cè dietro berlusca!
cè dietro berlusca!
Barbudo, qui noi siamo tutti ex-leghisti anti-americani. Il tuo ragionamento lo abbiamo fatto tantissime volte.Originariamente Scritto da Barbudo
Sappiamo benissimo di essere una colonia; ma storicamente c'è stato un momento, dopo la caduta del muro di Berlino, che le carte sono state rimescolate. Potenzialmente potevano accadere tante cose. Prendiamo atto che non sono accadute e, nonostante ciò, la speranza in una rinascita dei popoli europei e nella loro autodeterminazione non viene mai meno.
Giusto.Originariamente Scritto da Armin
Sapessi a me come si aprì il cuore quando andò a Belgrado e la Lega si schierò contro la Nato...Originariamente Scritto da Barbudo
Il Berlusca è stata la nostra rovina.Originariamente Scritto da Granitico
Hai detto bene, l'occasione era in quegli anni ed era anche abbastanza possibile (primi '90), poichè c'era molta confusione e gli U$A erano confusi...Originariamente Scritto da kalashnikov47
Oggi è molto diverso.
http://www.lapadania.com/PadaniaOnLi...Desc=64857,1,1
a parte alcune giuste prese di posizione sul tema immigrazione (che peraltro il governo lega-cdl non ha in nessuna maniera risolto o quanto meno tamponato) ecco
alcune frasi illuminanti sul "futuro" della (fu) Lega Nord:
"E fino alla nostra libertà io ci sarò, io non andrò in pensione fino alla nostra libertà. E questo vale anche per quelli che sono venuti da me perché si sentivano colpiti dalla base e volevano farsi da parte.
I generali non si possono suicidare. I generali non si possono dimette"
alcune chicche degne di un film comico:
Cota: «Prima ci dicevano: Paga e taci. Oggi vogliono toglierci anche l’anima». Gibelli: «Le nostre tradizioni non sono barattabili»
«Spazzeremo via chi vuole distruggerci»
Ca’ San Marco - «Questa è la terra franca di San Marco», spiega secco il segretario nazionale della Liga Veneta Gian Paolo Gobbo sotto il cielo terso della Val Brembana. Al rifugio di Ca’ San Marco - a circa 2 mila metri di altitudine - si sono radunate centinaia di camicie verdi. L’occasione è importante: raccogliere le firme contro il disegno di legge che abbassa i termini per ottenere la cittadinanza italiana. Non solo. Tra le bandiere dei popoli padani la Lega ribadisce ancora una volta le sue identità, la sua cultura e le sue tradizioni.
«Quando la Serenissima stagliava contro il cielo la propria bandiera - spiega il vicepresidente della Regione veneto Luca Zaia - significava che il Paese era in guerra». E, domenica mattina, sullo storico confine che divideva il Lombardo-Veneto dalla Svizzera, di bandiere ce ne erano davvero tante. Dalla Liguria al Piemonte, dalla Lombardia al Veneto. All’appello hanno risposto tutti. Tutti lì per riportare in mezzo alla gente «le idee di libertà e verità». All’alza bandiera il popolo leghista stringe un pugno sul cuore intonando le parole del Va’ pensiero di Verdi. «Libertà, libertà!», urla la folla. «I nostri uomini sono qui perché sono militanti», spiega Zaia gettando al vento qualsiasiinutile polemica mossa dai media. L’onorevole Roberto Cota rilancia la posizione del Piemonte: «È parte integrante del progetto di autonomia che chiedono Lombardia e Veneto. Il referendum ha parlato chiaro: abbiamo vinto in cinque province su otto e siamo pronti a vincere la guerra nella trincea di Torino dove il sindaco Sergio Chiamparino ha vinto grazie ai soldi che le province gli hanno dato per finanziare le Olimpiadi». Il grido è forte: «Dobbiamo alzare la testa». Cota ricorda la recente politica del Governo Prodi: «Prima ci dicevano: “Nord, paga e taci!”. Oggi ci vogliono togliere anche il cuore e l’anima sostituendo le nostre tradizioni per soppiantare il nostro patrimonio. Ma Bossi ha saputo tradurre in azione politica le istanze di libertà dei popoli padani. E noi, questa libertà, la dobbiamo difendere».
Dal Piemonte alla rossa Emilia. Rossa sì, ma non in tutto e per tutto. E il segretario nazionale Angelo Alessandri è pronto a rassicurare: «Stiamo lavorando per mandare a casa Prodi». Anche in Emilia il problema sicurezza è fortemente sentito. «Ci stanno blindando in casa - spiega Alessandri - liberano i delinquenti e aprono le frontiere agli immigrati obbligando i cittadini a chiudersi dentro casa come fossero carcerati». Ma, dal ventre caldo dei militanti, arriva l’urlo di battaglia: «Non molleremo». «La libertà non è barattabile», spiega Andrea Gibelli, vicepresidente del gruppo a Montecitorio, garantendo che la Lega è pronta a «spazzar via chi vuole distruggere i popoli del Nord». Il Governo ci sta provando con la “cittadinanza veloce” (cinque anni per ottenerla anzichè dieci), ma Ettore Pirovano ricorda che, molto spesso, «non bastano vent’anni perché certa gente riesca a integrarsi».
Un boato di applausi si alza non appena l’europarlamentare Mario Borghezio saluta le camicie verdi: «Questa è la Lega di combattimento!». E precisa: «Bisogna rendere omaggio anche a chi, per cinque anni, ha combattuto nelle trincee del Governo». A questo punto Borghezio ringrazia il Segretario Federale Umberto Bossi per aver incarnato «uno spirito comune di cambiamento»: «Non abbandoniamo la lotta! Fatichiamo, ma tiriamo avanti con la spina dorsale dritta!». In lontananza una cornamusa celtica fa da sfondo alle parole di Borghezio che assicura: «Finché Bossi è con noi, siamo invincibili!». Anche Leonardo Muraro, presidente della Provincia di Treviso, punta sulla «trasparenza» del Movimento e sulla necessità di opporsi «con forza» al centrosinistra che «cerca, in ogni modo, di sconfessare il lavoro» del precedente Governo». Da Roma arriva anche il costante attacco alle giunte locali. Casa, lavoro e sussidi. Questi i punti caldi che, «senza un federalismo fiscale, rischiano di piovere dall’alto e disperdersi nel nulla». Ne sa qualcosa il neoeletto sindaco di Novara, Massimo Giordano, che si dice «in ostaggio dei trasferimenti a Roma». E la via del federalismo è anche il punto centrale del discorso di Zaia che, appellandosi ai governatori Roberto Formigoni e Giancarlo Galan, ribadisce l’importanza delle «competenze alle Regioni» ricordando come, invece, il centrosinistra «si stia muovendo contro il Nord».
In coda ai gazebo per la raccolta firme, gli esponenti del Carroccio abbracciano il proprio popolo. «È una giornata molto importante - spiega l’onorevole Carolina Lussana - da qui riparte la battaglia per la nostra libertà». Anche Alfredo Pollini, generale della Guardia nazionale padana, non ha dubbi: «La presenza di Bossi è, al tempo stesso, vittoria e futuro. Per questo la Guardia sarà sempre al suo fianco svolgendo col cuore il proprio lavoro». Sul palco, insieme all’onorevole Giacomo Stucchi, il Coordinatore delle Segreterie nazionali leghiste Roberto Calderoli ringrazia le camicie verdi e lancia, ancora una volta, l’annuale appuntamento a Venezia. La data è già stata fissata: il 17 settembre. Anche quest’anno si partirà dal Monviso, alle foci del Po, per arrivare nella città lagunare: «Ora, siamo pronti per la nostra lotta».
A. I.
Causa giovane età, forse non hai potuto seguire abbastanza attentamente l'evoluzione delle strategie elaborate e operate dalla Lega Nord ... se non s'è potuta attuare la secessione, non certo per la presenza delle basi militari usa, non lo s'è fatto ... per il semplice FATTO che, al momento opportuno, gran parte dei sedicenti padani se l'è squagliata al vento ... come sempre ... giacché questa è la vera specialità, inclinazione e attitudine di questa moltitudine ... un giorno tutti in camicia bianca, il giorno successivo tutti in camicia nera, il mattino successivo in camicia rossa, tutti eroi della resistenza ...Originariamente Scritto da Barbudo
... la Lega i percorsi percorribili li ha proposti tutti, secessione inclusa (io ho sempre ritenuto e scritto che l'uso di questo vocabolo fosse grave errore strategico proprio per il suo significato comunemente recepito dalla maggioranza quale cosa sostanzialmente negativa e riprovevole - mentre invece il termine indipendenza sarebbe stato accolto più facilmente) ... ma tutto ciò a parte .... bla,bla,bla ... insomma forse l'unica cosa non scritta nei programmi era il ricorso alle armi ... MOMENTANEAMENTE!
Nonostante la giovane età ero abbastanza lucido e mi piaceva la politica.Originariamente Scritto da El Criticon
Io comunque resto convinto che il potere yankee non avrebbe mai visto di buon occhio una Padania indipendente in Europa (soprattutto etno-nazionalista) così come non vuole vedere bastioni anti-mondialisti (vedasi la fine della Serbia e presto della Bielorussia) che vi si mettano contro.
Penso che si sarebbe fatto di tutto (e forse è stato fatto chi sa?) per remare contro a un progetto del genere, tra governo italiano, usa ed europa...
Sul "coraggio" dei padani, basta ricordare quando Bossi disse "non pagate il canone rai" e ovviamente tutti si cacarono addosso. Se tutto il Nord non l'avesse pagato, o già solo tutti i militanti della Lega(che erano tanti), qualcosa sarebbe cambiato.