In ciascuno, lo Spirito si manifesta in modo diverso, ma sempre per il bene comune

(I Corinzi 12, 7)

di Maria de Falco Marotta

I nuovi movimenti cattolici,

straordinaria ricchezza per la Chiesa


Gli storici e i sociologi dicono che con Giovanni Paolo II che si appellava direttamente alle coscienze e ai cuori dei fedeli, sono sorti tantissimi movimenti ecclesiali che sono diventati (e si è visto) i suoi alleati più entusiasti nell’espansione, magari “epidermica” della sua missione di far “aprire le porte a Cristo” in ogni angolo della terra (chissà con il nuovo Papa che è stato fino alla sua nomina Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, cosa succederà).

Si pensa - e il paragone appare abbastanza pertinente- che il fenomeno è simile alla fioritura medioevale delle tante congregazioni religiose sorte attorno a un capo carismatico (Francesco, Domenico, Chiara…) che ebbero anche allora una vita travagliata, come è successo e succede ai fondatori odierni, guardati spesso con “sospetto” dalla gerarchia ecclesiastica.
Sono cambiati i tempi, sono diversi i modi di aderire al Cristianesimo.
Innanzitutto, è necessario ricordarsi che nella nostra contemporaneità le crisi esistenziali sono tante e crudeli.

Molti hanno turbamenti dell’animo, pure profondi, dovuti a demotivazione, a disorientamento, a perdita del senso della propria esistenza e del valore del vivere quotidiano.
Gli stati di disorientamento esistenziale, di indefinibile disagio di fronte alla propria vita, possono essere considerati un effetto collaterale della civiltà moderna, nella quale l’uomo o donna acquisisce la responsabilità individuale nelle scelte dell’esistenza e negli indirizzi del proprio pensiero. Essi insorgono soprattutto nelle fasi cruciali della vita, in quei momenti in cui il nostro sistema di valori e la nostra concezione del mondo non bastano più a renderci ragione dello sforzo del vivere quotidiano, delle sue fatiche, delle sue sofferenze, dei suoi piaceri, del significato degli eventi, del sentimento degli avvenimenti che si intrecciano in esso.
La "crisi" del proprio sistema di valori e della propria concezione del mondo, più o meno articolata, risulta un momento critico, delicato, sovente decisivo nella biografia di un individuo. È il momento in cui un uomo (una donna) cambia le impostazioni della sua vita, rivoluziona il suo modo di pensare, rivede le sue posizioni di fronte a questioni che sembravano definitivamente chiare, muta i suoi atteggiamenti, scopre nuovi interessi e abbandona i vecchi, trova nuovi valori, nuove ragioni, nuovi orizzonti.
Ecco, allora, che l’incontro con persone che appartengono a qualche movimento (non solo cristiano, tant’è che uno dei grossissimi problemi odierni della chiesa cattolica è l’enorme proliferazione delle sette di varie matrici), si rivela generalmente utile nelle situazioni di crisi esistenziale, specie se si dimostrano capaci di fornire risposte complesse e significative al bisogno di contenuti, di valori e di interessi di cui è portatore, più o meno consapevolmente, l’individuo che si trova nel guado della crisi esistenziale.
Una cosa è certa: i nuovi movimenti cattolici rappresentano una straordinaria ricchezza per la Chiesa. Hanno contribuito a renderla più viva e fresca, soprattutto grazie al rapporto costante con i giovani.
Il loro frutto più evidente e positivo è quello d’aver cercato di mettere, il più possibile, in pratica lo spirito di rinnovamento del Concilio Vaticano II, prestando attenzione ai laici, scuotendoli ed invitandoli a vivere con coerenza il messaggio del Vangelo.
Prima del Concilio, il mondo cattolico era diviso in due. Da una parte c’erano i preti e le suore. Dall’altra c’erano i laici (e speriamo che il Papa tedesco non insista troppo nell’antica divisione, cosa questa presumibile fino a che era, appunto, Defensor Fidei.
Il termine “vocazione” era utilizzato solo per il clero. Sembrava quasi che, per testimoniare il Vangelo, fosse necessario diventare preti o suore.
Oggi, è perfettamente possibile seguire l’insegnamento di Gesù restando nel mondo, con tutti e due i piedi, andando a scuola, o all’università., insegnando religione o fisica, fidanzandosi e sposandosi. Recandosi al cinema, oppure a ballare. L’importante è ricordarsi di essere figli/e di Dio.
Ma non di un Dio minore.
Altro aspetto apprezzabile dei movimenti è quello d’aver invitato a riscoprire una fede semplice, lontana dagli intellettualismi incomprensibili. Di fatto, molti giovani hanno ritrovato la gioia di preghiere tradizionali, come il Rosario, che sembravano essere diventate un’esclusiva delle vecchiette(e le tante mani giovani intrecciate al rosario durante i tristi giorni dell’agonia di Giovanni Paolo II, non saranno dimenticate facilmente).
Tuttavia, non mancano accuse, a volte anche pesanti, nei loro confronti.
La più frequente è quella di voler essere delle “chiese all’interno della Chiesa”. Si teme che, frequentando certi gruppi, un/una giovane possa isolarsi ed imboccare la strada di una fede settaria, elitaria, lontana dal resto della comunità cristiana.
E’ un rischio possibile.


I pericoli e le sfide


Secondo un’editoriale di “La Civiltà Cattolica” (19 giugno 2004) i "pericoli" e le "sfide" posti dai movimenti alla Chiesa sono i seguenti:
1) "la mancanza di una legge quadro". "L'attuale codice di diritto canonico non tratta esplicitamente dei movimenti ecclesiali" e questo genera confusione. Occorre "dare ad essi una sistemazione canonica": impresa "che però si rivela particolarmente difficile".


Solo l’Opus Dei, gode di un ordinamento giuridico solido e inattaccabile.

2) La presenza in alcuni movimenti di religiosi e religiose appartenenti ad altri istituti: ciò "ha provocato in taluni una crisi d´identità e ha indotto altri a lasciare il proprio istituto o a stabilire una sorta di doppia appartenenza".

Il fenomeno si verifica soprattutto tra i carismatici e i neocatecumenali. È frequente, ad esempio, che dei gesuiti oppure dei francescani entrino a farvi parte. Padre Raniero Cantalamessa, predicatore ufficiale della casa pontificia, è un caso famoso di doppia appartenenza: è frate francescano e nello stesso tempo fa parte del movimento carismatico Rinnovamento nello Spirito. Tra i carismatici le doppie appartenenze sono numerose. Invece tra i neocatecumenali avviene più spesso che un religioso o una religiosa abbandoni il proprio istituto d´origine e passi in toto al movimento fondato da Kiko Argüello e Carmen Hernández. È comprensibile che antiche e gloriose famiglie religiose non vedano di buon occhio la fuoruscita di propri uomini e donne consacrate, e il loro passaggio ai nuovi movimenti.
3) Alcuni movimenti ecclesiali ammettono battezzati non cattolici": se questi "diventassero molto numerosi, nelle assemblee generali potrebbero influire su cambiamenti sostanziali degli statuti, mettendo in pericolo la natura cattolica del movimento stesso" (Per esempio, nella comunità monastica di Bose , vi sono dei protestanti e degli ortodossi , oppure i Focolari di Chiara Lubich, hanno tra i loro membri migliaia di non cattolici e di non cristiani, tra cui numerosi musulmani e buddhisti)
4) La partecipazione dei sacerdoti ai movimenti. In alcuni di essi vi sono seminari propri, nei quali gli studenti vengono formati secondo il loro carisma e vengono preparati per essere sacerdoti a servizio del movimento stesso.
Il caso più vistoso è quello del Cammino Neocatecumenale, con più di cinquanta seminari "Redemptoris Mater" nel mondo, dai quali sono usciti migliaia di preti giuridicamente incardinati nelle diocesi ma spesso, di fatto, a servizio esclusivo del Cammino.
Casi analoghi sono quelli della Comunità di Sant´Egidio, dei Focolari, delle Oasi Mariane, della Comunità Missionaria di Villaregia , dei Legionari di Cristo e di altri movimenti con sacerdoti al proprio servizio, ordinati o prestati da vescovi amici.
In effetti, tra i movimenti sorti negli ultimi decenni, alcuni hanno già ottenuto la facoltà di incardinare i propri preti: i Legionari di Cristo, i Lefebvriani rientrati nella Chiesa cattolica, i Missionari di San Carlo Borromeo - legati a Comunione e Liberazione e l´Opus Dei, in quanto prelatura personale.
Altri “pericoli” ( sempre secondo La Civiltà Cattolica) si possono così sintetizzare:
"La tendenza ad assolutizzare la propria esperienza cristiana ritenendola la sola valida, per cui i ´veri´ cristiani sarebbero coloro che fanno parte del proprio movimento".
"La tendenza a chiudersi in se stessi, cioè a seguire i propri piani pastorali e i propri metodi di formazione dei membri del movimento, a perseguire le proprie attività apostoliche, rifiutando di collaborare con le altre organizzazioni ecclesiali oppure chiedendo di occupare da soli tutto lo spazio, lasciando scarsi margini alle attività di altre associazioni".
"La tendenza a estraniarsi dalla Chiesa locale, facendo riferimento, nella propria azione apostolica, più ai metodi del proprio movimento e alle direttive dei propri dirigenti che alle direttive e ai programmi pastorali delle diocesi e delle parrocchie. Di qui le tensioni, talvolta aspre, che si possono creare tra i movimenti ecclesiali da una parete e i vescovi e i parroci dall´altra" (Il link alla rivista: > "La Civiltà Cattolica").
In ogni caso, ciascuno dovrebbe avere in mente che la Chiesa cattolica è tale perché universale: nelle sue capaci braccia c’è posto per tutti e con lo spirito fraterno derivato dal Vangelo di Gesù, il salvatore dell’umanità (e Benedetto XVI ha ferme intenzioni di far rispettare questa “regola”).