavorio basato su consolidare pratiche di “comunicazione persuasiva", del tutto simili a quelle descritte in Germania dal collaboratore di giustizia giordano Shadi Abdalla. E, con tutta probabilità, uguali a quelle sperimentate anche dai quattro giovani musulmani inglesi che giovedi 7 luglio si sono fatti saltare nella metropolitana dì Londra. In Gran Bretagna i genitori del più vecchio del gruppo, Mahammed Sidique Khan, 30 anni e padre di famiglia, hanno esplicitamente parlato di 'lavaggio del cervello'. E il 15 luglio il quotidiano "Guardian", citando le testimonianze degli amici, ha rivelato che i componenti più giovani del commando di kamikaze guardavano proprio al più anziano Khan come una “figura paterna».
    Pure Riadh Jelassi vedeva il suo imam come un padre. Quando nel 1997 era fuggito dalla Tunisia aveva lasciato dietro di sé una storia di violenze casalinghe e angherie. Il padre vero, un ex militare che aveva riscoperto la religione a 40 anni, non voleva che studiasse al conservatorio, perché la musica era vista come “l'arte del diavolo". Lo picchiava con cinghie e ciabatte. Lo umiliava davanti a tutti. Uccideva i suoi animali. Riadh, però aveva un amico: Zied, il figlio di un medico, col quale passava più tempo possibile. Con Susan, la sorella di Zied, c'era anche una storia d'amore. La sua prima storia dopo la scoperta del sesso avvenuta a l6 anni grazie a una cugina. Così, a fronte delle vessazioni del padre, Zied finì per rappresentare la normalità. E infatti sarà lui a portare Jelassi in Italia come clandestino. A Milano i due vivono alla grande. Grazie agli insegnamenti di Zubair, un fratello di Zied, si mettono a spacciare soldi falsi e arrivano a guadagnare fino a ”un milione dì lire al giorno”.
    Nel 1998 la situazione precipita. In Tunisia Susan muore d'infarto. I tre ragazzi cadono nella disperazione. Nel giro di una settimana Zuhair, che fino ad allora vestiva e viveva all'occidentale, cambia radicalmente. Trasforma la sua casa in una moschea, indossa una lunga tunica e si fa crescere la barba. Poi presenta all'amico e al fratello il suo mentore: l'imam del centro culturale islamico di viale Jenner, Abu Imad. "Lui è uno sceicco», spiega Jelassi, "una persona molto saggia, che merita rispetto. È molto colto, si è laureato all'università egiziana di Lazar. Al Cairo è stato coinvolto nell'uccisione di Sadat. In Afghanistan ha fatto una decina di anni d'indottrinamento, non è stato un aiuto medico come dice lui. Abu Imad ci affascinava perché era una cosa nuova sentire dal vivo parlare di pensieri estremisti. Noi fino a quel momento eravamo abituati a vedere solo videocassette e faceva effetto sentire quelle cose dette di fronte a noi in arabo classico. Questo tipo di cassette egiziane in Tunisia le guardavamo di nascosto perché la loro vendita era assolutamente proibita. Invece in quella prima occasione l'imam ci parlò personalmente dei nemici di Dio, della Jiadh, del dovere di conoscere la religione, e del motivo per cui si è nati: combattere".
    I tre amici cominciano a frequentare stabilmente viale Jenner: "Non uscivamo mai dalla moschea perché volevamo vedere queste cassette proibite. Volevamo vedere queste persone che parlavano liberamente contro i governi ". L'imam intanto continuava a insegnare: "Il suo ruolo era quello di trovare persone disponibili, disperate, disposte ad andare in Afghanistan. Persone che avevano lottato per la sopravvivenza per tre o quattro anni che, trovandosi di fronte a una persona colta, non potevano dire di no. Io all'epoca mi trovavo in quelle condizioni. Se avessi avuto degli affetti, una persona da amare, non avrei mai fatto una scelta del genere, ma essendo solo e senza affetti è facile diventare schiavi di una persona che ti ascolta, che ti parla, che ti fa credere che ti vuole tanto, tanto, tanto bene, quasi amore”. Abu lmad preparava il terreno con sapienza. ”Lui”,racconta Jelassi, « ti fa sempre sognare. Ma non ti chiede niente. Sarai tu, raggiunto il livello di cottura, a chiedere di fare il viaggio del kamikaze. Il compito di Abu Imad è quello di farti il lavaggio del cervello, di farti diventare mentalmente spirito e spiritualmente shaid. In moschea l'ultima cosa che fai alla sera prima di tornare a casa è sentire i suoi discorsi. Poi a casa, non avendo la tv (satellitare), mettevamo su un'altra cassetta videoregistrata di un altro sceicco e lo ascoltavamo mentre diceva le stesse cose. Eravamo tutti d'accordo. Davamo ragione ad Abu lmad e io mi addormentavo sognando il paradiso. Non vedevo l'ora di andarci. Quando mi alzavo ero incazzato perché ero ancora vivo, passavo la giornata con la speranza che il giorno successivo me ne sarei andato". Jelassi, spiega Nico Zanovello, comincia a vivere ”l'irrealtà come una realtà nitida".
    Ascoltando Ahu Imad ripetere sempre gli stessi discorsi comincia a percepire "il paradiso come un punto essenziale da raggiungere e l'inferno come una realtà di gran terrore". Vuole vivere tra le colline d'oro dell'aldilà, i fiumi di latte e miele che, secondo gli lmam, delimitano il paradiso. Vuole le vergini "e soprattutto reincontrare Susan e trascorrere con lei l'eternità. Susan era stata l'unica vergine con cui aveva fatto l'amore".
    A casa lui e i suoi amici discutono solo di quello che hanno imparato e di quanto sarà bello il dopo. In moschea, invece, sono tenuti a stecchetto: per fiaccarne la resistenza fisica e favorire la manipolazione psicologica la dieta è ricca di zuccheri, ma poverissima di proteine. Ricorda ancora il pentito: "Gli iman ci ripetevano di non preoccuparci perché le vergini in paradiso godono del piacere della creazione, dicono parolacce durante i rapporti sessuali per aumentare il godimento del maschio, e ti stanno aspettando. Gli imam dicono che in paradiso torneremo in carne ed ossa. In paradiso non ci sono lacrime, i corpi non puzzano ma profumano. Anche la vacca è profumata. Noi giovani, che non avevamo nessun rapporto sessuale,ci addormentavamo con la mano attaccata al cazzo aspettando il giorno in cui si sarebbero realizzati tutti questi sogni. Quando a una persona affamata parli di cibo, lui soffre di più. Noi, non essendoci spogliati davanti a una donna per anni, quando ci parlavano di sesso impazzivamo".
    Tutto assumeva i contorni da dimensione magica. "Quando tu hai 120 giorni, nel grembo materno”, spiega ancora Jelassi, ”Dio ti manda l'addetto alla vita che ti dà il tuo cibo, il bere, lo scopare e tutto il resto. Finiti questi doni arriva l'addetto alla morte a toglierti la vita. L'adetto alla morte si chiama lsdrael ("Israele", ndr). Quando hai superato i 12 anni, alla prima polluzione notturna per i maschi e al menarca per le donne, tu nasci. Allora Dio ti manda due nuovi addetti: uno scrive le cose buone che hai fatto, l’altro le cattive. Questi non ti lasceranno mai e non li vedrai mai, così tu non potrai corromperli. Quando i due addetti vedono l'addetto alla morte arrivare, sigillano i fascicoli e li consegnano a Isdrael. Nel momento del giudizio i fascicoli verranno aperti davanti a Dio".
    Ma c'è un sistema per evitare il tribunale di Allah. Diventare uno shaid, un testimone di Dio: un martire, un kamikaze. In paradiso (come all'ìnferno) esiste infatti una scala di sette gradini. "Al +7 ci vanno quelli che pregano, che fanno cose buone e muoiono normalmente. Loro però non vedono Dio. Lui, infatti, è oltre il +7. Il massimo del piacere è vedere Dio. I professorì della moschea di viale Jenner insegnano questo: oltre il gradino +7 si trovano i profeti, circuìa 4 o 5 mila, e gli shaid .Al -7, all'inferno, ci sono i faraoni e i loro simili, cioè tutti i presidenti delle Repubbliche, tutti i famosi, le ballerine, i giocatori di calcio e quelli che non fanno le guerre. Tutti i ricchi, i politici in particolare, e con loro ci sono anche quelli che come me hanno conosciuto la verità ma non hanno portato a termine il loro compito. In sostanza si deve passare la propria vita a trascinare all'inferno i nemici di Dio. Tutti quelli che si sono ammazzati erano convinti di questo". La morte, per il kamikaze, di fatto non esiste. '" Quando lo shaid si fa esplodere c'è l'uscita dell'anima dal corpo. Il dolore che si prova e come quello di una puntura di una zanzara. La prima cosa che appare, sono le vergini: due di loro vengono a consolarti e ti riempiono di baci. Poi scendono gli angeli vestiti di bianco, profumatissimi. Non vedono l'ora di vederti, ti accompagnano in paradiso e salgono la scala, parlando bene di te gradino dopo gradino. Oltrepassato il settimo, Dio ordina agli addetti di mostrare allo shaid il suo posto. Così lui potrà ritornare contento nel luogo dove è morto per aspettare il giorno del giudizio. Infatti mentre lo shaid vede i suoi familiari ed altri piangere, lui ride; perchè quando nasci tu piangi, e quando muori tu ridi e gli altri piangono". "Questa", accusa Jelassi, "è la filosofia degli imam".
    Destinazione Kabul
    Abu Imad è lo storico imam del la moschea di viale Jenner a Milano. Rifugiato politico, sempre sotto inchiesta a partire dal 2000, non è mai stato in carcere in Italia e, negli ultimi mesi, sembra aver ammorbidito le proprie posizioni. Si è espresso apertamente per il rilascio degli ostaggi italiani in Iraq e ha collaborato con i pm nel corso delle indagini sul sequestro di Abu Omar, l'Imam della moschea di via Quaranta rapito nel 2003 dalla Cia. Rihad Jelassi lo indica però come l'uomo che negli anni Novanta selezionava e preparava i combattenti per l'Afghanistan. E usa parole dure (tutte da verificare): «Lui ha un debole terribile per i soldi. Nel periodo del ramadan i ricchi arabi di Milano gli consegnavano denaro per dare da mangiare ai poveri. Invece lui vendeva i pasti a 5 euro. Ogni volta che entravo nel suo studio lo vedevo contare i soldi. Importava tutto dall'Egitto e rivendeva con un guadagno del mille per cento. Oggi se incontrassi un kamikaze gli direi di stare attento agli interessi personali di quelli che si fanno chiamare sceicchi".
    Quando le armi saranno fuorilegge, solo i fuorilegge avranno le armi

  2. #2
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    Sul quotidiano IL FOGLIO di giovedì 28 luglio 2005 è stato pubblicato in prima pagina un editoriale dell'analista arabo musulmano Mamoun Fandy, ripreso dal giornale Al Sharq al Awsat.


    E’ arrivato il momento di lanciare una
    fatwa che separi Osama bin Laden e i
    suoi seguaci dall’islam. Ora che le operazioni
    terroristiche si sono sparse da New York
    a Casablanca, dal Cairo a Londra e da ultimo
    a Sharm el Sheikh, abbiamo un disperato
    bisogno di una serie di fatwe che dicano
    chiaramente che l’islam non giustifica la violenza
    contro gli innocenti. E anche questo
    non sarebbe sufficiente. Dobbiamo escludere
    chi, tra di noi, crede che la violenza sia il
    modo per difendere l’islam. Da musulmano
    penso che sia necessario fare totale chiarezza
    su questo punto: bisogna rispondere alle
    fatwe che sono lanciate in nostro nome.
    I musulmani hanno il dovere di prendere
    coraggio e opporsi al terrorismo, mostrando
    senza ambiguità che l’islam proibisce atti
    terroristici. E’ ora che i leader islamici dicano
    che bin Laden non è un musulmano, rispondendo
    così alla descrizione che lo stesso
    bin Laden fa dei “musulmani moderati”,
    quando li definisce “alleati dell’occidente”
    e “infedeli”. Se l’islam condanna gli atti di
    al Qaida allora dovrebbe esistere una fatwa
    lanciata dai centri della Fiqh (la giurisprudenza
    islamica), come la Mecca e al Azhar,
    che cacci i terroristi fuori dal regno dell’islam.
    E’ anche ora di rimuovere l’insegna
    “moschea” da tutti i luoghi in cui si preparano
    molotov. I terroristi di Leeds hanno concepito
    il loro piano in moschea, facendo credere
    agli altri che erano lì per pregare. Chi
    pregavano, Dio o il diavolo? I musulmani devono
    denunciare i posti in cui si preparano
    bombe e piani di terrore definendoli “il male”,
    non moschee. Alcuni dicono che i musulmani
    moderati dovrebbero ottenere la
    guida di questi luoghi: è improbabile che lo
    facciano, non stanno mostrando abbastanza
    coraggio. Ma almeno dovrebbero boicottarli.
    Se una moschea diventa il luogo in cui si
    costruiscono molotov, smette di essere una
    moschea e diventa la scena di un crimine.
    Questi sono luoghi di preghiera e di conoscenza:
    se sono usati per altri indecenti propositi
    non devono più godere di alcuna sacralità.
    I testi islamici dicono
    che la terra è stata creata come un luogo di
    preghiera e purezza: chi cerca di portarvi distruzione
    deve essere punito severamente,
    con l’amputazione di braccia e gambe. Eppure
    alcuni musulmani sostengono bin Laden
    e i suoi seguaci e alcuni giornali e canali
    televisivi, soprattutto al Jazeera, fanno
    da cassa di risonanza del messaggio rivolto
    a bin Laden: “Tu fai all’occidente ciò che noi
    vorremmo fare, ma che non siamo capaci di
    mettere in pratica”. Questo è il contenuto
    implicito che l’occidente non coglie.
    Finché non ci saranno pressioni internazionali
    sui musulmani perché lancino una
    fatwa che dichiari bin Laden e i suoi seguaci
    dei reietti, non ci saranno progressi nella
    lotta al terrorismo. Se queste fatwe non si
    concretizzano, i musulmani saranno sempre
    percepiti dal resto del mondo come taciti sostenitori
    del terrorismo. Ho incontrato un
    gran numero di musulmani in occidente che
    pubblicamente condanna il terrorismo, ma
    che poi, in privato, dice che questo è quel
    che l’occidente si merita. In pubblico dichiarano
    che il terrorismo è la risposta a ciò
    che succede in Palestina e in Iraq, in privato
    parlano di un odio cieco, guidato da un’urgenza
    assurda di distruzione. Questo è il virus
    che ha infettato tante menti musulmane.
    Molti hanno condannato bin Laden, ma altrettanti
    non l’hanno mai fatto. Molti di questi
    vivono in America e in Europa e non sono,
    come alcuni occidentali ingenui li chiamano,
    “cellule dormienti”. Sono svegli e
    pronti a colpire in qualsiasi momento.
    E’ del tutto inutile per un “buon” uomo
    come il sindaco di Londra, Ken Livingstone,
    accogliere Youssef al Qaradawi in Inghilterra,
    così come è inutile per Tony Blair e George
    W. Bush invitare probabili terroristi a
    meeting organizzati dal governo britannico
    e dalla Casa Bianca. Ed è triste che i media
    occidentali, soprattutto la Bbc e la Cnn, facciano
    parlare militanti islamici che sostengono
    il terrorismo, definendoli esperti e
    analisti. Dall’11 settembre, ho notato l’ingenuità
    dei mass media e dei politici occidentali.
    Lo stesso Bush è stato fotografato tante
    volte con terroristi e potenziali terroristi, la
    Casa Bianca e il dipartimento di Stato americano
    hanno ricevuto Abdul al Amoudi,
    l’uomo che ha pianificato il tentato omicidio
    del saudita Abdullah bin Abdul Aziz.
    Ci sono due modi per eliminare il terrorismo:
    una fatwa che separi bin Laden e i suoi
    seguaci dall’islam e la fine dell’ingenuità
    dell’occidente nei confronti degli “islamisti
    moderati”. Non ci sono “islamisti moderati”.
    Ci sono musulmani normali che vivono vite
    normali, ci sono i terroristi e ci sono i potenziali
    terroristi.
    "


    Shalom

  3. #3
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    Shalom
    Quando le armi saranno fuorilegge, solo i fuorilegge avranno le armi

  4. #4
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    Predefinito

    "Islam: nessuna rinascita, è dilaniato fra violenza cieca e desiderio di riforma

    di Samir Khalil Samir *


    L'osservatore occidentale è sconvolto di fronte al mondo islamico.
    Esso appare come una forza, una potenza straordinaria, che si muove e
    che nessuno può fermare. Questo sentimento - che fa paura a molti
    occidentali - corrisponde a ciò che molti musulmani chiamano la
    Sahwah, il Risveglio. In realtà questa potenza soffre di una crisi
    profonda, percepita da tutti i musulmani: l'incapacità di adeguarsi al
    mondo moderno, di assimilare la modernità.
    In effetti l'Islam sta
    vivendo una crisi profondissima. É un fatto evidente non solo ad
    osservatori estranei. Ormai non c'è musulmano, pensatore, stampa araba
    o islamica che non discuta di questo fatto: l'Islam è in crisi.

    Vi è una differenza. Per gli islamismi radicali - che perseguono un
    progetto di islam politico - la "colpa" di tale crisi ricade
    sull'occidente e la sua aggressività
    . Alcuni fanno risalire questa
    crisi addirittura alle Crociate; altri alla recente colonizzazione;
    altri alla creazione dello Stato d'Israele; altri ancora si fermano
    alle aggressioni americane in Afghanistan e Iraq. In ogni caso, il
    male dell'Islam viene dal di fuori di esso, dall'altro-da-sé.

    Vi è però un altro gruppo, sempre più numeroso, il quale afferma che
    il male è dentro l'Islam
    . Questa posizione si trova di solito in
    personalità liberali, negli intellettuali. Anche questi non giungono a
    dire che il male è proprio dentro il Corano: secondo loro il male è
    nell'interpretazione che si dà del Corano, dell'Islam come sistema
    religioso, politico, sociale e culturale
    . Quantificando la
    tendenza liberale abbraccia il 10-20%. Tutti sono comunque d'accordo
    che è ormai necessaria una riforma dell'Islam.

    Il sonno dell'Islam

    Un tema ricorrente in tali dibattiti è quello del "sonno dell'Islam".
    I radicali attribuiscono questo "sonno" ai 4 secoli di dominazione
    ottomana, che avrebbero frenato lo sviluppo di questa religione. I
    liberali affermano invece che il "sonno" è cominciato già nel XII
    secolo e forse ancora prima. Ad ogni modo tutti sono d'accordo che
    questo sonno ha creato una "chiusura dello squarcio
    dell'interpretazione", in arabo (letteralmente) si definisce "la
    chiusura della porta dell'ijtihad". (...)
    Una formula ripetuta di continuo nel mondo islamico è che "si è chiusa
    la porta dell'ijtihad", si è ridotto lo spazio per l'interpretazione,
    ossificandola, anchilosandola. È un discorso presente nel mondo arabo
    dalla seconda metà dell'800 in poi.
    Per decenni si è parlato della
    "chiusura della porta" per definire l'urgenza di una riforma
    dell'Islam. Per molti liberali di allora, compresi i grandi capi
    religiosi tale il tunisino Khair ad-Din Al-Tunisi (1810-1899), il
    persiano Jamal ad-Din al-Afghani (1838-1897), il siriano Abd al-Rahman
    al-Kawakibi (1854-1902) e soprattutto l'egiziano Sheikh al-Azhar
    Muhammad 'Abdoh (1849-1905), la riforma doveva venire assorbendo
    elementi della cultura occidentale e realizzando un'unità armonica tra
    mondo islamico e mondo occidentale.


    La prima guerra mondiale e il crollo dell'impero ottomano hanno poi
    portato alla secolarizzazione della Turchia e all'abolizione del
    califfato (1923-4), oltre al controllo di alcune nazioni arabe
    dall'Occidente, Inghilterra e Francia. Tutto questo segna il grande
    crollo religioso-politico dell'Islam che d'un tratto si è trovato
    diviso in nazioni, senza califfo, né capi, né guide.


    Il radicalismo dei Fratelli Musulmani

    In questa situazione di crisi sono nati i Fratelli Musulmani, visti
    come la soluzione autentica, in opposizione a quella dei riformisti
    che volevano imitare l'Occidente. L'argomento del fondatore, Hassan
    al-Banna (1906-1949)
    era semplice: i nostri grandi riformatori hanno
    voluto riformare l'islam prendendo l'Europa come modello, e proprio
    l'Europa ha smantellato il mondo islamico e ci ha ingannato. In questa
    riflessione egli era appoggiato dal discepolo più caro dell'imam
    Muhammad 'Abduh, dallo Sheikh Rashid Rida, originario di Tripoli di Siria (oggi Libano) e diventato egiziano. Ha enunciato in principio
    semplice: L'Islam è la soluzione a tutti i problemi della società
    (al-Islam huwa al-hall); non c'è bisogno di ricorrere a niente al di
    fuori dell'Islam. Basta tornare alle radici dell'Islam, cioè al Corano
    e alla Tradizione del Profeta, presi alla lettera.


    Nel tentativo di uscire dalla crisi, tale posizione non cerca di
    innovare, ma di ritornare all'Islam "primitivo", prendendo come
    modello l'Islam delle origini.
    Quando si dice l'islam "delle origini",
    s'intende l'Islam conquistatore. Infatti, questa visione si appoggia
    anzitutto alla seconda fase nella vita di Maometto, la fase di Medina
    (622-632), quando l'Islam si è organizzato politicamente.
    E poi
    all'epoca dei primi califfi detti "ben guidati" che hanno conquistato
    il Medio Oriente e il Mediterraneo (632-660
    ). Tale periodo è visto
    come quello del vero islam, capace di conquistare il mondo.
    Il ritorno
    a queste origini dovrebbe permettere ai musulmani di ampliare le loro
    conquiste mondiali.
    Da allora, questa tendenza è divenuta sempre più
    radicale, dando vita a tutti quei movimenti che chiamiamo "islamisti"
    o "fondamentalisti".

    Come si vede, in questa posizione, dalla crisi si passa subito alla
    soluzione senza fare un'analisi approfondita sui motivi di tale crisi.
    Se uno domanda: Perché l'Islam è rimasto indietro (nella scienza,
    nella tecnologia, nella cultura, nell'arte, nella diffusione di idee a
    livello mondiale, nel dominio,.)? La risposta è ovvia: perché è stato
    aggredito, bloccato, reso prigioniero . La colpa della crisi è
    nell'altro.


    I liberali e la crisi dell'interpretazione

    La posizione liberale, invece, attribuisce il maggior peso nella crisi
    al modo sbagliato con cui i musulmani hanno interpretato il Corano;
    l'averne fatto un manuale di politica, aver proiettato sul Corano le
    concezioni sociologiche e culturali tipiche di un'epoca: il dominio
    del maschio sulla femmina, il desiderio di violenza, l'ignoranza, ecc.
    In quest'ultimo periodo, quello che stiamo vivendo, i liberali
    denunciano l'ignoranza della gente, l'autoritarismo (la non
    democrazia) dei loro governi, e soprattutto la cattiva formazione
    degli imam, che ha generato ormai un islam popolare fatto da ignoranti
    e per ignoranti
    .


    * = Samir Khalil Samir, sj - gesuita, esperto di islam e professore a
    Beirut

    "


    Shalom

  5. #5
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    Speriamo che l'occidente sappia difendersi da questo trmendo cancro.

  6. #6
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  7. #7
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