Tratto dal settimanale "il Friuli" di Giovedì 20.07.2006
Friuli e Regione
“Il partito del Nord? Mi piace molto” Si inchina” dinnanzi al verdetto di Milano che ha reintegrato Fontanini, pur giudicandolo “una furbata sul piano politico”. Rivela di aver trascorso tre anni di Purgatorio dopo la sconfitta del 2003, che le hanno restituito un rinnovato entusiasmo e la voglia di fare gioco di squadra. Oggi in una Lega in crisi, che ha bisogno di ripartire dalla spinta di tutti i suoi militanti. Domani, chissà, al servizio di un nuovo progetto politico. Magari del partito del Nord. L’idea – spiega – le piace molto. Come pure il suo ispiratore. Quel Giulio Tremonti al quale – così dice - la legano sentimenti di stima e di riconoscenza.
Alessandra Guerra rompe il silenzio che si era imposta dopo la decisione del Federale leghista che ha cancellato l’espulsione di Pietro Fontanini decretata dal partito regionale subito dopo le elezioni.
Aspettando il verdetto, si era augurata che Milano correggesse soltanto i vizi formali di quel provvedimento, senza ribaltarlo nel merito. “Altrimenti – così aveva dichiarato – mi chiederei in che movimento sono e cosa è diventata la Lega”.
- Ripartiamo da qui: cosa è successo?
“Quelle cose le ho dette e cerco di essere coerente. Il Federale ha stabilito che il giudizio su quello che alcuni parlamentari hanno combinato alle ultime elezioni non era di spettanza regionale”.
- Dunque?
“Hanno utilizzato un espediente tecnico al quale mi inchino. Sul piano politico è una furbata, ma regge. Insomma, sono stati più bravi di noi”.
- Accetta il verdetto punto e basta?
“Si possono fare e dire mille cose, ma in politica c’è anche la testa, non solo la passione. E poi, che senso avrebbe creare altri problemi? Faremmo semplicemente un favore ai nostri avversari”.
- E adesso come la mettiamo con Fontanini?
“Mi auguro che questa proiezione dall’alto non lo faccia stare su un pianeta a sé stante, ma lo porti a condurre un gioco di squadra. Questo aiutarsi tra loro, tra parlamentari intendo, rischia un po’ di segnare una distanza tra queste persone e quello che è sempre stato il movimento. Rimane il fatto che le porte sono sempre aperte per chiunque voglia costruire”.
- A proposito di costruzione, o ricostruzione: il Carroccio, dopo l’esito delle elezioni politiche e soprattutto la bocciatura della devolution per via referendaria cosa si propone di fare?
“C’è una doppia questione. Partiamo dal quadro nazionale, dove siamo in una fase di ripensamento rispetto al progetto per il quale siamo nati: il federalismo. Questo pesa non tanto sulla classe dirigente, quanto sulla base, abituata a viaggiare sull’onda dell’emozione. Venendo al livello locale, a tutto questo si aggiungono le scorie di un periodo caratterizzato da lotte intestine, che spero sia ormai superato. Il risultato delle elezioni amministrative e politiche in Friuli Venezia Giulia, pur in una fase di massima tensione interna, ci ha comunque restituito un risultato impensabile, vista la situazione. Gli eletti e i militanti sono stati coinvolti e da lì, in maniera ancora poco visibile, è tornata una voglia di fare politica che ora stiamo cercando di organizzare”.
- Forse tutti i guai hanno avuto origine dall’ultimo congresso che ha eletto Marco Pottino e sconfitto Pietro Fontanini?
“E’ probabile, ma sarebbe ancora più grave. Nei congressi c’è chi vince e c’è chi perde. Chi perde deve saper accettare la sconfitta senza andarsene o addossare colpe agli altri. Io ne so qualcosa e gli ultimi tre anni non sono certo stati facili”.
- Tre anni di Purgatorio, par di capire…
“Tre anni di crescita. Il primo, politicamente più pesante, è servito per incassare la sconfitta e analizzarla. Da un certo punto di vista, ho dovuto farmi riaccettare nel partito, in Consiglio regionale e tra la gente. Se vinci, infatti, sono tutti con te, ma se perdi ti rimangono accanto solo poche persone che ti vogliono bene”.
- In politica, chi le vuole bene?
“Gli amici sono pochi nella vita, figuriamoci in politica. Ci sono, ma preferisco non farne i nomi per scaramanzia”.
- Eravamo rimasti al primo anno. E poi?
“Il secondo è servito a ritrovare le giuste motivazioni e adesso sto meglio”.
- Per il quarto anno si prefigura una rivincita?
“Non lo so. L’Alessandra Guerra di oggi è diversa. Vuole lavorare in squadra, conosce meglio i suoi punti forza e le sue debolezze”.
- Pensa che nel 2008 rivedremo la Casa delle libertà nella sfida all’attuale maggioranza?
“Non credo. La lega è in crisi, ma tutti i partiti della Cdl lo sono. Bisogna presentarsi alla gente con un’immagine e un progetto importante. Oggi ci sono troppi protagonisti, mentre invece bisogna saper lavorare insieme. Mi piacerebbe che il Friuli diventasse ancora una volta un laboratorio in grado di anticipare l’evoluzione del quadro politico nazionale. Del resto, la Cdl è nata proprio qui”.
- L’idea del partito del Nord la convince?
“Mi piace molto”.
- Da sempre, poi, lei è in sintonia con Giulio Tremonti, che la lanciato l’idea…
“Il mio apprezzamento e la riconoscenza verso il ministro Tremonti sono cosa nota”.
- Questo progetto piace anche all’onorevole Saro. Ma con lui, invece, i rapporti sono del tutto diversi. O sbaglio?
“Saro rappresenta qualcosa che non ho ancora superato, ma sulla quale mi dovrò per forza interrogare”.
- Parlando del prossimo candidato governatore, qual è il suo profilo ideale?
“Spero che sia una persona che ha sufficiente esperienza politica, doti di leadership, capacità di gestire le persone e fare gioco di squadra. Prima di tutto, però, vengono le capacità umane. O meglio, l’umanità”.
- Renzo Tondo, per esempio, è abbastanza umano?
“Sono convinto che sia una persona molto umana, però non basta. Ho detto che ci vogliono tante doti”.
- E Manuela Di Centa?
“Non la conosco, ma il fatto che sia una donna mi piace”.
- Torniamo in casa leghista. La segreteria di Pottino, oggi, è in discussione?
“Assolutamente no. Tutti gli addebitano il fatto di essere giovane e impulsivo, ma lui, avendo giocato a calcio, conosce lo spirito di squadra e se qualcuno ha voglia di lavorare sa come valorizzarlo. Ecco, lui è uno che sa dare un ruolo a tutti. E non è poco”.
- Parliamo, allora, di rappresentanza parlamentare. La Lega ha eletto a Roma due pordenonesi. L’udinese Mario Pittoni è rimasto a casa, ma qualcuno sostiene che potrebbe subentrare proprio a Pottino. Secondo lei, la staffetta è possibile?
“Sono fantasie. Conosco troppo bene i meccanismi della politica per pensare che una simile ipotesi sia percorribile e credo che non sia corretto illudere le persone”.
- Quanto manca Bossi alla Lega?
“Tantissimo”.
- All’orizzonte vede qualcuno che possa riceverne il testimone?
“Spero che non ce ne sia bisogno e mi auguro che lui, come ha fatto in occasione del referendum, continui a reggere le sorti del movimento”.
- Magari con l’aiuto di Tremonti?
“Non ho capito la domanda”, risponde sorridendo.
- Alessandra Guerra cosa farà da grande?
“Non lo so. Oggi sono contenta di aver recuperato l’entusiasmo e la passione politica”. Giovanni Bertoli