Originariamente Scritto da
Felsineo
Oderzo (Tv) - Bepi Covre è un leghista atipico, col vizio di dire pane al pane: anche se non è più sindaco della sua Oderzo. Se la Lega si muove, lui sa perché e dove sta andando. «Ne abbiamo parlato due settimane fa in una riunione a Treviso», ammette.
E cosa vi siete detti?
«Piaccia o no, la situazione è cambiata. Gli altri partiti si muovono. Casini va per la sua strada, An si riorganizza, Formigoni a Milano cerca accordi federalisti a Costituzione vigente, dicendo che ha parlato con Bersani e Prodi. L'unico che non si sta muovendo è Berlusconi».
Tattica?
«Mah. Se facciamo un bilancio di 5 anni di governo, cosa abbiamo ottenuto? Una legge valida come la Bossi-Fini, la riforma Maroni-Biagi, e basta. Cinque anni buttati».
Quindi?
«Quindi è giusto chiedersi "mo' che si fa?". Bossi ha i suoi problemi, durante la campagna elettorale in Tv per noi ci è andato Berlusconi, che leghista non è. A volte è andato Calderoli, per farci fare brutta figura. Io dico che è ora di finirla con il silenzio-assenso dei veneti».
Una guerra tra fratelli?
«Ma no, non lo dico certo in funzione antilombarda. Dobbiamo darci una scrollata, pensare a cosa fare. Dialogare col centrosinistra o piuttosto, come io sostengo, non stare al governo e trattare con chi guida giocando di sponda sui temi forti come l'indulto, o il voto agli immigrati? Ci conviene dire direttamente la nostra, non aspettare i Formigoni o i Galan. Dobbiamo muoverci autonomamente dai lombardi, non contro. Non possiamo essere sempre a rimorchio dei Calderoli o di altri luogotenenti».
È un'idea condivisa?
«Ne abbiamo parlato e in molti sono d'accordo. Non sono fughe in avanti: è solo la presa di coscienza di situazioni nuove, una strategia che va comunque condivisa e discussa».
A Pontida, a Venezia?
«Gli appuntamenti storici fanno parte del passato, non so se serviranno in futuro. E neppure i congressi: ci sono stato una volta, non ci metterò più piede. Era un happening più che un meeting. La politica non si fa nè a Pontida nè ai congressi».
Ma Bossi ci crede. E in fin dei conti è sempre e solo lui che decide. O no?
«È così, anche se credo che sia giunta l'ora di darci un po' di regole democratiche. Volutamente abbiamo soprasseduto su questo aspetto per raggiungere l'obbiettivo del federalismo in modo più efficace e veloce, delegando tutto il potere al capo e ai suoi collaboratori. Ma in 20 anni abbiamo portato a casa ben poco. È venuto il momento di rifondare il metodo di lavoro per confrontarci».
Rifondazione leghista?
«Se guardiamo la storia della Lega, vediamo che la massa è sempre stata obbediente e compatta attorno al capo. Ma il fine ultimo era "credere-obbedire-combattere" per l'obbiettivo unico. Siccome però non abbiamo raggiunto niente, dobbiamo fare qualcosa. Io non sono "contro", io voglio costruire. E dico che stare all'opposizione fa bene alla salute: non potrebbe esserci momento migliore per ripensare la Lega».