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Le prime notizie certe ed attendibili sulla presenza ebraica in Libia risalgono al periodo cartaginese, e la sua esistenza è continuata ininterrottamente per più di duemila anni, fino a giungere ai drammatici avvenimenti del giugno del 1967. Già allora, la comunità era composta solamente da seimila persone, dopo che la quasi totalità di loro, più di trentamila unità, si era trasferita in Israele verso la fine degli anni ’40 e gli inizi dei ’50. Di questi seimila ebrei, dopo la fuga a causa della guerra dei sei giorni tra Israele e l’Egitto, circa duemila decisero che la loro nuova patria sarebbe stata l’Italia. Il mio lavoro è basato sulle interviste fatte ad alcuni di questi. Lo scopo era quello di raccogliere alcune testimonianze e ricordi su quella che era la loro vita in Libia, le loro tradizioni, i loro rapporti con le altre comunità con cui convivevano. Sono ormai passati quasi quarant’anni dal loro arrivo in Italia e, inesorabilmente, si assottiglia sempre più il numero di coloro che ricordano in prima persona gli avvenimenti convulsi di quegli ultimi giorni, ma anche gli usi e i costumi, le feste, i luoghi dove sono nati e dove hanno trascorso la loro infanzia e giovinezza. La prima fase del lavoro è stata contattare le persone, ma quante persone avrei dovuto intervistare? Quanti tra queste duemila persone avevano ancora dei vivi ricordi? E quanti ne avrebbero voluto parlare? Ho ritenuto che non fosse possibile raccogliere un numero tale di interviste da poter essere definito “campione rappresentativo” per due motivi; il primo motivo è l’elevato numero di persone che compongono la comunità tripolina. Il secondo è che non è possibile, né era mia intenzione, “percentualizzare” i ricordi, né tanto meno fare una statistica dei sentimenti ad essi legati. Per questi motivi la mia attenzione si è concentrata su nove persone, scelte senza nessun criterio in particolare, se non il sesso e l’età. Tra di loro ci sono uomini e donne che, nel 1967, erano adulti o adolescenti. I ricordi, per quanto tocchino argomenti simili, sono diversi; ognuno li ha vissuti a modo suo. Ho cercato di fare solo poche domande essenziali e generiche, per lasciare che le persone raccontassero liberamente i propri ricordi. Loro dovevano decidere quali fossero quelli più importanti da essere raccontati, il mio compito era solo ascoltare e non guidare le loro testimonianze verso argomenti considerati da me interessanti. Le interviste sono state per la maggior parte realizzate a casa delle persone coinvolte, in qualche caso gli incontri sono avvenuti negli uffici o in macchina, nel caos del traffico di Roma.

Una breve descrizione delle persone ci aiuterà meglio a capire le loro interviste.

L. è nata nel 1933, sembra una donna molto forte, anche se lei stessa ammetterà di essere più fragile di quanto non sembri. Spesso mentre racconta si commuove, soprattutto quando tocca argomenti tristi.

I. è nata nel 1931. Minuta e molto posata, interviene spesso nei racconti d L. aggiungendo dei piccoli commenti. Queste due interviste avvengono a casa di L.

H. è nato nel 1955. Ricorda abbastanza chiaramente gli avvenimenti del 1967. E’ molto legato alle sue origini e ogni tanto mostra delle fotografie e materiale raccolto negli anni.

R. nel 1967 aveva 7 anni ed ha solo dei vaghi ricordi del periodo passato a Tripoli. L’intervista è stata raccolta a casa sua, durante un pranzo concluso con dei dolci tipici tripolini, a base di mandorle e miele.

A. è nato nel 1922. E’ una persona vitale e racconta molto volentieri le sue avventure giovanili. Dopo aver organizzato molte partenze clandestine alla fine degli anni ’40, decide di andare in Israele, da cui però farà ritorno molto presto.

S. è nato negli anni ’20. Avvocato, negli anni ’80 si è impegnato molto e con successo, per il riconoscimento della cittadinanza ai membri della sua comunità.

V. aveva 13 anni nel 1967. Nonostante abbia dei pessimi ricordi della vita in Libia li racconta comunque, forse per il bisogno di far sentire anche la sua voce.

F., fratello di V. e di alcuni anni più grande, ha frequentato le scuole superiori e l’università in Italia, non ha quindi un ricordo diretto del 1967.

T. è nato nel 1934. Copre un’alta carica all’interno della comunità tripolina e mi riceve nel suo ufficio nella sinagoga. E’ molto cordiale e racconta con entusiasmo, e un po’ di nostalgia, alcuni episodi della sua giovinezza.

Sentiamo dalle loro vive voci, alcuni episodi di vita intrecciati alla storia della comunità.