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  1. #1
    Mai l'altra guancia
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    Question Il doppio standard del politicamente corretto.

    Il doppio standard del politicamente corretto

    di Fausto Carioti (Libero di V. Feltri)

    Prendiamo un musulmano arabo perfettamente integrato nel nostro Paese. Uno rispettato, che col suo lavoro ha raggiunto posizioni di eccellenza. Una persona ammodo, di quelle che farebbe piacere avere come vicino di casa. Uno - per chi ha presente il modello - tipo lo studioso Khaled Fouad Allam, sociologo eletto da poco deputato. Reso l’idea del personaggio? Speriamo di sì. Ora immaginiamo che su un qualunque giornale, o in bocca al leghista di turno, appaia - buttata lì con aria ammiccante - una battuta che lo dipinge in questo modo: «Ogni volta che lo vedo, con quella faccia da arabo, ho l’impressione che stia per tirare fuori il coltello e sgozzarmi davanti alle telecamere». Frase razzista, vero? Ci indigneremmo anche da queste parti, e figuriamoci gli strilli che partirebbero dalle vestali del politicamente corretto: un personaggio esemplare bollato come assassino solo per via della sua pelle e della sua religione. Bene. Adesso prendiamo il Corriere della Sera di ieri. Pagina 23, rubrica di Maria Laura Rodotà. Titolo: “Padre Georg, sex symbol consapevole”. Padre Georg, per chi non lo sapesse, è il segretario personale di papa Ratzinger. La Rodotà, che conosce l’arte dell’ironia intelligente, avendola appresa nei salottini di sinistra, lo presenta così: «Quando vedo il bellissimo tedesco con l’aria più da tenente colonnello che da prete mi viene subito l’ansia di venire smistata su un vagone per Treblinka».

    Ora, a parte il tentativo, infelice nei modi e nel risultato, di strappare un sorriso al lettore ironizzando sull’Olocausto e sui nazisti (dalle parti di chi scrive l’ultima battuta scema sugli ebrei nei campi di concentramento è stata sentita in terza elementare, e la fece il più stupido della classe. Da allora, fino a ieri, più niente). A parte questo, si diceva, la rubrichina della Rodotà stabilisce un precedente importante: non è vero che ormai è vietato ironizzare sulla razza delle persone, sulla loro religione, sul loro aspetto. In certi casi si può. Ad esempio, sappiamo che se è Roberto Calderoli a chiamare «bingo bongo» un generico immigrato di colore, o a definire «signora abbronzata» una giornalista palestinese, se è Mirko Tremaglia a chiamare «culattoni» gli omosessuali, se è Silvio Berlusconi a dare del «kapò» a un eurodeputato tedesco dai modi discutibili, siamo davanti a una vera emergenza democratica, che impone di chiamare a raccolta le forze migliori del Paese. Se è un vignettista danese che disegna Maometto con la bomba avvolta nel turbante siamo davanti a un incosciente che rischia di scatenare la rivolta delle masse arabe: non si gioca così con la sensibilità religiosa altrui, specie con quella dei musulmani, incazzosi come sono. Se invece è una giornalista progressista dotata di cotanto cognome che giocherellando affianca il segretario di Benedetto XVI a un boia nazista solo per via della sua nazionalità, dei suoi lineamenti e chissà, forse anche a causa della vicinanza con un Papa che a sinistra proprio non riescono a digerire (il «papa in nero» che ci descrivono le cronache del Manifesto), allora si può fare, nessuno sente il bisogno di alzare il sopracciglio.

    A conti fatti, dunque, la vicenda è istruttiva, perché introduce un emendamento importante alle regole che il giornalista politicamente corretto è tenuto a rispettare. Sotto la norma che recita: «È assolutamente vietato qualsiasi tipo di ironia basato su stereotipi razzisti riferiti al colore della pelle e alla religione delle persone», ieri è stato aggiunto un nuovo paragrafo: «È fatto salvo il diritto dei giornalisti di sinistra di usare ogni tipo di stereotipo, compreso quello più abusato, nei confronti dei personaggi bianchi di fede cattolica, specie se sacerdoti». La buona stampa democratica è pregata di tenerne conto.

  2. #2
    Mai l'altra guancia
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    Altèra, fintamente glaciale, di una bellezza androgina, quasi acqua e sapone (di quelle che si ottengono solo dopo ore di trucco!); sfacciatamente ironica e intelligente…antipatica per ispirazione quasi snob, ma con un occhio attento ai primi piani: insomma, adoro Maria Laura Rodotà!
    Tremendamente radical chic! Capace di essere a sinistra odiando Francesco Rutelli e tessere le lodi dell’ultra coatta moglie di Fini.

    (Da Gay.it)

    Un suo articolo nel periodo elettorale:

    CHI VOTERA’ SILVIO MA NON LO DICE
    «Suvisti» alla Briatore, riformisti alla Gordon Brown e imprenditori alla Carcarlo Pravettoni
    Come gli juventini (diffusi in tutta Italia, spesso sottocoperta causa insulti, poi esultanti a fine campionato) e i democristiani (non si capiva mai quali fossero ma vincevano sempre) gli elettori del Polo si vergognano a dichiarare il loro voto. Lo ha detto Silvio Berlusconi, forte dei suoi sondaggi americani. Sarà vero? Magari è possibile, in vari e rispettabili gruppi sociali:
    NEOCONSERVATORI IMBARAZZATI , tendenza professor Python. Come l’insegnante di Pozioni di Harry Potter, hanno creduto alla potenza innovatrice del Signore Oscuro (per via di tinta fondotinta e trapianti); poi, vista la mala parata, si sono allontanati. Poi però, col ritorno del Signore Oscuro che li terrorizza dalla tv, e causa vecchie ruggini con gli ex compagni della scuola di Hogwarts (vabbè, della fu ultrasinistra e del Pci) ora di nuovo forse in carriera, fanno mentalmente marcia indietro. Ma non lo dicono, non si sa mai.
    RIFORMISTI MALMOSTOSI ; come Gordon Brown a Londra, però meno famosi. Non sono più a destra dei riformisti ufficiali, coccolati dall’Unione. Ma non si sentono coccolati. In più: li manda in bestia Caruso, sono affezionati alla Tav, sono appena stati costretti a sposarsi dalla fidanzata che li ricattava, quindi altro che Pacs. Ora non sanno che fare, però stanno zitti.
    IMPRENDITORI , come Carcarlo Pravettoni, eroe di Mai dire domenica. Non vogliono indispettire i vertici di Confindustria; temono che il loro banchiere li tratti male; hanno paura di Diego Della Valle. Ma non si fidano nonostante l’economia che tracolla, hanno paura di pagare troppe tasse. Vogliono rivotare Berlusca, se vince lo dicono e festeggiano.
    SIGNORE PERBENISTE ; tipo Bree Van De Kamp di Casalinghe Disperate. Soffrono quando le altre signore con cui fanno la spesa inveiscono contro Berlusconi. Non vogliono sentire le invettive dei figli precari. Berlusconi gli è sempre piaciuto e lo rivoteranno. Ma tacciono, per non fare brutta figura.
    SUVISTI ; tipo Flavio Briatore, ma più poveri. I proprietari di Suv sono spesso professionisti (preoccupati di una qualche riforma degli ordini) oppure dirigenti; preoccupati e basta però infuriati perché molti a sinistra disprezzano i Suv. Non dicono cosa votano, ma sobillano i suvisti ulivisti.
    GIOVANI GENERE GRANDE FRATELLO . Hanno visto il Gf 6 e gli show di Berlusconi. Hanno deciso che i suoi show sono meglio. Lo voteranno, per motivi di Auditel.
    GIOVANI (E NON) CONSUMATORI DI SOSTANZE INVISE AD AN . Hanno visto Berlusca in tv dopo essersi fatta una canna. Li ha convinti. Se rifumano il 9 aprile, lo voteranno senza accorgersene.
    PASSANTI (vari milioni); tra loro c’è quel 30-38 per cento di elettori incerti indicato dai sondaggisti. Se i candidati dell’Unione - come alcuni di loro minacciano - non si faranno vedere in giro «tanto ho un buon posto in lista» rischiano di scordarsi che c’è un’opposizione disposta - pare - a governare. E voteranno Berlusca perché se lo ricordano dalla tv, senza neanche aver fumato. O non voteranno, vai a sapere.




    Una sua intervista a Sette, nel 2003:



    Sia chiaro. Quello che segue è un clamoroso conflitto di interessi. Maria Laura Rodotà, direttrice di Amica, ha cominciato a fare la giornalista, come stagista, nel giornale che allora dirigevo, Panorama Mese. Suo padre Stefano è un mio amico, e fu lui a mandarmela. Sua madre Carla ebbe da me l’incarico di curare una rubrica sulla giustizia per l’Europeo. Quando Maria Laura divenne più grandicella, le chiesi invano di venire a lavorare con me a Cuore. Adesso che dirige Amica, io scrivo ogni mese un’intervista per lei. Entrambi lavoriamo per l’Rcs. Il direttore di questo giornale, Maria Luisa Agnese, la ebbe come redattrice a Panorama e adesso cura una rubrica ogni mese sul giornale di Maria Laura. E’ un orrendo incrocio di collaborazioni, di amicizie, di assunzioni e non riuscirò mai a togliervi il sospetto che questa intervista non sia un gigantesco inciucio, uno complicatissimo e complesso scambio di affettuosità, come direbbe Denise Pardo. E allora comincio con finta aggressività: Maria Laura, tu sei una raccomandata? Risposta: “Non per mettere in difficoltà quel sant’uomo del garante, mio padre, ma è un dato di fatto che mio padre mi raccomandò per fare la stagista da te, e tu hai accettato la sua raccomandazione. Però tu mi hai fatto fare una vita di inferno, mi hai sfruttata per sei mesi”. Hai avuto una carriera facilitata… “Certo, in quei sei mesi ho imparato il mestiere. Ma quello che ho fatto in seguito me lo sono conquistato, sono andata in America, non ho fatto la signorina della buona borghesia intellettuale di sinistra. Ho fatto tutte le porcherie che si fanno nei settimanali, le inchieste sulle mutande, boxer o slip? E le inchieste alternate, una settimana il ritorno dell’eros e quella dopo la caduta del desiderio. I famosi articoli di Panorama tra politica, cultura e costume. Smutandate pazzesche. Un culo bestiale. La sezione cazzeggio”.
    Abbiamo fatto le domande cattive. Adesso possiamo procedere con disinvoltura. Raccontaci la sezione cazzeggio.
    “Il cazzeggio di Panorama, quello buono, il cazzeggio di una volta, ha fatto di noi dei veri uomini e delle vere donne. Era un’arte. Era un lavoro preciso, meticoloso, corretto. Quelli che lo hanno praticato bene sono diventati grandi giornalisti”.
    Tu cominciasti a farlo dall’America.
    “Stavo a Washington con un “indigeno” e vivevo con gli americani, non come i giornalisti italiani che vivevano fra loro a Manhattan”.
    Per chi lavoravi?
    “Per Panorama e per l’Unità che mi aveva offerto un piccolo contratto, mille dollari al mese”.
    Non c’era da scialacquare...
    “Smarchettavo anche per Italia Radio. “Da Washington, Maria Laura Rodotà…”. Altro mezzo milione al mese. All’alba, ancora in mutande”.
    Sempre cazzeggio?
    “No, anche cose serissime. I postumi del crollo di Wall Street dell’Ottantasette, la campagna elettorale di Bush. Poi Claudio Rinaldi mi assunse a Panorama, a Roma”.
    Tu sei di Roma…
    “Ho vissuto a Tor di Quinto, nelle case di cooperativa. La nostra era quella dei professori universitari di giurisprudenza, ce ne era accanto una di giornalisti Rai, poi una dell’aeronautica, ogni palazzina un mestiere diverso”.
    La scuola?
    “Elementari dalle suore”.
    Ricordavo una famiglia laica.
    “Laiconi. Ma mia madre voleva che prendessi aria. Quella delle suore era l’unica scuola nel verde. Ero preoccupata per i miei genitori. Da quello che sentivo dire a scuola mi ero ormai convinta che sarebbero andati all’inferno”.
    Poi?
    “Scuola media statale Tor di Quinto. C’era di tutto, dal palazzinaro al canaro, dalla borghesia romana trucida e vanziniana, alla middle class. Miezzo e miezzo, mescolanza sociale, popolo e intellettuali, ricchi e poveri. Erano gli anni dei decreti delegati. Nasceva il ceto medio riflessivo, un sacco di gente non si vergognò più di essere comunista in ambienti di classe media”.
    I tuoi non erano comunisti. Erano radical…riformist...socialist…progressist…
    “Grande vantaggio per me. Niente Ucraina paradiso dell’Unione sovietica, l’America ci piaceva un casino, nessuno ha mai dovuto abiurare a casa mia”.
    Quando tuo padre divenne garante della privacy tu facevi una rubrica di gossip sull’Espresso…
    “Metagossip, diciamo news analysis. Insomma non violavo nessuna privacy. Mi incazzai quando Striscia la notizia disse: Stefano Rodotà è il garante di tutti tranne che di sua figlia. Io dissi: facciamogli una bella causa e ci dividiamo i soldi. Mi padre disse: queste cose non si fanno. Io dissi: abbiamo perso un sacco di soldi”.
    Compagni di scuola diventati famosi?
    “Goffredo Marcaccini. Ho letto su Vanity Fair che si è sposato con una figlia del finanziere Jimmy Goldswith. E Riccado Brugia. Ho letto su Novella 2000 che ha avuto una storia con Anna Falchi”.
    Il ’68 non hai potuto farlo. Hai fatto il ’77?
    “Avevo 15 anni. Fu un autentico choc. Il 12 marzo vidi gente che conoscevo tirare molotov, assaltare armerie, bruciare macchine. Tornai a casa e dissi alla mamma: “Mi iscrivo alla Fgci”. E lei: “Dai, non esagerare, a tutto c’è un limite”.”
    Hai avuto fidanzati e mariti giornalisti.
    “Il primo fu Enrico Deaglio, oggi direttore del Diario. Ero una pischella. Lui era pieno di difetti ma era un uomo di grande fascino, intelligenza e umorismo. Il primo marito giornalista è stato Massimo Gramellini, inviato della Stampa. Stesse caratteristiche di Enrico, ma, tutto sommato è l’uomo più di destra con il quale sono stata. Supermontanelliano spinto. Liberal liberista. Poi c’è Maurizio Valentini, il padre di mia figlia Zoe, inviato di economia all’Espresso, ex giocatore di rugby. E’ stato la mia musa. Le mie migliori cazzate all’Espresso mi venivano chiacchierando con lui”.
    Altri uomini che hanno segnato la tua vita?
    “Dal punto di vista professionale, Claudio Rinaldi, direttore dell’Espresso. Mi stimava e mi voleva bene ma era maschilista. Tendeva a farmi fare solo il frou-frou. Diceva: “Scrivi le cazzate meglio di tutti”. Alla fine raggiungemmo un compromesso. Un po’ di mutande e un po’ di congressi Dc”.
    Poi sei andata alla Stampa…
    “Gianni Riotta e Marcello Sorgi mi hanno permesso di dimostrare che non sapevo far bene solo le fotostorie con le didascalie da ridere”.
    Tu hai fama di rompiscatole…
    “Ho litigato con tutti i miei direttori”.
    Non ricordo di aver litigato con te…
    “Ero piccola. Ho cominciato dopo”.
    Politicamente?
    “Sono sempre stata diciamo dubbiosa, diciamo spiazzata, diciamo a volte infuriata con il Pci, con il Pds, con i Ds. Ma li ho sempre votati. Sono un’imbecille di sinistra. Anche tu, mi sembra”.
    E’ difficile cambiare idea.
    “Io non ho mai cambiato idea nemmeno quando ministri e leaderini di sinistra mi detestavano perché li prendevo in giro”.
    Chi ti piaceva di più sfottere?
    “D’Alema. Era il più rappresentativo dell’arroganza da miracolati, dell’incapacità di comunicare”.
    Anche su Rutelli e su Veltroni non ti sei risparmiata.
    “Rutelli credo che mi ami meno ancora di D’Alema. Veltroni invece ha un merito. Ho avuto scontri terribili con lui, perché oltretutto è vendicativo. Ma ha creato un sistema di valori, i film, le figurine, i romanzi…”
    Roba da grande leader, la via kennediana al comunismo.
    “Non scherzare. A me il veltronismo non piaceva, era finto, ma ha funzionato. Ha tentato a sinistra quello che Berlusconi ha fatto a destra”.
    Ti manca la satira? Su che cosa punteresti oggi?
    “Sulla classe dirigente che si è divisa i ruoli: i maschi distruggono l’economia e le femmine stanno con le tette di fuori. Ma per prendere in giro la destra ci vuole qualcuno di destra. Nello sfottere deve esserci la sofferenza di chi li ha votati”.
    Cambiare idea è da destra o da sinistra?
    “Da centro destra, tipico terreno da voltagabbana. La sinistra tende al ripiegamento rancoroso”.
    Quando tu pensi al voltagabbana a chi pensi?
    “Difficile da dire. Molti, come Mastella, vengono dal magma, nel magma vivono e nel magma torneranno. E sono simpatici. Più simpatici di certi adamantini di sinistra, con la puzza sotto il naso, che guardano male quelli che vanno alle Maldive…
    Tipo?
    “Tipo Nanni Moretti prima che si mettesse a fare politica. Adesso sembra meno insopportabile di una volta. O tipo Deaglio. Fa un giornale bellissimo ma se lo leggi o guardi lui in tv dopo aver fatto una settimana tutto compreso a Sharm el Sheik, ti senti automaticamente un povero pirla”.
    Ma un voltagabbana?
    “Voltagabbana è sicuramente Tremonti. Cinque minuti dopo essere stato eletto con il Patto Segni è passato a Forza Italia. Oppure Bossi, ma non è il suo difetto peggiore”.
    Nel nostro mestiere?
    “Più che voltagabbana conosco gente duttile”.
    C’è anche chi ha cambiato campo..
    “Paolo Guzzanti? Io lo leggevo anche da ragazzina e non mi è mai sembrato uno di sinistra. Voltagabbana è Nando Adornato. Voleva certe cose e le ha ottenute. Una volta andai all’assemblea 2001 dei candidati di Forza Italia. Adornato e Guzzanti stavano vicini vicini e ci guardavano come se avessero paura di essere incatramati e impiumati”.
    Molti di sinistra, quando sono andati al potere, hanno gettato la maschera…
    “Facciamo prima a dire chi non si è sputtanato. Non si è sputtanato Prodi. Non avrebbe mai sposato Maurisa Laurito e Ciccio Cordova tra paparazzi e rotocalchi come ha fatto Oliviero Diliberto. E Fassino? E Bersani? E Melandri? Lavoratori. Persone perbene. Ma troppe feste, troppe inaugurazioni, troppe interviste. Tutte in ginocchio”.
    Siamo all’adulazione.
    “La classe politica confonde il giornalismo con il catering. O meglio: vuole un giornalismo catering. Il dalemiano Velardi diceva ai giornalisti: “Vi abbiamo normalizzato”.”
    Però si dice che la destra stimoli l’adulazione più della sinistra…
    “E Cofferati? Ho letto articoli imbarazzanti. Perfino Concita De Gregorio, una grande giornalista, capace di incredibili finezze e straordinarie cattiverie, su Cofferati mi è caduta”.
    Ma le donne non dovevano essere meglio degli uomini una volta raggiunte le pari opportunità?
    “Adesso non farmi il giochetto sulle giornaliste che mi piacciono e che non mi piacciono. E’ un gioco da Arabia Saudita. Preferisco fare una marchetta per le mie amiche che non si agitano abbastanza per essere quello che meritano. Io ho fatto il mio organigramma ideale: voglio Gianna Fregonara direttore del Corriere della Sera, Maria Teresa Meli segretario dei Ds, le ho scritto anche un discorso di autocandidatura bellissimo, Annalisa Guidotti, ministro delle Infrastrutture, Paola Di Caro direttore della Gazzetta dello Sport, Antonella Baccaro presidente dell’Alitalia”.
    La donna come è messa in quanto ad adulazione?
    “Anna La Rosa, che è anche una donna simpatica, ne ha fatto un’arte, le sue trasmissioni sono dei veri gioiellini di adulazione. Non è l’adulazione degli Schifani, dei Bondi”.
    E Bruno Vespa?
    “Vespa è un genio. Un vero boss. E’ l’unico rimasto a saper fare il varietà. Più interessante è il fenomeno degli utili adulatori. Anzi, basta dire gli utili. Gli utili vanno molto”.
    Chi sono gli utili?
    “Quelli che quando scrivono qualcosa, siccome sono colti e intelligenti, dicono una parte delle cose che anche quelli che odiano Berlusconi non possono non condividere. Ti faccio un esempio: un editoriale di Pigi Battista non sarà mai ignobile come un articolo di Paolo Guzzanti perché in quello che scrive Battista c’è cultura, c’è ragionamento. A quel punto ci infila quello che ci deve infilare e il gioco è fatto. Gli utili sono intelligenti, bravi, pericolosi”.
    La cortigianeria è in fase crescente?
    “No. Adesso molti si chiedono: “E mo’ che faccio?” Cercano uno schieramento politico, un punto di riferimento che non c’è più. Ci sono quelli canonici, Nanni Moretti, Michele Serra, ma richiedono un’adesione pronta, cieca e assoluta. Sta diventando sempre più complicato. Vuoi Cofferati? Ti becchi anche Gino Strada”.
    Che cosa hai contro Gino Strada?
    “Non mi piace quando minimizza l’11 settembre come una delle tante stragi che vengono compiute nel mondo. Come dice Gad Lerner: “Nei momenti difficili diventano delle bandiere delle persone con atteggiamenti estremi ed irritanti. E Gino Strada è l’altra faccia di Oriana Fallaci”.”
    Anche tu in questo momento sembri eccessiva…
    “Ho grande ammirazione per Gino Strada. Ma non sopporto il suo massimalismo aggressivo”.
    Siamo al gioco della torre. Un classico: Mimun o Mentana?
    “Salvo Mentana. Prima o poi sento che farà un telegiornale”.
    Maltese o Travaglio?
    “Travaglio non mi è simpatico perché ha i capelli lunghi sul collo. Però è l’unico che dice con chiarezza che il movimentiamo attuale non è roba da comunisti che fanno i girotondi, ma è una protesta borghese”.
    Santoro o Costanzo?
    “Butto Costanzo. Al di là delle risse, Santoro ha fatto un programma di grandissima qualità televisiva. Anche quelli che lo difendono ad oltranza si dimenticano di dirlo”.
    Socci o…
    “Butterei Socci chiunque fosse sulla torre. Socci non mi piace: è ciellino e porta i maglioni a collo alto. Giornalismo catering anche se tira fuori Dio, Excalibur, Santo Graal. Nel Santo Graal ci mette il prosecchino”.
    Bossi o Fini?
    “Butto Bossi. Io vado pazza per Daniela Fini: è una delle più straordinarie coatte che la mia città abbia prodotto. E’ fichissima”.
    D’Alema o Cofferati?
    “Butto D’Alema ma mi dispiace perché la sua nevrotica umanità mi fa simpatia. Mentre Cofferati mi piace ma temo un po’ quello che il Foglio chiamava “il suo onesto narcisismo”.
    Il Riformista o il Foglio?
    ”Il Foglio mi piaceva da morire ma adesso sta diventando l’asilo Mariuccia”.
    Però fa ancora fino….
    “E’ il nuovo Rolex. Si porta”.
    Chi ti piace dei politici di destra?
    “Follini. Alimenta in noi cretini di sinistra speranze di ribaltoni che non avverranno mai”.
    Chi non ti piace a sinistra?
    “Medaglia d’oro a Francesco Rutelli. Di lui non mi piace nulla. Quando ci furono delle proteste degli abitanti di una zona al centro di Roma rispose: “Andate ad abitare all’Olgiata se non volete il casino”. Perfino mia figlia si indignò con lui quando tolse le altalene da Castel Sant’Angelo”.

  3. #3
    email non funzionante
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    La Rodotà mi piace molto (non fisicamente intendo), intelligente ironica, forse troppo perchè Feltri possa capire !

  4. #4
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    Il giornalista di Libero non riesce, però, a capire che non è che siano giuste entrambe le cose, ma che sono entrambe sbagliate.
    E la Rodotà è esattamente quello che sembra.
    La sua non è ironia.

  5. #5
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    I bravi italiani del Bagno 108 (ma senza sputi)
    Chi ha provato simpatia per i bagnanti insorti a Rimini per difendere i vu cumprà dai vigili non si senta in colpa

    Chi non ha mai comprato un cd o una borsa tarocca scagli la prima multa. Chi ha sempre — sempre — preteso lo scontrino dal parrucchiere/barbiere e la ricevuta fiscale dall'idraulico si accomodi per il processo di beatificazione. Chi ammette di aver provato simpatia (sputi esclusi) per i bagnanti di Rimini insorti a difendere gli ambulanti extracomunitari non si senta in colpa; parere personale. Aggredire e mettere in fuga i vigili che vogliono sequestrare merce contraffatta e identificare i venditori — lo hanno fatto decine di ospiti del Bagno 108 — è contro la legge.

    Però: (a) Solidarizzare con dei poveretti in mano ai racket, costretti a farsi chilometri sotto il sole e stracarichi, tartassati da signore che mercanteggiano per noia (è scientifico: più la signora è ingioiellata più tratta, anche su un bikini da dieci euro), è umano e se non si sputa ammirevole; (b) Se giustamente la polizia vuole combattere i commerci tarocchi, perché — invece di prendersela facilmente, scenograficamente con gli ambulanti — non risale ai distributori? Italiani, in genere; (c) Erano italiani, solo nel 1959, i vu cumprà che andavano in Germania raccontati nel film I magliari di Francesco Rosi (il protagonista non era senegalese, era Alberto Sordi); chissà se l'hanno visto, gli assessori riminesi infuriati coi bagnanti; (d) Il caso Hina insegna, più che delle borse illegali bisognerebbe occuparsi delle pratiche familiari illegali degli extracomunitari, forse; (e) Abbiamo tutti dei piccoli-grandi scambi irregolari, commerciali e di servizi; il popolo delle partite Iva è un pilastro dell'economia e una lobby; gli ambulanti, come minimo, non votano. Se per una volta si infrange la legge per salvare un immigrato invece che non emettendo fattura, ci può anche sentire italiani brava gente (per favore, senza sputare).

    Maria Laura Rodotà
    22 agosto 2006

  6. #6
    ardimentoso
    Ospite

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    una radical chic borgherse di merda, vissuta e cresciuta nella bambagia, che a metà anni 80 quadagnava la miseria di duemial dollari al mese, mentre in media oggi gli italiani nbon arrivano ai mille.......

    questa sarebbe la gente che dovrebbe farci la morale?

 

 

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