"Il Borghese del Nord": la destra identitaria diventa mensile, nel segno di Borghezio
La rivista mensile unisce un'area della destra che include pidiellini ex-An e leghisti. Speroni: "Borghezio? Un uomo di cultura".
All'incrocio fra destra radicale e destra chic, fra "sociale" ex-missino e anima territoriale tipicamente leghista, tra fermenti ribellistici e reazionarismo, nasce Il Borghese del Nord. La rivista mensile, affidata alla direzione di Roberto Timelli e già presentata in consiglio regionale a dicembre, ha fatto giovedì sera al Museo del Tessile, presenti una cinquantina di persone.
Una nuova pubblicazione nel segno dell'attenzione al territorio: ma il suo principale sponsor politico, Mario Borghezio, atteso, non c'era, trattenuto a Roma - sì, proprio nella capitale. È toccato quindi al suo "eurocollega" Francesco Speroni, con cui si trovava a Strasburgo la mattinata stessa, cantarne le lodi come promotore di cultura, in contrasto, osservava l'esponente leghista bustocco, con una certa immagine da piazzaiolo sbracato che troppo facilmente si appioppa al controverso personaggio, fra i più cliccati su Youtube (vedere per credere) per le sue "sparate" e non solo.
La rivista nasce proprio da un'intuizione di Borghezio, l'uomo più a destra della Lega, e riprende a partire dal nome l'eredità de "Il Borghese" fondato da Leo Longanesi e su cui a suo tempo, prima cioè che scivolasse verso la destra estrema, scrissero nomi del calibro di Montanelli o Pratolini. Nel primo numero si affiancano riferimenti culturali disparati come il Magdi Allam post-conversione, Asterix (!), Giovannino Guareschi e don Bosco; il suo riferimento è la fascia sociale dei: piccoli e medi imprenditori, professionisti, artigiani, commercianti, insomma la spina dorsale del Nord che produce e lavora. Si va in cerca, è stato detto dagli organizzatori della serata, di quella "maggioranza silenziosa" «che vuole preservare la famiglia tradizionale, il posto di laboro a tempo indeterminato, che pensa che l'aborto è un crimine e non un diritto», e via contestando il solito culturame di sinistra che dominerebbe le università o la televisione, nella quale si ripudiano tanto Santoro quanto la De Filippi. Si parla di "rivoluzione conservatrice", di «cambiare lo schifo che c'è oggi con i valori della tradizione ereditata dai padri», che «dobbiamo tornare ai valori del passato, che saranno quelli del futuro».
Se fino a trent'anni fa "la Cina era vicina", oggi ad essere vicina è la Francia - ma quella di Vichy. Per dare un'idea della convergenza di culture identitarie e di destra sociale e tradizionalista basta dare un'occhiata i titoli dei libri in distribuzione sulle bancarelle. Si va da un innocente romanzo di fantascienza come "La moschea di San Marco" di Pierfrancesco Prosperi ai "Discorsi della Rivoluzione" di Benito Mussolini; da "Cuori Neri" di Luca Telese a "Il declino della cristianità sotto l'Islam" di Bat Ye'or, "inventrice" del concetto di "Eurabia". Senza scordare "I leoni morti" dedicato agli ultimi difensori (francesi!) di Hitler e del nazismo dall'orda rossa di Stalin.
«Mario [Borghezio ndr] ha promosso questa iniziativa come uomo di cultura» spiega Speroni. «Ancora poco tempo fa a Cipro nord mi ha sorpreso, illustrandomi la cultura cristiana e le chiese di questo territorio» "oggi" (dal 1974) occupato dai turchi. Ruffinelli loderà, della rivista, il "focus" sulle città trainanti del Nord: Torino, Verona, ma soprattutto "Milano capitale". Che poi, come città, è tutto il contrario delle tesi della destra identitaria: vi risuona ogni lingua e dialetto eccetto il milanese. Ma l'Expo è l'Expo, e Ruffinelli non può non citare alcuni dei progetti più grandiosi, come l'Altavia, "vertiginosa" proposta di funivia urbana sopra il capoluogo da Linate alla Fiera di Rho/Pero. Senza dimenticarsi di deplorare «la speculazione mondialista sul petrolio» o di lodare «la difesa del proprio paesaggio» da parte degli svizzeri che hanno proibito la costruzione di minareti a fianco delle moschee.
L'unica rubrica fissa de "Il Borghese del Nord, "il cortile delle api", è affidato alla penna di Francesco Cappuccio. «Un'occasione per dare voce alle istanze dei ragazzi» dice,« per fare cultura da destra e sfatare il mito che ci vede solo come gente che mostra i muscoli». Così nella rubrica si legge di mutuo sociale, di un reddito dignitoso e garantito per consentire di farsi una casa e una famiglia, ma anche di un'organizzazione di trasporto pubblico che nelle cità consenta di tornare a casa la sera dopo la bisboccia con gli amici senza dover temere l'etilometro per mezzo bicchiere di birra...
«Finalmente una rivista che coniuga la destra razionale e quella irrazionale, quella borghese e quella romantica» il commento conclusivo di Checco Lattuada, consigliere comunale del PdL notoriamente di destra radicale. Anche da lui un invito al recupero delle radici «popolari e contadine» contro la globalizzazione che, lamenta, «"shakera" tutto e abbassa la qualità della nostra vita».
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